Fonte: Punto Informatico venerdì 11 maggio 2018 di la redazione
Come
nelle peggiori fantasie degli anni '80, quando leggende metropolitane
indicavano la presenza di messaggi satanici subliminali in musiche
riprodotte al contrario o tra i frame di film e cartoon per bambini:
cosa succederebbe se un orizzonte simile venisse proiettato sul mondo
degli speaker per la casa e sui sistemi di intelligenza artificiale che controllano?
Oggi,
lontani dal poter definire tutto ciò come una leggenda metropolitana,
alcuni gruppi di ricerca di università americane hanno dimostrato come i peggiori timori possano facilmente diventare realtà semplicemente tramite un lavoro di hacking del suono.
Tale lavori si basa sulla possibilità di cancellare alcune parti di
una traccia audio, togliendo pezzetti sufficienti a modificare la
percezione della traccia stessa da parte dello speaker in ascolto e
trasformando così il significato veicolato dal messaggio. In pratica
mentre l'orecchio umano e lo speaker sentono lo stesso identico suono, la mente umana e l'intelligenza artificiale interpretano in modo differente la medesima traccia elaborando pertanto due messaggi differenti.
L'esito è quello per cui, nascondendo un messaggio all'interno di una traccia audio
che si riesce a portare vicino allo speaker (ad esempio tramite un
video YouTube ascoltato su un telefonino o una traccia musicale
riprodotta in casa) si potrebbe riuscire ad impartire ordini specifici
al sistema in ascolto. Le conseguenze potrebbero essere variegate: dalla
semplice luce che si spegne ad un invio di un messaggio, dalla
disattivazione di un sistema antifurto ad una modifica sul termostato di
casa, fino ad immaginare scenari ancor più complessi e pericolosi.
Quella
che potrebbe sembrare una canzone, o un suono disordinato, o una
semplice voce umana, potrebbe invece nascondere una sorta di attacco
informatico che, sfruttando il mezzo analogico della trasmissione del
suono, è in grado di ingannare un sistema intelligente in ascolto.
Nessuno escluso: da Siri ad Alexa, passando per Google Assistant,
la vulnerabilità è nel sistema stesso di ascolto e interpretazione del
messaggio. L'Università di Berkeley lancia quindi l'allarme: così come
nei laboratori del campus è stato possibile verificare e riprodurre
casi di questo tipo, è possibile che altri abbiano già raggiunto
medesime osservazioni ed abbiano quindi in mano possibili veicoli di
attacco che, una volta nascosti in tracce audio o video, nessun
orecchio umano sarebbe in grado di identificare e distinguere.
Un
potenziale attacco senza alcuna cartina di tornasole in grado di
identificarlo: non basteranno normative contro questo tipo di pratiche
ad evitarne l'adozione e nel frattempo il proliferare dei mezzi di
comunicazione 1-to-1 impedirà anche ogni qualsivoglia forma di
controllo. Da una parte è possibile immaginare nuove forme di filtro
contro la divulgazione di messaggi similari, ma dall'altra è da
ipotizzare un'evoluzione sollecita degli speaker affinché la ricezione
audio e la successiva interpretazione siano in grado di evitare scenari
apocalittici come quello di un attacco globale tramite un file audio
divulgato con chissà quale mezzo. E tutto ciò semplicemente grazie ad
una gestione digitale del file stesso, dialogando con gli speaker
casalinghi attraverso la gestione discreta della campionatura.
Tutta
roba che l'orecchio umano non può avvertire, quindi la mente umana non
può identificare: l'hacking è sulla forma d'onda, aggirando così le
barriere di cui la natura ha dotato l'uomo per difendersi dalle minacce
del mondo esterno: basta questo per dipingere quadri apocalittici che
nessuno vorrebbe doversi trovare di fronte.
si parla di progresso, di evoluzione, di civiltà ci ritroviamo invece in un nuovo medio evo dove conta chi si nasconde dietro il potere o vi si allea con esso.
giovedì 17 maggio 2018
mercoledì 16 maggio 2018
contratto fu
Alla fine il topolino è nato. Il cotnratto è firmato e nell'attesa di
saperne i termini le indiscrezioni dicono che solo quando sarà definito
nelle parti politiche, che spettano ai leader politici, ne verremo a
conoscenza e allora si vedrà chi ha detto balle e chi ha rimestato nel
fango per spaventare i cittadini in primis e i mercati.... e devo dire
che, come sempre quando si tratta di soldi, ci sono riusciti: è
ripartito il ricatto dello spread, per fare un esempio... ora vedremo ma
una cosa è subito emersa: no uscita dall'euro e quindi
i populisti/avventuristi lo sono molto meno di come li hanno
disegnati!!!! Al massimo ci sarà un referendum consultivo
sull'argomento..... ma non mi pare che sarà una tragedia.
Per il resto si attenderà la sua pubblicazione.
Quello che vorrei sottolineare è che di fronte a squali politici e finanziari ci vorrebbero politici con un background solido e non figli del prodi/berlusconismo .... che sappiano mantenere saldo il timone e i nervi a fronte delle provocazioni e, contemporaneamente, cittadini consapevoli che almeno conoscano la Costituzione e le conseguenze che al sua applicazioni porterebbero per tutti. Purtroppo non è così e questo sarà il punto debole di questo governo...
Per il resto si attenderà la sua pubblicazione.
Quello che vorrei sottolineare è che di fronte a squali politici e finanziari ci vorrebbero politici con un background solido e non figli del prodi/berlusconismo .... che sappiano mantenere saldo il timone e i nervi a fronte delle provocazioni e, contemporaneamente, cittadini consapevoli che almeno conoscano la Costituzione e le conseguenze che al sua applicazioni porterebbero per tutti. Purtroppo non è così e questo sarà il punto debole di questo governo...
lunedì 14 maggio 2018
Governo Lega-M5S: moneta parallela e flat tax al 15%
Fonte: W.S.I.
14 maggio 2018, di Alessandra Caparello
ROMA (WSI) – Oggi dovrebbe arrivare il nome del nuovo premier, scelto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini dopo una lunga domenica di incontri a Milano. Se il presidente del Consiglio non sarà un politico, come premier la formazione di destra vorrebbe il professore di Storia Economica Giulio Sapelli, uno che qualche mese fa ha definito l’euro, “una gabbia costruita dalla sinistra” da cui è difficile uscire.
[Leggi l’intervista di Wall Street Italia a Sapelli a fine 2011 e il suo intervento in una sessione domanda e risposta con un pool di economisti d’eccellenza organizzata sempre da Wall Street Italia]
Il movimento confondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio punta invece sul nome di Giuseppe Conte,
professore ordinario di diritto privato all’Università di Firenze.
Secondo le indiscrezioni stampa, il professore della Statale di Milano e
l’ex vicepresidente del Consiglio di presidenza della Giustizia
amministrativa sarebbero stati contattati nella notte dai vertici dei
due partiti. Secondo il giornalista esperto di M5S Jacopo Jacoboni, Di
Maio spera ancora di essere lui il presidente del Consiglio del futuro
governo, ma Salvini ha escluso nuovamente questa ipotesi.
Tra le ipotesi che circolano come premier è spuntato anche il nome dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, figura che per le sue idee protezioniste e anti globalizzazione è da sempre piaciuta alla Lega. I due leader politici Di Maio, 31 anni, e Salvini, 45, sono riusciti nel fine settimana a trovare un’intesa su una lunga serie di capitoli riguardanti i programmi del nuovo governo, dall’abolizione della legge Fornero, all’introduzione del reddito minimo, previa riforma dei centri per l’impiego, fino agli asili nido gratuiti, arrivando fino alla flat tax fino al 15% (con due aliquote sembra) e all’abolizione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia.
Reuters ha tentato di calcolare il buco di bilancio che si formerebbe nei conti pubblici con l’introduzione di un reddito di cittadinanza per i più poveri e con il varo della flat tax del 15% su aziende e famiglie. La prima misura si stima che costerebbe 17 miliardi di euro l’anno allo Stato, mentre il secondo schema ridurrebbe le entrate fiscali di 80 miliardi ogni anno.
Abolire la riforma Fornero, che nel 2011 ha innalzato l’età pensionabile, costerebbe altri €15 miliardi, mentre ulteriori 12,5 miliardi sarebbero necessari per scongiurare lo scatto della clausole di salvaguardia che incrementerebbe automaticamente l’IVA l’anno prossimo. Detto questo il taglio fiscale allo studio darebbe una bella spinta ai consumi italiani, mentre il reddito di base aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze e a riqualificare i cittadini per favorirne il reintegro nel mercato del lavoro.
Quanto alla proposta di una moneta parallela per aggirare le regole europee, sulla falsa riga di quella proposta dall’ex ministro greco dell’Economia Yanis Varoufakis. L’idea di Varoufakis era quella di acquistare monete da poter utilizzare per pagare imposte due anni dopo l’emissione, procurando in questo modo risorse finanziarie (in euro) immediate allo stato emittente. L’idea di moneta parallela si ispira anche a quanto succede in Montenegro. Il paese dei Balcani, che sta per entrare a far parte della Nato ma che non è membro dell’Unione Europea e nemmeno monetaria, adotta anche l’euro in parallelo alla moneta locale.
I due partiti dovranno presentare il programma concordato e il nome del primo ministro al Quirinale dove vedranno in giornata il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella riprende infatti oggi le consultazioni: alle 16,30 ha appuntamento con la delegazione dei 5 Stelle, composta da Di Maio e dai capigruppo di Senato e Camera, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, mentre un’ora e mezzo dopo sarà il turno della delegazione della Lega, composta da Salvini e dai capigruppo di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti.
I problemi finanziari italiani derivano da un debito eccessivo ereditato negli Anni 80 e dal fatto che per vent’anni la crescita economica è stata pressoché nulla, spiega l’economista. Nel 2017 il PIl reale, adeguato all’inflazione, si trovava sugli stessi livelli del 2003, mentre il PIL pro capite è fermo a quelli del 1999. Con un comun denominatore tanto stagnante, diventa difficile ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL.
L’Italia è sotto i riflettori perché sta sconvolgendo la politica europea in modi inaspettati. Il risultato elettorale a sorpresa che ha messo da parte i partiti di destra e di sinistra più tradizionalisti rischia ora di far saltare in aria l’UE così come la conosciamo. L’élite dell‘Unione europea ha capito una cosa dalla Brexit, ossia che l’Unione europea deve cambiare. E ora, due anni dopo, l’Italia potrebbe darle il colpo di grazia, oppure potrebbe dare il là per una nuova era.
Una cosa è certa: il percorso verso una maggiore integrazione europea sponsorizzato da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, leader di Germania e Francia, rispettivamente la prima e seconda forza politico economica dell’area euro, subirà un rallentamento.
ROMA (WSI) – Oggi dovrebbe arrivare il nome del nuovo premier, scelto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini dopo una lunga domenica di incontri a Milano. Se il presidente del Consiglio non sarà un politico, come premier la formazione di destra vorrebbe il professore di Storia Economica Giulio Sapelli, uno che qualche mese fa ha definito l’euro, “una gabbia costruita dalla sinistra” da cui è difficile uscire.
