venerdì 10 luglio 2015

Spionaggio informatico. La grossissima rogna della Hacking Team

visto su contropiano del 10/07/2015
MILANO. Sull’hackeraggio dei file della società milanese Hacking Team, è stato aperto un fascicolo di inchiesta da parte della procura di Milano. L’ipotesi di reato, al momento, è quella di accesso abusivo a sistema informatico. Ma la vicenda ha tutti i numeri per poter diventare una grossa, grossissima rogna da molti punti di vista.
L’attacco di hackeraggio contro l’azienda specializzata in spionaggio informatico, secondo una dichiarazione della Hacking Team, avrebbe permesso anche di sottrarre il codice dei trojan – cioè dei virus spia – che vengono commercializzati proprio dall’azienda milanese e, paradossalmente, ne hanno fatto la fortuna economica. Ma questa sottrazione di files infettanti e spioni apre la strada alla possibilità che adesso le tecnologie di spionaggio della Hacking Team vengano utilizzate da chiunque. L’azienda avrebbe invitato tutti i suoi clienti a sospendere l’utilizzo dei sistemi di sorveglianza basati sulla loro tecnologia.
Il quotidiano inglese The Guardian, riferisce di come le attività di spionaggio consentite dai servizi della Hacking Team, fossero finiti nel mirino di Reporter Senza Frontiere, che aveva accusato la HT di essere una delle società di mercenari digitali e di essere ritenuta una dei cinque nemici aziendali di internet, ovvero della rete come strumento di espressione libera. Le cinque compagnie segnalate nel rapporto di Rsf sono Gamma, Trovicor, Hacking Team appunto, Amesys, Blue Coat, ma la lista non è esaustiva.
Ma di cosa si tratta esattamente? La punta di diamante dei prodotti commercializzati da Hacking Team è un malware chiamato Da Vinci,  che secondo la pubblicità aziendale della HT permette di compromettere la sicurezza di qualsiasi dispositivo: Windows, Mac, iOS, Android, Linux, Blackberry o Symbian. Da Vinci garantisce l’accesso in remoto a email, chiamate VoIP, messaggi SMS, scambio di documenti, navigazione su Internet, posizione Gps e, sempre secondo quanto dichiarato dagli sviluppatori milanesi, sarebbe completamente invisibile anche ai programmi antivirus.
L’esperto di sicurezza informatica Roberto Forzieri, contattato da Il Fatto Quotidiano, sottolinea come “Il vero punto è che la vicenda evidenzia un vuoto legislativo. Non c’è niente che normi la commercializzazione di questa roba prodotta da Ht. Capisco che ha fatto comodo, ma questa è la compromissione più grossa della storia non solo per quantità di dati, ma per implicazioni. Finirà nei libri di storia”.
E’ ancora presto per capire se chi ha rubato i files ad una società di spioni abbia migliorato il mondo e la libertà della rete oppure se sia uno squalo peggiore di quello che è stato addentato. E in questo secondo caso viene voglia buttare nel fiume pc, telefonino e tablet. Meglio l’alfabeto muto.

p.s.
gli spioni ...... spiati e battuti sul loro stesso campo. Ecco come si realizza il detto "ciò che un uomo fa un altro distrugge". Ora il punto è: l'acking team è stato scoperto come lo sono anche altre società del "settore" ma i codici in mano a chi son finiti? E come saranno usati visto che possono entrare ovunque senza firewall, antivirus, ecc. possano farci nulla.....

Se è solo Berlino a dettare legge alla Grecia e all’Eurozona

questo è l'articolo che nel precedente post mi suggeriva jigen: a me pare che vedano la stessa cosa da diversi punti di vista... fate voi
da Limes online del 7/7/2015

L’Europa tedesca è altrettanto realistica dell’acqua secca o del legno ferroso. Lo conferma la tragedia greca, di cui stiamo sperimentando solo le prime battute.

Pur di preservare la sua stabilità la Germania ha esportato instabilità nel resto d’Europa, a cominciare dalla periferia mediterranea. Sotto il profilo economico e monetario, propugnando una ricetta unica – la propria – per contesti radicalmente diversi, sicché senza le pressioni americane e il pragmatismo di Mario Draghi l’Eurozona sarebbe già saltata da tempo sotto i colpi dell’austerità.

Sotto il profilo geopolitico, rifiutandosi di assumere ogni responsabilità nelle crisi del Mediterraneo e lasciando che lo scontro sull’Ucraina fosse appaltato ai baltici, per i quali la distruzione della Russia è obiettivo appetibile. E adesso lasciando andare Atene alla deriva.

