sabato 23 settembre 2017

Vaccino esavalente, ecco il documento “riservato” Glaxo che cita l’autismo

Il Tribunale di Milano ha stabilito che il ministero della Salute dovrà versare un assegno a un bimbo di 9 anni affetto dalla malattia dopo che nel 2006 ipotizzando una correlazione con il farmaco Infanrix Hexa Sk. Ilfattoquotidiano.it ha letto il documento della casa produttrice che cita tutte le possibili reazioni avverse
Fa discutere la sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che afferma l’esistenza di “un nesso causale” tra il vaccino esavalenteInfanrix Hexa Sk (contro difterite, tetano, poliomelite, epatite b, Haemophilus influenzae di tipo B e pertosse) prodotto da GlaxoSmithKline e l’autismo, e condanna il ministero della Salute (che ha “adottato” questo farmaco) a versare per tutta la vita un assegno bimestrale a un bimbo di nove anni affetto dalla patologia, al quale nel 2006 fu iniettato il vaccino. La sentenza cita la perizia del medico legale Alberto Tornatore, nominato dal Tribunale milanese, il quale sottolinea che “è probabile, in misura certamente superiore al contrario, che il disturbo autistico del piccolo sia stato causato, o almeno concausato dal vaccino Infranrix Hexa Sk”, e che questo vaccino “mostra una specifica idoneità lesiva per il disturbo autistico”. La relazione del medico legale fa riferimento a “un poderoso documento riservato della GlaxoSmithKline (GSK)”. Un documento “confidenziale rivolto agli enti regolatori”, di 1271 pagine, quasi interamente tabelle, datato 16 dicembre 2011, cheIlFattoQuotidiano.it ha avuto modo di analizzare (qui è possibile leggere la versione integrale). Le tabelle mostrano i cosiddetti “eventi avversi dell’Infanrix Hexa Sk”, gli effetti collaterali del vaccino esavalente “emersi nel corso della sperimentazione clinica pre-autorizzazione o successivamente, fra l’ottobre 2009 e lo stesso mese del 2011”. Il perito del Tribunale milanese fa in particolare riferimento a “cinque casi di autismo segnalati durante i trial, ma omessi dall’elenco degli effetti avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l’autorizzazione al commercio”. Pubblicità Il documento della Glaxo è basato su 1.742 referti medici internazionali, provenienti da 41 Paesi, in prevalenza Italia, Germania e Francia, inviati “spontaneamente” nel corso del biennio 2009-2011. Secondo l’indagine, a partire dal 2000, anno di lancio del vaccino esavalente approvato in 92 Paesi, sono state distribuite complessivamente più di 70 milioni di dosi e sono tra 6 e 24 milioni – un numero variabile in base al dosaggio raccomandato – i bambini vaccinati. Il documento presenta, in forma di tabelle, le “reazioni avverse al vaccino” elencate nelle varie relazioni mediche redatte dopo la vaccinazione: 3825 casi differenti di complicazioni mediche, relative a diversi apparati del corpo, come il sistema cardiovascolare, nervoso, respiratorio, o immunitario. Di questi 559 sono considerati più gravi, ma solo 56 sono elencati nel documento ufficiale. Nelle tabelle si fa riferimento anche all’autismo, inserito tra i cosiddetti “disordini mentali”, e ai cinque casi citati dal perito del Tribunale. Il rapporto si conclude affermando che “il profilo beneficio/rischio dell’Infanrix hexa continua a essere favorevole”. Manca, però, una descrizione dettagliata dei casi e dellacorrelazione con l’autismo, malattia che in Italia colpisce circa 600mila persone. Una correlazione che fa discutere, mai dimostrata scientificamente, tanto da spingere l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ad affermare che “I dati epidemiologici disponibili indicano che non ci sono prove che suggeriscono che qualsiasi vaccino dell’infanzia possa aumentare il rischio di disturbi dello spettro autistico e che, in base a revisioni commissionate dall’Oms, non vi è alcuna associazione tra l’uso di conservanti come il Thimerosal, che contiene etilmercurio nei vaccini e disturbi dello spettro autistico”. Proprio il mercurio è adesso finito sul banco degli imputati nella sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano. In attesa di nuovi progressi della ricerca, soprattutto sulle cause all’origine della malattia, ancora in parte sconosciute, c’è da giurare che le polemiche non si placheranno. Il ministero della Salute, infatti, contrariamente a quanto circolato inizialmente, ha preannunciato di aver presentato ricorso in appello contro la sentenza milanese, affermando in un comunicato che “sono destituite di ogni fondamento le dichiarazioni attribuite dalla stampa al difensore del ricorrente, secondo cui la sentenza sarebbe ormai passata in giudicato”.
Fonti: Il Fatto Quotidiano e Sapere e potere

giovedì 21 settembre 2017

Il problema non è aiutarli a casa loro...

sapere e potere

Secondo il nuovo rapporto Oxfam rilasciato in data odierna [2 giugno, ndt], intitolato: “Africa: l’ascesa per pochi”(1), 11 miliardi di dollari sono stati sottratti all’Africa nell’arco dell’anno 2010,
grazie all’utilizzo di uno tra i tanti trucchi usati dalle multinazionali per ridurre le imposte. Tale cifra, è sei volte l’equivalente dell’importo che sarebbe necessario a colmare il vuoto di fondi nel sistema sanitario di Sierra Leone, Liberia, Guinea, Guinea Bissau, tutti Stati in cui è presente l’ebola. Le scoperte dell’Oxfam arrivano in corrispondenza dell’imminente partecipazione dei leader politici ed economici al 25° World Economic Forum Africa, che si terrà in Sudafrica.



Il tema principale dell’incontro sarà come assicurare l’ascesa economica dell’Africa e conseguire uno sviluppo sostenibile. E’ necessaria una riforma del sistema di tassazione globale, affinché l’Africa possa pretendere i fondi che le spettano – tra l’altro, è necessaria per affrontare l’estrema povertà e disuguaglianza – e diviene realmente determinante se il continente deve continuare la sua crescita economica.



L’Oxfam ha richiesto a tutti i governi, la presenza dei capi di Stato e dei ministri delle finanze in vista della Financing for Development Conference che si terrà a luglio in Etiopia. La conferenza di Addis Abeba stabilirà le modalità con cui il mondo finanzierà lo sviluppo per i prossimi vent’anni; questa è un’opportunità per i governi, affinché inizino a elaborare un sistema globale di tassazione più democratico ed equo.



Winnie Byanyima, direttore esecutivo internazionale dell’Oxfam, ha dichiarato: “L’Africa sta subendo un’emorragia di miliardi di dollari, a causa dei trucchi usati dalle multinazionali per imbrogliare i governi africani, lasciandoli senza le entrate dovute, dal momento che non pagano la loro giusta quota di tasse. Se le entrate delle tasse fossero investite in educazione ed assistenza sanitaria, le società e le economie prospererebbero ulteriormente in tutto il continente”.



Nel 2010, l’ultimo anno di cui sono disponibili i dati, le compagnie multinazionali hanno evitato di pagare tasse per un ammontare di 40 miliardi di dollari statunitensi, grazie ad una pratica chiamata trade mispricing – nella quale una compagnia stabilisce prezzi artificiali per i beni e servizi venduti tra le proprie sussidiarie, al fine di evitare la tassazione. Con le corporate tax rates che hanno una media pari al 28% in Africa, ciò equivale a 11 miliardi di dollari statunitensi come entrate sotto forma di tasse.



Il trade mispricing è solo uno dei trucchi che le multinazionali usano per non pagare la loro quota giusta di tassazioni. Secondo l’UNCTAD, i paesi in via di sviluppo nella loro totalità, perdono, secondo una stima, 100 miliardi di dollari l’anno attraverso un altro set di schemi che permettono di evitare i pagamenti, coinvolgendo i paradisi fiscali.



Le compagnie fanno una dura attività di lobbying per avere agevolazioni fiscali come ricompensa per basare e mantenere le loro attività nelle nazioni africane. Le agevolazioni fiscali fornite alle sei più grandi compagnie di estrazione mineraria in Sierra Leone, raggiungono il 59% del budget totale della nazione o equivalgono a 8 volte il budget sanitario statale.



Byanyima ha aggiunto: “I leader africani non devono assistere inerti all’approvazione del nuovo sistema di tassazione globale, cosa che dà alle multinazionali la libertà di scansare i loro obblighi di pagamento delle tasse in Africa. I leader politici e d’affari devono mettere da parte la loro importanza, innanzi alle richieste, sempre più insistenti, di una riforma del sistema di tassazione internazionale. Le nazioni africane, devono introdurre un approccio più progressivo e democratico alla tassazione – incluso un appello alla parola ‘fine’ per le esenzioni dalle tasse per le compagnie straniere”.



Gli attuali meccanismi internazionali volti a superare l’evasione fiscale, come il processo BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), controllato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE)(2) per il G20, lasciano aperte enormi “vie di fuga” per le tasse, che le multinazionali possono continuare a sfruttare in tutto il mondo in via di sviluppo. Molte nazioni africane sono state escluse dalle discussioni sulla riforma del BEPS e, come risultato, non ne trarranno alcun beneficio.



(Traduzione di: Marco Nocera)



Fonti:



2 Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) [così nominata a livello internazionale, ndt]

mercoledì 20 settembre 2017

Migranti, il capitale deporta i nuovi schiavi per sostituirli al popolo europeo

di | 20 settembre 2017  Il Fatto Quotidiano

La popolazione europea è oggi sottoposta a un pressante calo demografico e, insieme, è sempre più massicciamente sostituita dalle nuove masse migranti provenienti dall’Africa. In luogo dei popoli radicati e con memoria storica, con identità culturale e con coscienza mnestica dei conflitti di classe e delle conquiste sociali, prende forma una massa di schiavi post-identitari e senza coscienza di classe, umiliati, strutturalmente instabili, servili e sfruttabili senza impedimenti e a ogni condizione.
Da una diversa prospettiva, mediante le pratiche della deportazione di massa che la neolingua ha scelto di chiamare “accoglienza” e “integrazione”, il capitale deporta dall’Africa migliaia di nuovi schiavi disposti a tutto e pronti a essere sfruttati illimitatamente, il “materiale umano” ideale per le nuove pratiche dello sfruttamento neo-feudale. E, con movimento simmetrico, aspira a sostituire con questi nuovi schiavi il vecchio popolo europeo, composto da individui ancora troppo avvezzi ai diritti sociali, alla dignità del lavoro, alla coscienza di classe, alle conquiste salariali: in una parola, ancora memori del precedente assetto borghese e proletario del capitalismo. È in quest’ottica che deve, ad esempio, essere inquadrata l’operazione Mare Nostrum (2014) come instaurazione di un ponte diretto tra l’Africa e l’Europa in fase di terzomondializzazione.
Nella sua logica generale, l’immigrazione è oggi promossa strutturalmente dal capitale e difesa sovrastrutturalmente dalla “retorica del migrante” propria del pensiero unico politicamente corretto dei pedagoghi del globalismo imperialista. L’odierno regno animale dello spirito necessita dell’esercito industriale di riserva dei migranti, sfruttati a mo’ di nuovi schiavi, per poter distruggere i diritti sociali ancora sussistenti, annientare la residua forza organizzativa dei lavoratori e abbassare drasticamente i costi del lavoro. Con le categorie di Kevin Bales, i migranti figurano oggi come “nuovi schiavi” e come “merce umana nell’economia globale”.
La domanda, spietatamente ironica, di Brecht in riferimento al dissidio tra popolo e governo nel 1953 (“Non sarebbe / più semplice, allora, che il governo / sciogliesse il popolo e / ne eleggesse un altro?”), trova oggi una risposta positiva nelle pratiche di sostituzione di massa mediante le quali i signori del globalismo stanno rimpiazzando le popolazioni europee, le masse nazionali-popolari memori dei diritti sociali e delle lotte di classe, con nuove moltitudini deterritorializzate di esseri umani deportati dall’Africa e destinate a figurare come le nuove “risorse”, ossia come i nuovi schiavi “accolti” e “integrati” nell’esercito della produzione capitalistica desalarizzata e con pluslavoro sempre crescente. È quanto espressamente sostenuto, fin dal titolo, dal rapporto delle “Nazioni unite” del 17 marzo 2000: New report on replacement migration issued by Un population division.
Complici le prestazioni del pensiero unico fintamente umanitario, il capitale non mira certo a integrare i migranti, che invece considera come pura carne da cannone nella lotta di classe. Aspira, invece, a disintegrare per il tramite dei migranti anche i lavoratori autoctoni, distruggendone la coscienza di classe residua e abbattendone i diritti. Dietro il falso umanitarismo con cui si celebra l’immigrazione si nascondono, in verità, la disumanità dello sfruttamento più bieco della manodopera migrante e l’orrore del traffico di esseri umani, il nefarium negotium condannato da papa Gregorio XVI nel 1839.
di | 20 settembre 2017

martedì 19 settembre 2017

Vaccini, perché obbligare? Ecco i veri motivi della legge Lorenzin

di | 18 settembre 2017  Il Fatto Quotidiano

Fermo restando il mio – più volte ribadito (anche su questo blog) – favore scontato per la profilassi delle malattie, ho sempre pensato e continuo a pensare che la legge fatta dal governo sui vaccini sia brutta, sbagliata, incivile e per certi versi assurda. Ma perché? A parte le ragioni di merito su cui abbiamo discusso tanto, quali sono le motivazioni vere che spiegano questa apparente assurdità?
Continuo a credere, considerando tutto, che al governo non interessava fare una buona legge per gli italiani ma solo ottemperare a degli accordi internazionali in ragione dei quali l’Italia è diventata paese capofila per la vaccinazione del mondo. Mi riferisco all’accordo di Washington del 29 settembre 2014 raggiunto tra il nostro paese, l’industria farmaceutica e il Global health security agenda.
Nessuno si è mai chiesto ma perché proprio l’Italia? E la risposta più plausibile non è perché abbiamo degli igienisti e degli epidemiologi famosi nel mondo, o perché l’Istituto superiore di sanità è davvero superiore, o perché noi siamo più bravi degli altri, ma è ragionevolmente geopolitica: noi siamo al centro del Mediterraneo e quindi siamo la porta di ingresso per l’Europa degli immigrati.
Per comprendere certe forzature quindi dovremmo vedere la nostra legge come qualcosa di straordinario cioè quasi come una misura eccezionale che va ben oltre il calo della copertura vaccinale e ben oltre l’ambito strettamente nazionale. Vediamo le forzature, quelle più importanti.
1. La prima è stata quando il governo, sui vaccini, decide di “scippare” l’iniziativa legislativa al Parlamento e di giocarsela tutta di corsa per conto suo attraverso un incomprensibile decreto d’urgenza obbligando il parlamento con la fiducia a chinare la testa;
2. la seconda è stata quando i vaccini da atti consensuali, come consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono diventati in modo ingiustificato trattamenti sanitari obbligatori;
3. la terza: la flagrante anti-costituzionalità delle norme;
4. infine, la quarta sul piano scientifico dove la mistificazione è massima. Vi sono vaccini nei quali prevale il vantaggio del singolo su quello collettivo per i quali non ha senso imporre l’obbligatorietà e invocare l’interesse collettivo (almeno sei su dieci).
Pochi giorni fa, la ministra Beatrice Lorenzin molto compiaciuta dei complimenti ricevuti dall’Europa sulla legge vaccini, alludendo a Romania e Francia, ha dichiarato “anche altri paesi stanno seguendo la rotta tracciata dal nostro Paese” fino a auspicare che “in tutta Europa siano resi uniformi i calendari vaccinali in modo da poter rendere omogenea la copertura dei bambini di tutta l’Unione europea” (Quotidiano Sanità, 13 settembre 2017).
Questa dichiarazione me ne ha fatto ricordare un’altra, sempre del ministro Lorenzin, fatta in occasione di quell’accordo internazionale che ho citato prima. Essa mi colpì non poco perché, a parte essere difforme da quella tecnica dell’allora presidente Aifa che si limitava a parlare di calo della copertura vaccinale e di ostilità crescente dell’Occidente verso i vaccini, sembrava preoccupata prevalentemente proprio di questioni geopolitiche. Eccola, giudicate voi:
“Sul tema della salute dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale (….) Il nostro Paese si trova al centro dell’area mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo. Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa (…) Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne di prevenzione contro nuove possibili epidemie”.
Questa dichiarazione avvalora i nostri sospetti, i nostri dubbi, e ci consente di gettare una nuova luce su una legge che non a caso ha finito con il dividere il nostro paese creando così tanto scompiglio.
Le dichiarazioni del ministro Lorenzin ci fanno comprendere che il calo della copertura vaccinale, fenomeno che non mi sogno di negare, è usato in realtà dal governo italiano, come giustificazione per mettere in campo una politica di difesa dell’Europa e per esportare un modello di profilassi coercitivo da rendere omogeneo in tutti i paesi d’Europa contro i pericoli di epidemie relativi agli immigrati.
La Lorenzin, ministro della Salute, parla di “malattie endemiche riemergenti” che rischiano di “collassare” i sistemi sanitari e propone di “rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa” rendendo “uniformi i calendari vaccinali in tutta Europa”. Il problema è che, tanto la Lorenzin quanto la Global health security agenda, vedono al momento solo fantasmi dal momento che oggettivamente non esistono epidemie e meno che mai epidemie causate dagli immigrati.
Mi si obietterà, immagino, che le autorità sanitarie internazionali hanno il dovere di prevedere i problemi. D’accordo, ma qualsiasi previsione comunque deve basarsi su dei dati, su dei fatti e non essere strampalata e implausibile.
Di cappellate fino ad ora queste autorità ne hanno fatte parecchie gridando a epidemie inesistenti, obbligandoci a comprare enormi quantità di vaccini per poi buttarli nel cesso, e solo per pararsi le terga dalle responsabilità. Resta il fatto che, anche prevedendo epidemie improbabili, non ha senso approvare una legge tanto irrazionale sulla base delle angosce dell’Europa e degli interessi dell’industria farmaceutica.
Ma secondo voi, ha senso per proteggere l’Europa da rischi inesistenti, obbligare i paesi sviluppati a profilassi discutibili come se fossero paesi sottosviluppati e per di più minacciati da epidemie che non esistono? Questa legge sui vaccini è un ballon d’essai dietro il quale vedo tanta imbecillità nazionale e internazionale, tanti affari e poco amore per i cittadini.
Se volete approfondire il tema, in edicola trovate Fq Millennium, “Il vaccino dell’obbligo”
di | 18 settembre 2017

lunedì 18 settembre 2017

Nucleare, dalla Corea del Nord al Pakistan: una politica mondiale fatta da bulli usciti dall’asilo

di | 17 settembre 2017  Il Fatto Quotidiano

Kim Jong Un ha lanciato un altro missile che ha sorvolato il territorio del l’arci-nemico nord coreano, il Giappone. Ha aspettato che l’uragano Irma lasciasse gli Stati Uniti per ottenere il massimo impatto sull’opinione pubblica americana, da sempre traumatizzata dal nemico esterno. Potere della politica della paura occidentale che oggi ci si ritorce contro. Ma l’impatto mediatico questa volta è stato minore delle aspettative. Venerdì mattina il presidente degli Stati Uniti si è svegliato per i consueti tweet dell’alba e ha avuto un momento di esitazione: twittare sulla bomba a Londra o sul missile nord coreano? Come gestire due crisi del genere in 140 caratteri? Non deve essere stato un momento facile per Trump.
Ridurre la diplomazia a slogan lapidari non è possibile, anche se ormai ci provano tutti, ma in una settimana come quella che si chiude oggi, viene spontaneo chiedersi se esiste ancora la diplomazia. E’ una domanda che vale la pena porsi anche perché nel caos mediatico che ci circonda sta diventato sempre più importante capire se ancora questo strumento fondamentale della politica estera ancora esiste ed utilizzarlo per calmare gli animi.
In Europa, sempre durante questa settimana, abbiamo assistito alle minacce di Jean Claude Junker lanciate al parlamento inglese per aver votato la Brexit. Gli inglesi si pentiranno di aver abbandonato l’Europa, questa la sintesi del suo discorso. E subito la Nuova Europa, così definita dall’altro Donald, il famigerato Rumsfeld, ha esultato. Naturalmente la risposta britannica è stata simile, i tabloid si sono lanciati nella solita filippica contro Bruxelles, ma anche la stampa di qualità ha storto il naso. Quando si attacca la sovranità nazionale britannica c’è da aspettarsi anche di peggio.
Sembra che a tutti prudano le mani e usino gli insulti verbali per grattarsele. Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, mai la diplomazia ha avuto un ruolo e un peso minori, mai come oggi ci siamo trovati di fronte a una classe politica mondiale che sembra uscita da un asilo mal gestito, dove il bullismo imperversa.
Ci dobbiamo preoccupare? Sicuramente i focolai di conflitto sono molti, ma la storia ci insegna che le guerre, per quanto stupide siano, non scoppiano mai per motivi personali ma per ragioni economiche.
La Corea del Nord dà fastidio agli americani e ai loro alleati asiatici perché è una nazione sui generis, che sta per completare la lunga corsa al nucleare. Ma non è la prima né l’ultima nazione a conquistare questo traguardo. Anche il Pakistan, ha l’arma nucleare ed è certo che non è una nazione “allineata” con l’occidente ma uno stato dove la tensione interna è altissima, dove, guarda caso, si nascondeva Osama bin Laden.
Una nazione, poi, piagata dagli assassinii politici, ultimo quello di Benazir Bhutto. E il Pakistan non solo ha la sua bella bomba atomica, ma ha esportato la tecnologia per attuarla nella Corea del Nord e negli altri paesi dell’asse del Male. Non è più pericoloso il Pakistan? Eppure dai tempi di George Bush, nessun presidente americano ha puntato il dito contro il Pakistan.
Negli anni Novanta, quando il Pakistan divenne una potenza nucleare, gli vennero imposte delle sanzioni monetarie che l’Arabia Saudita regolarmente pagò per l’alleato musulmano. L’amministrazione Clinton mantenne relazioni gelide con il Pakistan che intanto esportava la tecnologia nucleare in paesi come la Libia e la Corea del Nord. Dopo l’11 settembre i neo-conservatori di Bush “fecero pace” con il Pakistan perché gli  serviva come appoggio per intervenire in Afghanistan. Da allora nessuno parla dell’atomica pakistana.
Chi ci dice che la bomba sia più al sicuro in Pakistan che nella Corea del Nord?
Le provocazioni di Kim Jong Un ci offrono un panorama sulle capacità militari della Corea del Nord, che non abbiamo a portata di mano per quanto concerne il Pakistan. Ma ciò che conta è il ruolo che la bomba riveste nella politica estera di queste nazioni. E le motivazioni del giovane leader nordcoreano sono le stesse dei governi pakistani: l’arma è un deterrente per mantenere in vita il proprio sistema contro un nemico storico: la Corea del Sud per Kim e l’India per il Pakistan.
Anche per l’Iran i motivi sono identici. A proposito, non si sa più nulla sugli accordi stipulati dal presidente Obama, l’Iran ha riavuto i suoi miliardi congelati ma la prova che ha rinunciato al programma di proliferazione dell’atomica non è mai arrivata. Donald Trump ha fatto tanto baccano su twitter poi ha lasciato cadere la patata bollente. Morale, l’Iran la sta costruendo questa bomba oppure no?
In ultima analisi, la paura generata da un Kim Jong Un con i dito sul bottone rosso del nucleare è completamente irrazionale. Tanti sono i leader che potrebbero schiacciare un bottone analogo. Se messo alle strette, si ripete, Kim ci farà saltare tutti in aria. Ma, seguendo questa logica, non si potrebbe dire la stessa cosa della leadership iraniana o pakistana? O addirittura di tutti coloro che hanno l’atomica? Se la Francia si trovasse di fronte alla certezza dell’annientamento della propria nazione, certo non getterebbe le armi in terra, incluse quelle nucleari. Ma questo non è uno scenario probabile perché il disordine mondiale ha un suo equilibrio che proprio la proliferazione dell’atomica ha prodotto. Nessuno spingerà una potenza atomica nell’angolo lasciandogli solo l’opzione apocalittica.
Anche con una diplomazia decimata e agonizzante, difficilmente si arriverà alla guerra nucleare.
di | 17 settembre 2017

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore