Crisi, Financial Times: “Se l’Italia non cresce farà default sul debito pubblico”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 22 settembre 2014
“La situazione economica italiana è insostenibile e porterà a un default sul debito
a meno che non ci sia un improvviso e duraturo cambiamento nella
crescita. Se così non fosse, il futuro dell’Italia nell’eurozona sarebbe
in dubbio, e di fatto lo sarebbe il futuro dell’euro stesso”. E’ quanto si legge in un editoriale del Financial Times, a firma Wolfgang Munchau. Secondo il quale “Matteo Renzi, il primo ministro italiano, ha promesso riforme
radicali, ma non ha ancora realizzato nulla. E comunque, questo non
basta. La sostenibilità del debito italiano richiede politiche a livello
europeo che finora sono state escluse. E’ qui che si deciderà il
successo o il fallimento dell’eurozona”.
Senza crescita del pil non c’è via di uscita dalla “trappola”
– Se anche nel 2015 e 2016 l’economia rimarrà stagnante, ricorda
Munchau, “il rapporto debito/pil salirà fino al 150%”. Anche se proprio lunedì
l’Istat ha diffuso i dati sul pil ricalcolato sulla base del nuovo
sistema di contabilità pubblica Esa 2010, dati che comportano una
revisione al ribasso anche per i parametri di finanza pubblica. Il debito/pil 2013, in particolare, cala al 127,9%. Si tratta però di puri effetti contabili. Mentre l‘unica via d’uscita dal circolo vizioso, spiega l’editorialista, consiste dunque in una crescita solida dell’economia, che deve essere “più veloce di quella del debito”. Il fatto è che il Paese “non ha gli strumenti”
per stimolarla: al contrario del Giappone, che ha un rapporto
debito/Pil del 200% ma è ancora considerato “solvente”, Roma “non può
abbassare il tasso di interesse“, “non ha banca centrale che possa finanziare con la moneta i suoi debiti”, “non ha un tasso di cambio da poter svalutare”. Naturalmente tutte queste leve esistono ancora: sono nelle mani della Bce di Mario Draghi. Ma
“i tassi di interesse dell’Eurozona sono ancora a zero”, “la Bce non
sta (ancora) comprando titoli di Stato italiani” e “l’euro dovrebbe
svalutarsi di circa il 60 per cento perché l’Italia possa ottenere una
svalutazione di portata simile a quella del 1992, quando la lira lasciò
temporaneamente il sistema monetario europeo“.
“Ingenuo pensare che economia riparta se imprese possono licenziare” – E le invocate riforme economiche, che tutti indicano come indispensabili e salvifiche? “Possono
contribuire alla crescita nel lungo periodo, ma è un po’ ingenuo
pensare che l’economia ripartirà miracolosamente una volta che le
imprese potranno licenziare il loro personale”. L’aggiustamento economico necessario “va molto al di là di qualche riforma strutturale. L’Italia ha bisogno di cambiare il sistema legale, di ridurre le tasse alla media dell’Eurozona e di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione“. “In altre parole, deve cambiare l’intero sistema politico“, scrive Munchau, che in passato non ha risparmiato critiche al governo tecnico di Mario Monti ma nemmeno alla Cancelliera Angela Merkel, rea di un eccesso di rigore.
Solo Draghi può “comprare tempo” per Roma - In questo quadro, secondo l’editorialista, “le speranze migliori risiedono in un programma di acquisto di titoli da parte della Bce” che “dia tempo ai tassi di inflazione di tornare normali, all’economia europea di riprendersi e al governo italiano di implementare almeno alcune riforme”. Francoforte dovrebbe comprare non solo Asset backed securities e covered bonds, come annunciato il 4 settembre, ma
anche “altri tipi di strumenti finanziari: per esempio “bond del
Meccanismo europeo di stabilità (il cosiddetto fondo salva-Stati, ndr)
e della Banca europea degli investimenti”. La Commissione “potrebbe
poi usare la Bei per lanciare un grande programma di emissione di
titoli per finanziare infrastrutture”. E all’Italia non resta che
sperare che “parte di questi interventi si trasmetta all’economia
reale”.
Renzi “ha promesso riforme ma non ha realizzato nulla”. E interventi nazionali “non bastano”
– Ma le previsioni di Munchau non sono rosee: “Sono ottimista sul fatto
che questi programmi avranno un notevole effetto positivo
sull’Eurozona nel complesso, ma molto meno sul loro impatto
sull’Italia”. “Abbiamo bisogno di un’azione politica estrema
e coordinata per permettere all’Italia di crescere, sostenere il debito
e in definitiva rimanere dentro l’Eurozona”, è la conclusione del
columnist del Ft. “Matteo Renzi, il primo ministro
italiano, ha promesso riforme radicali, ma non ha ancora realizzato
nulla. E comunque, questo non basta. La sostenibilità del debito
italiano richiede politiche a livello europeo che finora sono state
escluse. E’ qui che si deciderà il successo o il fallimento
dell’eurozona”.
p.s.
come diceva un comico qualche anno fa: è chiaro 'stu fatto?
A me pare proprio di sì.. o Renzi smette di fare il mr. B versione 2.0 o
ci sarà un assalto alla diligenza che farà impallidire quello che è
avvenuto in Grecia........ certo in realtà ci vorrebbe un new deal con
altri politici e altri strumenti ma non abbiamo nè gli uni nè altri
p.s.
si
tace sulla distruzione del welfare; tace sulla finta abolizione delle
province; tace anche sull svilimento del Senato e della
Costituzione..... ma diventa ciarliero quando si tratta di cose che
interessano le èlite finanziarie e i loro diktat (ricorderete
l'avvertimento del boss della Goldman Sachs sul cambiare le costituzione
democratiche nel senso richiesto dai mercati, vero?) a partire
dall'art.18!
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