mercoledì 15 marzo 2017

Il pressing della Ue sull’Italia

“Manovra bis blindata o restituite il fondo flessibilità” (ALBERTO D’ARGENIO)

Il documentoI tecnici avvertono la Commissione: deficit e debito fuori controllo, così salta la costruzione del bilancio italiano degli ultimi due anni.
BRUXELLES – Sale la pressione sul governo di Paolo Gentiloni per la manovra correttiva da 3,4 miliardi che l’Unione chiede entro aprile. Nelle scorse ore gli sherpa dei ministri europei delle Finanze hanno approvato l’Opinione sui conti italiani che sarà sul tavolo dell’Eurogruppo il 20 marzo a Bruxelles. Un passo avanti verso la procedura d’infrazione – un commissariamento sulla politica economica e un rischio per la tenuta del Paese sui mercati – che Roma potrà disinnescare solo con un intervento credibile sui conti nel prossimo mese.

Tanto più che ora a complicare le cose c’è un ulteriore tassello: secondo il Comitato economico e finanziario – questo il nome del gruppo di lavoro che riunisce governi, Commissione e Bce – c’è il rischio che salti un pezzo della flessibilità, quella per gli investimenti, concessa all’Italia nel 2016. Circostanza che farebbe traballare l’intera costruzione dei conti degli ultimi due anni e che nel peggiore degli scenari potrebbe portare alla richiesta di restituzione dei soldi, lo 0,2% del Pil, altri 3,4 miliardi, o parte di essi per non finire in procedura.
Il 22 febbraio la Commissione Ue ha pubblicato il rapporto previsto dall’articolo 126.3 del Trattato sui conti italiani: una bocciatura della legge di Stabilità 2017 che comunque graziava Roma, rimandando la decisione sull’apertura di una procedura per deficit eccessivo per il mancato rispetto della regola del debito a maggio. Scelta che ha dato due mesi in più a Roma per approvare la correzione strutturale pari allo 0,2% del Pil, 3,4 miliardi, al momento ancora in gestazione. Le regole prevedevano che ad esprimersi fosse poi il Comitato economico e finanziario dell’Unione, con l’Opinione prevista dall’articolo 126.4 del Trattato. Ebbene, i governi approvano la scelta di Bruxelles di dare più tempo all’Italia per la correzione, ma in 8 pagine riservate fanno un’analisi impietosa della situazione italiana.
Secondo la Ue nel 2017 il deficit salirà al 2,4% del Pil dal 2,3% registrato nel 2016 mentre il debito è proiettato verso il 133,3%. Nel 2017, notano gli sherpa, l’Italia avrebbe dovuto portare a casa una correzione strutturale pari allo 0,6% del Pil mentre ci sarà un deterioramento dello 0,4%. Per questo il Comitato afferma che Roma «rischia una deviazione significativa rispetto all’aggiustamento nel 2017» anche tenendo conto del bonus dello 0,32% del Pil, circa 5,5 miliardi, per migranti e terremoti. Dunque «a prima vista c’è l’evidenza del rischio di un deficit eccessivo basato sulla regola del debito», la norma che impone di correggere il deficit strutturale per abbassare appunto il debito.
I problemi riguardano però anche i conti del 2016, che non tornano del tutto. Il Comitato scrive che «le condizioni per la flessibilità per gli investimenti – cioè che questi rimangano quanto meno allo stesso livello dell’anno precedente – attualmente non sembrano rispettate ». In poche parole, il governo aveva promesso di aumentare gli investimenti ma poi non è stato di parola. Dunque potrebbe cadere parte dei 19 miliardi di flessibilità, 3,4 miliardi, concessa nel 2016 a Renzi dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker (il resto della flessibilità era giustificata da riforme, migranti e ciclo economico infelice). Su questo punto la palla torna proprio alla Commissione, che a maggio, una volta acquisiti i dati definitivi di Eurostat sugli investimenti, verificherà se ci sono le condizioni per concedere ex post quella flessibilità.
Un quadro che porta gli sherpa ad affermare che al momento Roma «rischia una deviazione significativa rispetto agli impegni nel 2016 e 2017» con il pericolo che non si dimostri più capace di «mantenere la dinamica del debito su un percorso sostenibile». Questa la pagella che sarà sottoposta dai colleghi a Pier Carlo Padoan all’Eurogruppo del 20 marzo. Fonti vicine al dossier rimarcano comunque che ad essere decisiva resta la manovra correttiva da 3,4 miliardi per il 2017 da approvare entro aprile: se sarà completa e credibile il problema della flessibilità per gli investimenti – gli altri 3,4 miliardi che potrebbero mancare per il 2016 – sarà risolto con qualche escamotage tecnico, altrimenti le due questioni si sommeranno con il rischio concreto che l’Italia finisca in procedura d’infrazione. D’altra parte gli sherpa ricordano che «la debolezza strutturale dell’economia italiana è alla base del basso potenziale di crescita: da metà 2016 sviluppi interni hanno significativamente rallentato l’adozione di nuove riforme sebbene l’adozione di quelle già approvate stia continuando.
Articolo intero su La Repubblica del 14/03/2017.
 

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