giovedì 3 maggio 2018

Sono stati pubblicati i dati sulla spesa militare mondiale nel 2017

Fonte: Il Post internazionale 02 Mag. 2018
Secondo i nuovi dati diffusi il 2 maggio 2018 dal SIPRI, l’Istituto di ricerca internazionale di pace di Stoccolma, il totale della spesa militare mondiale è salito, nel 2017, a 1739 miliardi di dollari, con un aumento dell’1,1 per cento rispetto al 2016.
Il SIPRI monitora gli sviluppi delle spese militari in tutto il mondo.
Le spese militari indicate dall’Istituto si riferiscono a tutte le spese governative per le attuali forze e attività militari, inclusi salari e sussidi, spese operative, acquisti di armi e attrezzature, costruzione militare, ricerca e sviluppo, amministrazione centrale, comando e supporto.
In Cina, le spese militari nel 2017 continuano ad aumentare, seguendo la tendenza al rialzo che dura da ormai due decenni.
Le spese militari della Russia, invece, sono diminuite per la prima volta dal 1998, mentre negli Stati Uniti sono rimaste costanti per il secondo anno consecutivo.
“Il protrarsi delle spese militari mondiali è motivo di seria preoccupazione”, ha affermato il politico svedese Jan Eliasson, presidente del consiglio di amministrazione del SIPRI.
“Questo mina la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti in tutto il mondo”.
Dopo 13 anni consecutivi di aumenti dal 1999 al 2011 e un frangente in cui le spese sono rimaste relativamente invariate dal 2012 al 2016, la spesa militare globale totale è aumentata nuovamente nel 2017.
il resto (grafici inclusi) lo trovate al link del Post suindicato e vi consiglio caldamente di leggerlo per intero...

mercoledì 2 maggio 2018

Indice Big Mac mostra che l’America è in depressione da anni

Fonte: W.S.I. 2 maggio 2018, di Mariangela Tessa
Nel primo trimestre del 2018, il PIl degli Stati Uniti è cresciuto del 4,6% a tassi di cambi correnti durante il primo trimestre. Un dato dunque che – come fa notare come fa notare Peter Diekmeyer in un articolo pubblicato sul sito Sprott Money — se letto superficialmente conferma che tutto sta andando a gonfie vele.
“Le aziende hanno aumentato le vendite. I lavoratori hanno ottenuto aumenti salariali. Trump deve dunque aver ragione, l’America sta tornando grande di nuovo” si legge nell’articolo
Ma è realimente cosï? No, se si misura la produzione economica degli Stati Uniti in base al numero di Big Mac che si possono acquistare:
“Misurato in questo modo,  quello che è emerge è che l’America è in una grande depressione da dieci anni”.
Facciamo un passo indietro. L’indicatore messo a punto dall’Economist utilizza il famoso hamburger come strumento per determinare il potere d’acquisto.
“L’idea è verificare se i tassi di cambio correnti misurano adeguatamente ciò che le persone possono acquistare con quei soldi. Un Big Mac, che ha gli stessi ingredienti in tutto il mondo e la cui ricetta è cambiata poco negli ultimi trent’anni, fornisce in tal senso uno strumento eccellente.  L’hamburger contiene anche importanti input legati all’affitto, al lavoro e alle tasse” continua l’articolo.
Alla luce di questi indicatori, emerge che gli Stati Uniti sono in una grande depressione in questo momento.
In termini ufficiali, il PIL degli Stati Uniti è stato pari a $ 19,4 trilioni nel 2017. Si tratta di un aumento del 33% rispetto ai $ 14,5 trilioni registrati nel 2007. Tuttavia, mentre con quei con 14,5 trilioni di dollari si potevano acquistare 4,25 trilioni di Big Mac (allora costavano 3,41 dollari ciascuno), nel 2017, a il numero è sceso fino 3,83 trilioni (prezzo è salito a $ 5,06). Ciò suggerisce che il PIL degli Stati Uniti, misurato in termini di Big Mac, è diminuito del 10% tra il 2007 e il 2017.

martedì 1 maggio 2018

Petrolio: per noto hedge fund prezzi a $300 in pochi anni

Fonte: W. S. I. 30 aprile 2018, di Mariangela Tessa
Pierre Andurand, uno dei più importanti gestori di hedge fund del settore petrolifero, ne è convinto: l’attuale riluttanza delle società energetiche a investire in nuovi progetti per la produzione della materia prima, porterà il prezzo del petrolio verso i “$300 al barile” nel giro di pochi anni.
Andurand, noto per le sue posizioni bullish, ha scritto in una serie di tweet che la preoccupazione circa l’impatto dei veicoli elettrici sulla domanda futura di petrolio  sta limitando gli investimenti nei progetti di lungo termine.
“Paradossalmente questi timori sulla domanda potrebbero causare il più grande shock di offerta nella storia“, ha ribadito aggiungendo che“300 dollari in pochi anni non è un target impossibile”.
Il gestore dell’industria degli hedge fund, a capo di Andurand Capital Management, è anche contrario all’opinione comune secondo cui i prezzi del petrolio a tre cifre riducono la crescita dell’economia.
“Cento dollari al barile non ucciderà l’economia“, ha scritto, aggiungendo che “abbiamo bisogno di prezzi sopra questa soglia per incoraggiare investimenti sufficienti al di fuori degli Stati Uniti”.
I commenti di Andurand si aggiungono a quelli del ministro del petrolio saudita Khalid Al-Falih, che all’inizio di questo mese suggeriva che i prezzi potessero salire ulteriormente dal loro attuale livello vicino ai 75 dollari al barile senza fare danni economici.
“Abbiamo visto prezzi significativamente più alti nel passato, il doppio rispetto a dove siamo oggi. L‘economia globale ha la capacità di assorbire un greggio più costoso“, ha detto Al-Falih.
Lo scorso 24 aprile, il prezzo per barile di petrolio Brent ha superato i 75 dollari per la prima volta dal 26 novembre 2014. Un livello da cui ha ripiegato: oggi le quotazioni si aggirano intono ai 73,77 dollari contro i 67,44 del Wti. Si tratta di livelli ben lontani da quelli di dieci anni fa: nel 2008 il greggio Brent è salito fino a quasi $150 al barile prima di schiantarsi.

lunedì 30 aprile 2018

Elezioni: la lezione friulana..

Passato il turno elettorale tiriamo le somme.
Il PD tiene (in parte voti di ritorno dalla libera uscita); continua l'opera di distruzione dal di dentro del partito ma, nonostante tutto, tiene e tutto sommato da segni di vitalità.. del tutto insperata.
M5S. Beh l'opera di avvicinamento al PD ha dato i suoi frutti: gli elettori hanno talmente apprezzato la 'nuova linea politica del Capo' che in segno di giubilo gli hanno appena dimezzato i voti (almeno la lettura che ne da il candidato alla presidenza della Regione del Movimento è questa).... messaggio chiaro, mi pare. In attesa di Di Battista, novello cincinnato, che, temo, veda concentrare sul proprio groppone troppe aspettative (e con Fico che nicchia acconciandosi alla bisogna) e se ne tiene fuori.... lontano; dicevo ora il segnale dell'elettorato mi pare chiaro: nessun accordo con chi ci ha ridotti così e disprezzati, derisi ecc. fino alla sera prima.. è vero: la legge elettorale è quel che è, essendo stata pensata proprio per fregare il M5S, e vi hanno contribuito tutti, Lega compresa... tale legge non aiuta anzi rischia di far ridurre il movimento alla stessa stregua del pugile suonato. Ma tant'è e ci si deve arrangiare con quel che si ha. Si pensava che la tattica dei due forni avesse un fine: ossia di dimostrare il grado di inattendibilità dell'attuale sistema di partiti ma la verità, lentamente, sta venendo a galla; l'assoluta mancanza di una strategia politica e e una visione di medio periodo.. e non è cosa da poco visto che si candidano al governo del paese. Qui ci voleva altro: una cosa semplice semplice bastava ossia una volta dimostrato che non puoi accordarti con la Lega e i suoi alleati e anche con il pd torni dal Capo di Stato e gli dici che è impossibile e che si torni alle urne: evitavi di farti lavorare ai fianchi e spendevi bene il mandato ricevuto, facile, no? E invece.. invece si è giocato a imitare il Divo (...) senz'averne né la statura nè tutto il resto e i risultati si vedono: meno che c'è l'ex segretario del PD che, per motivi tutti suoi e che sono ben noti, tiene duro, altrimenti ci ritrovavamo con un abbraccio mortale e non solo per il movimento ma per il paese o meglio per quella parte di paese che vuol dare un taglio alla vecchia politica che tanto il Capo politico attuale del M5S mostrava di disdegnare ma che con cui voleva farci addirittura un governo..
Chi ha vinto? Bé mi pare chiaro: in primis la Lega!!! Senza se e senza ma, poi Fratelli d'Italia (quindi il fronte sovranista .. presunto tale) e F.I. che diciamo 'tiene' più o meno. Si il centrodestra vince ma non per propria proposta e bravura ma per insipienza altrui.... del PD in primis e del M5S in secundis. I primi troppo presi dai loro affari e i secondi preda di una sorta di governatio precox (..) un pò poco.
Personalmente se continua di questo passo alle, temo ormai prossime, elezioni se il M5S rimane su queste posizioni si troverà, felicemente, costretto o a non votare o.. a votare turandosi tutto (non solo il naso).. Lega

domenica 29 aprile 2018

Coree, quello che sta accadendo è una lezione per i politici nostrani

Fonte: Il Fatto Quotidiano Economia Occulta | 29 aprile 2018


E’ vero che il baricentro del mondo si sta spostando a oriente, non solo quello economico ma soprattutto quello politico. I politici nostrani farebbero bene a prestare attenzione a come si fa politica ad alto livello, forse imparerebbero qualcosa. L’ultima magistrale lezione di diplomazia internazionale arriva dalla tristemente celebre zona demilitarizzata, la cicatrice della guerra fredda che corre lungo il 38 esimo parallelo e che divide la penisola coreana in due.
Il dittatore Kim Jong-un, considerato pazzo e sanguinario fino a quattro mesi fa, ha partecipato a un summit storico nella Corea del sud, stato ancora ‘nemico’ e dove né suo padre né suo nonno hanno mai messo piede. Lo ha fatto con tutti gli onori riservati a un grande capo di Stato. Il presidente coreano Moon, che ha speso gli ultimi vent’anni per ottenere questo incontro, è il stato il suo interlocutore. Come Kim ha usato tutte le strategie politiche, inclusa la diplomazia delle olimpiadi, per avvicinarsi alla comune meta: l’accordo di pace tra le due nazioni.
La pace tra questi due Paesi che per tre mila anni sono state un’unica espressione geografica e linguistica, una singola cultura, una nazione sovrana con lo stesso popolo aprirà le porte alla collaborazione economica e commerciale. Il modello sarà quello del vecchio mercato comune: sfruttare le interdipendenze economiche e le risorse di entrambi per modernizzare il nord e produrre benessere in tutta la penisola. L’unione ha le potenzialità di dar vita a un’economia molto più forte di quella giapponese.
Nord e sud, dunque, hanno interessi comuni che perseguono congiuntamente. Gli ostacoli non sono pochi. In primis, anche se entrambi hanno firmato un armistizio di pace, i due Paesi sono ancora in guerra. La Repubblica popolare della Corea del nord è uno stato cuscinetto per la Cina, la Corea del sud è una importantissima base militare americana nel Pacifico. Insomma, per arrivare a stringersi la mano sul 38° parallelo e piantare l’albero della pace i due leader coreani hanno dovuto convincere Washington e Pechino a farglielo fare.
Se mettiamo a confronto questa lezione di diplomazia internazionale con i fiaschi post-elettorali europei – l’ultima nazione a dar prova di incapacità nella formazione del governo sulla base dei risultati elettorali è la nostra – e le animosità all’interno dell’Unione Europea, ad esempio Brexit, ci rendiamo conto perché l’asse del mondo si sta spostando a oriente. A completare il triste quadro della decadenza della politica in Europa ci sono i rapporti di sudditanza con Washington. Che dire di Macron che attraversa l’oceano per presentare a Trump la volontà ferrea europea di andare avanti con l’accordo con l’Iran per poi cambiare idea a venti quattro ore dall’atterraggio? Notevole la differenza con il presidente Moon (la cui moglie non veste Chanel come le first lady francese e americana), Moon è un politico di sostanza, che ha le idee ben chiare sul futuro della propria nazione, non è un populista.
Certo c’è sempre Angela Merkel che ha detto chiaramente a Trump – che continuava a bombardare il mondo con twitter trionfalistici sul summit coreano presentato come una sua creazione – di non fidarsi di Kim Jong-un. La Merkel sì, è una scaltra politica, ma si trova a dover giocare in una squadra di schiappe e non ha un interlocutore con cui lavorare seriamente. Descritto lo scenario ecco alcune previsioni: Trump e Kim si incontreranno, possibilmente a giugno. L’accordo di pace tra le due coree verrà avvallato dalla Casa Bianca, a quel punto si inizierà a lavorare con lena alla cerimonia per la firma del trattato, che avverrà prima di novembre 2018, e cioè delle elezioni di mid-term americane.
Trump si attribuirà tutta la gloria e sia Kim che Moon glielo lasceranno fare. Kim ribadirà l’impegno a congelare le testate nucleari e i dettagli della denuclearizzazione verranno rimandati a un altro summit, che avverrà nel 2019. Intanto Nord e Sud Corea inizieranno in sordina a cooperare economicamente, a dispetto delle sanzioni internazionali. Gli investitori del sud avranno quindi accesso prioritario al processo di modernizzazione del nord.
In Europa il battibecco sulla Brexit non scomparirà. Le tensioni tra il populismo di destra dell’est europeo e Bruxelles aumenteranno, rischiando di far implodere tutta la struttura, in Italia con molta probabilità si rivotera’ ma i risultati non saranno migliori. Insomma gli scenari non sono affatto positivi. Ultimo dettaglio il taglio di capelli alla Kim continuerà a essere sempre più di monda, quello alla Di Maio invece verrà considerato passé.

Economia Occulta | 29 aprile 2018

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore