giovedì 21 maggio 2015

Breve storia dei sacrifici umani

ve lo propongo senz'alcun commento....... è un post "leggero": un pò per smaltire quello di ieri sui conti pubblici italiani , e le truffe che ci son dietro, un pò perchè ogni tanto mi spiace "sbarellare" ossia uscire off topic; buon divertimento
ECCOLO. Preso dal blog di Alessandro Girola

No, questo non è un articolo per attirarmi addosso accuse di satanismo o altre baggianate. Mi propongo semplicemente di analizzare (in breve, anche se il materiale è abbondante) il fenomeno dei sacrifici umani. Una pratica religiosa e cerimoniale che si tramanda dalla notte dei tempi, da civiltà a civiltà, senza esclusioni o quasi.
Ne abbiamo traccia fin dalle prime comunità nate attorno ai falò e nelle caverne e, ancora oggi, c’è chi porta avanti la macabra tradizione. Basti pensare che in Uganda vengono uccisi circa 900 tra bambini e ragazzini, venduti agli stregoni per i loro rituali di potere. Ma su questo torneremo più avanti, quindi avrete tempo per indignarvi e per raccapricciarvi.
Partiamo però da altri tempi e da altre latitudini.
Partiamo da Maya, Inca e Aztechi, veri virtuosi del settore.

L’onore del sacrificio
A diffondere la notizia furono i conquistadores spagnoli, disgustati da quanto avevano visto durante le loro spedizioni. Ma lo sgomento era tutto loro, visto che per i popoli Inca e Maya i sacrifici erano nell’ordine naturale delle cose, tanto che essere scelti come vittime designate per gli Dei era ritenuto un grande onore.
Si trattava, ancora una volta, di bambini. Dovevano essere privi di imperfezioni, in quanto destinati a raggiungere le sfere celesti e a farne parte. Spesso venivano scelti tra i rampolli delle famiglie nobili. Almeno in questo c’era un senso di uguaglianza che univa i ricchi e i poveri.
Altre volte erano le donne a venire sacrificate, purché in età fertile.
Il metodo scelto era alquanto atroce: lo strangolamento.
Il clima delle Andine ha permesso agli archeologi di ritrovare diversi cadaveri mummificati, tutti vittime di sacrifici agli Dei dei monti. Nei loro corpi sono stati individuate tracce di droghe e oppiacei vari, somministrati ai poveracci prima del rituale.
Tuttavia i veri esperti in materia, si sa, furono gli Aztechi. Arrivavano a sacrificare diverse centinaia di giovani, il cui sangue serviva a placare le divinità del loro nutrito pantheon, e a nutrire il sole con la cosiddetta “acqua sacra”, vale a dire il sangue.
A differenza di quanto avveniva nelle cerimonie Maya e Inca, non tutte le vittime azteche erano volontarie (anche se una cospicua base di spontanei offerenti c’era, eccome).
I riti venivano officiati sulle piramidi a gradoni. I sacrificati venivano squartati, il loro cuore veniva donato agli Dei ancora pulsante (veniva buttato in un braciere sacro), e il sangue scorreva copioso sui gradoni del tempio. I sacerdoti, pesantemente drogati per poter ballare anche per ore senza fermarsi, gettavano poi i corpi in una pila destinata a crescere di ora in ora. A volte, e in specifiche occasioni, venivano anche svolte pratiche di cannibalismo rituale. Del resto, con oltre duecento divinità a cui rendere omaggio, c’era un gran da fare per ammazzare giovani in nome della pace celeste.
human sacrifice 3
Sacrifici Greci e Fenici
Anche nella civilissima Grecia antica non mancavano alcune pratiche che contemplavano i sacrifici umani. Le Baccanti, sacerdotesse del Dio del vino Dioniso e del sesso, celebravano riti oscuri, che spesso terminavano con l’uccisione di alcuni animali consacrati. In alcuni casi tali animali erano sostituiti da dei bambini, sgozzati in onore del Dio.
Plutarco riferisce poi di pratiche simili nelle regioni dell’Acaia e, più raramente, in occasione di alcune battaglie dall’esito incerto, in cui ingraziarsi il favore delle divinità guerresche poteva risultare determinante per le sorti dello scontro.
I Fenici, dal canto loro, potevano vantare nel proprio pantheon la presenza di un pezzo da novanta come Moloch, divinità ingorda di sacrifici umani, legata al culto del sole e rappresentata con un’enorme statua di bronzo in cui ardeva un fuoco perenne. Moloch aveva la testa di toro e le braccia alzate, in un gesto che voleva replicare la sua propensione ad accettare i sacrifici.
I sacerdoti, ben propensi a soddisfarlo, lanciavano i bambini (sì, ancora una volta loro) nella fornace ardente, simbolicamente posta all’altezza dello stomaco del mostro.
Alcuni complottisti raccontano che il culto di Moloch è sopravvissuto fino ai giorni nostri, e che viene praticato da alcune potenti sette segrete, nel cuore dell’Occidente (in particolare in Germania e negli Stati Uniti).
Fantasie? Può essere…
Moloch
Celti, Longobardi
I Celti, tutt’altro che bonari, erano soliti celebrare sacrifici umani. Con buona pace delle interpretazioni new age che tendono a rappresentare questo popolo con un buonismo che ha dell’imbarazzante.
Nelle tribù celtiche si svolgevano sontuose cerimonie, celebrate ogni cinque anni, in cui si nutriva la Madre Terra col migliore dei concimi: l’essere umano. In tal modo ci si augurava che regalasse ricche armenti per molte stagioni a venire.
I sacrifici venivano celebrati in modo inusuale: i druidi costruivano grandi strutture antropomorfe, di legno, paglia e giunchi. Al loro interno venivano stipati uomini e bestiame, quindi si procedeva all’incendio rituale. Altre volte venivano impiegati degli arcieri, in sostituzione del fuoco.
Quando i sacrifici volontari erano numericamente insufficienti, si utilizzavano eventuali prigionieri di guerra.
Dei Longobardi si parla relativamente poco, ma anche loro avevano una discreta tradizione in merito.
Si trattava di un popolo di origine germaniche, ben noto anche nelle tradizioni italiane. I Longobardi avevano una civiltà guerriera e violenta, costituita da adoratori di divinità implacabili e da cultori di usanze alquanto grottesche: pare per esempio che re Alboino avesse la consuetudine di bere vino nel cranio del padre di sua moglie.
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Vichinghi e affini
I Vichinghi, bontà loro, non disdegnavano affatto i sacrifici umani.
Il principale beneficiario di tali offerte era proprio Odino, padre degli Dei, signore di Asgard e Dio di grande potere e saggezza.
Gli archeologi hanno rilevato una varietà di riti sacrificali, a seconda della zona, del regno e della tribù interessata. In Svezia, soprattutto a Uppsala, le vittime venivano affogate in grandi vasche, oppure appese agli alberi e li lasciate morire.
Altrove veniva praticato il macabro rituale dell’Aquila di Sangue (taglio sulla schiena, vertebre e polmoni estratti ed esposti, finché il poveraccio non moriva dissanguato, tra atroci sofferenze).
In Islanda invece il “Cerchio del Destino” custodiva la pietra del dio Thor, sulla quale le vittime venivano brutalmente percosse fino alla morte.
viking-blood-sacrifice-blot00
Africa Nera, oggi
Torniamo al presente.
Come anticipavo in apertura di articolo, l’Africa è il continente in cui, ancora oggi, vengono celebrati sacrifici umani spietati. L’Uganda detiene questo triste primato, ma non è il solo paese a ospitare questo fenomeno.
Sciamani e stregoni sono alla ricerca costante di bambini da sacrificare nei loro rituali. La superstizione radicata in molti strati sociali di quelle lontane terre spinge infatti gli uomini, soprattutto i ricchi e i potenti, a chiedere magie propiziatorie e incantamenti di varia natura. Secondo la magia ancestrale non c’è tramite più potente del sangue umano per ottenere questi benefici.
I sacrifici praticati dagli stregoni sono, tra l’altro, molto crudeli. Si va dalle mutilazioni rituali (mani, piedi, genitali) al seppellimento delle vittime ancora vive, fino a farle morire di soffocamento.
In Tanzania e Burundi abbiamo poi gli sciamani seguaci della dottrina Muti, una forma di medicina tradizionale che prevede l’utilizzo di organi del corpo umano per realizzare balsami e pozioni. Come se non bastasse, secondo gli stregoni Muti, le urla di sofferenza rendono più efficaci e potenti tali disgustosi elisir, sicché i sacrifici rituali sono particolarmente brutali e feroci.
human sacrifice africa

mercoledì 20 maggio 2015

prideandprejudice

Non vi preoccupate non è il solito post di metà settimana e nemmeno parla dell'immenso romanzo della Jane Austen; niente di tutto questo.
E' altro. E' una pagina piena di cifre e diagrammi del Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano che mette nero su bianco, in forma elettronica, la "bravura" della politica italiota nel ....... tagliare il debito pubblico.
Detto così nulla di nuovo ma a leggere attentamente (per chi ne ha voglia questo è il link al 'MEF' dove ci sono, oltre ai documenti scaricabili in pdf, anche le succitate tabelle)la storia che ne emerge è completamente differente. E' la storia di un pozzo senza fondo creato per assorbire i nostri soldi e buttarli, si proprio buttarli, in esso. In primis (tanto per capirsi) un esempio "storico" recente: negli anni della presidenza Clinton gli USA rischiarono, si proprio rischiarono, la cancellazione completa del proprio debito grazie alla politiche messe in atto da quella Amministrazione; sapete chi ha fermato tutto in nome del mercato e della parola d'ordine "questo è il sistema"? Mr Alan Greenspan che scrisse al presidente ingiungendogli di .... fermarsi perchè altrimenti il sistema finanziario sarebeb saltato in aria e in poco tempo poteva fallire: insomma VIETATO RIAPGARE IL DEBITO!!!
Detto ciò, ci piaccia o meno, dal 1995 a oggi noi abbiamo versato ben 50 punti di PIL nel debito: in soldoni 700-800 mld di euro impiegati in risanamento del debito.. che non è stato affatto risanato come ben sappiamo anzi aumenta esponenzialmente sia per l'insipienza della nostra politica che della sua corruzione clientelare. La base del ragionamento è il cosiddetto avanzo primario ossia la differenza in positivo delle nostre entrate. Lo Stato ha incassato più di quanto gli servisse, da un alto, che di quanto ridesse in servizi e soddisfacimento dei bisogni ai cittadini (sia chiaro CHE IL PESO DELL'IMPOSIZIONE FISCALE NON E' EQUAMENTE REDISTRIBUITO FRA TUTTI MA IN UNA FRAZIONE DI ESSI: I LAVORATORI DIPENDENTI, I FINTI AUTONOMI, I PENSIONATI E LE PICCOLE E MEDIE AZIENDE... QUELLE ONESTE; in pratica quelle realtà che non riescono, o possono, sfuggire al fisco).
Si dirà: il debito pesa; in parte è vero ma è anche vero che se lo Stato avesse percorso la strada dell'investimento produttivo anzichè dell'assistenzialismo e della discesa volontaria verso l'attuale stagnazione voluta dall'austerity europea e dalle bolle, create ad arte dalla finanza, esplose in questi anni (l'ultima sta scoppiando proprio ora con le montagne russe delle borse), quel debito pubblico oggi sarebbe inesistente o quasi: SIA CHIARO, QUASI INESISTENTE O, AL MASSIMO, GESTIBILE! Ma che fine avrebeb fatto tutta la banda del buco delle banche e dei rentier che di finanza vivono? Sarebebro finiti con le pezze al sedere? Proprio con le pezze no ma molto vicino si. Sarebeb anche finita tutta la cantilena ideologica del mercato cui anche gli Stati devono sottostare e ci sarebbero rimasti abbastanza soldi per rendere questo paese non al livello della Norvegia ma almeno a quello della Danimarca e dei paesi del nord europa: mica male. Se letti bene questi dati ci raccontano proprio questa storia, se li sanno leggere senza l'ottica mercatara.
Spero sappiate che che per uscire ci sono molte "ricette": questa, del mercato libero, è solo una ed è quella che STORICAMENTE ha sempre dato pessimi frutti; le altre invece hanno fatto vieppiù meno danni di sicuro.... soprattutto con un cambio di politica e con meno fessacchiotti che andavano a votare fidandosi delle mortadelle o degli amati capi e dei loro degni successori. Sarebbe anche finita la prosopopea sull'europa e sul "ce lo chiede l'europa"... anche qui un pò alla volta gli stati sarebebro stati costretti che l'unica via da prendere non era quella della finanza ma quella sociale... ossia quella percorsa fino al 1995: nel bene e nel male, sia chiaro.
E invece... bè è storia recente e anche questa la si dovrebeb conoscere, no?
Pensate: se questi 700-800 mld fossero stati investiti o impegnati in minori tasse dove saremmo ora? In fondo siamo proprio dei fessi: gli stessi liberisti, al soldo del potere finanziario, ce lo dicono: se c'è la ripresa il debito si riduce...... immaginate quella montagna di soldi che un governo, non di ladri e inetti ma composto da persone oneste e capaci, poteva impiegare cosa avrebbero potuto fare e creare!!!! Probabilmente oggi sarebbe la merkel a dover fare i compiti a casa.. e l'assioma vero dell'europa, ossia FREGA IL TUO VICINO (juncker di questo fu accusato), gli si sarebbe ritorto contro con tutto quello che avrebeb potuto comportare.... ma siamo oltre i se e i ma e quindi è inutile recriminare per i voti che abbiamo espresso in questi anni: votando i ladri di pisa pensavamo di fare i furbi e invece ci hanno bellamente fregato e di questo non possiamo che incolpare noi stessi che ci dividevamo in ulivisti e forzaitalioti e loro successive convulsioni.
Sapete, oltre che nel risanamento del debito pubblico, dov'altro son finiti questi soldi? Nel salva-stati, meglio noto come SALVA-BANCHE, nel MES, ecc. altrove a ingrassare proprio quei paesi che, se avessimo preso la strada virtuosa, oggi si troverebbero, con mia grande soddisfazione, con le chiappe a terra!
I numeri e i grafici son lì al link.. buona lettura furbastri!

martedì 19 maggio 2015

Macedonia: nuova rivoluzione colorata diretta da Washington

isto e riportato da real time
Macedonia, cronache del futuro: un'altra rivoluzione colorata


Inauguro una nuova forma di giornalismo. Appunto cronache del futuro. Proprio nel giorno che, forse, vedrà l'inizio di una nuova rivoluzione colorata. Quale sarà il colore, lo vedremo dopo. Per il momento non è stato ancora deciso. Ma il sangue c'è già. Il 9 maggio scorso a Kumanovo, confine tra Macedonia e Kosovo, un attacco armato ha prodotto 14 morti tra gl'incursori e 8 tra i poliziotti macedoni, con oltre 30 arresti.
Serviva per preparare il terreno ad una grande manifestazione in piazza, a Skopje, che doveva riunire 70.000 persone e iniziare l'assalto al palazzo del governo. Stile Euromaidan. Dunque una rivoluzione colorata "speciale", cioè un mix tra sollevazione "pacifica" interna, interetnica ( circa il 30% dei macedoni sono musulmani di etnia albanese) e aggressione armata dall'esterno. I seguaci di Gene Sharp "Come si abbattono le dittature") hanno fantasia da vendere.
Come tutte le precedenti rivoluzioni colorate, anche questa vanta alcune caratteristiche standard. La prima è l'immediato appoggio di tutto il mainstream occidentale. Che, allenato a dovere, si mette subito a gridare ai diritti umani violati dal governo autoritario. Questo è l'inizio canonico. Poi, quando il primo sangue scorre, il governo da abbattere diventa anche "sanguinario". La seconda qualità colorata è che le cancellerie occidentali si mobilitano subito per fare pressioni. Perfetto. Nei giorni scorsi l'ambasciatore americano a Skopje, Jess Bailey, dopo avere incontrato il premier macedone Nikola Gruevski rende noto un comunicato congiunto, firmato anche da Italia, Francia, Regno Unito, oltre che dalla Unione Europea, che critica"l'inazione" del governo sulla questione delle intercettazioni telefoniche.



Lo zelante ambasciatore italiano Massimo Belelli fa sentire la su voce. Skopje, - dichiara - rischia l'isolamento diplomatico se non prende misure riguardo la libertà di stampa e lo stato di diritto". E i giornali e le tv di George Soros, insieme alla sua "Open Society" pubblicano registrazioni telefoniche compromettenti per il governo, senza spiegare, ovviamente, da dove vengono quelle registrazioni e come mai sono finite nelle mani del capo dell'opposizione socialdemocratica Zoran Zaev. Scrivono anche, all'unisono, che l'operazione di Kumanovo è stata una messa in scena organizzata dal governo.
La terza caratteristica delle rivoluzioni colorate è quella, ben vista a Kiev, nel 2104, della processione dei leader occidentali sulla piazza della rivolta prossima-ventura. A incitare, incoraggiare, benedire la sovversione. I primi ad arrivare a Skopje saranno i membri di una delegazione del Partito Socialista Europeo, quello di Martin Shulz e di Matteo Renzi. Si attende l'arrivo di John McCain, che griderà: "siamo con voi", come fece a Maidan.
Un tempo si chiamava "ingerenza negli affari interni di un paese sovrano". Oggi si chiama "difesa dei valori occidentali". I quali si riassumono in pochi concetti essenziali. Dovete fare come diciamo noi. Sennò vi facciamo a pezzi. E come devono fare i poveri macedoni ortodossi? Aderire alle sanzioni contro la Russia, in primo luogo. Cosa che invece non hanno fatto e non fanno. In secondo luogo mai e poi mai prendere in considerazione il passaggio verso l'Europa del gas russo proveniente dal "Turkish Stream".
Già, ecco l'inghippo. La Grecia, in aprile, si è detta disposta ad attaccarsi al tubo di Ankara. E a maggio la Macedonia si è detta pronta a fornire il passaggio del gas verso la Serbia. La quale ben volentieri farebbe altrettanto. Ma questo non si deve fare, secondo Washington, che sta dalla parte di Kiev. Così la Macedonia s'ha da ricondurre ai valori occidentali. Energicamente. Facciamo una "Grande Albania", mettendo insieme i musulmani di Kosovo, Albania e Macedonia. Lo dice apertamente il premier di Tirana. Lo dice Alì Ahmeti, capo e fondatore del partito albanese del Kosovo, Bdi. Il nuovo stato entrerà nella Nato a vele spiegate.
La gigantesca ambasciata americana di Skopje sarà finalmente paragonabile al nuovo stato. Adesso è, evidentemente, sovradimensionata per la piccola Macedonia di due milioni scarsi di abitanti.
C'è un problema, però: che la maggioranza dei macedoni è ortodossa. Che ne pensano? Saranno contenti? Non importa. A Bruxelles, forse, pensano di imitare la soluzione tentata dai nazi ucraini nel Donbass con i russi, cioè bombardandoli. Là è andata male, ma non è detto che andrà sempre male. Così, magari, si troverà anche il colore di questa nuova rivoluzione, molto democratica e molto colorata: verde "islamico" con molte macchie di sangue.

Giulietto Chiesa (Fatto Quotidiano)

p.s.

... il punto è: crederci? visti i precedenti direi di si... non credo abbiate dimenticato come in ucraina i "cecchini" sparassero addosso sia ai patrioti che ai "rivoluzionari (ne parlai all'epoca anch'io riportando il dialogo fra il ministro degli esteri lettone e l'allora Alto rappresentante della UE che affermava proprio questo) e questo fece divampare la guerra civile; così come, e ne sono tuttora convinto, ormai abbondano le prove che l'occidente sta artatamente provocando l'orso russo perchè faccia un passo falso. Sia chiaro non sono un sostenitore di putin ma, solo andando a buon senso e senz'altre considerazioni, non è uno stupido: sa benissimo che non può permettersi una guerra aperta e nemmeno una guerra asimmetrica; troppo stretto anche l'abbraccio cinese perchè in cambio deve mollare la siberia piena di risorse.. ed è estremamente difficile farlo quando nel ceto che lo sostiene ci sono appetiti altrettanto famelici come quelli occidentali e difficilissimi da accontentare; infine il suo esercito è ancora "novecentesco" ossia tropi uomini e troppa poca tecnologia e ciò è un handicap per una, presuntissima, superpotenza..... ha solo una cosa a suo favore: il patriottismo. E' quest'aspetto del popolo russo che incute (o dovrebbe indurre a farlo) timore nei suoi avversari: chiunque finora ha avuto a che farci ci si è scornato e ne è uscito sconfitto. Visto che gli americani, a parte le atomiche che hanno anche i russi e i cinesi, hanno un alto livello tecnologico ma sul terreno non hanno vinto una guerra che fosse una le forze son pari e allora... per loro potrebbero essere dolori. E' noto che ai confini ucraini le forze nato sono ammassate; è anche noto che in quel paese ci sono "consiglieri" delle forze speciali americane (pari tagliagole ci sono anche dall'altra parte); è infine noto che l'ucraina è indebitata con mezzo mondo fino al collo per sostenere non solo lo sforzo bellico ma pure l'economia e la èlite corrotta che ora se ne è impadronita dai soldi occidentali dipende..... gli ucraini non hanno scmpo o combattono o affogano. Come fare per "alleggerire" il frotne ucraino? Creando tensioni altrove: e la macedonia ha tutte le carte in regola per diventarlo... il resto verrebbe da se.

lunedì 18 maggio 2015

Crisi, il futuro non è rosa

Fonte: Il Fatto Quotidiano di del 17 maggio 2015
Il futuro è rosa? A detta dei politici europei ad americani pare proprio di sì, la crisi è passata e tra poco ricominceremo a crescere. La gente li crede perché molti pensano che peggio di così non si possa andare. Ed invece un gruppetto di economisti sostiene che i continui picchi degli indici di borsa altro non sono che una gigantesca bolla finanziaria, pronta ad esplodere in un futuro non troppo lontano. La grande depressione evitata all’indomani del crollo della Lehman Brothers potrebbe dunque travolgerci nei prossimi vent’anni. Tra costoro ci sono due fratelli Alan e Brain Beaulieu, abbastanza conosciuti negli Stati Uniti che hanno da poco fatto la loro comparsa nelle City di Londra quali consulenti e guru.
Nel loro libro Prosperity in the Age of Decline: How to Lead Your Business and Preserve Wealth Through the Coming Business Cycles sostengono che tra 15 anni gli Stati Uniti, e quindi anche il resto del mondo, saranno vittima di una depressione simile a quella sofferta esattamente un secolo prima. I motivi li conosciamo bene: l’invecchiamento della popolazione, i programmi pensionistici ed i tassi d’interesse vicini allo zero. Ci troviamo di fronte ad uno squilibrio demografico che si tradure in uno scompenso finanziario. Da una parte c’è la generazione dei baby boomers, la più numerosa degli ultimi 100 anni ed anche la più ricca e longeva che vuole godersi la pensione, dall’altra ci sono le generazioni Y ed i millennial, e cioè chi è nato dal 1980 fino al 2000, decisamente meno numerosi e con prospettive di guadagni inferiori. Basta questo per capire che ad un certo punto il sistema pensionistico imploderà e lo stato si troverà a corto di fondi.
Ma non basta, i tassi fermi intorno alla zero gonfiano il valore delle azioni ed offrono alle grandi imprese denaro a costi troppo bassi. Un fenomeno che a sua volta ne fa gravitare i guadagni contabili aumentando il valore delle azioni. Un spirale destinata anch’essa ad implodere.
Si potrebbe obiettare che nella forza lavoro dei prossimi 15 anni ci sono anche gli emigrati e che gli scompensi demografici sono minori di quanto si creda, ma i due aspetti più interessanti della teoria dei Beaulieu si riferiscono ai suggerimenti su come proteggersi e guadagnare dalla grande crisi economica non alle cause. Consigli in gran parte diretti ai giovani della generazione Y ed ai millennial- poiché le prime vittime saranno proprio loro – che i fratelli incitano a seguire un comportamento più razionale di quello dei genitori e che garantisce maggiore sicurezza economica.
In primo luogo devono partecipare maggiormente alla vita politica. Poiché i baby boomers sono più numerosi, il loro peso nell’elettorato è di gran lunga maggiore di quello dei propri figli e nipoti. E questo spiega la reticenza della classe politica a posticipare l’età del pensionamento. Secondo i Beaulieu anche nei paesi dove sono state approvate leggi che alzano la soglia del pensionamento, siamo ancora lontani da una posizione di equilibrio. Spetta ai giovani far pressione sui politici affinché ciò avvenga.
Bisogna poi imparare a vivere al di sotto delle proprie possibilità, ciò significa risparmiare ogni mese, anche solo piccole quantità di denaro. E’ importante introdurre i giovani al risparmio ed insegnare loro ad investire. Accumulare denaro infatti non aiuta, questo deve fruttare qualcosa, deve moltiplicarsi. Secondo i fratelli Beaulieu il mercato azionario durante gli anni 20 sarà particolarmente vantaggioso ed offrirà profitti al disopra del tasso d’inflazione.
Altro consiglio: scegliere una carriera in un’industria in crescita. Qualsiasi settore che ha a che fare con gli anziani va bene, lo stesso vale per tutte le attività economiche relazionate a paesi dove la classe media è in aumento, ad esempio l’America Latina e l’Asia. Assolutamente non entrare in politica. Fino allo scoppio della crisi i politici saranno costretti a misure molto poco popolari: aumento delle tasse, aumento dell’età del pensionamento, tagli della spesa ecc. ecc. Tutto ciò renderà sempre più difficile e meno lauto il loro mestiere.
Pagare tutti i debiti prima dello scoppio della crisi, e cioè il 2030. Cercare poi di non indebitarsi per consumare, se non è possibile acquistare ciò che si vuole in contanti, allora è meglio non farlo. Naturalmente prima dello scoppio della crisi bisognerà liquidare tutti gli investimenti e tenersi il contante per usarlo dopo il crollo ed acquistare a poco prezzo pacchetti azionari, imprese ed immobili.
Ed infatti secondo i fratelli Beaulieu, dopo la grande depressione inizierà un forte ripresa. Anche per loro insomma il futuro, però quello di lunghissimo periodo, è rosa.
p.s.
ATTENZIONE quest'articolo, come quello di ieri, va soppesato e vagliato con molta prudenza perchè gli sacerdoti dell'austerity, se costretti, lo ammettono: non siamo affatto usciti dalla crisi, anzi... ci siamo dentro fino al collo e vi rimarremo finchè non si prenderà atto che unificare un insieme diversificato e culturalmente differente che rappresenta i 2/3 del pianeta non può che creare guasti; soprattutto se chi dovrebbe vigilare e fare l'interesse comune dei singoli, i governi, fanno gli gnorri o, ipotesi più vera e verificabile, tifano perchè ciò accada. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, vero? Ricordate che c'è subito stato qualcuno che ha detto che ci vorranno decenni prima di tornare a livelli di pre-crisi, vero? Ricordate anche che le serie storiche e quindi le equazioni alla base della politica dell'austerity sono errate, vero? Bene se è chiaro ciò chiedetevi se vale davvero la pena di continuare a votare per gli stessi che stanno attivamente contribuendo a rovinarci il futuro...

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