[Leggi l’intervista di Wall Street Italia a Sapelli a fine 2011 e il suo intervento in una sessione domanda e risposta con un pool di economisti d’eccellenza organizzata sempre da Wall Street Italia]
Manovre espansive costerebbero più di 100 miliardi di euro
Ma a far parlare i media stranieri e innervosire i mercati finanziari, più che il nome del leader del nuovo esecutivo euro scettico, è l’idea inserita nel programma di introdurre una moneta parallela. Tra le altre proposte controverse figurano la flat tax, un abbassamento dell’età pensionabile e una riduzione dei flussi migratori, misure che indicano come l’Italia sia in rotta di collisione con l’UE.Tra le ipotesi che circolano come premier è spuntato anche il nome dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, figura che per le sue idee protezioniste e anti globalizzazione è da sempre piaciuta alla Lega. I due leader politici Di Maio, 31 anni, e Salvini, 45, sono riusciti nel fine settimana a trovare un’intesa su una lunga serie di capitoli riguardanti i programmi del nuovo governo, dall’abolizione della legge Fornero, all’introduzione del reddito minimo, previa riforma dei centri per l’impiego, fino agli asili nido gratuiti, arrivando fino alla flat tax fino al 15% (con due aliquote sembra) e all’abolizione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia.
Reuters ha tentato di calcolare il buco di bilancio che si formerebbe nei conti pubblici con l’introduzione di un reddito di cittadinanza per i più poveri e con il varo della flat tax del 15% su aziende e famiglie. La prima misura si stima che costerebbe 17 miliardi di euro l’anno allo Stato, mentre il secondo schema ridurrebbe le entrate fiscali di 80 miliardi ogni anno.
Abolire la riforma Fornero, che nel 2011 ha innalzato l’età pensionabile, costerebbe altri €15 miliardi, mentre ulteriori 12,5 miliardi sarebbero necessari per scongiurare lo scatto della clausole di salvaguardia che incrementerebbe automaticamente l’IVA l’anno prossimo. Detto questo il taglio fiscale allo studio darebbe una bella spinta ai consumi italiani, mentre il reddito di base aiuterebbe a ridurre le disuguaglianze e a riqualificare i cittadini per favorirne il reintegro nel mercato del lavoro.
Quanto alla proposta di una moneta parallela per aggirare le regole europee, sulla falsa riga di quella proposta dall’ex ministro greco dell’Economia Yanis Varoufakis. L’idea di Varoufakis era quella di acquistare monete da poter utilizzare per pagare imposte due anni dopo l’emissione, procurando in questo modo risorse finanziarie (in euro) immediate allo stato emittente. L’idea di moneta parallela si ispira anche a quanto succede in Montenegro. Il paese dei Balcani, che sta per entrare a far parte della Nato ma che non è membro dell’Unione Europea e nemmeno monetaria, adotta anche l’euro in parallelo alla moneta locale.
I due partiti dovranno presentare il programma concordato e il nome del primo ministro al Quirinale dove vedranno in giornata il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella riprende infatti oggi le consultazioni: alle 16,30 ha appuntamento con la delegazione dei 5 Stelle, composta da Di Maio e dai capigruppo di Senato e Camera, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, mentre un’ora e mezzo dopo sarà il turno della delegazione della Lega, composta da Salvini e dai capigruppo di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti.
Stimolo fiscale a breve, ma danni sul bilancio a lungo
Sui mercati, mentre l’andamento dell’euro oggi è positivo ma volatile sul Forex, viaggiando tra 1,1939 e 1,1990 dollari stamattina, le Borse stanno quasi ignorando i nuovi sviluppi. Tuttavia, non vedono positivamente la formazione del governo euro scettico gli analisti di Aberdeen Standard Investments secondo cui nel complesso è probabile che il programma politico dia luogo a un potenziale stimolo fiscale a breve termine, a scapito però dei bilanci pubblici in un contesto di debito pubblico già elevato.“Il rischio che ciò comporta non è solo quello di accumulare problemi da affrontare in un secondo momento, non affrontandoli in maniera adeguata, ma anche di aggravarli (…) l’analisi fatta finora suggerisce che questa coalizione riflette l’opportunismo politico piuttosto che una coalizione di partiti affini (…) non crediamo che questa coalizione durerebbe un intero mandato di governo, ma sarebbe dirompente per gli investitori, mentre riescono a rimanere al potere a causa di un programma fiscale inutile e di relazioni combattive con i partner europei”.Anche gli analisti di Barclays esprimono forte preoccupazione per il nuovo governo Lega-M5S che sta per nascere in Italia.
“Un esito del genere sarebbe molto probabilmente negativo per i mercati e rappresenterebbe una sfida diretta al Fiscal Compact dell’Europa (…) I due partiti hanno incentrato la loro campagna elettorale su un numero di promesse fiscali costose, che includono l’azzeramento della riforma Fornero, il reddito di cittadinanza e la flat tax. Insieme, tali misure, secondo le nostre stime preliminari, costerebbero circa 100 miliardi di euro“.Jean Pisani-Ferry, senior fellow del think tank Bruegel, ritiene che il nuovo governo in Italia debba intraprendere urgentemente delle misure volte a migliorare l’economia e alimentare la produttività. La posizione finanziaria italiana è precaria, secondo Pisani-Ferry che cita il rapporto tra debito pubblico e PIL del 132%. Significa che l’Italia deve ai creditori una somma maggiore del suo intero PIL annuale. Questo è il risultato di una crescita debole piuttosto che di un indebitamento senza freni.
I problemi finanziari italiani derivano da un debito eccessivo ereditato negli Anni 80 e dal fatto che per vent’anni la crescita economica è stata pressoché nulla, spiega l’economista. Nel 2017 il PIl reale, adeguato all’inflazione, si trovava sugli stessi livelli del 2003, mentre il PIL pro capite è fermo a quelli del 1999. Con un comun denominatore tanto stagnante, diventa difficile ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL.
L’Italia è sotto i riflettori perché sta sconvolgendo la politica europea in modi inaspettati. Il risultato elettorale a sorpresa che ha messo da parte i partiti di destra e di sinistra più tradizionalisti rischia ora di far saltare in aria l’UE così come la conosciamo. L’élite dell‘Unione europea ha capito una cosa dalla Brexit, ossia che l’Unione europea deve cambiare. E ora, due anni dopo, l’Italia potrebbe darle il colpo di grazia, oppure potrebbe dare il là per una nuova era.
Una cosa è certa: il percorso verso una maggiore integrazione europea sponsorizzato da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, leader di Germania e Francia, rispettivamente la prima e seconda forza politico economica dell’area euro, subirà un rallentamento.
Governo M5s-Lega, è populismo all’italiana. Come reagisce l’economia mondiale
Fonte: Il Fatto Quotidiano Loretta Napoleoni Economia Occulta | 13 maggio 2018
Se l’alleanza tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si fosse verificata nel 2013 avrebbe causato un terremoto in tutta Europa: è quello che si mormora nelle più grosse piazze affari. Oggi, invece, tutto sembra tranquillo. Il motivo? Dal 2013 il contesto finanziario ed economico in cui l’Italia si muove all’interno dell’Europa unita è mutato e nessuno ha ben capito se le promesse e le riforme annunciate nella campagna elettorale dai due leader fanno parte del moderno lessico populista per ottenere più voti o se si riferiscono a proposte concrete che i due partiti vogliono realizzare.
Nell’incertezza, i mercati si sono autoconvinti che il nuovo governo non onorerà le promesse fatte. Iniziamo dalle mutate condizioni economiche. Dal 2013, approfittando della diminuzione dei tassi d’interesse, il governo italiano ha ristrutturato il debito, che è ancora a livelli decisamente troppo alti (130 per cento del Pil). Ma allungandone la maturità ha fatto si che eventuali futuri shock prodotti dalla sfiducia degli investitori stranieri nei confronti della performance italiana saranno meglio assorbiti meglio che nel 2013.
Circa il 15 per cento del debito italiano è nelle mani della Banca centrale europea, che non lo venderà se gli spread ritornano ai livelli del 2013, anzi con molta probabilità sarà disposta ad acquistarne altro. La percentuale di debito nelle mani degli investitori stranieri è dunque scesa rispetto al 2013, ciò rende un’eventuale crisi del debito più gestibile. I problemi strutturali, comunque, sussistono. L’economica italiana è il fanalino di coda dell’eurozona e nel 2018 si è già registrato un rallentamento. Ironicamente, è stata la mancata ripresa a far sì che dal 2013 una grossa fetta dell’elettorato si spostasse verso i due partiti populisti, che hanno prospettato cambiamenti radicali a livello politico ed economico.
Le famose promesse populistiche, se davvero venissero messe in essere avrebbero un impatto ben peggiore della sfiducia nei confronti debito italiano sulla stabilità dell’Eurozona. Vale la pena menzionarle. Sebbene sia Salvini che Di Maio continuano a lanciare messaggi vaghi e contradditori nei confronti dell’euro, nessuno dei due è a favore della moneta comune europea.
A Marzo, Salvini l’ha definita un errore e Beppe Grillo una settimana fa ha ribadito la necessità di un referendum sull’euro. Di Maio sostiene che questa opzione verrà presa solo in extremis, ma non si capisce bene cosa intende per extremis, un’altra crisi come quella del 2011? O le bacchettate di Bruxelles riguardo all’austerità fiscale? Oppure un impasse in parlamento tra i due partiti al governo?
In materia di politica fiscale, il Movimento 5 stelle e la Lega hanno promesso di sfidare le regole dell’Unione europea perché’ questa, secondo loro, ha danneggiato l’Italia. Per Salvini e Di Maio la politica vincente è quella dell’espansione fiscale, e cioè ulteriori spese e tagli fiscali. Senza queste politiche non ci sarà ripresa né tantomeno crescita. Una delle prime mosse che il nuovo governo dovrebbe fare è l’abolizione delle riforme pensionistiche del 2011, che hanno innalzato l’età pensionabile e così facendo hanno rassicurato gli investitori sulla disciplina fiscale italiana.
In linea con la promessa di politiche espansionistiche, il Movimento 5 stelle chiede l’introduzione del reddito di cittadinanza e la Lega una tassa sul reddito, la cosiddetta flat tax. Si tratta di proposte che farebbero gravitare il deficit se non vengono compensate da tagli di bilancio altrove. E qui ci imbattiamo in un altro problema, come conciliare le promesse dei due partiti con la politica fiscale ed austerità imposta da Bruxelles?
Altro punto spinoso le nazionalizzazioni delle banche in difficoltà che secondo Salvini e Di Maio è una strategia migliore della ricapitalizzazione secondo le regole di Bruxelles, a ciò va aggiunta l’opposizione dei due partiti agli accordi di libero scambio siglati dall’Unione. Al contrario, entrambi sono a favore di politiche protezioniste e di sostegno per gli agricoltori italiani.
Anche in tema di immigrazione e politica estera ci sono molti attriti, Salvini e Di Maio vorrebbero una revisione degli accordi stipulati con Bruxelles e non fanno mistero di guardare a Mosca con interesse. Entrambi sono a favore della rimozione delle sanzioni contro la Russia. Di temi dove scontrarsi con Bruxelles ce ne sono molti, forse troppi. Anche se il nuovo governo cercherà di smussare gli angoli, rimane il fatto che gli italiani hanno eletto questi due partiti su una piattaforma di cambiamento che coinvolge in prima persona i rapporti con l’Unione europea. I prossimi mesi promettono di essere molto interessanti.
Se l’alleanza tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si fosse verificata nel 2013 avrebbe causato un terremoto in tutta Europa: è quello che si mormora nelle più grosse piazze affari. Oggi, invece, tutto sembra tranquillo. Il motivo? Dal 2013 il contesto finanziario ed economico in cui l’Italia si muove all’interno dell’Europa unita è mutato e nessuno ha ben capito se le promesse e le riforme annunciate nella campagna elettorale dai due leader fanno parte del moderno lessico populista per ottenere più voti o se si riferiscono a proposte concrete che i due partiti vogliono realizzare.
Nell’incertezza, i mercati si sono autoconvinti che il nuovo governo non onorerà le promesse fatte. Iniziamo dalle mutate condizioni economiche. Dal 2013, approfittando della diminuzione dei tassi d’interesse, il governo italiano ha ristrutturato il debito, che è ancora a livelli decisamente troppo alti (130 per cento del Pil). Ma allungandone la maturità ha fatto si che eventuali futuri shock prodotti dalla sfiducia degli investitori stranieri nei confronti della performance italiana saranno meglio assorbiti meglio che nel 2013.
Circa il 15 per cento del debito italiano è nelle mani della Banca centrale europea, che non lo venderà se gli spread ritornano ai livelli del 2013, anzi con molta probabilità sarà disposta ad acquistarne altro. La percentuale di debito nelle mani degli investitori stranieri è dunque scesa rispetto al 2013, ciò rende un’eventuale crisi del debito più gestibile. I problemi strutturali, comunque, sussistono. L’economica italiana è il fanalino di coda dell’eurozona e nel 2018 si è già registrato un rallentamento. Ironicamente, è stata la mancata ripresa a far sì che dal 2013 una grossa fetta dell’elettorato si spostasse verso i due partiti populisti, che hanno prospettato cambiamenti radicali a livello politico ed economico.
Le famose promesse populistiche, se davvero venissero messe in essere avrebbero un impatto ben peggiore della sfiducia nei confronti debito italiano sulla stabilità dell’Eurozona. Vale la pena menzionarle. Sebbene sia Salvini che Di Maio continuano a lanciare messaggi vaghi e contradditori nei confronti dell’euro, nessuno dei due è a favore della moneta comune europea.
A Marzo, Salvini l’ha definita un errore e Beppe Grillo una settimana fa ha ribadito la necessità di un referendum sull’euro. Di Maio sostiene che questa opzione verrà presa solo in extremis, ma non si capisce bene cosa intende per extremis, un’altra crisi come quella del 2011? O le bacchettate di Bruxelles riguardo all’austerità fiscale? Oppure un impasse in parlamento tra i due partiti al governo?
In materia di politica fiscale, il Movimento 5 stelle e la Lega hanno promesso di sfidare le regole dell’Unione europea perché’ questa, secondo loro, ha danneggiato l’Italia. Per Salvini e Di Maio la politica vincente è quella dell’espansione fiscale, e cioè ulteriori spese e tagli fiscali. Senza queste politiche non ci sarà ripresa né tantomeno crescita. Una delle prime mosse che il nuovo governo dovrebbe fare è l’abolizione delle riforme pensionistiche del 2011, che hanno innalzato l’età pensionabile e così facendo hanno rassicurato gli investitori sulla disciplina fiscale italiana.
In linea con la promessa di politiche espansionistiche, il Movimento 5 stelle chiede l’introduzione del reddito di cittadinanza e la Lega una tassa sul reddito, la cosiddetta flat tax. Si tratta di proposte che farebbero gravitare il deficit se non vengono compensate da tagli di bilancio altrove. E qui ci imbattiamo in un altro problema, come conciliare le promesse dei due partiti con la politica fiscale ed austerità imposta da Bruxelles?
Altro punto spinoso le nazionalizzazioni delle banche in difficoltà che secondo Salvini e Di Maio è una strategia migliore della ricapitalizzazione secondo le regole di Bruxelles, a ciò va aggiunta l’opposizione dei due partiti agli accordi di libero scambio siglati dall’Unione. Al contrario, entrambi sono a favore di politiche protezioniste e di sostegno per gli agricoltori italiani.
Anche in tema di immigrazione e politica estera ci sono molti attriti, Salvini e Di Maio vorrebbero una revisione degli accordi stipulati con Bruxelles e non fanno mistero di guardare a Mosca con interesse. Entrambi sono a favore della rimozione delle sanzioni contro la Russia. Di temi dove scontrarsi con Bruxelles ce ne sono molti, forse troppi. Anche se il nuovo governo cercherà di smussare gli angoli, rimane il fatto che gli italiani hanno eletto questi due partiti su una piattaforma di cambiamento che coinvolge in prima persona i rapporti con l’Unione europea. I prossimi mesi promettono di essere molto interessanti.
Economia Occulta | 13 maggio 2018
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