venerdì 20 gennaio 2017

AH, MA NON E' LERCIO: LE FAKE NEWS DEI 'MEDIA MAINSTREAM'

Di Daniele Scalea
Mercoledì, quando la stampa italiana ha riportato la notizia delle ultime indiscrezioni su Trump, l’ha spesso fatto in maniera ambigua e inaccurata. Gli articoli lasciavano intendere che queste ultime informazioni venissero da un lavoro dell’intelligence Usa: il Corriere ad esempio parlava di «indagine dell’intelligence», la Repubblica di «lavoro dell’intelligence Usa», secondo entrambi con l’intervento a supporto dei servizi britannici. Ciò, malgrado la stampa Usa, fin dall’inizio, chiarisse trattarsi di note realizzate da un autore indipendente dietro commissione di una entità privata. Ma non si tratta né del primo né del più clamoroso svarione realizzato dai media italiani quando si parla di Trump.

Lo scorso 20 novembre Rai News, La 7, Il Giornale, il Corriere, la Repubblica e altre testate nostrane arrivarono a presentare come vera una finta intervista a Trump inventata dall’autore satirico Chris Lamb. In questa intervista si faceva esprimere al Presidente-eletto l’intenzione di abbattere la Statua della Libertà, eventualmente sostituendola con una nuova avente le fattezze della consorte Melania – ma non più con in mano la fiaccola, bensì raffigurata nel gesto di fare il dito medio. Sembra incredibile, ma il gotha del giornalismo italiano per alcune ore presentò come vere queste dichiarazioni. Quando lo svarione fu denunciato, alcuni si limitarono a cancellare in fretta e furia l’errore, e pochi ebbero il buon gusto di scusarsi coi lettori. Tra questi Repubblica, che tuttavia incolpò sostanzialmente Trump perché la sua retorica avrebbe reso verosimile la notizia.
Il problema sembrerebbe stare nella comprensione dei testi in lingua inglese. Come gli stessi media ci ricordano di frequente, si definisce analfabetismo funzionale l’incapacità di comprendere un testo che pure si sa leggere. Non riuscire a distinguere una satira aperta da una notizia; fraintendere una nota di un investigatore indipendente con l’indagine ufficiale di tutte le intelligence Usa; non capire che «ex agente del Mi6» non significa «i servizi britannici come istituzione» – potrebbero essere considerati analfabetismo funzionale nella lingua inglese? Tutto sembrerebbe coincidere, se non fosse per il notorio collegamento, anch’esso raccontato nei giornali, tra l’essere analfabeta funzionale e l’essere populista.
I giornalisti di cui parliamo, infatti, sono assolutamente ortodossi, e ai populisti li odiano. Al punto da considerarli la causa di effetti che li precedono temporalmente. Il 5 gennaio Repubblica titolava: «Effetto Brexit sui treni in Uk: tariffe sei volte più alte che nel resto d’Europa». Il titolo non lascia spazio a molte interpretazioni: si collegano una causa (la Brexit) ad un effetto (le tariffe sei volte più care). Peccato che quelle tariffe fossero sei volte più care anche un anno fa, quindi mesi prima che si tenesse il referendum sulla Brexit. Del resto, leggendo l’articolo stesso, si scopre che “anche” alla Brexit è imputabile un aumento dell’inflazione del 1,2% in Novembre, che a sua volta avrebbe (il condizionale è d’obbligo) provocato un aumento delle tariffe dei treni del 2,3%. Insomma: la montagna del titolo ha partorito un topolino.

Considerando che questi svarioni della grande stampa vanno spesso contro i “populisti”, si potrebbe immaginare che a pesare siano i pregiudizi dei giornalisti: vale a dire, non veri errori bensì manipolazioni, consce o inconsce (wishful thinking). Ma prendiamo Augusto Del Noce, che col populismo c’entra ben poco. Orbene, lo scorso 30 dicembre Rai Storia ha mandato in onda un servizio (per giorni presente sul sito ma ora cancellato) clamorosamente intitolato «Del Noce, filosofo ateo»Sì, proprio quell’Augusto Del Noce che è tra i maggiori filosofi cattolici del Novecento, critico dell’ateismo denunciato come problema della Modernità, senatore con la Democrazia Cristiana, promotore del referendum contro il divorzio.

Nel frattempo, le medesime testate continuano a propinare intemerate contro la Rete, sordido antro in cui le “bufale”, le fake news, nascono e brulicano. Forse si intendono contrastare le fake news della Rete con le fake news dei media tradizionali, solo di segno opposto. È vero, esiste l’esempio del controfuoco, incendio controllato utilizzato per frenare l’incendio incontrollato. Ma avevamo inteso che fosse una lotta in nome della verità e del buon giornalismo, la loro, e non a maggior gloria di un’altra narrazione, non meno falsa ma ben più ortodossa.




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a proposito di bufale.........  nessuno è scevro da esse!

giovedì 19 gennaio 2017

Gli aggettivi che pesano..

Come si fa a far distogliere l'attenzione dal disastro e dai limiti dell'azione dei soccorsi (non quelli sul campo per carità che anzi fanno nobilmente il loro dovere buttando il loro cuore oltre l'ostacolo... ma la parte 'politica' della sua gestione)? Non si parla della slavina che ha colpito il resort su cui c'erano stati delle indagini da cui erano usciti tutti assolti ma di 'valanga killer': volete mettere no? Non dei limiti dell'uomo ma dell'inevitabilità della natura che è meglio... i morti non hanno colore ma i ritardi e i limiti umani non si dicono non foss'altro perchè dovrebbero emergere delle cose molto poco edificanti:
  1. la mancanza di elicotteri dei VdF equipaggiati per il volo notturno;
  2. quelli dell'ex Corpo Forestale, appena confluito nei Carabinieri per volontà governativa, che sono fermi perchè 'inadeguati' secondo gli standard dei CC.. mah siamo in emergenza e quindi a volte la burocrazia sarebbe meglio metterla da parte;
  3. gli operatori VdF che lavorano con equipaggiamenti personali non adeguati al gelo e alla neve;
  4. la mancanza di turbine, pale meccaniche, spazzaneve adeguati in numero, ecc.
infine la domanda delle cento pistole: ma i soldi dove son finiti? E i moduli provvisori son davvero arrivati ovunque era previsto o .. si è dovuto ricorrere, come accaduto in un paese e documentato da SKYTG ossia i pochi pronti sono stati messi a 'sorteggio'!!!!
p.s.
no caro jigen a me non basta che qualcuno mi faccia l'elenco della spesa del, poco, fatto... il tempo non è mancato e i soldi pure: cosa ritarda la messa in opera? E' questo che ho diritto a sapere come cittadino e come contributore!!!! Bastava seguire sulla stampa locale di queste zone co,pite per capire che la pubblicità gratuita fatta dai giornali nazionali è puramente gratuita e mirante a rassicurare e non a mettere in luce le tantissime pecche e inefficienze tutte italiane.. prendilo come un suggerimento, grazie
 
T

mercoledì 18 gennaio 2017

E ora proprio voglio vedere come la risolvono..

Bè siamo sommersi.. e lo dico letteralmente!
Senon bastassero i soliti problemi creati ad arte dagli speculatori e dai politici.... ora ci si (ri)mette anche la natura a gettare sale sulle ferite... Il centro del paese ha ricominciato a tremare: anche del 5.5 scala Richter. Ricordate le promesse? Rapido elenco: Non sarete lasciati soli; dobbiamo rimettere tutto insieme; ecc. ecc. invece a tutt'oggi sono ancora nelle tende e per giunta sotto la neve!!!! Le case di legno dove sono andate a finire? E i milioni di euro donati dagli italiani dove sono? Mica son serviti a coprire le spese del Governo? E quelle date via iban? Mica son servite a rifinanziare le stesse banche e non sono mai uscite da queste, vero? Perchè queste sono le voci, per ora non confermate e neppure smentite, che girano in rete e non: la stessa storia vista in precedenza tragicamente si sta ripetendo anche per le zone colpite in questi mesi dal sisma....
E' mai possibile che ogni volta che capita un disastro dobbiamo dire le stesse cose sui politici?
E come intendono i nostri brillantissimi politici affrontare quest'ennessima emergenza, provocata dallla natura ma accresciuta nella sua tragicità dalla loro ignavia e codardia.. nonchè rapacità?
Con quali soldi finanziaremo anche questi interventi a difesa del territorio visto che, causa elezioni succedutesi in questi anni, tutta la flessibilità che avevamo nel bilancio ce la siamo giocata con: gli 80 euro; i 500 euro ai giovani; regalie varie a banche e assicurazioni ecc.... per tacere dei 20 mld per salvare MPS dai debitori eccellenti insolventi!!!
 
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martedì 17 gennaio 2017

Dai bonus ai tagli ai ministeri la “manovra bis” del Tesoro per trovare l’accordo con l’Ue (ROBERTO PETRINI)

17/01/2017 di triskel182

Il retroscena.Il governo prova a ridurre l’entità degli interventi smontando una serie di misure adottate da Renzi. “Austerità letale per l’economia”.La manovra tuttavia si dovrà fare. Come dicono in molti: non possiamo prenderci la procedura d’infrazione per “soli” 2-3 miliardi.
ROMA – Tutto nelle mani del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del suo Ragioniere generale, Daniele Franco. La missione, quasi disperata, è quella di recuperare nel giro di un paio di settimane i 3,4 miliardi che la Commissione europea sta per chiederci con una lettera ufficiale con la minaccia di estrarre il “cartellino rosso” sui conti pubblici.

La manovra-bis è dietro l’angolo e Padoan, intervistato ieri sera dal Tg3, non la esclude: «Vedremo se sarà il caso di prendere ulteriori misure per rispettare gli obiettivi».
Dunque: tecnici al lavoro. Nulla viene trascurato e in queste ore si sta cominciando a passare al setaccio le misure della legge di Bilancio 2017, ancora “calda”, dopo il recente ok del Parlamento, e sotto l’accusa di essere stata piegata alle esigenze della campagna referendaria. Occhio attento ai bonus, agli sconti fiscali per le imprese e a tutti i finanziamenti di cui si può fare a meno senza compromettere “equità e crescita”. Si cerca disperatamente anche la strada più soft: il taglio dei due fondi per gli interventi infrastrutturali che superano per quest’anno i 2,9 miliardi e che potrebbero essere in parte sacrificati anche perché, in attesa delle norme attuative, non hanno ancora una destinazione precisa. Ma nel frattempo il menù della Ragioneria ha fatto scattare i meccanismi automatici utilizzati in caso di necessità: tagli lineari, per qualche centinaio di milioni, alla spesa dei ministeri e un rafforzamento della spending review 2017.
Il governo non scatena la polemica con Bruxelles, ma ha pronta la linea di difesa. «Sono in corso contatti con la Commissione», hanno fatto sapere ieri fonti del Tesoro fin dalla mattinata. I negoziati sono volti ad «evitare la procedura d’infrazione» e dunque c’è la implicita disponibilità ad agire sui conti, ma a condizione di «scongiurare il rischio che interventi restrittivi sul bilancio compromettano la crescita». Anche perché l’economia è sempre più debole e appena ieri l’Fmi ha tagliato il Pil 2017: una manovra troppo forte potrebbe “seppellire” la ripresa.
Il governo sarebbe tentato di chiedere più tempo per agire ma su questo terreno sarà difficile convincere l’Europa. La manovra- bis va varata entro fine mese per dar modo a Bruxelles di incorporare dati di bilancio “corretti” nelle previsioni invernali che dovrebbero essere pubblicate intorno al 10-15 febbraio. Tanto più che la prossima settimana la missione della Commissione sarà in Italia per acquisire gli elementi per formulare le nuove previsioni.
Se Bruxelles si accontenterà sul tema il negoziato è ancora aperto – si potrà scendere da 3,4 a 2 miliardi. Ma anche in questo caso il lavoro non sarebbe facile: soprattutto se dovesse passare per lo “smontaggio” della legge di Bilancio che porta la firma di Matteo Renzi.
Così si procede con cautela e per esclusione. “No” a retromarce sulle risorse per gli statali e per le pensioni (oggetto di un accordo con i sindacati), nessun sacrificio in più alla sanità (ha già dato un miliardo). Ci sarebbero gli sconti per le imprese ma i superammortamenti per le tecnologie pesano sul bilancio del 2018.
Così si vagliano i bonus, criticati perché a pioggia, senza differenze di reddito. Si possono sospendere o limare. Ci sono i circa 290 milioni per il bonus da 500 euro per diciottenni destinati a libri, musei e strumenti musicali. Sotto scrutinio le due misure, anche queste non legate al reddito, del “premio mamma” di 800 euro e il “buono” per gli asili nido (costano insieme 536 milioni). Oppure ci sarebbe la rinuncia all’aumento delle tasse d’imbarco negli aeroporti: norma accolta con favore dalle compagnie low cost, ma che pesa per 182 milioni.

Articolo intero su La Repubblica del 17/01/2017.

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... fosse servita allo scopo quella finanziaria renziana!!! Ora ne paghiamo il conto..

lunedì 16 gennaio 2017

Che cosa resta di Barack Obama (Furio Colombo)

La politica non è soltanto “dire” e “fare”, come continuano a dirci gli uni e gli altri dei vari schieramenti politici. I cittadini si sono accorti da molto tempo che gli sbandieratori del fare sono costretti a parlare sempre, per far sapere e ripetere (a volte all’infinito) ciò che hanno fatto e ciò che faranno. I politici del dire o dicono promesse o si legano a valori. E qui troviamo Obama. Prima di fare il presidente ha voluto dire che crede nella diversità, nella inviolabilità dei diritti, nell’uguaglianza.
Alla fine della sua presidenza, nel suo discorso di addio, e mentre il presidente che verrà dopo, stava annunciando che brucerà tutto ciò che è stato fatto dal suo predecessore (comprese le cure mediche garantite) Obama ha detto le stesse cose: crede nella diversità, nei diritti, nell’uguaglianza. Ha aggiunto due parole molto belle, “orizzonti” (“gli orizzonti americani sono molto grandi”) e speranza (“c’è sempre un dopo che non permette di lasciar perdere, c’è molto da fare, specialmente per i più giovani”).
La rivelazione di Obama, che è stato del resto la natura e la materia della sua presidenza, è una terza parola, mai usata perché troppo dedicata agli altri e troppo poco a se stessi. Più che una parola è un impegno: “esserci”. Dica chi non ha pensato o detto, in un momento o nell’altro, di questi otto anni, non solo in America: “Però c’è Obama”. Questo presidente, odiato, attaccato, calunniato al punto da affermare che la presidenza doveva essergli negata perché Obama non era nato negli Stati Uniti (il suggerimento, basato sul falso, era di Donald Trump), se ne va sfiorando il 60 per cento del gradimento popolare. Se ne va mentre più della metà del Paese aspetta il suo ritorno. Non sarà la persona ma sarà il ritorno di quella determinazione a “esserci” che è stata solo di Franklin Delano Roosevelt, di John Kennedy, di Robert Kennedy, prima di Obama. “Esserci” vuol dire che la vita dei cittadini, la loro fiducia, attesa e modo di fronteggiare la paura, include la vita e la presenza del presidente degli Stati Uniti. Altri Paesi non hanno una figura che occupa tanto spazio nell’immaginario collettivo. Per questo è un problema l’irrompere in scena di Trump, uomo cattivo (sta promettendo torture e Guantanamo, e non smette di dire che, prima cosa, abolirà le cure mediche garantite del progetto di Obama (Obamacare, che includeva nell’assistenza medica a tutti i livelli milioni di americani che erano esclusi) ma anche impegnato solo con se stesso, che sarà (conservate questa frase) un presidente cattivo, perché vanitoso, bugiardo, incline a dare la colpa agli altri e a giudicare “brilliant” (brillanti) i succubi, impegnato solo con se stesso. Per questo è molto importante la promessa implicita ma evidente di Obama di non andarsene, di non dedicarsi alla buona vita privata degli ex presidenti, che creano una fondazione, fanno buoni discorsi e offrono sempre una citazione, un ammonimento, un pensiero nei momenti difficili.
Finalmente è venuta in chiaro, sboccata e volgare la grande ragione dell’ostilità che ha avuto mentre è stato uno dei grandi leader del suo Paese. Barack Obama è nero. Il conscio e l’inconscio di un Paese in cui il virus razzista è tuttora vivo e contagioso, ha dato mandato a un uomo bianco, ricco, volgare al punto da deridere i disabili, insultare pesantemente i messicani e promettere ed espellerà milioni di illegali clandestini che non esistono in America, di tentare di distruggere l’eredità di Obama, principi e opere circondandosi di miliardari e di ex generali. Sul momento un prezzo crudele è stato pagato da Hillary Clinton, abbattuta in una caccia senza quartiere al presidente nero.
Del presidente si potranno cancellare le leggi (e così sarà dimostrata la potenza della discriminazione razziale, che può spingere i poveri a votare contro se stessi). Ma non si può cancellare il fatto che esista e che quel suo “esserci” che è la chiave di tutta la sua straordinaria politica) continua.
Obama, insieme a Michelle, lei stessa vera leader, (73% di gradimento nei giorni di Trump) ha fatto sapere con chiarezza che non si allontana, che in un mondo che offrirà molta volgarità, molta oscenità e inversioni a U che rischiano di essere mortali, Barack Obama c’è.
Nasce qui una parte della vita politica americana, ma anche del mondo, radicalmente nuova, in grado di fronteggiare la massa di ricchezza e di interessi particolari che si stanno accumulando intorno alla politica. Trump ha vinto e niente sarà come prima. Ma in due sensi. Da una parte le trincee dei miliardari, ex generali e grandi petrolieri, misteriosamente legati a Putin.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 15/01/2017.
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io credo che Obama lascoerà molti vuoti e molte ombre.... non credo che lo rimpiangeremo visto come anche lui ha fomentato guerre e terrorismi vari.

domenica 15 gennaio 2017

I 5 Stelle non scendono nei consensi? Ecco perché

di | 15 gennaio 2017 il Fatto Quotidiano



Nonostante la figura invereconda con l’Alde, il M5S non scende nei consensi. Anzi. Il sondaggio di Pagnoncelli lo dava ieri al 30.9 davanti al Pd (30.1%). I sondaggi valgono quel che valgono, ma il dato merita un’analisi.
1. Notizie come la figuraccia da citrulli con Verhofstasdt interessano i malati di politica, ma alla stragrande maggioranza degli elettori fregano un po’ meno di niente.
2. L’informazione canonica, che crivella a prescindere il M5S, non è più decisiva. Altrimenti, se lo fosse, il sì avrebbe vinto col 98%. Sin dal primo V-Day del 2007 funziona così: l’errore grillino diventa tragedia, il disastro piddino diventa facezia. Anno dopo anno, tale tendenza ha finito paradossalmente con il rafforzare i 5 Stelle. Un po’ perché agli under 30 della tivù non frega nulla e un po’ perché, se a parlare male dei grillini sono sempre i soliti Rondolino, ti viene voglia di votarli anche se li odi.
3. Lo dico da dieci anni, pressoché isolato: il consenso che sta attorno a Grillo, sin dai tempi di blog e Meet Up, non è estemporaneo ma duraturo. In altre parole: assai radicato. E non sarà certo una figuraccia ciclopica come quella in Parlamento Europeo a invertire la rotta. Chi vota M5S è, in un certo senso, all’ultima spiaggia. Dà un’ultima possibilità alla politica. Se saltano anche i 5 Stelle, quegli elettori non è che vanno al Pd o alla Lega: smettono di votare.
4. Anche per questo, se pure i 5 Stelle scendessero, non salirebbero né Renzi né Salvini. Soprattutto il primo, quanto di più distante dagli elettori 5 Stelle. Chi scriveva tre anni fa che Renzi avrebbe sabotato i grillini, delirava. Se i 5 Stelle scendono, sale l’astensione. Renzi è la polizza della vita dei grillini, che soffrirebbero di più – non troppo – se il Pd fosse a trazione Emiliano (o simili). Anche Salvini, quel che poteva prendere, lo ha già preso. Idem Meloni. Quanto a Berlusconi, incide sull’elettorato grillino come Vangioni nel Milan.

il resto dell'articolo lo trovate sul Fatto al link suiindicato

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