venerdì 12 gennaio 2018

Terremoti, il rischio sismico in Appennino non aumenta né si riduce dopo la scoperta del magma

Fonte: Il Fatto quotidiano  Scienza | 12 gennaio 2018
di Aldo Piombino *
Il 29 dicembre 2013 un terremoto di magnitudo 5 si è verificato nella zona del Matese (Appennino sannita), seguito da circa 350 repliche. A gennaio 2014, dopo una settimana circa di calma piatta, si è verificata una ripresa dell’attività con un secondo evento di magnitudo 4.2. Questa sequenza presentava delle cose un po’ anomale:
– la sismicità era concentrata a profondità tra 10 e 25 km, quando la normale sismicità della catena è generalmente intorno ai 10 km, se non meno;
– gli ipocentri delle repliche sono migrati verso l’alto e si sono diffusi verso sud-est in pochi minuti;
– gli ipocentri raffigurano due ammassi simili a dita che circondano una zona asismica lunga circa 1,5 km, larga e spessa 2,5 km, con una forma simile a una diga;
– la sismicità dopo il secondo choc principale è rimasta confinata nel secondo lobo;
– il tutto era compatibile con un processo di rottura simile a quello osservato nella sismicità indotta dall’iniezione di fluidi.
Una sequenza del genere è quindi più simile ad una sequenza tipica di aree vulcaniche, dove la sismicità è generalmente associata a fessure piene di fluidi. Meritava dunque uno studio approfondito, a 360°.

Gli studi sulla sequenza sismica e la geochimica delle acque che sono stati presentati nel lavoro di cui si parla in questi giorni, condotto da un team di ricercatori Ingv e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia e pubblicato su Science Advances [qui l’articolo], hanno accertato senza ombra di dubbio che questa sequenza sismica è stata originata dalla iniezione di magma a circa 20 km di profondità. Per i particolari vi rimando ad un post sul mio blog Scienzeedintorni.
Ma questa scoperta indica qualche rischio vulcanico in più? Teoricamente sì, ma non per “oggi o domani”: questo magma (o un suo simile) potrebbe prima o poi arrivare in superficie, come è successo appunto nelle aree dell’Appennino caratterizzate da piccole manifestazioni vulcaniche diffuse in superficie o rinvenute nelle perforazioni a scopo di ricerca di idrocarburi tra l’Umbria e la Basilicata. Ma non è certo l’apporto di lave che c’è stato alla fine del 2013 quello in grado di modificare il quadro e la cosa avviene qualche volta ogni milione di anni, quindi è un rischio più teorico che reale.
Anche l’incremento del rischio sismico è abbastanza inesistente. In Appennino i terremoti fanno danni e vittime soprattutto a causa della pessima edilizia e perché si generano anche a meno di 10 km di profondità. Inoltre la magnitudo dipende molto dalla lunghezza del tratto di faglia che si rompe.
Queste intrusioni interessano zone più profonde: già questo diminuisce gli effetti superficiali di un eventuale terremoto. Ma soprattutto è difficile che si possano attivare piani di faglia così estesi da dare terremoti molto forti, anche se con lo stato dell’edilizia che c’è in Italia il rischio che eventi di questa entità e profondità possano provocare dei danni purtroppo esiste eccome.
Insomma, l’aggiunta del rischio sismico dovuto a questa nuova classe di terremoti risulta nell’Appennino assolutamente risibile rispetto a quello già dimostrato in epoca storica: basta guardare allo stesso Matese e confrontare l’evento del 2013 con i grandi terremoti che hanno interessato l’area negli anni 1349, 1456, 1688 e 1805.
Quello che è invece interessante di questo lavoro è la dimostrazione che l’intrusione di corpi magmatici può provocare eventi sismici anche in aree non direttamente interessate da attività vulcanica superficiale. Se fino ad oggi la sismicità delle catene montuose veniva interpretata come legata a cambiamenti di forze che le deformano e/o a cambiamenti nella pressione dei fluidi lungo le superfici di faglia, oggi le prospettive cambiano specialmente dove il rischio sismico tradizionale è poco elevato, soprattutto in catene mature che presentano una minima attività sismica residua. Ci sono inoltre possibili sviluppi nella ricerca sui magmi stessi: in tutte le catene derivate nella storia della Terra da vecchi scontri fra continenti troviamo delle rocce magmatiche (soprattutto intrusioni raffreddate a pochi km di profondità e oggi affioranti per l’erosione di quanto ci stava sopra) originatesi a scontro finito o quasi.
È dunque possibile che alla fine dell’attività tettonica questa energia vulcanica possa diventare protagonista e innescare eventi sismici importanti.
Un’ultima nota sulla sequenza sismica che oggi si sta svolgendo, sempre in Molise, centrata nella zona di Vastogirardi. Non appare legata allo stesso motivo, almeno dal punto di vista sismico, perché:
– gli epicentri sono diffusi senza particolari discontinuità;
– si tratta di una sismicità molto superficiale e quindi se ci fosse una risalita di magmi le temperature delle sorgenti sarebbero aumentate vistosamente, in modo visibile, anche senza strumentazione.
* geologo e blogger scientifico
Scienza | 12 gennaio 2018

