venerdì 6 marzo 2015

L’Europa impone gli Ogm all’Italia: “Non si può opporre alla coltura”

Fonte: Il Fatto Quotidiano del  14 02 2015 di
È tempo di aprire agli Ogm: ce lo chiede l’Europa. Anzi, ce lo impone. La Corte di Giustizia ha infatti condannato l’Italia per avere vietato la coltivazione di mais Mon810 alla multinazionale statunitense Pioneer Hi Bred. Che, nel 2008, aveva fatto causa al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali per non avere permesso alla sua filiale italiana di coltivare il cereale sviluppato da Monsanto. Secondo la Corte, se la coltivazione di una pianta geneticamente modificata è già stata autorizzata dall’Unione, non c’è sovranità nazionale che tenga, e ogni Stato membro si deve adeguare. Cosa che l’Italia, in effetti, non ha mai fatto, preferendo prendere tempo ed evitando di agire. La vittoria dei produttori di Ogm, dunque, può essere vista come una conseguenza delle lacune normative italiane, e dell’assenza di leggi regionali che regolino la coesistenza di varietà tradizionali e geneticamente modificate. Ma c’è chi scommette che la partita non è chiusa.
I giudici europei non hanno dubbi: “La messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà del mais Mon810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati […] e le medesime varietà sono state iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole”. Non solo, la Corte ricorda che le direttive europee non consentono “ad uno Stato membro di opporsi in via generale alla messa in coltura sul suo territorio di tali organismi”. Tradotto: l’Italia non si può opporre alla presenza di Ogm già approvati dall’Ue, neppure entro i suoi confini. A maggior ragione se la legislazione non è chiara su cosa e dove può essere coltivato.
Per l’Ue, quindi, il Belpaese non può più mantenere questo atteggiamento ambiguo ed avverso ai cibi transgenici, che pur rispecchiando il pensiero del 61% dei cittadini europei contrari agli organismi geneticamente modificati (dati Eurobarometro), tende a limitarne l’espansione nel vecchio continente in modo che alcuni considerano addirittura beffardo. Come il governo spagnolo, il più pro-Ogm d’Europa, che inserito nella sentenza “in qualità di agente” contesta l’atteggiamento di Roma: se tutti facessero come l’Italia, lamenta Madrid, “un divieto di coltivazione di Ogm potrebbe protrarsi per un periodo di tempo illimitato e costituire un mezzo per aggirare le procedure previste”.
Ma è davvero così? Secondo la Task Force per un’Italia Libera da Ogm, che raggruppa decine di associazioni fra cui Coldiretti, Codacons, Slow Food e Wwf, la sentenza della Corte di Giustizia in realtà non cambia nulla. “In Italia – spiega il coordinatore Stefano Masini – lo stop agli Ogm nei campi è stato deciso non in via generale, ma in forza di un provvedimento interministeriale che è intervenuto su un caso concreto” e “proprio sulla base della disciplina europea che assegna allo Stato l’accertamento circa la pericolosità della coltivazione Ogm nei confronti delle altre colture tradizionali confinanti”.
“Sebbene la sentenza lasci intendere che allo Stato sia precluso il divieto di introdurre misure volte a prevenire l’impatto della commistione di Ogm con le colture derivate da prodotti tradizionali – aggiunge Masini – essa in realtà non tiene conto dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale che ha portato l’Italia a ottemperare alla facoltà di utilizzare Ogm sulla base delle regole di coesistenza”.
Si preannunciano insomma nuove battaglie legali. Che, in mancanza di risultati scientifici definitivi che stabiliscano con certezza se gli Ogm sono dannosi o meno per la salute e l’ambiente, lasceranno la questione aperta ancora per molto tempo. Anche questa sentenza, infatti, per quanto possa sembrare una vittoria definitiva delle multinazionali del biotech, “non cambia la scelta dell’Italia di mantenere il proprio territorio libero dalle contaminazioni di organismi geneticamente modificati”, conclude Masini. “Come chiede il 71% degli italiani”, che secondo un’indagine Coldiretti/Swg di cibo transgenico non ne vuole proprio sapere.
p.s.
insomma da bravi componenti del parco buoi, com'è noto ne siamo parte anche in altri e, altrettanto importanti, campi (economia, politica, ecc.), dobbiamo ingoiare, oltre che i diktat di Merkel e co. anche gli ogm: se fossimo una società matura boicotteremmo tutti i prodotti della Monsanto ma.... non lo siamo!

