venerdì 6 luglio 2018

Piano draconiano di Tria: tagli alla spesa per tre anni

Fonte: W.S.I. 6 luglio 2018, di Alessandra Caparello
ROMA (WSI) –  Congelare la spesa corrente primaria nominale, che significa blocco per i prossimi 3 anni delle uscite della Pa a quota 727,7 miliardi di euro.
Questo il progetto del ministro dell’economia Giovanni Tria come rende noto oggi Il Messaggero. Un progetto draconiano lo definisce il quotidiano con una intenzione netta.
“Bloccare del tutto la spesa corrente, dando fiato a quella per gli investimenti, fino ad oggi penalizzata nelle politiche di bilancio”.
I tagli ipotizzati ammonterebbero a 33 miliardi di euro in tre anni che farebbero risparmiare allo Stato già nel prossimo anno 10 miliardi di euro. Soldi necessari se si pensa all’introduzione di misure come la flat tax o il reddito di cittadinanza.
Ma quali sono queste voci che rientrano nella spesa corrente che dovranno essere penalizzate negli intenti di Tria al fine di pareggiare i conti?
In primis gli stipendi dei dipendenti pubblici. Solo nel 2018 lo Stato dovrà spendere 171 miliardi di euro che però negli anni seguenti è destinata a scendere. Tuttavia da sciogliere c’è il nodo aumento che dovrebbe scattare proprio nel 2019.  Poi c’è il capitolo pensione la cui spesa, tra il 2018 e il 2021 a conti fatti, aumenterà di circa 23 miliardi di euro. Qualcosa qui si può fare, guardando il contratto di governo giallo-verde, solo sulle pensioni d’oro ma le barricate si sono già alzate.
Altro dossier che rientra nelle spesa corrente da sforbiciare è la spesa sanitaria quindi bloccare gli aumenti previsti, cosa che però stride con le promesse fatte in campagna elettorale da Lega e Cinque Stelle.
Allora dove si può intervenire? Sicuramente un fronte da maneggiare con cautela può essere quello della spesa per beni e servizi a cui hanno attinto anche i governi precedenti ma sarà difficile trovare solo lì quei 30 miliardi previsti dal ministro Tria.

giovedì 5 luglio 2018

Germania: “Surplus commerciale sta diventando tossico”

Fonte: W.S.I. 5 luglio 2018, di Alessandra Caparello

Il surplus commerciale della Germania rischia di diventare tossico. A lanciare l’alert è il direttore dell’Ifo secondo cui il fatto che la prima economia dell’area euro esporta molto più di quanto importa sta diventando un grosso problema.
“(L’eccedenza commerciale) si sta rivelando una questione cruciale non solo con gli Stati Uniti ma anche con altri partner commerciali ed anche all’interno dell’Unione Europea.
Così Gabriel Felbermayr, il direttore dell’Ifo Center for International Economics parlando alla CNBC.
“L’eccedenza sta diventando tossica, e anche all’interno della Germania molti sostengono che ora dobbiamo fare qualcosa al riguardo con lo scopo di abbassarla. Si tratta di una passività piuttosto che di un’attività”.
L’economia manifatturiera tedesca orientata all’esportazione e il conseguente surplus commerciale – il valore delle sue esportazioni supera quello delle sue importazioni – sono stati a lungo oggetto di critiche e Berlino è stata sottoposta a pressioni per incoraggiare una maggiore spesa interna e incrementare le importazioni.
In realtà l’avanzo commerciale nei confronti dei paesi europei, sebbene elevato, è nei limiti dei vincoli: è quello con il resto del mondo che è eccessivo e la Germania, secondo gli esperti, non può più andare avanti così, facendo affidamento quasi esclusivamente sull’export e non sulla domanda interna.
Gli ultimi dati a disposizione dicono che l’avanzo commerciale della Germania è sceso nel 2017 per la prima volta dal 2009, toccando quota 300,9 miliardi di dollari, come dimostrano i numeri pubblicati a febbraio dall’Ufficio federale di statistica del paese, Destatits.
Eppure, il surplus commerciale tedesco con gli Stati Uniti era di 64 miliardi dollari. Una cifra che preoccupa non poco il presidente americano Donald Trump.
Proprio le eccedenze commerciali sono considerate un incoraggiamento delle pratiche di stampo protezionista  e un peggioramento dei problemi economici di altri paesi partner commerciali della Germania.
“Certo, ci sono delle lacune nelle infrastrutture pubbliche, le scuole devono essere rinnovate e così via, ma quello che ci preoccupa veramente è che la Germania non è abbastanza attraente per gli investimenti delle imprese.
Da qui il monito al governo tedesco guidato dalla Cancelliera Angela Merkel, che secondo Felbermayr dovrebbe modernizzare il quadro legislativo che governa la sua economia, deregolamentare ed essere pronto a maggiori cambiamenti tecnologici.