giovedì 11 gennaio 2018

I bambini non vaccinati sembrano essere immuni al virus misterioso che si diffonde attualmente nel Midwest statunitense

Fonte: IL SAPERE E' POTERE 2


Il misterioso virus conosciuto come EV-D68 si è diffuso in tutto il Midwest ad una velocità senza precedenti. 

Molti bambini sono stati ricoverati in ospedale con il virus, circa 475 nella sola Kansas City, e non esiste alcun vaccino conosciuto per ridurre gli effetti del virus o proteggere quelli che non lo hanno contratto.
EV-D68 ha creato un focolaio nel Colorado, Missouri, Utah, Kansas, Illinois, Ohio e altri quattro stati nel Midwest.
I sintomi possono imitare quelli del virus dell’influenza, ma possono avere un impatto molto più grave su coloro che si ammalano. La dottoressa Mary Anne Jackson, direttore della divisione dell’ospedale per le malattie infettive, ha condiviso la sua preoccupazione con CNN .
“È peggio in termini di portata nei bambini affetti da critiche condizioni che necessitano di assistenza intensiva. Lo chiamerei “senza precedenti”. Ho praticato per 30 anni in pediatria e non ho mai visto niente di simile a questo “
Anche se non esiste un vaccino conosciuto per il virus, il risultato che verrà raggiunto è anche sconosciuto, quelli che SONO INFETTATI stanno seguendo una TERAPIA COMUNE. Sono tutti VACCINATI con i vaccini MMR , i vaccini contro l’influenza e i vaccini contro la polio.
Naturalmente, molti bambini negli Stati Uniti sono stati vaccinati e la maggior parte è obbligata ad essere vaccinati per entrare a scuola. Tuttavia, è interessante notare che la malattia non sta avvenendo tuttavia, nei bambini che NON SONO STATI vaccinati.
William Shaffner, capo del Dipartimento di Medicina Preventiva dell’Università Vanderbilt, non ha condiviso che EV-D68 ha infettato solo i bambini vaccinati, ma condivide la sua preoccupazione per il virus.
“La maggior parte degli enterovirus causa un po ‘di raffreddamento’ o di una malattia diarroica, in alcuni casi causano la meningite. Questo è un cugino strano, diciamo. Provoca sintomi respiratori importanti. Perché lo fa, non lo sappiamo“.
Non c’è dubbio che lo scoppio di EV-D68 è abbastanza spaventoso, e possa essere più pericoloso della epidemia del virus RSV della fine degli anni ’90.
Molti genitori stanno chiedendo cosa fare per mantenere i loro figli protetti e proteggerli dal contrarre il virus. Il CNN ha condiviso le seguenti informazioni per proteggere i propri figli.
“Per ridurre il rischio di infezione, gli individui devono lavare le mani spesso con sapone e acqua per 20 secondi, soprattutto dopo il cambio dei pannolini; evitare di toccarsi gli occhi, il naso e la bocca con le mani non lavate; evitare di baciarsi, abbracciare e condividere le tazze o mangiare con posate di persone malate; disinfettare superfici spesso toccate come giocattoli e manicotti; e rimanere a casa quando ci si sente male … “
Alcune agenzie di reporting stanno inoltre raccomandando l’uso di Vitamina D, un naturale sistema immunitario, per contribuire a rafforzare il sistema immunitario prima che il virus raggiunga gli individui.
Finora, gli stati che sono isolati dal virus come Indiana e Michigan, sembrano essere al sicuro dall’epidemia. Solo il tempo dirà se continuerà a diffondersi, o alla fine si fermerà come l’influenza aviaria.

