venerdì 1 agosto 2014

un 'inquietante who si who....

L'inquietante intreccio dei nomi che appoggiano Renzi: "Poteri forti che vogliono eliminare la sinistra"

Una magistrale inchiesta di Franco Fracassi svela l'intreccio dei nomi che svernano all'ombra di Renzi. E c'è poco da stare allegri perchè, tra questi, ve ne sono di terribilmente inquietanti.

Quando negli anni Ottanta Michael Ledeen varcava l'ingresso del dipartimento di Stato, al numero 2401 di E Street, chiunque avesse dimestichezza con il potere di Washington sapeva che si trattava di una finta. Quello, per lo storico di Los Angeles, rappresentava solo un impiego di facciata, per nascondere il suo reale lavoro: consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca. Ledeen è stato la mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, è stato la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, è stato una delle menti della guerra al terrore promossa dall'Amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all'Iraq e della potenziale guerra all'Iran, è stato uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Oggi Michael Ledeen è una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico Matteo Renzi. Forse è stato anche per garantirsi la futura collaborazione di Ledeen che l'allora presidente della Provincia di Firenze si è recato nel 2007 al dipartimento di Stato Usa per un inspiegabile tour. Non è un caso che il segretario di Stato Usa John Kerry abbia più volte espresso giudizi favorevoli nei confronti di Renzi. Ma sono principalmente i neocon ad appoggiare Renzi dagli Stati Uniti. Secondo il "New York Post", ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita. In questa direzione vanno anche il guru economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e il suo principale consulente politico, Marco Carrai, entrambi molti vicini a Israele. Carrai ha addirittura propri interessi in Israele, dove si occupa di venture capital e nuove tecnologie. Infine, anche il suppoter renziano Marco Bernabè ha forti legami con Tel Aviv, attraverso il fondo speculativo Wadi Ventures e, il cui padre, Franco, fino a pochi anni fa è stato arcigno custode delle dorsali telefoniche mediterranee che collegano l'Italia a Israele. Forse aveva ragione l'ultimo cassiere dei Ds, Ugo Sposetti, quando disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c'è Israele e la destra americana». O perfino Massimo D'Alema, che definì Renzi il terminale di «quei poteri forti che vogliono liquidare la sinistra». Dietro Renzi ci sono anche i poteri forti economici, a partire dalla Morgan Stanley, una delle banche d'affari responsabile della crisi mondiale. Davide Serra entrò in Morgan Stanley nel 2001, e fece subito carriera, scalando posizioni su posizioni, in un quinquennio che lo condusse a diventare direttore generale e capo degli analisti bancari.La carriera del giovane broker italiano venne punteggiata di premi e riconoscimenti per le sue abilità di valutazione dei mercati. In quegli anni trascorsi dentro il gruppo statunitense, Serra iniziò a frequentare anche i grandi nomi del mondo bancario italiano, da Matteo Arpe (che ancora era in Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando per l'allora gran capo di Intesa-San Paolo Corrado Passera. Nel 2006 Serra decise tuttavia che era il momento di spiccare il volo. E con il francese Eric Halet lanciò Algebris Investments.Già nel primo anno Algebris passò da circa settecento milioni a quasi due miliardi di dollari gestiti.L'anno successivo Serra, con il suo hedge fund, lanciò l'attacco al colosso bancario olandese Abn Amro, compiendo la più importante scalata bancaria d'ogni tempo. Poi fu il turno del banchiere francese Antoine Bernheim a essere fatto fuori da Serra dalla presidenza di Generali, permettendo al rampante finanziere di mettere un piede in Mediobanca. Definito dall'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani «il bandito delle Cayman», Serra oggi ha quarantatré anni, vive nel più lussuoso quartiere di Londra (Mayfair), fa miliardi a palate scommettendo sui ribassi in Borsa (ovvero sulla crisi) ed è il principale consulente finanziario di Renzi, nonché suo grande raccoglietore di denaro, attraverso cene organizzate da Algebris e dalla sua fondazione Metropolis. E così, nell'ultimo anno il gotha dell'industria e della finanza italiane si sono schierati uno a uno dalla parte di Renzi. A cominciare da Fedele Confalonieri che, riferendosi al sindaco di Firenze, disse: «Non saranno i Fini, i Casini e gli altri leader già presenti sulla scena politica a succedere a Berlusconi, sarà un giovane». Poi venne Carlo De Benedetti, con il suo potentissimo gruppo editoriale Espresso-Repubblica («I partiti hanno perduto il contatto con la gente, lui invece quel contatto ce l'ha»). E ancora, Diego Della Valle, il numero uno di Vodafone Vittorio Colao, il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio e l'amministratore delegato Andrea Guerra, il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef, l'ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori, il patron di Eataly Oscar Farinetti, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Romiti, Martina Mondadori, Barbara Berlusconi, i banchieri Fabrizio Palenzona e Claudio Costamagna, il numero uno di Assolombarda Gianfelice Rocca, il patron di Lega Coop Giuliano Poletti, Patrizio Bertelli di Prada, Fabrizio Palenzona di Unicredit, Il Monte dei Paschi di Siena, attraverso il controllo della Fondazione Montepaschi gestita dal renziano sindaco di Siena Bruno Valentini, e, soprattutto, l'amministratore delegato di Mediobanca Albert Nagel, erede di Cuccia nell'istituto di credito. Proprio sul giornale controllato da Mediobanca, "Il Corriere della Sera", da sempre schierato dalla parte dei poteri forti, è arrivato lo scoop su Monti e Napolitano, sui governi tecnici. Il Corriere ha ripreso alcuni passaggi dell'ultimo libro di Alan Friedman, altro uomo Rcs. Lo scoop ha colpito a fondo il governo Letta e aperto la strada di Palazzo Chigi a Renzi. Il defunto segretario del Psi Bettino Craxi diceva: «Guarda come si muove il Corriere e capirai dove si va a parare nella politica». Gad Lerner ha, più recentemente, detto: «Non troverete alla Leopolda i portavoce del movimento degli sfrattati, né le mille voci del Quinto Stato dei precari all'italiana. Lui (Renzi) vuole impersonare una storia di successo. Gli sfigati non fanno audience».

p.s.
non so se è vero e nemmeno so se è proprio così: siamo nel campo dei complotti. Ma se lo fosse, anche se in piccola percentuale , ciò significa che:
  1. siamo una, sia pur marginale, colonia;
  2. siamo cavie da laboraratorio .... di un particolare laboratorio dove l'ingegneria sociale e le sue interazioni sono sia l'oggetto della ricerca che che il fine e se le ipotesi di base sono confermate allora l'applicazione avviene su scala globale;
  3. nella completa mancanza di trasparenza uno stato, il nostro, è violato nella sua sovranità affinchè altri possano farne quel che vogliono e come vogliono.. il tutto con la complicità  del ceto dirigente e socio-economico che ha trovato nel sistema che si sta vieppiù costruendo una ragione di affermazione sociale ed economica.
come sempre buon week end

giovedì 31 luglio 2014

Default..... uno spettro o una realtà?

E già ci risiamo... anche qui la recessione eil successivo rischio di default si riappprossima checchè ne dica l'inquilino di palazzo chigi; le avvisaglie ci sono tutte: soldi spesi senza nemmeno essere in cassa ma solo preventivati; debiti che aumentano; spending review buttata nella spazzatura, e il Commissario ad hoc licenziato quasi in tronco.... non che mi piacesse sia chiaro perchè secondo me non si deve tagliare il pubblico ma chi lo gestisce, male, ossia la stessa politica;l'europa che comincia a mostrare segni d'insofferenza nei confronti di questo paese che vi si nasconde dietro per fare i propri comodi; il rapporto deficit/pil che peggiora... e si potrebbe continuare. Eppure gli esempi di di malapolitica e di cattiva gestione della crisi non mancano: proprio a partire dall'argentina che è "tecnicamente" in default. Tecnicamente perchè in realtà il paese è si in crisi ma non è fallito: deve pagare i propri debiti ai rapaci hedge fund americani che l'hanno trascinato davanti a un giudice per averne ragione: ecco come son ridotti gli Stati... a essere parte in causa in una.. causa legale. Sono le regole baby: quelle regole che hanno felicemente sottoscritto all'atto della nascita del WTO anni fa con il retropensiero che l'osso ha moltissima polpa, ossia i cittadini, intorno... ma la polpa è finita, sia qui che in argentina eppure il coraggio di cambiare strada stenta a prevalere, perchè? La risposta è tanto semplice quanto ovvia, quasi stupida quanto è evidente: il liberismo e la ricerca del facile arricchimento la maggior parte l'ha solo subita e del banchetto ha avuto solo le briciole... mentre una piccola, ma potente èlite, vi si è arricchita. Il problema è che questa èlite ha preso nelle sue mai il potere politico ma è schiava del potere economico e finanziario che la finanzia e la tiene prigioniera delle sue stesse ombre: solo quando la massa informe prenderà coscienza del proprio se allora la spinta sarà così forte da far saltare il tappo e non è un caso che la reazione al solo profilarsi all'orizzonte di spinte di questo genere allra subito si alzano mura e si costruiscono specchietti per le addolodole con cui imbrigliarle, alcuni esempi? facciamo dei paralleli: in argentina la spinta popolare mando via la banda di ladri che li aveva fatti fallire 12 anni fa, non senza vittime per le strade, per sostituirla con un altra banda più accorta nel usare le finanze pubbliche per propri interessi, salvo sempre far pagare il conto agli argentini: è un gioco che dura poco perchè se prendi soldi dai mercati dando in garanzia i soldi dei cittadini prima o poi devi resituirli e non puoi fare sempre il furbo dilazionando le scadenze. In italia il problema non è, solo, l'enorme debito pubblico ma il suo pagamento e i relativi interessi: essendo corta la coperta i soldi son quelli che riesci a strappare ai cittadini o meglio a quella parte dei cittadini che non può sfuggire... ma son sempre quelli e quindi che fai? Hai aderito al Trattato del WTO; hai aderito alla UE e all'euro (addirittura hai messo in costituzione il rientro forzato dallo stesso debito); hai, come classe politic,perseguito e favorito l'arricchimento personale ascapito del pagamento delle tasse allo Stato favorendo l'evasione e l'elusione; non hai combattuto la le mafie (da sole potrebbero comprarsi l'intero stato e chissà che non l'hanno fatto già per interposta persona); come ceto dirigente sei intimamente corrotto e non hai il senso dello Stato e della misura.... come puoi uscirne se non appiattendoti sui dettami ufficialmente riconosciuti come sacro graal nella speranza di cavartela senza farti troppo del male? Semplice quanto ovvio: aumenti le tasse e NON paghi i debiti, sia sovrani che privati: ed ecco la spirale recessiva innescata...... più tasse più tagli e sempre  meno investimenti e sviluppo che provocano come conseguenza  tasse sempre più alte, maggiori tagli e minori investimenti in una vite infinita che non si può più spezzare finchè uno dei meccanismi che l'hanno innescata non s'inceppa e lascia respirare.... è un atto dolorosissimo ma necessario, anzi imprescindibile ormai senza il quale non c'è scampo alla povertà diffusa.
Accadrà? Quein sabe.... una cosa è certà, però: senza questa strettoia, quest'imbuto siamo destinati a un agonia perenne e altrettanto dolorosa dove i molti si sveneranno affinchè in pochi possano vivere agiatamente: siamo così autolesionisti?

mercoledì 30 luglio 2014

#kahkahah

Le donne ridono in turchia...... non è più la turchia voluta da Ataturk, questa; è un altro paese non più laico ma moderatamente islamico dove un pò alla volta la sharia prende piede a dispetto dei dettami costituzionali prettamente laici. Con le dovute cautele la stessa cosa la stiamo sperimentando qui in italia: un paese lontano, passivo, dai dettami della costituzione dove razzismo, maschilismo, arroganza e ingnoranza la fanno da padrona e dove un ceto dirigente cerca di ritagliarsi la propria posizione di potere proprio sfruttando i limiti della società di cui è immagine.. al punto che oggi ammazza la carta fondamentale per crearne un altra autoreferenziale e scevra da quei limiti che una normale carta impone a tutti, politici compresi. Lì in turchia non sno ancora a queti punti ma ci stanno lavorando sodo per raggiungerci e magari superarci anche... diciamo anche che la turchia all'occidente torna comodo per tanti motivi non ultimo quello di essere boerderline fra occidente e oriente e quindi, facendo da ponte, di poter essere la guida alternativa al radicalismo crescente nello scacchiere e essere specchio per quelle allodole che guardano ancora a quel mondo come a delle colonie senza volersi sbilanciare troppo con israele ed egitto. Non sono preoccupati gli europei; non lo sono glia mericani.. lo sono i turchi laici; lo sono eccome e non lo nascondono neppure: non dimentichiamoci le proteste di piazza, con tanto di morti, per riaffermare un proprio diritto; ma la turchia è governata da un partito islamico e si vede: da ultimo proprio l'uscita di un esponente del governo a proposito delle donne e della loro sfrontatezza, tutta presunta, ha provocato un ondata di ilarita polemica che ha scalato velocemente le classifiche dei social network con l'hashtag di cui al titolo.. la turchia dimostra di essere viva e non piegata... e noi abbiamo la stessa capacità di riprenderci? O dobbiamo reimparare  a ridere della stupidità del potere  edella sua ottusità?
Vi propongo a proposito della turchia questo articolo dal Fatto Quotidiano del a firma di eretika del 30/7/2014 che dovrebbe essere chiarificatore di quale dovrebbe essere l'esprit da prendere ad esempio anche qui in questo sfigato paese chiamato italia.. buona lettura
Quando penso alla Turchia mi viene in mente la repressione di Piazza Taksim o quella a Gezi Park. Mi vengono in mente gli idranti conditi di sostanze tossiche e urticanti. Mi viene in mente la gente morta in nome del diritto al dissenso che, da quelle parti, come anche nelle nostre presunte democrazie occidentali, non mi pare sia molto garantito. Mi viene in mente l’impronta di finta modernità che quella nazione si è data, sposando prassi e obiettivi neoliberisti, applicandosi nella devastante azione revisionista e nella sottrazione di memoria e spazi alle persone che del coniugio tra dittatura e capitalismo subiscono gli effetti.
In una nazione in cui, nel bel mezzo delle rivolte per Gezi Park, venivano arrestati gli avvocati che difendevano i diritti di tanti manifestanti o perfino i medici che ne curavano le ferite, non può sorprendere l’atteggiamento sessista che viene rivolto anche alle donne. Il punto è che le donne in Turchia parlano, si esprimono contro i leader, contro i potenti, contro un regime di stampo patriarcale che vorrebbe oggi perfino moralizzare relazioni e risate.
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Il vice primo ministro turco, Bülent Arınç, dice che nel suo paese avverte una “regressione morale” e già che c’è afferma che “le donne non dovrebbero ridere in pubblico in Turchia”. Nella sua prova di demonizzazione ci mette dentro pure il telefono cellulare (maledetto Twitter!), la promiscuità, che uomini e donne dovrebbero essere più casti, il sesso che trasformerebbe gli adolescenti in “drogati”, le donne che al telefono parlerebbero di argomenti “inutili”.
Per dimostrare l’inutilità del mezzo telefonico le donne hanno preso a twittare selfie di risate “pubbliche”, con allegata rivendicazione di libertà di ridere a bocca larga, con i denti dritti, storti, e perfino mancanti. Ma sulla risata pubblica e privata delle donne, questo sberleffo che sembra ledere l’autorevolezza di questi patriarchi tronfi e noiosi che esigono serietà, c’è tanto da dire.
Una delle cose che mal sopporta un contesto patriarcale e autoritario è la risata. Lo è la satira, l’ironia, la presa in giro e lo dimostra, per esempio, un’azione simbolica che tempo fa mettevano in scena alcune attiviste quando in piazza, vestite da clown, si ponevano davanti a uomini in divisa in procinto di repressione, puntavano un dito e, semplicemente, ridevano. Quella risata in qualche caso fu considerato reato perché l’autorità, strettamente intesa, non si può deridere, può perfino essere scambiato per vilipendio, con tutto quel che ne consegue. Ancora più grave diventa, nella percezione dei poteri, se è una donna o un gruppo di donne a fare questo. Perciò quella risata, quell’atto di resistenza grandioso, pacifico e creativo, diventava la massima offesa che mai si potesse rivolgere a un guardiano del regime.
Lo stesso avviene quando in una relazione privata quella risata segna un confine preciso tra l’autoritarismo imposto da un uomo e la dissacrazione a cura della donna. Ci sono stati casi in cui qualcuno ha giustificato perfino un delitto adducendo una motivazione che spiega molte cose: lei rideva di me. E si sa che una donna, se incontra persone che hanno poco senso dell’umorismo, grande propensione al dominio e grande considerazione di se stessi, non può ridere in pubblico e non può farlo neppure in privato.
La risata delle donne, anche nelle fiabe, viene descritta come demoniaca, streghesca, è una risata sadica, di chi ferisce e fa del male, contribuendo così ad un ritratto misogino che ci sottrae il diritto di ridere del mondo. La nostra risata viene accostata – in senso proiettivo – a giudizi, sugli uomini, che per lo più sono gli stessi che altri uomini dedicano ai loro simili in una competizione costante a chi ce l’ha più lungo, grosso, obliquo, cuneiforme, non so. Quando le donne ridono non può accadere altro che ridano di me, sembrerebbe dire una visione omo-centrica che non ci vede se non in relazione al proprio perimetro inguinale. Le donne non possono ridere per se stesse. Tutto quel che sanno fare, secondo un immaginario parecchio contorto, è ridere dell’uomo per umiliarlo, mortificarlo e produrre vittime in quantità che poi, ovviamente, sono costrette, loro malgrado, a reagire. Perciò, se io non fossi la femminista che sono, potrei leggere questo monito del vice primo ministro turco perfino come un’azione preventiva. Non bisogna pensare che il potere tema la risata delle donne. In realtà egli vuole impedire delle stragi. Ci vuole aiutare. No?
Allora io ringrazio quest’uomo e chiunque voglia spegnere le risate delle donne. Grazie assai, ma veramente.
Ps: una risata vi seppellirà!

martedì 29 luglio 2014

Unità addio?

E' l'ultimo sepolcro di quel che fu il PCI, il giornale fondato da Antonio Gramsci dal primo agosto, a  meno di miracoli dell'ultima ora, smetterà di uscire...... alla fine ce l'hanno fatta: per quanto possa essere cambiato e fatto cambiare questo ultimo cordone con il passato sta per morire e nessuno ne sembra dispiaciuto, anzi, al di là delle parole di circostanza in molti, anche nelle fila degli ex comunisti, ne sono intimamente felici: hanno fatto tanto per riciclarsi e disperderne il ricordo di essere stati parte del PCI che vedevano con fastidio quasi fisico il solo sentirne parlare; figuriamoci poi un giornale per quanto allineato e coperto. Per me quel giornale era un simbolo, quasi un totem mediatico, di un tempo nel quale un figlio di un lavorante barbiere poteva diventare parte di un qualcosa, arrivando anche ai massimi livelli politici: tempi in cui il capitalismo non aveva gettato la maschera rivelando la sua vera natura e durante il quale poteri oscuri facevano di tutto per evitare l'ascesa democratica del più grande partito comunista al di qua della cortina di ferro e anche della più grande forza socialdemocratica, questo in realtà era il PCI, occidentale che aveva si uomini al proprio interno non avulsi dal prendere mazzette o di essere filo-americani... ma vedeva anche la presenza di personale politico sano e dirigenti retti e onesti, come Enrico Berlinguer che ben sapevano che bisognava non restare in mezzo al guado ma traversarlo quel fiume che avrebbe portato quel partito, e il suo popolo, nel grande oceano delal socialcemocrazia occidentale: ma era troppo poco per chi aveva altri programmi; per chi spingeva a sostituire la bandiera rossa con quella ex-dc con qualche sporcatura di rosso; per chi ha aderito alla massoneria; per chi pensava che fosse il mercato e non i cittadini  da salvaguardare e favorire; che dovesse essere la finanza e non il lavoro a essere salvaguardata; e i rentier e non i lavoratori a essere tutelati...... e altrettanti erano certi che i parassiti dovessero essare salvati qualunque fosse il loro crimine e a pagarne il conto per primi erano i lavoratori e poi i cittadini così come potete star certi che è il salario a dover essere compresso mentre le rendite finanziarie dovevano poter volare alto senza pagare dazio.. ben sapendo che bastava un quadro del genere per spingere gli italiani, che non hanno mai brillato per sentimento e orgoglio nazionale, a non pagare le tasse appena possibile fregandosene del proprio simile che ne pagava le conseguenza.
Massì chiudiamolo il giornale.... a che serve tenerlo in vita? Solo per salvaguardare qualche stipendio e basta? Non è più che un nome su un giornale, maglio applicargli l'eutanasia.

lunedì 28 luglio 2014

Trasparenza e rispetto delle regole: nel mezzo del cammin

Questo di Alessandro Gassman mi ha colpito nel profondo; è difficile che una cosa  come quello di cui parla l'Attore mi porti non solo a condividerla ma anche a parlarne: di se stessi è sempre difficile parlare ma ritrovarsi in un ... articolo come questo è anche più raro. E' chiaro, e possibile, che ci veda nel profondo qualcosa che magari qualcun' altro non vede o non ha provato ma in fondo questo è un blog, un diario personale e mai come stasera mi va di trattarlo in maniera .... "tradizionale".
di Alessandro Gassman | 28 luglio 2014

L’unico insegnamento di mio padre che sono riuscito – bene o male – a seguire da uomo adulto, è stato quello di raggiungere i miei obiettivi, sempre scegliendo il percorso più difficile, evitando scorciatoie, sotterfugi, assaporando ed imparando maggiormente dalle difficoltà incontrate che non dal risultato stesso.
Tutto ciò mi ha creato non pochi problemi di autostima ed incidenti di percorso ma, ad oggi continuo a pensare che sia stata la strada più giusta. La società italiana odierna, evidentemente si basa su fondamenti opposti: ottenere tutto in fretta, evitando le asperità, considerando il fine ultimo l’unica ragione possibile. Come faccio io ad insegnare a mio figlio sedicenne il rispetto delle regole, l’attenzione verso le minoranze, l’accettazione degli errori degli altri, se la sua esistenza è immersa in una realtà che gli prova di continuo che chi ce la fa, chi vince  ci riesce quasi sempre prevaricando il prossimo, che la trasparenza e l’onestà vengono sempre messe alla berlina in modi ed atteggiamenti spesso sguaiati, e cancellate dalla furbizia e dalla scaltrezza.
Pasolini diceva: “La vittoria è sempre di chi perde, la vittoria non è mai riconosciuta, la vittoria è inutile”. Posso ora io dire a mio figlio che l’importante è partecipare? Che questo è un paese di perdenti perché ricerchiamo continuamente la nostra  vittoria sugli altri? Posso io parlargli di rispetto delle regole a scapito del risultato finale? Ebbene si! E’ quello che faccio ogni giorno, a volte inalberandomi, a volte rendendomi odioso per la veemenza con cui esprimo le mie convinzioni, ma sono contento di farlo! Sento di doverlo fare, e mi sforzo quotidianamente di trovare appigli che possano scuotere in lui, ed in chi ha la sua età, la voglia di distinguersi, di schierarsi con i perdenti, con quelli che come me e mio padre, pensano oggi più che mai, che non può esserci futuro se tutto è concentrato nel presente.
E’ un ragazzo dolce e intelligente, e quando qualche giorno fa mi ha espresso il desiderio un giorno, di poter imparare la lingua dei sordi, di sentire la curiosità di comprendere la loro condizione, ho letto con emozione nei suoi occhi, quella luce di gentilezza e di generosità, nella quale – per un attimo – ho riconosciuto mio padre e che ha riacceso in me un barlume di speranza e interesse nel risultato finale.
p.s.
io ci vedo il gap che la mia generazione ha avuto rispetto ai genitri.. per altri non è così ma così è se vi pare (Pirandello); stasera sono  "filiale"

domenica 27 luglio 2014

.. a proposito di disnformazione: Malaysia Airlines, Piano Northwoods edizione 2014

..... leggete questo. di Giulietto Chiesa | 27 luglio 2014

Chi ha letto qualcosa del Piano Northwoods? Lo firmò, il 13 marzo del 1962 il generale L.L. Lemnitzer, allora Presidente del Joint Chiefs od Staff (Comandante degli Stati Maggiori congiunti della Forze Armate Americane). Non fu messo in galera o in manicomio e, anzi, continuò a fare una brillante carriera.
Quel documento si concludeva così: “L’opinione pubblica mondiale e il forum delle Nazioni Unite sarebbero, favorevolmente per noi, colpite se sviluppassimo un’immagine internazionale del Governo di… come di un’accozzaglia di persone mentalmente disturbate, irresponsabili, capaci di creare una minaccia allarmante e imprevista alla pace dell’emisfero occidentale”.
Nel documento, dove ho messo i puntini di sospensione,  era scritto “Governo Cubano”. Se oggi mettessimo, al posto di quei puntini, “Governo Russo”, tutto quadrerebbe perfettamente.
Qui cito la conclusione di un documento che suggerisco a tutti di tenere memorizzato in archivio. Verrà il momento in cui sarà utile rileggerlo. E’ l’analisi dell’abbattimento del Boeing 777 delle linee aeree malaysiane, contrassegnato dal numero MH17, abbattuto nel cielo ucraino:
“Con la massima certezza questa copia documentale dello spionaggio statunitense si rispecchia negli eventi di oggi, 2014 , quando gli Usa e i loro alleati della Nato  (insieme ai loro media, tutti in fila) stanno usando messaggi totalmente sincronizzati, dominati da una speculazione selvaggia, iperbolica e isterica, dove si descrivono i ribelli dell’est ucraino come terroristi, la Russia come il nemico e il presidente Vladimir Putin come la “personificazione del male”, a uso e consumo dei lettori e spettatori dei media americani e britannici”.
Aggiungo anche i media europei
p.s.
bè mi son documentato: è tutto vero.

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