mercoledì 4 luglio 2018

Soros: 'Raddoppierò i miei sforzi per combattere i crescenti nazionalismi'

Fonte: Informazione consapevole

Di Salvatore Santoru

George Soros ha sostenuto di voler aumentare l'intensità della sua lotta contro i crescenti nazionalismi.
Più specificatamente, il noto finanziere ha sostenuto che "Tutto quello che può andare storto va storto, però mi sento ancor più determinato a raddoppiare i miei sforzi contro i nazionalismi nascenti e i valori illiberali".

martedì 3 luglio 2018

USA vogliono schierare nuove armi nucleari in Europa

Fonte: Sputinik
Gli USA intendono proporre lo schieramento di bombe nucleari moderne nelle basi militari europee. Lo comunica Sputnik.
"Ci si aspetta che la questione verrà sollevata nel quadro del prossimo summit NATO a Bruxelles" ha detto un interlocutore dell'agenzia. Il summit si terrà l'11 e il 12 luglio.
Si tratta di versioni modificate delle bombe tattiche USA B-61, le quali sono stoccate dagli anni '60 in Germania, Olanda, Belgio, Italia e Turchia. Queste verrebbero sostituite con le più moderne B61-12 dotate di sistema GPS.
Secondo le stime della direzione del budget del Congresso, in 30 anni, dal 2017 al 2046, gli USA spenderanno 25 miliardi di dollari per l'ammodernamento delle bombe.
A giugno, l'US Air Force ha condotto i primi test con la nuova bomba nucleare guidata B61-12. Allo stesso tempo, sono stati usati i bombardieri invisibili strategici B-2 Spirit.
I test sul gruppo di prova del dispositivo si sono svolti il 9 giugno in un poligono militare nel Nevada, guidati dal 419esimo squadrone della base aerea di Edwards.
le B61-12 dovrebbero essere compatibile con le piattaforme dei caccia multiruolo della F-35 Lightning II di quinta generazione.
Si prevede che il primo lotto di B61-12 entrerà in servizio entro il 2020.

lunedì 2 luglio 2018

Stiglitz: Germania dovrebbe uscire dall’euro

Fonte: W.S.I. 2 luglio 2018, di Francesco Puppato
Il premio Nobel Joseph Stiglitz, in un articolo pubblicato sul Politico Global Policy Lab, consiglia all’Italia di uscire dall’euro. Il processo, secondo l’economista, dovrebbe iniziare con l’introduzione di una moneta parallela e con l’utilizzo di una moneta elettronica che dovrebbe essere sempre più semplice ed efficace.
Idea, quella della moneta complementare, proposta anche nei lavori dell’economista Nino Galloni e che trova affinità nella proposta dell’Onorevole Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico della Lega, che propone i minibot come moneta fiscale.
Stiglitz continua sostenendo che “l’euro, così com’è, abbia aumentato le divisioni all’interno dell’Ue, in particolare tra Paesi creditori e debitori”. Aggiunge poi che, sempre l’euro, “sia alla base della crisi migratoria, in cui le norme europee impongono un onere ingiusto ai Paesi in prima linea che ricevono migranti, come la Grecia e l’Italia” e che “la vera causa del disallineamento dei tassi di cambio potenziali sia nella politica fiscale e salariale estremamente rigida e rigorosa attuata dalla Merkel.
In conclusione, per il premio Nobel, “se la Germania non è disposta a prendere i passi fondamentali necessari per migliorare l’unione monetaria, dovrebbe fare la cosa migliore: lasciare l’eurozona. Così il valore dell’ euro si ridurrebbe e le esportazioni dell’Italia e di altri paesi dell’Europa meridionale aumenterebbero”.
Sapendo però che l’ipotesi di vedere la Germania abbandonare l’eurozona è paragonabile ad un miraggio, Stiglitz suggerisce all’Italia di uscire:
“I benefici per l’Italia di lasciare l’euro sono chiari e considerevoli. Un cambio più basso consentirà all’Italia di esportare di più e i consumatori sostituiranno le merci italiane per le importazioni. I turisti troveranno nel Paese una destinazione ancora più attraente. Tutto ciò stimolerà la domanda ed aumenterà le entrate del governo. La crescita aumenterà e l’alto tasso di disoccupazione in Italia (11,2%, con il 33,1% di disoccupazione giovanile) diminuirà”.
Inoltre, fuori dall’euro, l’Italia “avrebbe maggiori probabilità di cooperare in altri settori chiave con l’Europa: migrazione, una forza di difesa europea, sanzioni contro la Russia, politica commerciale”.
Se l’Italia chiedesse di ristrutturare il suo debito pagando in titoli di Stato, gli altri membri Ue avrebbero due strade: espellere l’Italia (ma qui peserebbero le dimensioni del nostro debito) o adottare una moneta più flessibile che crei una “zona euro meridionale vicino ad un’area valutaria ottimale” (richiamando il principio dell’euro a due velocità).
Cper uscire dall’euro ci sarebbero anche delle difficoltà, ovviamente, sulle quali Stiglitz dice che “alcune aziende falliranno, altri vedranno il declino dei loro redditi reali; ma se l’economia italiana avesse trascorso i 20 anni dalla crescita della creazione dell’euro al tasso della zona euro nel suo insieme, il suo Pil sarebbe stato del 18% più alto”.
Le parole del premio Nobel sulla stessa lunghezza d’onda un altro premio Nobel, Paul Krugman, secondo il quale:
“Il miglioramento dell’economia della Germania è avvenuto a scapito del resto del mondo, Stati Uniti inclusi, perché punta troppo sull’export e non sulla domanda interna, realizzando surplus sulla bilancia dei pagamenti superiori a qualsiasi altro Stato europeo, senza alcun meccanismo di redistribuzione grazie ad un euro tedesco sottovalutato rispetto ai fondamentali dell’economia nazionale, che consente alla Germania di drogare la propria competitività sul mercato esterno”.
Concorda con loro anche il Senatore della Lega ed economista Alberto Bagnai, che non ritenendola comunque una passeggiata, ritiene l’uscita dall’euro una strada da intraprendere perché i benefici superano i costi. Nel suo libro “Il tramonto dell’euro” dice che non uscire dall’euro è come sapere di avere un tumore ma decidere di non curarsi perché non ci sarebbe alcuna garanzia che subito dopo l’uscita dall’ospedale non si possa morire investiti da un’auto. Secondo Bagnai, sapendo di avere un male, lo si dovrebbe curare a prescindere, altrimenti sarebbe come andare comunque incontro a morte certa.

domenica 1 luglio 2018

“Trump ha offerto a Macron di uscire dall’Ue”

Fonte: W.S.I. 29 giugno 2018, di Alberto Battaglia

Nella versione esposta dai membri della squadra Trump, la strategia internazionale della Casa Bianca è quella di “resettare” l’ordine liberale mondiale, non di smantellarlo. Un reset che, nei propositi dovrebbe garantire equilibri più favorevoli all’economia interna degli Stati Uniti. Tuttavia, il percorso per raggiungere questo scopo si è già scontrato con gli interessi degli alleati storici degli Usa, a partire dall’Unione Europea. Secondo quanto riportato dal Washington Post, Trump sarebbe stato così smaliziato da proporre al presidente francese Macron un’uscita dall’Ue, in un incontro privato a fine aprile, dietro la garanzia di un favorevole trattato commerciale bilaterale Usa-Francia. Lo hanno affermato due funzionari europei non smentiti dalla presidenza statunitense.

Secondo l’ex premier inglese Tony Blair, raggiunto dal quotidiano americano, la condotta di Trump potrebbe costringere gli alleati storici a mettere da parte la centralità degli Stati Uniti e a cercare altri alleati. “Se si guarda al mondo oggi, si comprende che la posizione dell’Occidente sarà contestata per la prima volta da diversi secoli”, ha detto Blair, “e se l’Occidente è disunito, sarà molto meno capace di resistere a questa sfida”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ex vicepresidente Usa, Joe Biden: “Finché esiste un’Europa unificata che mantenga un ordine internazionale liberale con regole di base della strada, è un disastro per un dittatore come Putin. Ecco perché Putin sta facendo quello che sta facendo”.
Trump, in passato, si è dimostrato critico della Nato e dell’Unione Europea, che a sua volta è nata dietro sotto l’egida degli stessi Stati Uniti. Allo stesso tempo, la presidenza Usa ha mostrato un altissimo grado di imprevedibilità, tanto che è difficile capire fino a che punto le intenzioni di Trump corrispondano ad annunci radicali. Per il momento, questo è certo, nel blocco occidentale regna il sospetto, quando non la sfiducia.

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