mercoledì 10 gennaio 2018

Ci siamo: Cina smette di acquistare debito Usa

Fonte: WSI 10 gennaio 2018, di Daniele Chicca

Da tempo viene ritenuto uno dei principali rischi per la stabilità economica e finanziaria degli Stati Uniti. La Cina, il primo paese al mondo in termini di esposizione al debito Usa, ha deciso di ricorrere all’opzione nucleare, ordinando l’interruzione o la diminuzione delle operazioni di acquisto di Treasuries americani. È un colpo basso sferrato nel ring della guerra commerciale che vede scontrarsi le prime due forze economiche della Terra.
Secondo quanto riferito a Bloomberg da fonti a conoscenza dei fatti, le autorità di Pechino incaricate dalla revisione delle riserve valutarie in divise estere della potenza asiatica hanno suggerito di rallentare o interrompere del tutto l’acquisto di Treasuries Usa. Le indiscrezioni hanno spinto ulteriormente in rialzo i rendimenti decennali dei Bond americani, che hanno toccato il 2,5715%.
Il motivo dietro alla decisione deriva dal fatto che “i bond governativi Usa sono diventati meno attraenti rispetto ad altri asset analoghi”. A influire potrebbero essere stato anche l’intensificarsi tensioni in materia commerciale tra Cina e Usa dopo l’elezione di Donald Trump, ma le fonti non hanno fatto un riferimento specifico alla guerra valutaria in atto.
Sono cattive notizie per un’economia, quella americana, con un debito pubblico in continua crescita oltre i 20.604 miliardi di dollari, e che tanto fa affidamento sui nuovi finanziamenti tramite l’emissione di debito. In particolare ora che deve trovare nuovi fondi per potersi permettere la maxi riforma fiscale voluta da Trump che prevede ingenti tagli alle tasse per i più ricchi e per le aziende (la corporate tax scenderà al 21% dal 35%).
E con i rendimenti dei bond di riferimento a 10 anni che hanno appena superato la soglia tecnica chiave del 2,5%, per il governo statunitense finanziarsi sul mercato diventerà sempre più costoso. Il motivo scatenante del rialzo dei tassi di interesse nei Bond Usa è arrivato ieri dalla constatazione della riduzione degli acquisti della Banca del Giappone sul comparto ultradecennale.
L’andamento ha spinto il guru dei mercati obbligazionari Bill Gross, ex CEO di Pimco e gestore presso Janus Henderson, a dichiarare finita la fase di rialzi dei Bond che dura da quasi trent’anni. Per Gross, visto che i titoli di Stato a cinque e dieci anni hanno violato la trendline a lungo termine (su 25 anni), siamo all’inizio dei un mercato ribassista.

martedì 9 gennaio 2018

Lavoro, occupati ai massimi da 40 anni e il Pd esulta. Ma il 90% degli assunti nell’ultimo anno è a termine

di | 9 gennaio 2018 Il Fatto Quotidiano

Cala la disoccupazione e aumentano gli occupati. Che a novembre 2017, stando ai dati Istat diffusi martedì, hanno toccato quota 23,1 milioni: il massimo dall’inizio delle serie storiche nel 1977. Ma il 90% di quelli che hanno trovato lavoro negli ultimi 12 mesi sono a termine. Se si confrontano i dati con quelli del periodo pre crisi, poi si scopre che gli occupati in valori assoluti sono aumentati solo tra gli over 50. E che le ore lavorate sono ancora ben lontane dai livelli raggiunti nel 2008. Un quadro con luci e ombre, dunque. Che inevitabilmente, a poco più di due mesi dal voto, finisce al centro della polemica politica.
Il premier Paolo Gentiloni festeggia il raggiungimento del “livello di occupati più alto da 40 anni” e il contemporaneo calo della disoccupazione giovanile che è scesa al 32,7%, 1,3 punti in meno rispetto ad ottobre. Il segretario Pd Matteo Renzi allarga l’analisi e, via facebook, sottolinea che “da febbraio 2014 a novembre 2017 l’Italia ha recuperato 1.029.000 posti di lavoro di cui il 53% a tempo indeterminato”. Ergo, chiosa, “il JobsAct ha fatto aumentare le assunzioni, non i licenziamenti”. Da destra e sinistra invece piovono critiche.
“Aumentano soltanto i lavoratori precari, quelli che magari hanno un contratto che dura un solo mese e poi il mese successivo vivono nell’ansia di non sapere se il contratto verrà rinnovato o meno”, attacca la deputata Fi Elvira SavinoStefano Fassina, di LeU, parla di “lettura propagandistica dei dati”, perché “i numeri riguardano gli occupati non i posti di lavoro” e “è occupato, secondo la definizione Istat, chi svolge almeno un’ora di lavoro retribuito nella settimana di riferimento. Una differenza enorme”. Inoltre “l’aumento degli occupati in Italia è pari a circa la metà della media dell’eurozona”, “il 90% dell’incremento degli occupati è a tempo determinato” e “l’incremento dell’occupazione è part-time: rispetto al 2008, siamo a 1,2 miliardi di ore di lavoro in meno all’anno (equivalgono a circa 700.000 occupati a tempo pieno)”. Dulcis in fundo, “il 90% dell’occupazione aggiuntiva è nella fascia di età over 50, ulteriore evidenza del “successo” della Legge Fornero e del fallimento del Jobs Act che ha sprecato 20 miliardi di euro per decontribuzione a pioggia per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani”. Per il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia), “rimaniamo il Paese in Europa con il secondo peggiore tasso di occupazione che si colloca ancora al di sotto del 2008. Continua a cedere occupati la fascia di mezzo tra 35 e 49 anni mentre risalgono modestamente giovani e anziani”. Inoltre “nel caso dei giovani – aggiunge – persiste l’esclusione di circa un terzo mentre continuano a rimanere troppo lunghi i percorsi educativi”.
Il tasso di disoccupazione generale, stando ai dati Istat, rispetto a ottobre è sceso dello 0,1%, all’11,1%. A crescere è stata soprattutto l’occupazione dipendente, ma sui 497mila occupati in più rispetto a novembre 2016 (+86mila l’incremento su ottobre) ben 450mila sono a termine contro i 48mila a tempo indeterminato. I disoccupati totali sono 2.855.000, 18mila in meno su ottobre e 243mila in meno rispetto a novembre 2016. Ai minimi dal 2012 il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni: è sceso al 32,7%, in calo di 1,3 punti su ottobre e 7,2 punti su novembre 2016. Il tasso di occupazione in questa fascia di età è al 17,7% con un aumento di 0,5 punti rispetto a ottobre e di 1,4 punti rispetto a novembre 2016. Il tasso di occupazione 15-64 anni è salito al 58,4% con un aumento di 0,2 punti percentuali su ottobre e di 0,9 punti su novembre 2016. Per le donne il tasso di occupazione sale al 49,2%, il livello più alto di sempre.
L’aumento dell’occupazione, soprattutto a causa dell’andamento demografico e della stretta sull’accesso alla pensione, si concentra tra gli over 50 che segnano una crescita di 52mila occupati su ottobre e di 396mila su novembre 2016. Si registra un aumento comunque anche degli occupati tra i 15 e i 24 anni (+76.000 unità rispetto a novembre 2016) e tra i 25 e i 34 anni (+34.000). Tra i 35 e i 49 anni si sono persi 161.000 occupati. Il tasso di occupazione tra i 50 e i 64 anni è al 60,1% con un aumento di 1,5 punti rispetto a novembre 2016. Tra i 15-24enni il tasso di occupazione è cresciuto di 1,4 punti rispetto a novembre 2016 mentre tra i 25 e i 34 anni il tasso è salito di 1,2 punti percentuali. Tra i 35 e i 49 anni il tasso è salito di 0,3 punti percentuali.
di | 9 gennaio 2018

lunedì 8 gennaio 2018

Cassandra Crossing/ Macron, ulivisti, metanisti e nuclearisti

Fonte: Punto Informatico giovedì 14 dicembre 2017 di Marco Calamari
Roma - Il presidente d'oltralpe ha fatto due dichiarazioni che, in mezzo a chiacchiere fumose ed affermazioni politically correct, brillano per chiarezza e sintesi. Sono virtù sempre più rare; tanto di cappello quindi a Macron, e speriamo che questa sana abitudine prenda piede un minimo anche in Italia.

"Stiamo perdendo la battaglia contro il Cambiamento Climatico. E la stiamo perdendo non perché la rotta di riconversione sia sbagliata, anzi i segnali di crescita dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili sono netti".

"Il problema è che non andiamo abbastanza veloci e questo è il dramma: dobbiamo muoverci tutti, perché saremo tutti chiamati a rendere conto delle nostre azioni".
Cassandra, che seguiva le questioni della crescita globale 45 anni fa, fin dai tempi del Club di Roma e del fondamentale rapporto I limiti dello Sviluppo, è purtroppo convinta dell'assoluta correttezza della prima affermazione; per quanto riguarda il contributo antropico al riscaldamento globale stiamo perdendo la guerra.
La seconda affermazione è, altrettanto purtroppo, errata nella sostanza.

Il problema di fondo, secondo l'opinione informata di Cassandra, non è la mancanza di incisività nel ridurre le emissioni di CO2, ma l'aver abbracciato una strategia di limitazione della produzione di CO2 basata su questioni secondarie, in un mondo dove Cina ed India bruceranno comunque quantità sempre crescenti di carbone per i prossimi decenni.

Due strade maestre, che non sono politically correct e sono sgradite agli ecologisti ed alle religioni organizzate, non vengono invece nemmeno prese in considerazione, mentre ridurrebbero drasticamente e con certezza le emissioni di CO2, aiutando (forse) in maniera significativa a contrastare il cambiamento climatico.
La prima; disinnescare, anche per questo motivo, la bomba demografica mondiale, che oggi è concentrata prevalentemente nel continente africano, incentivando al massimo le politiche di controllo delle nascite.

La seconda; potenziare le energie rinnovabili come solare termodinamico ed eolico, utili per coprire i picchi di carico elettrico, affiancandovi massicce dosi di energia nucleare da fissione, che copra il carico elettrico di base e permetta di dismettere le centrali a carbone e turbogas.

Si tratta di due misure così impopolari da essere state fino ad ora improponibili; oggi però il pianeta ci sta presentando il conto da pagare; sarà possibile iniziare a percorrere queste due strade nel giro di pochi anni, prima che siano le catastrofi a fornire (forse troppo tardi) le motivazioni necessarie?

La cronaca di questi giorni ci dà un piccolo esempio, tutto italiano, di come le scelte popolari possano avere impatti devastanti. Salvare qualche centinaio di ulivi secolari nel sud Italia è certamente desiderabile.

Se però il prezzo è impedire la realizzazione dei un secondo gasdotto per l'approvvigionamento del gas, il conto ce lo presenta un semplice incidente industriale che blocca in un colpo solo il 50% degli approvvigionamenti italiani di gas.

Industrie ferme, elettricità razionata ed abitanti al freddo in tutto il paese. Se non succederà nei prossimi tre mesi è solo perché, per fortuna, l'incidente in Austria pare sia stato meno grave di quello che avrebbe potuto essere.

Il mondo moderno è complesso, il funzionamento del pianeta Terra è non solo complesso ma anche tutt'ora poco compreso, e le soluzioni semplici e gradite di solito non funzionano.
E politici ed influencer che sragionano, guidando persone che vogliono sentirsi dire quello che loro piace verso la scogliera come il Pifferaio di Hamelin, sono certamente i migliori alleati delle catastrofi, climatiche e non, prossime venture.

Marco Calamari - @calamarim

domenica 7 gennaio 2018

Jens Weidmann: “progetto Eurozona è insostenibile”

Fonte: WSI 21 dicembre 2017, di Alberto Battaglia

L’Eurozona non è stata stabilizzata su basi sostenibili”: lo ha dichiarato alla presenza dell’International Club of Frankfurt Economic Journalists il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, considerato fra i possibili successori di Mario Draghi alla Bce.
Secondo Weidmann la creazione di fondi condivisi per affrontare le crisi nell’Eurozona avrebbe indebolito il principio di responsabilità individuale. In altre parole, avrebbe incentivato i Paesi più esposti all’indebitamento ad appoggiarsi sui partner finanziariamente più solidi.
I commenti del presidente della Bundesbank avvengono in un momento cruciale del dibattito sulle riforme necessarie per stabilizzare l’Eurozona; secondo quanto proposto dal presidente francese Emmanuel Macron andrebbero potenziate le spese condivise su scala europea in materia di difesa, migrazione, clima.
I rischi, ha sottolineato, devono essere presi solo da coloro che hanno il potere decisionale di farlo, secondo Weidmann, “per me questa è la cartina di tornasole delle proposte di riforma dell’Area dell’euro”: aumentare la solidarietà fra Paesi, per dirla secondo il gergo economico, aumenterebbe il rischio di azzardo morale.
Il vero bersaglio delle critiche, però, è la proposta, già lanciata dalla Commissione Ue, di creare un Fondo monetario europeo, che accresca il perimetro d’azione dell’attuale Esm (o fondo Salva-stati). Mettere insieme un fondo comune che fornisca prestiti ai paesi che subiscono shock economici asimmetrici (sulla falsariga del Fmi) è “superfluo e non porta raggiungere l’obiettivo desiderato”.
L’assenza di strumenti d’intervento di questo tipo espone i Paesi più vulnerabili a speculazioni finanziarie e, potenzialmente, a scontare i più elevati tassi d’interesse dovuti al fatto di dover essere responsabili della sostenibilità del proprio debito pubblico, e, soprattutto, dei propri conti con l’estero.
Secondo Weidmann, tuttavia, fornire la rassicurazione di uno strumento finanziario di sostegno ai Paesi più vulnerabili ne disincentiverebbe il rigore fiscale, con possibili trasferimenti a carico dei Paesi più solidi. “Gli investitori”, ha dichiarato, “devono capire che si stanno assumendo un rischio se comprano titoli governativi di Paesi con finanze poco solide”.

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