Smottamento economico, sociale e geopolitico che infragilisce l’euro e completa la destabilizzazione delle nostre frontiere mediterranee dopo la disintegrazione della Jugoslavia (incentivata dalla coppia austro-tedesca) e della Libia (follia franco-britannica), per tacere del Levante in fiamme e del solipsismo turco.

Certo, il cuore tedesco del Vecchio Continente tiene. Ma al prezzo della liquidazione dell’idea stessa di Europa. Perché questo è il verdetto della crisi greca, qualunque sia il suo esito. Ci siamo scoperti tutti avvinghiati al presunto interesse particolare. Con la massima potenza economica continentale incapace di dirimere la più acuta crisi mai vissuta dalla scoppiatissima famiglia comunitaria. E nemmeno tanto desiderosa di farlo, nell’illusione che la Grexit sia faccenda greca, destinata a risolversi da sola incentivando l’autoesclusione di Atene dall’Eurozona. Dopo di che la vita continuerà come prima, meglio di prima. Ma poi, fino a quando Berlino potrà considerarsi immune dalle crisi che ha contribuito a suscitare, non fosse che per neghittosità?

Molti in Germania ambiscono a trasformarsi in Grande Svizzera, con i ponti levatoi alzati. Fisicamente e mentalmente. Si sentono protetti dalle alte mura della propria invidiabile fortezza, che esporta deflazione e importa liquidità grazie alla potenza commerciale, surrogando gli stagnanti mercati europei con la Cina. Già la Svizzera non è più un’isola felice, figuriamoci se può diventarlo la Germania.

La galoppante deriva europea nasce da un equivoco. Caduto il Muro, francesi, italiani ed altri soci comunitari si convinsero che l’ora dell’Europa americana (e sovietica) fosse finita: toccava finalmente all’Europa europea. Per questo convincemmo i più che riluttanti tedeschi a scambiare il marco con l’euro e a diluire la Bundesbank nella Banca centrale europea, in cambio della nostra altrettanto insincera benedizione all’unificazione delle due Germanie.

Nel giro di pochi anni, la forza economica della Germania e la somma delle debolezze altrui finirono per germanizzare l’euro. Ma l’egemonia tedesca si è fermata alla politica economica e monetaria. Anche qui mostrando la corda delle sue fissazioni ordoliberiste. Nella tempesta scatenata 7 anni fa dalle dissennatezze della finanza privata americana, Berlino ha reagito infliggendo ai partner lezioni di ortodossia rigoristica dal forte retrosapore ideologico. L’austerità come bene in sé, sempre e dovunque. Come scrive Hans Kundnani, direttore delle ricerche all’European Council on Foreign Relations, nel suo The Paradox of German Power di prossima pubblicazione presso Mondadori, l’instabilità diffusa dalla Germania in Europa è figlia di «una nuova forma di nazionalismo tedesco, basato sulle esportazioni, sull’idea di ‘pace’ e sul rinnovato sentimento della ‘missione’ germanica».

Testimoniato dalle acrobazie geopolitiche di Angela Merkel, che l’hanno vista talvolta allinearsi con Pechino, Mosca, Brasilia e Pretoria, oltre che dal montante antiamericanismo nella società tedesca. Con ciò mettendo in discussione la stessa appartenenza della Bundesrepublik a ciò che resta dell’Occidente.

Qui emergono anche le nostre responsabilità. Dalla paura della strapotenza tedesca che obnubilava François Mitterrand, Margaret Thatcher e Giulio Andreotti, siamo scivolati verso una sterile corrività verso il presunto egemone. Sterile perché abbiamo pensato che ai tedeschi bastasse qualche scappellamento retorico per considerare le “cicale” mediterranee degne di appartenere all’Euronucleo – la moneta delle “formiche” evocata da Wolfgang Schaeuble nel 1994, cui l’attuale superministro delle Finanze non ha mai cessato di pensare.

Insieme, restiamo sufficientemente corrivi da rinunciare a ridisegnare l’unione monetaria in nome di un’idea politica di Europa, così condannandoci alla marginalità nel farraginoso processo decisionale comunitario. Francia compresa, perché fin troppo consapevole della sua vulnerabilità sui mercati finanziari, nel momento in cui osasse smarcarsi dall’ombra lunga della Germania.

Sui funesti errori che hanno portato la Grecia nel burrone dal quale difficilmente potrà riemergere nei prossimi anni, inutile diffonderci. Troppi, troppo evidenti, troppo ripetuti. Purché questo non diventi un alibi per accomodarci alla deriva greca (e cipriota) verso lidi mediorientali o russo-ortodossi. L’impresa sarà improbabile, ma vale la pena tentarla.

Aiutare Atene a non affogare, dismettere i panni del moralismo e della facile censura, per sporcarsi le mani con quel solidale pragmatismo che può almeno alleviare la vita quotidiana di un popolo alla disperazione.

La risalita dell’Europa passa per la salvezza della Grecia. Con il contributo di tutti, italiani in testa, in quanto prima grande nazione europea esposta alla risacca ellenica.

Non per peloso “umanitarismo”, come stizzosamente suggerito da qualche politico nordico. Per puro senso di responsabilità nazionale ed europea.

mercoledì 8 luglio 2015

Deutsche Bank, l’esposizione in derivati vale 20 volte il Pil tedesco, diamo i numeri

questo post l'ho trovato sul formiche.net con tanto di riferimenti....... secondo me val la pena di essere letto.
Una montagna di 54,7 trilioni di euro in derivati. È l’elefante nella cristalleria di Deutsche Bank: una somma che equivale a 20 volte il Pil tedesco, che è di 2,74 trilioni e almeno a cinque volte il Pil dell’intera Eurozona, che è di 9,6 trilioni. Lo scrive il giornale Usa online zerohedge.com.

CAPOFILA NEI DERIVATI

Secondo l’autore del pezzo che usa come fonte lo European megabank’s annual report, la banca con la maggiore esposizione in derivati al mondo è Deutsche Bank a quota 54,7 trilioni di euro, che “ha fatto mangiare di nuovo la polvere alla più grande banca d’America, sia per asset che certamente per ego del suo ceo: JpMorgan”, a 50,9 trilioni di euro.
La bella notizia per correntisti e azionisti della tedesca è che questa esorbitante cifra, per effetto di una magia contabile “precipita a 504,6 miliardi di euro in asset e 483,4 in passività, le cifre comunque più grosse in un bilancio da 1,6 trilioni (sceso dai 2 trilioni di un anno fa: un 20% che, secondo Db, è stato generato dai tassi di interesse dei derivati e dai movimento delle cirve dei rendimenti in dollari, euro e sterline nel corso dell’anno, dal tasso di cambio e dalla revisione del trade per ridurre il mark-to-market). Al netto, dunque l’esposizione diventa di 21,2 miliardi… un giochetto contabile che funziona però solo nella teoria”.
A CHE SERVONO GLI AUMENTI DI CAPITALE?
Nella pratica la cosa che rileva è che ad aprile 2013 Deutsche Bank abbia diluito il capitale del 10%, per poi successivamente varare tre aumenti di capitale, uno da 3 miliardi, e altri due da 1,5 miliardi ciascuno: tutto un pacchetto di misure funzionali a rafforzare la struttura di capitale della banca. “Con il risultato che la situazione –spiega l’autore del pezzo – è che la banca è nella stessa situazione di un anno fa”. A copertura di questi 55 trilioni ci sono 522 miliardi in depositi, una cifra di cento volte inferiore.
“La conclusione di questa storia è sempre la stessa: questa esposizione epica in derivati è la principale ragione per cui la Germania, scalciando e urlando teatralmente negli scorsi cinque anni, ha fatto ogni cosa in suo potere per assicurarsi che non ci fosse un collasso a effetto domino nelle banche europee che avrebbe certamente fatto precipitare la catena di collaterali in pancia a Db e la loro conversione da lordo a netto e che causa a Anshu Jain, e certamente a ogni altro ceo di banca, risvegli bruschi in un bagno di sudore ogni notte”.
da formiche.net
p.s.
ieri parlavo di scenari; stasera vi propongo uno scenario "interno" al reich tedesco. Il quadro che ne esce spiega molte cose, altre ne lascia intravedere, altre ancora le lascia solo intendere infine alcune sono solo ipotesi e queste ultime non si possono, ancora, prendere in considerazione.
Ora fate uno sforzo, nonostante il caldo afoso, di immaginazione: se tutti i tasselli (quelli di ieri e questo di oggi) andassero al loro posto ritenete che la Germania abbia o no tutto l'interesse a tenere su l'intero edificio che finora ha fatto la sua fortuna, a scapito altrui (le legge non scritta è "frega il tuo vicino"), visto che le permette di fungere da guida alla UE a trazione tedesca senza patirne le conseguenze?
Ha ragione o no Tsipras che oggi, al parlamento europeo, ha fatto riferimento all'Antigone (citato sul Fatto Quotidiano) “molti hanno parlato di tragedia greca. Io rispetto le norme che disciplinano l’Eurozona. Ma Sofocle ci ha insegnato che esiste un momento in cui il diritto degli uomini vale sopra la legge. Questo è uno di quei momenti” visto quanto sopra così ben descritto da formiche.net e visto, anche, quanto da me raccontato nel post di ieri?

martedì 7 luglio 2015

democrazia e disinformocrazia

Un commento di oggi di un illuminato (...) direttore di un tg di una radio: si hanno fatto il referendum ma poi? Hanno chiesto un prestito..... letto in modo formale la notizia (data anche con un pizzico di soddisfazione da parte dello stesso, fiero sostenitore del, nell'ordine, libero mercato-europacosìcom'è-stati uniti-faro dell'occidente- ecc. per dimostrare che si alla fine si son piegati e la democrazia è quel che è di fronte al potere dei soldi per chiosare in chiusura del suo, sempre illuminato commento, che la Grecia rischia di diventare una TESTA DI PONTE RUSSA NEL CUORE DELL'EUROPA... ho capito che il problema non era, solo, il grexit o il default greco.. ma un altra ossia che la grecia si spostasse a est... verso la russia: IN ARITMETICA DUE+DUE FA QUATTRO, vero?) è ineccepibilmente vera: Tsipras è andato a Bruxelles ed ha chiesto un prestito-ponte per far fronte ai debiti. Ma, invece, se proviamo a dare una lettura meno formale allora la cosa cambia: Tsipras è andato a Bruxelles con un mandato popolare referendario che gli impone di non accettare diktat e ulteriori "sacrifici e tagli" per il popolo greco; ne converrete che la cosa cambia, e non di poco. Si perchè quello di domenica non è stato un referendum 'pro o contro' ma 'per' ossia se il 61.1% dei greci si è espresso per un no chiaro a altri tagli ritagli e frattaglie Tsipras nel momento stesso in cui si siede nel cuore dell'eurocrazia a trazione tedesca (la Francia è solo supporto logistico) marca una differenza rispetto agli altri: non solo è democraticamente eletto mentre gli eurocrati, politici e non, sono "nominati" ma dietro di se ha 6 greci su dieci che gli hanno detto chiaramente che non ne deve accattere altri.. questa si chiama democrazia e non è un caso che proprio la Grecia ne sia la culla storico-culturale perchè l'hanno inventata loro; gli altri l'hanno solo copiata e, nel caso odierno, stravolta per piegarla ai desiderata del mercato: come non ricordare quanto affermato dal Capo di Goldman-Sachs che esortava gli Stati europei a "riformare" le costituzioni antifasciste e adeguarle ai mercati e alle loro esigenze? Per Francia, Germania, ecc. non è stato un problema, anzi... per la Grecia si perchè il vero problema non sono i 60 mld effettivi di euro realmente affati arrivare per pagare stipendi, pensioni, ecc. ma (una parte in realtà perchè oltre il 40%, un terzo dell'attuale PIL greco, dei prima citati 60 mld sono spesi per acquistare armi da... tedeschi, francesi, italiani ecc. la Grecia è in Guerra che noi si sappia? A che pro allora?) ma gli altri 300 di interessi passivi che si sono accumulati: il pizzo che le banche, anglo-franco-tedesche e in parte italiane, hanno calcolato oltre 8 anni fa per rientrare degli investimenti, si fa per dire, fatti.... questo si chiama strozzinaggio. E tutto perchè Goldman-Sachs cominciò, ben sapendo qual'era la reale situazione dello Stato greco (che aveva lei stessa certificato come "sostenibile") cominciò a vendere "Credit Default Swap (l'assicurazione sul debito)" sul mercato futures dando il segnale agli squali che la rpeda era ben cotta e andava sbranata perchè senza difese ormai: avendo rinunciato alla propria sovranità monetaria e politica quel paese non aveva difese e i politici, essendo parte del sistema (molti erano anche sulle liste Falciani di evasori), avrebbero "condiviso" la scelta perchè a apgare non sarebebro stati loro ma i greci, ossia i cittadini di tasca loro... se questa si chiama democrazia ditemelo voi: secondo me questo si "chiama" adeguare la Costituzione, materiale e non, ai desiderata dei mercati, null'altro.
C'è anche un altro che non va sottovalutato: la crescente tensione fra usa e russia che vede l'europa come teatro di guerra, per ora solo economica. La Russia non si è piegata, anzi: ha sottoscritto un protocollo militare con la Cina; ha un terzo delle risorse mondiali gas e petrolio compresi; si è riarmata sull'onda del riarmo dell'occidente; torna a essere un faro per tutti gli slavi che si trovano oltre confine e che stanno assaggiando la "bellezza della democrazia" stile turbocapitalismo; infine con i Brics sono una valida alterntiva al FMI, alla World Bank, ecc. attenzione: non ho detto sono migliori ma sono un alternativa ossia un diverso modello di realazioni politico-economico a cui quelli che hanno assaggiato il turbocapitalismo ora guardano come modello diverso di sviluppo, migliore o meno è un altro paio di maniche... è chiaro che la grande finanza non può accettare altro che il pensiero unico, alla faccia della democrazia e della sovranità, per cui ha così duramente lavorato e quindi anche chiaro che l'aumento della pressione sugli stati, tutti indebitati con essa, presuppone che i secondi facciano "qualcosa": e qualcosa stanno facendo.... revanscismo macedone; rivoluzioni di carta in ucraina (con tanto di cecchini che sparano sia sulla folla che sulla polizia ucraina); grande Albania; Isis (prima finanziato dalla Cia e ora mostro orrendo) ..... ma qui c'è un ma: perchè Obama, che si è spinto a chiedere l'intervento armato, non arma più i ribelli curdi che strenuamente combattono contro gli islamici? Per pressioni turche (beccati loro ad armare gli islamisti.... un bello scoop del giornalismo)? Certo, ma non basta... credo che il vero motivo sia che gli tornano comodo, finchè restano nella mezzaluna islamica e si limitano a qualche attentato in occidente giusto per spaventare i cittadini dei "paesi democratici" e distrarli da quanto gli stanno togliendo dalle loro tasche e da sotto i loro piedi... ma soprattutto, questo vale per gli europei, per fagli dimenticare, se non a cose fatte, che sarà l'Europa il terreno di scontro, stavolta militare, fra Russia (e Cina) e gli USA: non un caso che a fronte (nonostante l'ammissione del presidente ucraino che da qualche mese NON ci sono più truppe russe sul territorio sovrano ucraino) del dispiegamento della Nato a oriente a ridosso del cofine ucraino non solo di militari ma pure di armi atomiche e medio e corto raggio i russi si sono parati le spalle dispiegando 60 lanciatori di ultima generazione (ogni lanciatore ha 4 testate) proprio sullo stesso cofine; per tacere delle manovre militari congiunte euroamericane cui rispondono i russi con il dispiegamento della propria marina da guerra nella stessa area....... un quadro a tinte foschissime nel quale la Grecia, si proprio la Grecia, assme un ruolo primario: se dovesse entrare nei Brics ne diventerebbe la "testa di ponte" politica ed economica; in poche parole gli euro-americani se li ritroverebbero sotto il proprio sedere: una cosa che li rende molto nervosi, al limite dell'isterismo; quello che non erano riusciti a fare i sovietici ora i russi ci potrebbero arrivare grazie all'ideologismo eurocratico e alla propria ingessata costruzione fatta di carta.
Credo che, oltre le questioni - pur importanti - economiche in ballo nel negoziato, dal punto di vista americano (cui non importa nulla del debito greco e dei problemi delle banche europee), sia proprio questo: solo questo può spiegare le forti pressioni di Obama sull'eurocrazia..... sono pronti a una guerra nel centro dell'europa ma non lo sono a una guerra, strategica e del tutto fredda, nei balcani ossia il ventre molle europeo. Sarebeb troppo anche  per loro: se davvero fosse così due sono le cose o gli europei mollano con i greci trovando un accordo onorevole o, può darsi, che ci dovremmo ritrovare di nuovo con i carri armati in ... piazza Sintagma?
Due cosa sono certe:
  1. storicamente gli ussa hanno sempre avuto un economia che ha dato il meglio di se in tempo di guerra, quasi tutte perse, che in tempo di pace;
  2. l'europa del potere ha fatto i propri conti e stima che si possa, con un gioco un pò rischioso, tenere a bada i russi con guerre locali facendoli svenare in esse;
In entrambe le cose per i soggetti di cui sopra non sono ammissibili defezioni del proprio campo a vantaggio dell'altro.. e qui entra la Grecia che non solo dev'essere esempio di obbedienza al diktat finanziario ma lo dev'essere anche dal punto di vista strategico ed evitare, temo a tutti i costi, di passare al campo avverso per fare da testa di ponte all'odiato orso russo..... non li invidio, sinceramente non li invidio proprio: il vaso di coccio fra i vasi di ferro e il refrendum ha, da questa prospettiva, un significato ben chiaro: se "affami la bestia (Reagan) la bestia" essa potrebbe anche non azzannare la prima cosa che gli passa davanti ma anche la mano che ne tiene il guinzaglio....

lunedì 6 luglio 2015

Grecia/Italia: due facce una razza?


(la foto? Presa da Facebook.. qui)
a chiosa del post di ieri.... e a futura memoria, nostra.
Fino al giorno prima appoggiavano pedestremente la Germania, ora chiediamo il tavolo.. la smettiamo o no di fare gli italiani e prendiamo esempio proprio dai nostri vicini? Cavalchiamo sempre il cavallo sbagliato e quando lo cambiamo non ci prendiamo nemmeno nello scegliere quello nuovo...

domenica 5 luglio 2015

Grecia: Mission Accomplished, sotto a chi tocca..

eh già... spero di non portare sfiga ma pare proprio che il referendum greco abbia scelto la linea di Tsipras anzichè quella dei ceti affluenti pro-euro e dei padroni del vapore di Brusselles.... i voti reali, non quelli fasulli dei sondaggi pilotati dai media che mai come ora hanno dimostrato a quali ordini obbediscono, parlano chiaro: il popolo greco al 60% ha detto: NO!

Non credo che nelle capitali che contano l'abbiano presa bene, anzi: il rumoroso silenzio, la scelta del NON fare del'Eurogruppo questo significa, la dice molto lunga....... l'hanno presa male perchè ora si aprono scenari per loro inconoscibili. E' tutta la sera che qui in Italia i canali nazionali se la cantano: il no è una iattura ecc. addirittura intervistando un giornalista tedesco, mi pare su SKY, viene fuori che gli "accordi" presi erano: acquisti a mani basse delle aziende di stato privatizzate; un turismo padronale e.... un nuovo governo greco? Si, un nuovo governo greco! Ecco qual'era il problema: Syriza e il suo leader Tsipras, che non mi entusiasma assolutamente ma che metterei la firma per averlo qui al posto dei nostri politici, grillini compresi.
La maschera dell'ipocrisia eurocratica è caduta: sta mostrando il suo vero volto, arrogante ma impotente ed ora il pallino passa a Brusselles: o vedono il gico o passano ma se passano lasciano spazio di libertà ad altri... già perchè Spagna, Portogallo, Irlanda e, si spera, Italia hanno spazio di manovra per far pressione sull'eurocrazia finanziaria e politica che si è impossessata del sogno della Europa Unita dei padri della prima ora e l'ha stravolta a proprio uso e consumo. La Grecia prima dello sboom, e prima del pensionamento forzoso dei politici corrotti, aveva un debito pubblico totale pari a 3 mld di euro e in soli tre anni si è arrivati a 138 mld: la maggior parte erano interessi su interessi per far rientrare le banche franco-tedesche delle speculazioni fatte sui titoli greci e non solo....... PENSATE CHE la Grecia spende il 3% del PIL in armamenti: indovinate da chi comrpa armi? Germania, Francia, ecc. e chi li cacciava sti soldi se non lia vevano per ripianare il cosiddetto debito e chi decideva? Sempre i soliti: ad Atene i politici corrotti e a Brusselles gli eurocrati che a ogni contratto pregustavano quanti interessi rientassero nelle casse delle banche prestatrici: un cappio al collo; ora cambia tutto? No, naturalmente; anzi sarà peggio perchè da che la Grecia doveva diventare l'esempio per gli altri popoli che voevano rialzare la testa ora si ritrovano non solo una Grecia unita e solidale nella sua stragrande maggioranza ma anche l'orizzonte, per loro pessimo, che anche in altri paesi, i famosi PIIGS, i popoli possono scegliere e decidere del loro destino. Ora rimane l problema delle ritorsioni: non penserete mica che è finita qui? La bestia a tre teste è solo ferita, e quindi è maggiormente pericolosa e può dare colpi di testa inatessi... c'è ancora molto lavoro da fare e lunga la strada ma, e ne sono convinto, ora lporta è aperta: sta a noi oltrepassarla...per il momento mi godo il popolo greco in festa
SOTTO A CHI TOCCA!
QUI ATENE MISSION ACCOMPLISHED

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore