sabato 18 marzo 2017

Senza Cuore (Marione)

mercoledì 15 marzo 2017

Il pressing della Ue sull’Italia

“Manovra bis blindata o restituite il fondo flessibilità” (ALBERTO D’ARGENIO)

Il documentoI tecnici avvertono la Commissione: deficit e debito fuori controllo, così salta la costruzione del bilancio italiano degli ultimi due anni.
BRUXELLES – Sale la pressione sul governo di Paolo Gentiloni per la manovra correttiva da 3,4 miliardi che l’Unione chiede entro aprile. Nelle scorse ore gli sherpa dei ministri europei delle Finanze hanno approvato l’Opinione sui conti italiani che sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il 20 marzo a Bruxelles. Un passo avanti verso la procedura d’infrazione – un commissariamento sulla politica economica e un rischio per la tenuta del Paese sui mercati – che Roma potrà disinnescare solo con un intervento credibile sui conti nel prossimo mese.

Tanto più che ora a complicare le cose c’è un ulteriore tassello: secondo il Comitato economico e finanziario – questo il nome del gruppo di lavoro che riunisce governi, Commissione e Bce – c’è il rischio che salti un pezzo della flessibilità, quella per gli investimenti, concessa all’Italia nel 2016. Circostanza che farebbe traballare l’intera costruzione dei conti degli ultimi due anni e che nel peggiore degli scenari potrebbe portare alla richiesta di restituzione dei soldi, lo 0,2% del Pil, altri 3,4 miliardi, o parte di essi per non finire in procedura.
Il 22 febbraio la Commissione Ue ha pubblicato il rapporto previsto dall’articolo 126.3 del Trattato sui conti italiani: una bocciatura della legge di Stabilità 2017 che comunque graziava Roma, rimandando la decisione sull’apertura di una procedura per deficit eccessivo per il mancato rispetto della regola del debito a maggio. Scelta che ha dato due mesi in più a Roma per approvare la correzione strutturale pari allo 0,2% del Pil, 3,4 miliardi, al momento ancora in gestazione. Le regole prevedevano che ad esprimersi fosse poi il Comitato economico e finanziario dell’Unione, con l’Opinione prevista dall’articolo 126.4 del Trattato. Ebbene, i governi approvano la scelta di Bruxelles di dare più tempo all’Italia per la correzione, ma in 8 pagine riservate fanno un’analisi impietosa della situazione italiana.
Secondo la Ue nel 2017 il deficit salirà al 2,4% del Pil dal 2,3% registrato nel 2016 mentre il debito è proiettato verso il 133,3%. Nel 2017, notano gli sherpa, l’Italia avrebbe dovuto portare a casa una correzione strutturale pari allo 0,6% del Pil mentre ci sarà un deterioramento dello 0,4%. Per questo il Comitato afferma che Roma «rischia una deviazione significativa rispetto all’aggiustamento nel 2017» anche tenendo conto del bonus dello 0,32% del Pil, circa 5,5 miliardi, per migranti e terremoti. Dunque «a prima vista c’è l’evidenza del rischio di un deficit eccessivo basato sulla regola del debito», la norma che impone di correggere il deficit strutturale per abbassare appunto il debito.
I problemi riguardano però anche i conti del 2016, che non tornano del tutto. Il Comitato scrive che «le condizioni per la flessibilità per gli investimenti – cioè che questi rimangano quanto meno allo stesso livello dell’anno precedente – attualmente non sembrano rispettate ». In poche parole, il governo aveva promesso di aumentare gli investimenti ma poi non è stato di parola. Dunque potrebbe cadere parte dei 19 miliardi di flessibilità, 3,4 miliardi, concessa nel 2016 a Renzi dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker (il resto della flessibilità era giustificata da riforme, migranti e ciclo economico infelice). Su questo punto la palla torna proprio alla Commissione, che a maggio, una volta acquisiti i dati definitivi di Eurostat sugli investimenti, verificherà se ci sono le condizioni per concedere ex post quella flessibilità.
Un quadro che porta gli sherpa ad affermare che al momento Roma «rischia una deviazione significativa rispetto agli impegni nel 2016 e 2017» con il pericolo che non si dimostri più capace di «mantenere la dinamica del debito su un percorso sostenibile». Questa la pagella che sarà sottoposta dai colleghi a Pier Carlo Padoan all’Eurogruppo del 20 marzo. Fonti vicine al dossier rimarcano comunque che ad essere decisiva resta la manovra correttiva da 3,4 miliardi per il 2017 da approvare entro aprile: se sarà completa e credibile il problema della flessibilità per gli investimenti – gli altri 3,4 miliardi che potrebbero mancare per il 2016 – sarà risolto con qualche escamotage tecnico, altrimenti le due questioni si sommeranno con il rischio concreto che l’Italia finisca in procedura d’infrazione. D’altra parte gli sherpa ricordano che «la debolezza strutturale dell’economia italiana è alla base del basso potenziale di crescita: da metà 2016 sviluppi interni hanno significativamente rallentato l’adozione di nuove riforme sebbene l’adozione di quelle già approvate stia continuando.
Articolo intero su La Repubblica del 14/03/2017.
 

martedì 14 marzo 2017

QUELLA FIGLIA PERDUTA (Chiara Saraceno)

QUALE è il diritto da privilegiare nel decidere con chi deve stare un bambino, quello alla stabilità affettiva e identitaria di una bambina che non conosce altri genitori se non quelli che la hanno allevata negli ultimi cinque anni o quello dei suoi genitori naturali, cui era stata ingiustamente sottratta da un tribunale quando aveva ancora poche settimane? Quello della filiazione e genitorialità basati sulla cura e assunzione di responsabilità quotidiana o quello dei legami di sangue e della importanza della gestazione?

La Corte d’Appello di Torino ieri ha deciso a favore della stabilità affettiva e della filiazione radicata nella cura quotidiana, in nome dell’interesse della bambina, pur riconoscendo che la decisione presa a suo tempo di sottrarla ai suoi genitori legittimi e dichiararla adottabile era stata sbagliata perché basata su informazioni erronee (un presunto abbandono che non c’era stato) avvallate da pregiudizi nei confronti di genitori “troppo vecchi” e da decisioni troppo affrettate dei servizi sociali. Se i genitori non fossero stati anziani, se non ci fosse stato il sospetto che la madre fosse ricorsa alla riproduzione assistita con donatrice e se si fosse trattato di una coppia di un altro ceto sociale (ad esempio di intellettuali o professionisti), i servizi sociali non li avrebbero messi sotto osservazione quando la donna era ancora all’ospedale, i vicini sarebbero stati meno pronti a rilevarne possibili manchevolezze e i giudici minorili più attenti nel valutare i fatti.
Ma questo errore ha innescato un meccanismo i cui effetti per la bambina non possono essere cancellati: la bambina non ha mai sperimentato chi la ha messa al mondo come genitori effettivi, trovando nella relazione con loro il senso e la radice della propria esistenza, apprendendo nella cura quotidianamente ricevuta il proprio valore, mettendo così le basi dello sviluppo della propria identità. Lo ha fatto e sta facendo con chi la ha adottata. Si diventa figli quando qualcuno si prende cura di noi e ci integra nella propria vita e si è effettivamente genitori quando si prende quotidianamente la responsabilità di far crescere qualcuno. Proprio ciò che è stato impedito ai due anziani genitori piemontesi da un susseguirsi di errori prima dei servizi, poi dei tribunali, errori che è impossibile sanare. È questo che rende il caso piemontese drammatico e tutti i soggetti coinvolti in qualche misura perdenti. I genitori originari perché hanno perso ingiustamente la figlia che pure avevano fortemente voluta. Quest’ultima, perché le è stato impedito di crescere con loro e sarà segnata per sempre dalla esperienza di separazione che la ha trasformata in adottabile e poi in figlia adottiva.
Amartya Sen direbbe che è un caso classico di giustizia comparativa: dove non vi è una netta separazione tra giusto e sbagliato, diritto legittimo e pretesa illegittima, ma i diritti in gioco sono tutti legittimi e fondati. Occorre, perciò valutarli uno rispetto all’altro, consapevoli che le valutazioni possono differire e che ogni decisione “giusta” includerà una ingiustizia nei confronti di qualcuno.
La soluzione, lacerante e dolorosa, del tribunale lascia aperta, inoltre, la questione del diritto della bambina a conoscere le proprie origini e la storia che la ha portata, appunto, ad essere adottata. È un diritto che hanno tutti i figli adottivi, ma che in questo caso andrebbe affrontato con strumenti diversi e non aspettando che l’interessata compia 18 anni. Non solo questa bambina deve sapere che chi l’ha messa al mondo la ha voluta fortemente, tanto quanto i genitori adottivi, e non l’ha abbandonata, anzi ha molto combattuto per riaverla. E proprio perché il suo essere adottata non ha all’origine un abbandono, dovrebbe anche avere la possibilità di sviluppare — con tutto il tempo, la delicatezza, la flessibilità necessarie e da accompagnare — e mantenere un rapporto con i genitori “originari” e questi con lei.
Sarebbe anzi auspicabile che, invece di continuare a dare battaglia in tribunale, prolungando l’incertezza sullo statuto legale di una bambina che diventa sempre più grande, la coppia piemontese chiedesse questa possibilità e che il tribunale e i servizi sociali la sostenessero, appellandosi alla generosità e intelligenza dei genitori adottivi perché aprano i confini della propria famiglia, aiutando la figlia a elaborare in modo positivo la complessità della propria nascita e della propria collocazione nel mondo.
Da La Repubblica del 14/03/2017.

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insomma un caso unico per una soluzione unica che secondo me viola alcuni principi di libertà personali... ma si sa che questi diritti sono finiti sotto i piedi.

Monsanto perde milioni di dollari in India: gli agricoltori riutilizzano le sementi autoctone

Ricordiamocelo qui in italia chi è la monsanto... visto che in alcune zone del paese sta attuando una politica di penetrazione con costi bassi e pressioni sulla politica sia europea che italiana!!!!

domenica 12 marzo 2017

Olanda verso il voto

oggi due news con lo stesso target: le elezioni in Olanda:
Il Fatto Quotidiano
Esiste un collegamento tra il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, candidato alle prossime elezioni olandesi del 15 marzo, e l’ala più estremista, xenofoba e islamofoba della nuova amministrazione americana. È quella che fa capo a Stephen Bannon, ex capo del sito di estrema destra Breitbart News e oggi consigliere speciale del presidente degli Stati Uniti, e che include anche il procuratore generale, Jeff Sessions, e Stephen Miller, capo dei consiglieri di Donald Trump.
Goofynomics
Intanto, che l'Olanda non è la Germania: la dinamica dei suoi salari è molto diversa sia storicamente che nella fase attuale. Questa non è una banalità. Che l'Olanda non stia riuscendo a recuperare lo nota preoccupato anche il Financial Times, che si è accorto, con i consueti quattro anni di ritardo su Goofynomics, di un problemino di debito privato. Ora, avere redditi da lavoro stagnanti quando si hanno ingenti mutui da pagare, in una situazione in cui i tassi di interesse pressoché nulli, se alleviano "a rata der mutuo", al tempo stesso schiacciano i redditi da capitale, mentre i prezzi delle case precipitano, non è cosa che induca alla gioia. Forse il voto olandese non sarà condizionato in modo determinante dai fondamentali macroeconomici, ma se lo fosse gli olandesi avrebbero più di un motivo per votare contro chi li sta attualmente governando, e, naturalmente, contro l'euro, esattamente come noi.

Non so chi ci sia, lì, a impersonare la sinistra, ma a questo punto devo con sofferto realismo supporre che ci siano degli imbecilli come pressoché ovunque. Aspetto quindi fiducioso gli editoriali dei gazzettieri che stracciandosi le vesti inveiranno contro il suffragio universale che ci consegna ai populisti, mentre l'euro ci ha dato cinquant'anni, ma che dico: cinquanta secoli di pace.
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due punti di vista: uno politico-giornalistico; l'altro rigorosamente economico-politico..
da leggere con attenzione
non dimenticate che si dice Olanda.. ma si scrive Italia e Francia

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