giovedì 15 luglio 2010

la chimera della libertà....

non è da poco che se ne sente parlare: della libertà degli individui che sarebbe al di sopra di tutto e tutti. In realtà non è così dato che da sempre tutti si sono sempre sottoposti, volenti o nolenti, ad una qualche autorità. E' un epoca strana questa: pervasa di populismo ma anche di anarco-capitalismo, nulla a che vedere con le correnti anarchiche storiche, che auspica la distruzione dello Stato e l'affidamento completo al libero mercato (nemmeno le funzioni essenziali quali giustizia, difesa ecc.) unico feticcio capace, attraverso la concorrenza, di assicurare la libertà individuale: a fronte di un restringimento del mercato essi mettono in secondo piano tutto, ivi compresi le libertà civili e politiche. Insomma la negazione di quella che comunemente si chiama democrazia (foss'anche liberale di cui questa corrente è un ramo). Da noi quest'idea è stata applicata quasi alla lettera quando si è trattato di raggiungere due obiettivi: la salvaguardia dei propri interessi a scapito degli altri e il miraggio di una libertà senza limiti a fronte di un restringimento reale dei diritti individuali e collettivi (per non dire del tentativo perenne di annichilire un baluardo di garanzia come la Magistratura). E per farlo era necessario crearsi il prorpio spazio, come farlo? Solleticando l'egoismo individualistico (un fenomeno evidente di questa rottura è la crescente evasione) e rinchiudendolo all'interno di un nuovo ceto non preesistente: il ceto parassitario senza il quale l'intero castello di carte crollerebbe. La libertà in realtà diventa una chimera irragiungibile proprio nel momento in cui trova gli apostoli e gli ultrà: anzi mano a mano che il processo va avanti gli spazi di libertà si restringono perchè diventano privilegio ossia solo chi appartiene ad un ceto (politico, sindacale, corporazione o altro simile, o chi può permettersi di comprarne l'accesso) o casta (o lotta per entrarne, a qualunque costo) può accedervi entre per gli altri gli stessi ambiti non esistono; anzi si può dire che proporzionalmente ne hanno molta meno di prima che iniziasse il processo di "riforma". Sono sicuro che in molti storceranno il naso; sono anche sicuro che altri contesterebbero i concetti espressi: in realtà se solo si fermassero a osservare, e riflettere, sulla propria individuale condizione le conclusioni a cui giungerebbero sarebbero le stesse: sempre che non riescano a entrare in uno degli ambiti protetti di cui sopra (un esempio: chi ricorda che, in nome della crisi, si era parlato di eliminare province e prebende agli onorevoli? Qualcuno ha visto che l'abbiano fatto?).......

bye bye baby....

Alla fine sarà come previsto? Santoro non trasmetterà annozero? Sono significative sia la lettera del conduttore e la risposta del AD Rai: significative dell'Italia berlusconizzata. Berlusconizzazione che va al di là, forse, delle stesse intenzioni del Capo del Governo (anche il direttore del tg4 fedel lo chiama così) e che ha permeato di sè anche l'opposizione che è o gridata (IdV e cespugli) o clone della maggioranza, leggi PD, e a lei sodale. Più e più volte ci siamo chiesti: ma che razza di paese è questo? E più e più volte ci samo risposti: un paese che ha delegato tutto se stesso ad una casta predona che lo sta non solo impoverendo ma facendo letteralmente a pezzi. Casta pervasa, però, da una crisi continua (al suo interno ci sono lotte ferocissime delle quali noi comuni mortali ne vediamo solo gli esiti finali) dovuta alla mancanza di seguito convinto da parte delle masse: Weber c'aveva visto giusto nel disegnare una società dove i pochi, le élite, dirigevano i molti e dove necessariamente non si poteva nemmeno accettare che la massa governasse (perchè la massa è incapace di farlo ed è compito dei "migliori" e gestire la società nel perseguire l'interesse generale, lippmann) i destini dello Stato, o meglio si autogovernasse; non era ammissibile una cosa del genere dato che, per definizione, è una massa informe o meglio una somma di interessi individuali. In Italia poi un educazione alla democrazia non c'è mai stata perché anche quando la democrazia era vivente era limitata e quindi non era quello che i Padri fondatori della Repubblica, e le migliaia di partigiani (i veri eroi della libertà, altro che Mangano), avevano sperato di costruire per quelli che sarebbero venuti dopo. Oggi siamo all'atto finale: siamo postdemocratici. Che significa? Che abbiamo abbandonato il sentiero scritto nella Costituzione e abbiamo intrapreso un percorso a ritroso verso i tempi oscuri del fascismo? In parte solo che, pare, i poteri occulti hanno imparato la lezione: non sono scesi in campo direttamente ma hanno messo un simulacro manovrato da loro al potere e l'hanno immerso in una arena cirocandato da utili servitori che stanno al gioco guadagnandoci in privilegi e prebende. Chi si ribella le prende. Il pianeta corre (verso l'autodistruzione o meno è un altra storia) il nostro paese ristagna e va a grandi passi, di gambero, verso la preistoria della storia occidentale: è un laboratorio, che altrove ha fallito miseramente, con 56 mln di cavie che viene studiato per acquisire i dati e valutare se applicarlo, il modello ipotizzato, su scala più generale. Ricordate quello diceva Eduardo? "Adda passà à nuttat"... nel nostro caso sono riusciti a renderla eterna "à nuttat" .... svegliati Italia!

mercoledì 14 luglio 2010

e anche l'ONU....

Anche l'ONU ce lo dice: il DDL sulle intercettazioni è liberticida. Ma come fare a farlo capire alla maggioranza degli italiani senza fargli pensare che esiste un complotto "demoplutoecc...." prontamente denunciato dalla batteria mediatica di famiglia o controllata più o meno direttamente? E' dura lo so ma va fatto: visto che l'opposizione non esiste e visto che la manovra, l'ennesima anticrisi, toglie dalle tasche nostre attraverso gli enti locali un bel pò di euro e visto che l'evasione continua ad aumentare e visto che i ricchi e gli affaristi non ne sono toccati e, soprattutto, visto il sommerso sale al 17.5% al PIL con 3 mln lavoratori in nero, pur in attività legali, e visto che comunque trovano ben 800 mila euro per la scuola dei liberi popoli padani, mi chiedo: siamo sicuri che sugli occhi c'hanno messo solo bistecche? O forse non sarebbe più preciso dire che abbiamo addosso una maschera di ferro?

lunedì 12 luglio 2010

uomini che uccidono le donne...

Potrei dire: la società è in crisi; i valori morali sono andati a farsi benedire; i più deboli soffrono e quindi le donne sono vittime ecc. ecc. ma in realtà suonerei scontato come una campana rotta e annegherei nel mare delle ovvietà ipocrite che vengono dette in queste occasioni (ma negli ultimi tempi ci stiamo abituando e quindi non se ne parla più così spesso) da dotti medici e sapienti sempre pronti ad apparire in tv e alla radio per le comparsate di genere e far vedere ce un problema c'é, e andrebbe, dico andrebbe, risolto. Io non sono, o meglio non mi ritengo, un ipocrita né aspiro ad apparire in tv e alla radio perchè non ho "verità(nascoste o meno)" da rivelare; non appartengo a questa schiera. Sono un blogger da due soldi che dice la sua (finché gli sarà permesso) sulle cose che gli accadono intorno meravigliandosi ogni volta di come i suoi concittadini, che si considerano membri di una società evoluta occidentale (almeno i dotti, medici e sapienti di cui sopra ci dicono che è così), possano compiere atti così odiosi e vili quale, fra gli altri, uccidere un altro essere umano senza una ragione apparente se non quella di veder andar via la "proprietà" di genere femminile. E' vero ci può anche essere la colpa da dare al modello di donna che negli ultimi anni 30 anni la tv commerciale (.. e non solo mamma rai ....) ha dato di esse ossia tette culi gossip e tant'altro di carne eliminando la sostanza con trasmissioni che vanno dal reality a quella di intrattenimento; è vero che la società ufficiale non ha favorito la crescita di un accettazione della donna come un genere pari, anche se diverso per orizzonti e sensibilità, ai maschi (personalmente ritengo che le donne lo siano migliori in moltissimi campi ma è un'opinione puramente personale non corroborata da nessun studio scientifico né, tantomeno, dalle stesse donne delle quali molte fanno a cazzotti per fare le parlamentari, veline, mantenute dal vecchio satrapo di turno, ecc.) che hanno diritti, doveri e facoltà uguali soprattutto quello di scegliersi il destino che vogliono senza rotture di ...... da parte del compagno o marito o moglie, amante o compagna che dir si voglia. Perché accade? Semplice: in una società come quella italiana dove sono stati solleticati i peggiori istinti, quelli della pancia, dei cittadini ivi comprso qello di considerare il/la partner come "proprietà" marcando il territorio attorno a lei/lui e non accettando il semplice ed evidente fatto che due esseri senzienti possono, ad un certo punto della loro vita, dividere le proprie strade per una qualunque ragione. Si può anche capire che può accadere uno "spicinio" nell'arretrato SUD (sia del mondo che italiano) ma nel civilizzato, e occidentalizzato, Nord dove fanno lezioni di morale e di civiltà a tutti senza nememno riuscire a lavare i panni sporchi, di sangue, in proprio ma arrivano ad altezze impensabili di espressione del machismo di bassa .... lega.

domenica 11 luglio 2010

diritti assoluti o relativi sempre diritti sono...

Sarà la mia formazione o sarà quel che sarà ma, e so di sconvolgere qualcuno, non mi meraviglio che in questi anni si alzi qualcuno e dica che il diritto di stampa non è un diritto assoluto: volutamente brutalizzo sia chiaro perchè il discorso ai suoi agitprop è un pò più complesso e vagamente allusorio ad altro. Se si va sui siti di questo coacervo si parla di rivoluzione "liberale": ha ragione dato che nel liberalismo i diritti sociali e politici sono relativi (un vero governo liberale di fronte ad una dittatura si preoccupa di più di far rispettare i diritti base che quelli sociali e politici dei cittadini, oecunia non olet si può dire) perchè quelli che contano sono i tre diritti "definiti" naturali (ci sarebbe da disquisire per secoli se realmente sono naturali questi diritti o se, invece, sono costruzioni più o meno filosofiche per giustificare l'ascesa di una classe di borghesi): proprietà, libertà, uguaglianza, vita. Invece in una democrazia i principi sono diversi e presuppongono una società fondamentalmente egualitaria non solo ai blocchi di partenza (liberalismo) ma anche durante la "competizione (liberismo)" fra individui; i suoi principi base sono: il suffragio universale, laicità, uguaglianza, la separazione dei poteri (...), libertà. Ecco appunto la libertà (oggi parola vuota che ha perso il significato originario, non per niente il liberalismo non ha MAI ATTECCHITO NEI CUORI DEI COMUNI MORTALI CHE INVECE SPESSISSIMO NELLA STORIA OCCIDENTALE L'HANNO INGOIATO A FORZA, PROPRIO COME OGGI IN ITALIA): dentro questo concetto si trova la libera espressione del pensiero e quella di stampa; quindi ricapitolando: la democrazia, oltre ai diritti cosiddetti naturali, ha altri diritti ossia quelli sociali e politici che sono pari agli altri ed è questa la grande differenza fra i due regimi: uno crea una élite l'altro crea un'agorà di persone pari fra loro. Nonostante i molti tentativi, falliti, di creare una commistione fra i due nella realtà delle cose siamo passati dall'uno all'altro a seconda della convenienza del momento delle lobby, i partiti, e delle loro interazioni e oggi infatti siamo bellamente passati al liberal/liberismo senza nemmeno accorgercene (con la cosiddetta sinistra che se ne fece promotrice un pò ovunque quando il mondo diviso in blocchi finì) e senza nemmeno chiedere un parere ai veri totolari, ossia i cittadini. Detto ciò dovrebbe essere chiaro perchè l'amato capo, nella più pura tradizione liberale (ricordate che ci possono essere stati liberali non democratici anzi nettamente autoritari come le monarchie, oops, del tardo ottocento) non considera i diritti sociali e politici come primari rispetto a quelli "naturali" e quindi comprimibili a suo paicimento: e con la batteria, mediatica e politica, a sua disposizione c'é da scommettere che ci riesca anche a comprimerli. Quello che mi meraviglia sono gli altri, cittadini compresi, che passivamente accettano, da anni, uno qualunque che queste sparate le tollera e le accetta. E' questa la malattia della democrazia: la passività e l'accettazione del disegno liberale non temperata dai risvolti democratici; in una parla cara società civile dove sei? Ecco, se leggete gli ultimi tre post in successione, quello che volevo dire: ci sta bene una situazione del genere perché stimola la pigrizia insita nei cittadini ai quali conviene che altri pensino e si accollino i loro problemi anziché affrontarli e perché in questo modo diamo il via a processi che non possono non portare ad autoritarismi non solo di facciata: e queste nelle democrazie giovani, viziate fin dalla nascita da poteri forti e occulti, come la nostra non può che portare l'intera struttura sociale e politica su un binario morto che non ucciderà solo la democrazia ma anche la speranza di una vita serena e tranquilla cui tutti, dicono, aspirano....

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