sabato 2 novembre 2019

World Vegan Day, perché siamo tutti destinati a non mangiare più carne

Fonte: Il Fatto Quotidiano Ambiente & Veleni - 1 Novembre 2019 Elisabetta Ambrosi
Il motivo principale per cui uomini di tutte le epoche storiche, tra cui moltissime persone religiose e cristiane, hanno deciso di diventare vegetariani o vegani è stato quasi sempre il rispetto per l’esistenza degli altri esseri viventi e il rifiuto della violenza su esseri inermi come gli animali. Una ragione etica che continua ad avere una sua immensa validità, visto che oggi si continuano a uccidere 150 miliardi di animali all’anno – di cui 53 miliardi di polli e 1,3 di suini – nelle maniere più brutali e allucinanti, nel silenzio dei media.
Silenzio anche dovuto al fatto che gli allevamenti intensivi sono luoghi ipercontrollati, dove stampa e tv non possono mettere piede perché chi vede cosa accade in quei posti quasi sempre resta scioccato e decide di cambiare alimentazione. Diventando così una persona certamente più coerente, visto che non è tale chi ama alcuni animali domestici come se stesso (cosa bellissima) e al contempo accetta di mangiarne altri che vivono e muoiono in condizioni disumane.
Ma oggi il rispetto degli animali non è più il solo motivo per cui si diventa vegani. A un motivo altruistico se n’è aggiunto uno più egoistico, ovvero la voglia di essere in salute, visto che una dieta basata quasi esclusivamente su proteine vegetali è in assoluto, secondo la scienza, la più salubre a disposizione. Così, anche vip e persone note hanno cominciato a scegliere diete vegetariane o vegane, magari basando la decisione unicamente sul desiderio di stare bene e senza alcun interesse verso la sofferenza animale.
Va comunque benissimo, l’importante è il risultato: meno animali uccisi in modi barbari, meno gente che si ammala per patologie cardiovascolari, tumori e altre malattie, con conseguenti costi umani e sanitari. E comunque sono in molti ad aver sposato una visione mista, dove la voglia di stare in salute si unisce all’idea di fare del bene agli animali. Ma oggi c’è un terzo motivo per cui essere vegani diventa sempre di più qualcosa di lontano da una scelta estremista o di nicchia: ovvero la sopravvivenza del nostro ecosistema.
È ampiamente dimostrato che la carne rossa è insostenibile per quattro motivi: non esiste terreno sufficiente per allevare gli animali e soprattutto produrre il loro mangime da un lato e cereali per noi; i bovini emettono quantità impressionanti di gas serra, in particolare metano, dannosissime per l’ambiente; gli escrementi di questi miliardi di animali finiscono in acqua e mari; e non da ultimo, per produrre carne occorre una quantità di acqua che non abbiamo più a disposizione, se è vero che solo per un kg di carne bovina servono 15mila litri di acqua. Questi danni riguardano tutta la filiera, partendo dalla carne rossa, suina, poi carne bianca come tacchino o pollo e infine anche i prodotti derivati, come uova e latticini.
E dunque oggi – e vale la pena ricordarlo visto che è il World Vegan Day – ci troviamo di fronte a una strada, quella verso un’alimentazione sempre più vegana, che è quasi tracciata per tutti. Resta il motivo della protezione degli animali: non si può accarezzare un gattino e macellare una mucca; resta la questione della salute – dare a un bambino pane e salame è quanto di peggio possa esistere per la sua salute; ma c’è soprattutto la questione della nostra stessa esistenza.
E in questo senso davvero la scelta di una dieta vegana, o quasi vegana, non ha più nulla di ideologico, se mai lo avesse avuto. Ma è una vera e urgente necessità. Anche perché in futuro alcuni cibi estremamente idrovori non potranno più essere prodotti. D’altronde, se la situazione degenera dal punto di vista climatico, è possibile persino che i governi facciano leggi che impongano alla gente di mangiare meno carne o non mangiarne affatto, proprio come oggi si tassano merendine e zuccheri.
Sarebbe però auspicabile non arrivare all’imposizione dall’alto, ma semplicemente decidere da sé di ridurre drasticamente le proteine animali nel proprio piatto. Anche per scoprire che non c’è nulla da perdere nel gusto e nel piacere di mangiare. E che è molto più facile di quanto non ci si immagini. Facile, intelligente, salubre, rispettoso della vita altrui e compatibile con la sopravvivenza dell’uomo sulla terra. Cosa aspettate a cambiare?

mercoledì 30 ottobre 2019

Ue, 15 anni di Costituzione Europea. E non c’è nulla da festeggiare

Fonte: Il Fatto Quotidiano Zonaeuro - 29 Ottobre 2019 Diego Fusaro
Sono passati esattamente quindici anni da quando è nata la Costituzione europea. Eppure, a giudizio dello scrivente, vi è ben poco da festeggiare. Senza esagerazioni, lo si dovrebbe considerare un giorno di lutto nazionale in ogni Paese del vecchio continente. Come ho cercato di mostrare nel mio recente studio, scritto con Silvio Bolognini e intitolato Il nichilismo dell’Unione Europea, l’Unione europea corrisponde, per sua essenza, alla ristrutturazione verticistica del potere nel quadro post-1989.
È, in sintesi, l’unione delle classi dominanti d’Europa contro le classi lavoratrici e i popoli europei mediante quello che è stato a ragion veduta definito l’euro experiment. Con le grammatiche del Marx del Discorso sul libero scambio (1848), la classe dominante procedeva ancora una volta a “indicare con il nome di fratellanza universale lo sfruttamento nella sua forma cosmopolitica”.
L’Unione europea, in quanto realtà della Europe in the global age, secondo la formula di Anthony Giddens, è l’emblema dello spirito della globalizzazione cosmomercatista come vittoria della classe dominante liquido-finanziaria. Non ci protegge dai drammi del globalismo, ma li favorisce in tutto il territorio europeo: genera quella che ho definito la “glebalizzazione” (confronta Glebalizzazione. La lotta di classe al tempo del populismo, 2019), ossia l’abbassamento generale delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti nazionali-popolari.
L’Unione europea corrisponde, allora, a una controrivoluzione neoliberista: è la rivolta dell’aristocrazia finanziaria, passata all’offensiva nel nuovo, e per essa favorevole, diagramma dei rapporti di forza successivo all’annus horribilis del 1989. Con la fondazione dell’Unione europea, si è prodotta la cessione delle sovranità nazionali dei popoli: le quali non sono state recuperate a un più alto livello, ossia come nuova sovranità del popolo europeo unificato. Sono, invece, state cedute a un ente privato, post-nazionale e non democraticamente eletto, rispondente al nome di Banca centrale europea (Bce, un soggetto sovrano, extra-nazionale, privato e sottratto anche alle procedure della democrazia elettiva.
In altri termini, secondo quella che è stata etichettata come the retreat of the State, il governo di Roma e quello di Parigi, quello di Madrid e quello di Berlino hanno ceduto la propria sovranità, anzitutto quella monetaria, a una società privata, la Bce, emanazione diretta della classe globocratica dominante. Quest’ultima, grazie al suo monopolio dei mezzi di informazione, è altresì riuscita a fare in modo che ciò, nell’immaginario collettivo, coincidesse con la “democrazia” e che, di conseguenza, ogni movimento orientato al recupero della sovranità nazionale fosse aprioricamente delegittimato come antidemocratico e parafascista, nell’apice dell’inversione orwelliana tra parole e cose. È la “Matrix europea”, come l’ha appellata Francesco Amodeo.
“L’euro è irreversibile”, ripetono gli euroinomani, ogni giorno più numerosi: perfino Matteo Salvini s’è recentemente scoperto adepto dell’europeisticamente corretto. Dalla struttura stessa della Ue sono scaturiti tanto il deficit democratico strutturale (e non accidentale, né transeunte) dell’Unione europea, quanto il suo neocolonialismo finanziario, che decide della vita e della morte dei popoli degli Stati europei. Stati che – giova rammentarlo – hanno rinunziato alla propria sovranità monetaria, senza che si ricorresse alla “estetica dei supplizi”, come l’avrebbe appellata il Michel Foucault di Sorvegliare e punire, connessa alle bombe e ai carri armati.
Complici i processi di desovranizzazione organizzata, le politiche economiche e il futuro dei popoli europei sono ora decisi da consigli di amministrazione. Su queste basi poggia anche quella che vorremmo definire, senza perifrasi edulcoranti, l’irriformabilità dell’Unione europea: irriformabilità che deriva more geometrico dal fatto che non si può, “per la contradizion che nol consente”, riformare e ridemocratizzare uno spazio che è stato pensato e creato ad hoc per svuotare le democrazie europee, ponendo i processi decisionali nelle stanze chiuse e postdemocratiche dell’aristocrazia finanziaria.
Insomma, non v’è davvero nulla da festeggiare. A meno che, ovviamente, non si sia membri della classe dominante, dell’aristocrazia finanziaria che comanda nell’Unione europea.

martedì 29 ottobre 2019

un occasione mancata...

il Safer Internet Day: (Giornata per una rete più sicura in italiano) è una giornata internazionale di sensibilizzazione per i rischi che comporta utilizzare internet istituita nel 2004 dall'Unione europea (Fonte Wikipedia).
Interessante e giusto, vero? La difesa dei ragazzi e il rendere la rete sicura: ecco gli obiettivi. In realtà manca una cosa: il mercato. Già perchè è il mercato o meglio quel che c'è dietro esso a rendere la rete insicura e i nostri giovani prede della rete e dell'ideologia che l'ha ormai invasa loro malgrado.
Ma prima di tutto è meglio dire come la penso (soprattutto per evitare che qualche solone mi categorizzi con qualche 'ismo', la cosa mi diverte lo confesso): non sono un regolatore né un sostenitore della protezione degli imberbi a tutti i costi; anche perchè non credo che la maggioranza di essi lo siano davvero... imberbi.
In questo paese la rete posso dire che l'ho vista nascere: comprai il primo modem a 9.600 kbps nel 1995 per poi passare ai 14.400 e ai 56.000 kbps in pochi anni..... ero e sono un sostenitore della sua terzietà rispetto a chi la usa: non credo che sia colpa della 'rete' per molti dei problemi che da: è il suo uso da parte nostra e delle nostre strutture (Stati, società, ecc,) che li crea non la struttura stessa; anzi sostengo che la rete debba restare libera e incontrollata da Stati e società commerciali. E qui cade l'asino.. gli Stati per definizione non possono accettare che ci sia un ambito che non possono controllare, usare pro domo propria (leggi attacchi informatici ripetuti che sono definiti come negativi se a farli sono cinesi, nord-coreani, e altri cattivoni e positivi se a farlo sono le cosiddette 'democrazie'), regolare ecc. e idem vale per le società: senza l'ideologia mercatara esse sarebbero spesso poco rilevanti e anche noiose e invece.. invece oggi le società la rete non solo l'hanno invasa ma l'hanno pure pervasa di sé rendendola spesso un luogo maleodorante pieno di frustrati, 'cool hunter', ecc. dove tutto è domanda e tutto è offerta: dalla pedofilia alla pubblicità; perfino la politica risponde a questa visione e ne è permeata, anzi ne è difensore strenuo. Il merito di aver scoperchiato la grande potenzialità delle rete va a Grillo ed è giusto che gli si renda merito, sia chiaro. Se non ci fosse stato lui non avremmo mai saputo delle magagne telecom ad esempio.. e se non ci fossero stati i ragazzi di wikileaks non avremmo mai sauto dello schifo di cui gli Stati, democrazie comprese, sono capaci e gli dovremmo essere grati anche per scoperchiato il vaso di pandora della paranoia di cui sono capaci pur di mantenere il cosiddetto 'segreto', capaci di uccidere ben sapendo di farlo; creando mostri (Bin Laden era un fondamentalista addestrato dagli americani per combattere i russi, per fare un nome.. ma ce ne sono altri: Saddam, Gheddafi sono altri ottimi esempi); creando virus che distruggono impianti; ecc. ecc. insomma oggi larete ha davvero bisogno di essere resa sicura e libera: ma dagli Stati e dalle multinazionali e, soprattutto, dal mercato.
Ben vengano i safer internet day, quindi.. ma servano sul serio a far pulizia non ad essere inutili date su un calendario.

lunedì 28 ottobre 2019

.. e se non fosse chiaro

Oggi l'Umbria l'ha detto chiaro e forte: basta con i giochini, i bizantinismi, gli accordini ecc. gli italiani sono stufi di tutto ciò; vogliono chiarezza e progetti e sono pronti a votare per chiunque li prospetti solo. Ci si è fidati dei PDS prima e di Ulivo poi (meglio nota come destra economica); e poi della destra berlusconiana (destra populista) e ora dei 5 stelle perchè, tutti almeno all'inizio, avevano seriamente e ragionevolmente voglia di fare e disfare.. nei limiti del possibile e, soprattutto, dell'innato conservatorismo che ha una società anziana incarognita e incattivita dal liberismo individualista che ha distrutto, con un processo iniziato sotto il fascismo e rallentato dai 70 anni di ombrello nucleare di distruzione reciproca e ripresa con la caduta del muro di Berlino, quel poco di tessuto culturale che si era creato. Hanno voglia a far ingoiare riforme/fregatura e avventure finanziarie che gettano discredito su tutti. Il bello è che ci sono dei fessi che ancora credono al messaggio europeista e sostengono l'idea che noi 'dobbiamo' rispettare le cose che altri non rispettano... nemmeno è bastato il commissario tedesco che disse 'saranno i mercati a insegnare agli italiani come si vota': ebbene l'hanno fatto; hanno votato dimostrando che davvero hanno imparato dai mercati come e chi votare'. E se non fosse chiaro il messaggio è sempre bene ripeterlo: siamo stufi di un europa: della finanza; delle banche; della politica sottomessa ai soldi; delle élite che si accordano per rimanere come sono a scapito del destino dei popoli di cui sono espressione; ecc. ecc. e se fosse necessario, lo dico da persona di sinistra quale mi onoro di essere nonostante tutto (anche se ormai in un mondo dove il pensiero debole la fa da padrone) e tutti (citando parafrasandolo Brezinsky) voterei per il diavolo pur di levarmi dai cosiddetti sti.. europei e i loro giannizzeri locali.
SI TORNI A VOTARE!!!!

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore