Questo di Alessandro Gassman mi ha colpito nel profondo; è difficile
che una cosa come quello di cui parla l'Attore mi porti non solo a
condividerla ma anche a parlarne: di se stessi è sempre difficile
parlare ma ritrovarsi in un ... articolo come questo è anche più raro.
E' chiaro, e possibile, che ci veda nel profondo qualcosa che magari
qualcun' altro non vede o non ha provato ma in fondo questo è un blog,
un diario personale e mai come stasera mi va di trattarlo in maniera
.... "tradizionale".
di Alessandro Gassman | 28 luglio 2014
L’unico
insegnamento di mio padre che sono riuscito – bene o male – a seguire
da uomo adulto, è stato quello di raggiungere i miei obiettivi, sempre scegliendo il percorso più difficile,
evitando scorciatoie, sotterfugi, assaporando ed imparando maggiormente
dalle difficoltà incontrate che non dal risultato stesso.
Tutto ciò mi ha creato non pochi problemi di autostima
ed incidenti di percorso ma, ad oggi continuo a pensare che sia stata
la strada più giusta. La società italiana odierna, evidentemente si basa
su fondamenti opposti: ottenere tutto in fretta, evitando le asperità,
considerando il fine ultimo l’unica ragione possibile. Come faccio io
ad insegnare a mio figlio sedicenne il rispetto delle regole,
l’attenzione verso le minoranze, l’accettazione degli errori degli
altri, se la sua esistenza è immersa in una realtà che gli prova di
continuo che chi ce la fa, chi vince ci riesce quasi sempre prevaricando il prossimo, che la trasparenza
e l’onestà vengono sempre messe alla berlina in modi ed atteggiamenti
spesso sguaiati, e cancellate dalla furbizia e dalla scaltrezza.
Pasolini
diceva: “La vittoria è sempre di chi perde, la vittoria non è mai
riconosciuta, la vittoria è inutile”. Posso ora io dire a mio figlio che
l’importante è partecipare? Che questo è un paese di perdenti perché
ricerchiamo continuamente la nostra vittoria sugli altri? Posso io
parlargli di rispetto delle regole a scapito del risultato finale?
Ebbene si! E’ quello che faccio ogni giorno, a volte inalberandomi, a
volte rendendomi odioso per la veemenza con cui esprimo le mie
convinzioni, ma sono contento di farlo! Sento di doverlo fare, e mi
sforzo quotidianamente di trovare appigli che possano scuotere in lui,
ed in chi ha la sua età, la voglia di distinguersi, di
schierarsi con i perdenti, con quelli che come me e mio padre, pensano
oggi più che mai, che non può esserci futuro se tutto è concentrato nel
presente.
E’ un ragazzo dolce e intelligente, e quando qualche giorno fa mi ha espresso il desiderio un giorno, di poter imparare la lingua dei sordi,
di sentire la curiosità di comprendere la loro condizione, ho letto
con emozione nei suoi occhi, quella luce di gentilezza e di generosità,
nella quale – per un attimo – ho riconosciuto mio padre e che ha
riacceso in me un barlume di speranza e interesse nel risultato finale.
p.s.
io
ci vedo il gap che la mia generazione ha avuto rispetto ai genitri..
per altri non è così ma così è se vi pare (Pirandello); stasera sono
"filiale"
Nessun commento:
Posta un commento