giovedì 9 aprile 2015

Crisi russa finita, Putin ha vinto: il rublo è in risalita e le riserve della Banca Centrale in aumento

Fonte: l'infiltrato
Nonostante i tamburi del mainstream occidentale battano duro sulla crisi russa, sulla fine di Putin, sul crollo del rublo e su altre sciocchezze simili – e parliamo di sciocchezze perchè non poggiano su dati reali – la situazione è completamente diversa. Opposta, per dire la verità. Vediamo perhè.
LA CRISI RUSSA E LE RISERVE DELLA BANCA CENTRALE IN AUMENTO
La Banca Centrale Russa ha rilasciato i dati sulle riserve valutarie. Al 2 aprile compreso ammontavano a 360.8 miliardi di dollari, con un aumento rispetto alla settimana precedente di 7.9 mld. Siamo alla terza settimana consecutiva di aumento, come si può evidenziare dal grafico sottostante (clicca sull’immagine per ingrandire).

Perchè questo accade? Il trend positivo è determinato, molto probabilmente, da un afflusso di valuta estera nell’economia russa che, con il regime di cambi attuale, determina l’aumento delle riserve della Banca Centrale. In buona sostanza si può ipotizzare, sulla base di questi dati, che i capitali russi – fuggiti all’estero dopo l’inizio della crisi – stiano lentamente ma progressivamente tornando in Patria, con ovvi benefici economici e finanziari.
A cosa sono servite le sanzioni? Chi hanno rafforzato, in definitiva, se non gli Stati Uniti, che da quando è iniziato il caos in Ucraina stanno beneficiando – per la prima volta da anni a questa parte – di un notevole rafforzamento economico, con netto calo della disoccupazione?
Cosa ha guadagnato l’Europa nell’imporre, da schiava quale si è comportata, le sanzioni alla Russia? L’Italia certamente ci ha perso. E la Russia anche, nonostante la crisi sia durata meno di un battito di ciglia, finanziariamente parlando. Ad una cosa certamente le sanzioni sono servite: a rafforzare il legame tra Russia e Cina. Con buona pace di Mr. Obama.
LA CRISI RUSSA E IL RUBLO SOTTO QUOTA 60
La valuta russa è scesa sotto la soglia psicologica dei sessanta nel cambio con l’euro e la strada verso una normalizzazione del rapporto di cambio sembra avviata, nonostante il processo di recupero sarà ancora lungo.
Secondo quanto riportato da Radiocor, del gruppo Sole 24 Ore, “dopo la caduta libera registrata alla fine dello scorso anno, il rublo russo è da tempo in forte recupero e oggi ha stabilito i nuovi massimi per il 2015 scambiando a 53,4 rubli per un dollaro e 58,47 rubli per un euro. Lo scorso dicembre, il rublo era arrivato a toccare minimi storici scendendo fino 80 rubli per un dollaro e 100 per un euro ma nel corso delle ultime settimane, grazie al parziale allentamento delle tensioni internazionali e al lieve recupero dei prezzi del greggio, è riuscito a recuperare circa il 40% rispetto alle altre principali valute. Pur a fronte di questo importante trend di ripresa, il rublo rimane in ribasso del 39% rispetto ai massimi di 6 mesi fa”.
Basta guardare i grafici sottostante per rendersi conto dell’evidenza dei fatti.

Si può dire che Vladimir Putin ha stravinto la sua battaglia, la sua “guerra fredda”? La trappola militare piazzata sotto il suo naso, l’Ucraina, alla fine non ha funzionato e la violenza dei mercati finanziari ha determinato una breve – seppur a tratti drammatica – crisi. A distanza di oltre un anno la “nuova” Russia si prepara ad essere ancora più forte sul piano internazionale, insieme a partner del calibro di India e Cina e totalmente indipendente dalla finanza occidentale.
Lo Zar ha vinto. E gli Usa non sono più in crisi. Facile capire che il pollo da spennare si trova a Bruxelles.
p.s.
trovo che il post sia un tantino trionfalistico ma è sostanzialmente corretto: chi ne esce bene è proprio la Russia che non solo regge l'impatto della trappola "ucraina" ma mantiene l'impatto anche della finanza che ha provato a farlo saltare. Con il patto di sostegno reciproco con la Cina, patto di natura politico-economico e militare (ed è la cosa che glia americani temono di più.. il complesso militare industriale russo-cinese) lo zar sa benissimo che ha alcune cambiali da pagare ma le ricchezze della siberia sono un lautissimo pegno cui nessuno sa resistere.... per quanto riguarda gli usa la situazione è un tantino più complicata per alcuni motivi, soprattutto interni: la finanza preme per trovare nuovi territori da "arare" e quindi una russia che rialza la testa crea problemi perchè potrebbe (ri)diventare un modello per i diseredati del pianeta e gli stati, come la grecia, a caccia di soldi per salvarsi; la crisiNON è passata ossia la crescita non è quella sperata e la disoccupazione non diminuisce; lo stato, già potenzialmente vilento, comincia a perdere il controllo dei propri rappresentanti (i continui omicidi commessi dai poliziotti ne sono una tesimonianza) e le agenzie pubbliche di difesa sono sempre più al servizio di interessi privati e sempre meno di quelli generali...... pur mantenendo l'apparato militare imponente questo Stato si sta caratterizzando sempre più come autoritario e totalitario, per tacere dell'imperialista: con la probabile vittoria dei conservatori sempre più marcata sarà l'aggressività americana con tutto quello che ne conseguirà... un inevitabile scontro che vedrà il vecchio mondo come teatro del confiltto. Il trend sembra essere questo e difficilmente si potrà invertire.

mercoledì 8 aprile 2015

La Diaz e la tortura: una condanna esemplare

Fonte: Il Fatto Quotidiano a firma di del 8 aprile 2015
Ci sono voluti oltre tredici anni e l’intervento della Corte europea dei diritti umani per stabilire a chiare lettere che l’indegno comportamento tenuto dagli organi di polizia in occasione dell’assalto notturno alla scuola Diaz ha violato ogni più elementare norma giuridica e che ha integrato gli estremi del crimine di tortura come definito dalle convenzioni internazionali ed europee in materia.
Come mi pare di avere già scritto su questo blog, ero presente alla scuola Diaz da poco tempo dopo l’effettuazione dell’assalto. Non dimenticherò mai il giornalista britannico che giaceva in una pozza di sangue, gli occhi vacui dei poliziotti mascherati, i corpi dei feriti che lasciavano l’edificio in barella o trascinandosi, la criminale arroganza dei funzionari che uscivano baldanzosi dopo aver ordinato alle loro truppe il massacro di qualche decina di persone inermi.
Evidentemente sicuri della copertura politica da parte di un governo che all’epoca si chiamava Berlusconi-Fini.
E’ per questo che trovo sorprendenti le dichiarazioni di Fini, il quale afferma oggi che i colpevoli delle violenze vanno puniti e messi in condizione di non nuocere ulteriormente. Lui dov’era in quei giorni? Dov’era Sabella, oggi responsabile della legalità al Comune di Roma e in quei giorni autore di una visita nell’altro luogo di tortura, Bolzaneto (su cui si aspetta una sentenza analoga a quella relativa alla Diaz), da cui non emerse assolutamente nulla per fermare gli abusi e punirne i responsabili?
Scuola Diaz
Quello che è certo è che i responsabili dell’assalto dal punto di vista operativo Canterini, Mortola, Gratteri e Luperi sono stati promossi. Che il capo della polizia dell’epoca, De Gennaro, è stato addirittura messo a capo di Finmeccanica. Che i provvedimenti legislativi richiesti anche dalla Corte, e cioè l’introduzione del reato di tortura nei nostri ordinamenti e quella del numero identificativo degli agenti, continuano a latitare.
La Corte ha quindi ravvisato varie violazioni da parte dell’Italia a partire dall’esame del reclamo di Arnaldo Cestaro, all’epoca dei fatti sessantaduenne, aggredito e massacrato mentre si trova nella scuola al pari di molti altri, riportandone varie fratture e un sentimento di paura ed angoscia permanenti. In primo luogo una violazione diretta dell’art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali, dato che il comportamento degli agenti penetrati nella scuola Diaz ha integrato il reato di tortura, volendo realizzare uno scopo punitivo, di rappresaglia, mirante a provocare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime, insomma un comportamento ben qualificabile come tortura ai sensi dell’art. 1 della Convenzione internazionale in materia.
La Corte ha rigettato al riguardo le ridicole giustificazioni addotte dal governo italiano secondo il quale il comportamento degli agenti sarebbe stato dovuto al “clima di tensione” esistente, trattandosi piuttosto di un’operazione ad uso e consumo dei media per la quale sono state adottate modalità operative del tutto incompatibili con l’art. 3 della Convenzione europea e con il diritto internazionale applicabile.
Ma non basta. La Corte ha censurato anche il comportamento del governo italiano volto a ritardare o impedire l’identificazione dei responsabili di tali crimini e la rilevata assenza del crimine di tortura. Tutte circostanze che, impedendo la tempestiva punizione dei responsabili, hanno agevolato la prescrizione dei reati loro ascrivibili. Il quadro per nulla lusinghiero che ne emerge è quello di un Paese votato all’ingiustizia e all’arbitrio. Il Paese in cui purtroppo viviamo.
p.s.
...... la cosa triste è che si giustizia è fatta ma è ..... europea
per non dimenticare la macelleria messicana

martedì 7 aprile 2015

la capitolazione .... della democrazia

Atene si piega. Alla fine i mercati vincono e con essi i governi del nord europa che hanno scommesso sull'esempio da dare ai popoli e ai paesi che o "fanno i furbi (come l'italia) o rialzano la testa (come ora la Grecia e nel prossimo futuro la Spagna). Ora il punto è: ha ragione Massimo Rocca che nel suo editoriale postato su facebook ne parla citando Kissinger (che di recente ha premiato l'ex nostro capo di stato come amico degli usa..) "Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli." Fatte le dovute proporzioni storiche si il pensiero è lo stesso e pure la sua traduzione: i greci non contano nulla e possono votare per chi gli pare ma alla fine la testa le devono piegare e mettere mano alla tasca; non conta se le condizioni sociali sono quello che sono e non c'è più nulla nè da privatizzare  da vendere: aumentare le tasse; pagare i debiti ... e stare zitti, stop ..... anche a costo di rimettere al posto di comando i colonnelli.
Finchè chi vuole salvare il proprio paese continuerà a ragionare nei termini " del libero mercato" non se ne esce..... bisogna cambiare strada a qualunque costo. I mezzi ci sono, i soldi pure bisogna averne la volontà e agire prima che mettano il cappio intorno al collo. In realtà, seppur se è vero che il debito greco e quasi del tuto rientrato, il vero problema rimane: i mercati, nel 2015, sanno che Tsipras è solo un fuoco fatuo, non fa più paura. Ormai i soldi sono volati via e riprenderseli non è più nemmeno pensabile se non riprendendo, e capisco che ci vuole coraggio, la propria autonomia e la propria sovranità: evitando gli abbracci pericolosi gli ambiti sono ristrettissimi ma è ancora possibile farlo... il costo sarà più alto ma è sempre possibile riprendendo la gestione economica diretta del paese e non delgando più ai "tecnici".....
Ormai Tsipras è finito: all'interno ha deluso le speranze; all'estero agisce sotto dettatura (tant'è che gira voce del "suggerimento" dato da alcuni ministri e burocrati proprio a Tsipras ossia mollare la sinistra del partito e allearsi con il pasok, e la destra.... il cappio intorno al collo appunto....). Quel che mi più mi addolora sono i greci: non hanno più scampo; sono come gli ultimi soldati circondati dai nemici che lottano solo perchè lo devono fare, non perchè hanno una qualche speranza di uscirne.....  pagare 478 mln ad infinitum al FMI significa proprio questo: abbassare la testa.
Oltre ai motivi suddetti, perchè questa rigidità estrema? Perchè in ballo non ci sono solo i soldi ma il TTIP: quel trattato, segreto, che dovrebeb diventare il vero modello unico del mercato dalla costa atlantica europea fino a quella pacifica del Giappone.... se uno solo si chiama fuori e dovesse riuscire nel proprio intento di rimettersi in piedi tutto il castello di carte cadrebbe e in tanti ci perderebbero tantissimi soldi, si parla di trilioni di $ che girano per il pianeta a caccia di occasioni su cui speculare, e insieme a loro a perderci sarebebro gli Stati e le élite che ne hanno permeato l'azione in questi anni e che tutto hanno scommesso su questa sovrastruttura globale: un vero mostro e per giunta carnivoro...... ma è un mostro dai piedi d'argilla ed è questo il suo punto debole: da cui l'esempio che la Grecia deve dare agli altri! Cosa che vuoi che sia la democrazia o il voto quando una massa enorme di soldi può determinare il destino di un intero pianeta: sono vuoti riti, non servono e sono anche pericolosi... meglio sbarazzarsene!
Ecco perchè non ho mai creduto a Tsipras come non credo alla nostra di "sinistra": sono, nella migliroe delle ipotesi, degli ingenui e degli sprovveduti  che pensano ancora di poter trattare, o di fare i furbi, pur se sono accerchiati da un intero branco di famelici lupi (mi scuso con i nobili animali... questi lupi sono di una razza diversa, molto diversa) che li stanno già sbranando.
DOBBIAMO CAPIRE CHE DI QUESTA SINISTRA NON SAPPIAMO PIU' CHE FARCENE PERCHE' E' ORMAI VETUSTA E PRIVA DI FANTASIA E DI PROGETTUALITA'... MEGLIO ALBA DORATA.... PER LORO, SOPRATTUTTO, E PER NOI NEL PROSSIMO FUTURO!

lunedì 6 aprile 2015

Terremoto dell’Aquila, in 10mila in piazza: “La ricostruzione ancora non c’è”

Fonte: il Fatto Quotidiano del 6 4 2015
Alle 3.32 le campane hanno rintoccato per 309 volte, una per ogni vittima. Gli abitanti dell’Aquila sono tornati in strada, questa notte come la notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, quando il terremoto distrusse la loro città. Un lungo corteo animato da circa 10mila persone che hanno sfilato in silenzio e con le fiaccole in mano hanno raggiunto piazza Duomo, il cuore del centro storico, ancora ferito dal sisma. Qui c’è stato il momento più toccante e doloroso, con la lettura dei nomi delle 309 vittime. In loro memoria ci sono stati i 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, nota come delle Anime Sante. Rintocchi ripetuti alle 3 e 32, orario del sisma. Nonostante il freddo pungente e la concomitanza con la ricorrenza della Pasqua, il sesto anniversario del terremoto del 6 aprile 2009 ha visto una notevole partecipazione. Tra le migliaia di persone, molti giovani: anche se la piazza si è svuotata decisamente prima delle 3 e 32.
Molto partecipata anche da parte delle autorità la Santa Messa seguita al corteo, celebrata nella chiesa di San Giuseppe Artigiano dall’arcivescovo Giuseppe Petrocchi: “Gli aquilani siano comunità unita e siano protagonisti della ricostruzione non delegando alle istituzioni”, ha spiegato nel corso dell’omelia. “La posta in palio è molto importante, nel decennio 2009-2019 si decideranno i prossimi 50 anni della città, quindi la vita della nuove generazioni” ha detto ancora Petrocchi. Il vescovo ha invitato “a non usare più i termini di morti, scomparsi o defunti in relazione alle vittime del sisma. I nostri fratelli sono nella casa del Padre”.
Alla veglia seguita alla messa hanno partecipato in molti, tra cui numerosi familiari delle vittime. Durante la notte sono stati numerosi coloro che hanno visitato la cappella della memoria, dove ci sono le lapidi con i nomi delle 309 vittime, adiacente alla chiesa delle Anime Sante, chiusa per i lavori di recupero. Significativa la testimonianza del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio: “E’ un momento struggente, doloroso, straziante, ma bisogna pensare al futuro con positività, con grande forza e fiducia. Lo Stato sta facendo la sua parte, siamo in una fase di svolta, tutti insieme, in particolare istituzioni e cittadini, si deve reagire. La Regione ci vuole essere”.
Per Marco Alessandrini, sindaco di Pescara: “E’ il primo anno da sindaco, mi sembrava doveroso essere qui, ci riguarda tutti. E’ doloroso passare nei luoghi simbolo del tragico sisma, nessuno può rimanere indifferente. La mia presenza vuole testimoniare la vicinanza mia personale, ma anche quella della collettività pescarese nei confronti dei fratelli aquilani”. Per la senatrice aquilana del Pd Stefania Pezzopane “la via crucis degli aquilani, che cade con la ricorrenza di Pasqua, ci aiuta per una resurrezione che ancora tarda, tra cose positive e ancora tanto dolore e tante difficoltà”. Oggi sono in programma quattro funzioni religiose.
Il sindaco Massimo Cialente ha proclamato per oggi il lutto cittadino: bandiere listate di nero e negozi e bar chiusi per due ore, tra le 9,30 e le 11,30. Sul sito del Comune la voce ‘Sisma del 2009′ occupa uno spazio a parte, con numeri, norme e dati che mostrano come il ritorno alla normalità sia ancora lontano, complice la speculazione che seguì il disastro.
p.s.
insomma son pasati degli anni ma tutto è ancora lì, fermo. Per non dimenticare la distruzione della natura? Certo! Ma, soprattutto, l'incapacità e l'indifferenza della politica che ha tanto promesso e poco ha fatto e quel poco l'ha fatto solo per dar da mangiare ai propri sodali piuttosto che ridare vita a una città.. una bellissima città

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