giovedì 5 marzo 2015

Sotto i nostri occhi, eppure siamo ciechi

..... se ne parlava ieri dei cambiamenti, anche violenti, del clima e ...... in sole 24 ore il centro nord è stato colpito da un furioso uragano con piogge ma, soprattutto, venti a oltre 150 Km!!!!! Roba da Golfo del Messico o da corridoio degli uragani ma non caratteristici della zona temeprata del pianeta.
Eppure è accaduto. Auostrade chiuse, treni bloccati, case scoperchiate, scuole chiuse, macchine del movimento terra delle cave di marmo fatte volare a centinaia di metri di distanza, alberi abbattuti, massi enormi venuti giù come se fossero pietruzze, ecc. un ecatombe che non ci ha risparmiato nemmeno morti e feriti
Questi ormai non li possiamo più definire eccezionali ma fatti normali del clima più sub-tropicale che sta invandendo il mediterraneo.
Eppure.... eppure al di là della personale registrazione del "fatto" la gente, pur spaventata, non sembra voler associare il tutto al modello socio-economico che ci sta spingendo a grandi passi sull'orlo dell'estinzione; estinzione che pur se è normale nella vita di un pianeta non è normale se una specie ne accelera il corso: ed è esattamente quello che sta accadendo; in soli 200 anni ne abbiamo accelerato la corsa e chissà se non durante il corso della nostra stessa vita non ne vediamo l'esito finale....

mercoledì 4 marzo 2015

2014: L'ANNO ( QUASI ) SENZA ESTATE

Fonte: il blog "ex pianeta di dio"
Nell'estate del 2014 l'emisfero settentrionale ha vissuto un'estate particolarmente fredda e umida, ricca di precipitazioni che ha fatto sentire i suoi effetti caustici sull'agricoltura e anche sul settore del turismo.
Negli Stati Uniti è stata una fredda estate da record.

Alla fine di luglio 2014 i dati medi di tutte le stazioni di temperatura della rete di Climatologia Storica hanno evidenziato che aveva battuto il record come la più fredda.
Un'altra estate freddo con una bassa frequenza di giornate con temperature registrate di sopra di 90 gradi è tornata nel 1992, l'anno in cui l'atmosfera era ricoperto di cenere dall'eruzione del Monte Pinatubo.
Tuttavia, tornando al 1880, solo un altra estate agli inizi del 1900 gareggiava con le letture di temperatura del 1992 e il 2014.
Un forte fronte freddo che è iniziato il 14 luglio ha sferzato tutto il paese, portando le temperature sotto la media per gran parte degli Stati Uniti centro-orientali.
La stessa cosa è avvenuta per il periodo di agosto 2014 dove nel territorio americano sono stati registrati anche alcuni record di nevicate quasi sconosciuti in estate.
Non è stato un tempo migliore ad agosto dove tra il freddo e la pioggia sono stati battuti diversi record di bassa temperatura in diversi stati.
Anche in Europa la situazione è stata altrettanto poco piacevole.
Il mese di luglio dovrebbe essere il più caldo dell’estate, invece, nel 2014 i giorni di caldo in Italia si potevano contare sulle dita di una mano.
Prendiamo Milano e Roma come città di riferimento.
Rispetto al 2013 a Milano le giornate finora con valori oltre i 30 gradi sono state solo 4 contro le 21 dello scorso anno; a Roma invece 11 contro 26.
Prendendo ancora Milano e Roma come città campione, nel mese di luglio sono stati registrati quantitativi di precipitazioni molto superiori alle medie del periodo.
Milano ha registrato finora, dai 120 ai 200 mm a seconda delle zone, contro una media per tutto il mese che dovrebbe essere di 60 mm, Roma dai 60 ai 100 mm contro una media per l’intero mese di 25 mm.
Numersi record di freddo e pioggia sono stati registrati non solo in Europa ma in diverse parti d'Europa, ma non ci soffermeremo su questo punto, piuttosto ci soffermeremo sulle cause che potrebbero essere trovate direttamente in Indonesia durante i primi sei mesi del 2014.
Il Monte Sinabung ( in indonesiano : Gunung Sinabung ) è uno stratovulcano del Pleistocene-Olocene di andesite e dacite nella pianura di Karo Karo Regency, Nord Sumatra, in Indonesia, a 25 km dalla caldera di Toba.
Il suo risveglio ebbe inizio nel 2010, quando dopo 400 anni di silenzio, nell'agosto si risveglio con una modesta eruzione, sebbene in realtà fosse solo l'inizio.
"La mia impressione è che questa esplosione potrebbe essere l'inizio di qualcosa di più grande", affermava il geologo Dr. Erik Klemetti.
Aveva ragione.
Arriviamo agli inizi di settembre e il Monte Sinabung erutta una potente raffica fresca di cenere calda e detriti a due miglia (migliaia di metri) in aria all'inizio del Venerdì Santo, come seguiterà a fare ancora per i successivi giorni di fila, per poi tornare a calmarsi fino al periodo 2013-2014 quando la sua attività si intensificò enormemente con colonne eruttive che raggiunsero anche i 10 chilometri di altezza e successivamente anche roventi valanghe piroclastiche portando l'evacuazione di decine di migliaia di persone dalle zone rurali adiacenti al sistema vulcanico.
La stratosfera è la fascia di atmosfera terrestre che si estende da 10-18 fino a 45 chilometri di altezza.
In ordine di altitudine la stratosfera segue la troposfera o, per meglio dire, la loro fascia intermedia chiamata tropopausa quindi l'altezza della colonna di cenere e anidride solforosa emessi dal vulcano hanno chiaramente raggiunto questo strato, dove stazionando per lunghi periodi, in media un'anno sono in grado di schermare la radiazione del sol rendendola più opaca e quindi influenzare chiaramente le temperature terrestri come accadde nel 1816, durante l'Anno Senza Estate, dopo l'eruzione del vulcano Tambora, Indonesia, nel 1815.
L'attività eruttiva è continuata con flussi piroclastici ed eruzioni minori fino a febbraio 2014.
Tuttavia era solo l'inizio.
Il 13 febbraio 2014 un'altro vulcano si risvegliò all'improvviso con un'altra potente eruzione che scaravento una gigantesca colonna di cenere e gas ad un'altezza ancora maggiore.
La cenere vulcanica del vulcano Kelud sembra che abbia interessato una superficie di circa 500 chilometri (310 km) di diametro, eruttando un totale stimato in 120 milioni a 160 milioni di metri cubi (4,2 × 10 9-5,7 × 10 9 cu ft).Il pennacchio si è alzato fino a una quota di 27 km e ha prodotto una nube a ombrello alta 19 km, poi traslata sopra l’Oceano Indiano.
E' chiaro che le polveri del vulcano hanno ampiamente ragginto lo strato descritto andandosi a sommare a quelle emesse dal vulcano Sinabung.Successivamente è stato il turno il 30 maggio 2014 del vulcano Sangeang Api, Indonesia.
Dalla metà di giugno 2013, le autorità avevano già messo il vulcano su 'allerta' per una possibile eruzione.
Il 30 maggio 2014, una grande eruzione è avvenuta intorno alle 03:55 locali.
La colossale colonna di ceneri è rapidamente salita a un'altitudine di 15-20 chilometri verso il cielo.
Il mattino successivo, la nube di cenere aveva attraversato la costa nord-occidentale dell'Australia nella regione Kimberley e le compagnie aeree avevano cancellato i voli da e verso Darwin, Northern Territory. In seguito si è spostata fino ad Alice Springs nel Northern Territory.
E' chiaro quindi che dopo quest'altra eruzione lo strato della stratosfera sopra l'Indonesia era intriso di cenere e anidride solforosa che successivamente con il passare dei mesi sono state spinte dai venti in tutto il globo andando a schermare parzialmente, specialmente nell'emisfero nord, la radiazione solare e andando quindi a influire negativamente sugli eventi meteorologi dell'estate 2014. Potremmo ribatezzarlo chiaramente "l'Anno Quasi Senza Estate."
Fonti:
http://www.breitbart.com/big-government/2014/07/28/2014-the-coolest-u-s-summer-on-record/
http://wattsupwiththat.com/2014/08/23/cold-summer-us-daily-record-minimum-outnumbering-record-maximums-3-to-1-in-the-last-30-days/
https://stevengoddard.wordpress.com/2014/07/26/coolest-summer-on-record-in-the-us/
http://www.meteo.it/news/l-estate-2014-e-impazzita-pioggia-e-freddo-record-5644.shtml
http://vulcanonews.blogspot.it/2014/11/il-risveglio-del-vulcano-sinabung.html
http://www.ecoage.it/stratosfera.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Mount_Sinabung
http://en.wikipedia.org/wiki/Kelud
http://en.wikipedia.org/wiki/Sangeang_Api
p.s.
non trovate strano che, nonostante i vari report ecc, nessuno faccia una piega al ripetersi di news che ci ricordano quotididianamente come sia cambiato il "clima"? Io si..... è anche vero che da ormai 20 anni ci dicon che siamo sull'orlo di un estinzione di massa eppure non si vede nessuno realmente preoccuparsi, come mai? Forse non ci crediamo fino in fondo o ..... cosa? Siamo diventati così ineluttabilmente fatalistio speriamo che un, qualunque, messia appaia dal nulla per salvarci su una, più che ipotetica, arca? O, forse, diamo per scontato che siano tutte balle, esagerazioni ecc. per evitare di "vedere" il completo fallimento di un intera civiltà che ha fatto di tuto per autodistruggersi?

martedì 3 marzo 2015

Blade runner 2, Harrison Ford: “La sceneggiatura migliore che abbia mai letto”

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 3 marzo 2015 a firma di
“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”. Probabile che il replicante Roy Batty/Rutger Hauer si riferisse inconsciamente al sequel più atteso della storia del cinema. Quel Blade Runner 2 la cui ufficialità è arrivata nelle ultime ore sia dal regista di Blade Runner, Ridley Scott, che dall’attore Harrison Ford che nel film culto interpretava l’agente Rick Deckard.
I contenuti del tira e molla iniziato nel 2011 attorno all’imminente apertura del nuovo set, facevano comunque presagire che il film girato nel 1982 avrebbe avuto un fratellino in digitale. Il regista di Blade Runner 2 sembra però essere il canadese Denis Villeneuve, perché Ridley Scott dovrebbe occuparsi soltanto della produzione con la sua Scott Free Production – con cui recentemente ha prodotto il suo Exodus, Italy in a day di Salvatores, e produrrà Prometheus 2 – affiancandosi alla Alcon, titolare del progetto, e alla Warner Bros che starà in cabina di comando.
Villeneuve, ufficialmente ancora in trattativa per la regia, anche se l’inizio set è già previsto per l’estate 2016, si è fatto conoscere per un film art house come Incendies (La donna che canta, 2010) e ancora prima alla Quinzaine di Cannes con il cervellotico ma affascinante Polytechnique (2009). Lo sbarco ad Hollywood e le consegne della Warner, per uno dei sequel più delicati e a rischio fischi, sembra gli siano state date dopo la sue eccellente prova nel thriller Prisoners con Jake Gyllenhaall e Hugh Jackman. Anche se l’ultimo progetto di Villeneuve, Enemy, sempre con Gyllenhaall, tratto da José Saramago, presentato a Toronto nel 2013, è passato letteralmente inosservato sugli schermi americani, tanto da pensare che la brillante stella canadese fosse già finita nella lunga lista nera dei registi inaffidabili per Hollywood.
Curioso invece è il percorso che ha preso lo script per Blade Runner 2, una sceneggiatura che Harrison Ford ha definito: “La cosa migliore che ho letto in vita mia”. Ufficialmente vengono accreditati tre nomi: Ridley Scott, Michael Green e Hampton Fancher. Green è un  prolifico autore di serie tv Usa (Smallville, Sex and the City, Heroes e Kings) e sta già lavorando con Scott alla realizzazione di Prometheus 2. Fancher, oggi 76enne, è invece un bizzarro ritorno di fiamma. Fu lui che negli anni settanta ebbe l’intuizione di convincere Philip K. Dick – dal suo romanzo Il cacciatore di androidi (1968) nacque tutto – a poter scrivere una riduzione della sua opera letteraria. Una volta riuscito nell’intento e, attraverso il produttore Michael Deeley, spinto Ridley Scott a dirigere un film tratto dal suo scritto, Fancher si ritrova fuori all’improvviso dal progetto: non avendo mai apprezzato del tutto la versione “ecologista” dello script Scott chiamò David Peoples (successivamente autore delle sceneggiature de Gli Spietati e L’esercito delle 12 scimmie) a riscrivere per intero il copione. Da lì la storica rottura tra Fancher e Scott che oggi si ricompone proprio nell’aver ideato il sequel di Blade Runner.
La storia che dovrebbe svolgersi vent’anni dopo i fatti del 2019, ambientati in una originalissima Los Angeles cupa e distopica, vede già la presenza confermata di Harrison Ford. L’ex falegname, interprete sul finire degli anni settanta/inizio ottanta di almeno cinque film che hanno fatto la storia del cinema, è già tornato nei panni di Indiana Jones vent’anni dopo nel 2008, e recentemente ha rivestito il ruolo di Han Solo dopo 32 anni dal Ritorno dello Jedi. Non si sa se lo script firmato Scott-Fancher-Green preveda di resuscitare i replicanti del 1982. Rutger Hauer e Daryl Hannah sono ancora in attività. Sean Young/Rachel ha invece praticamente chiuso la sua carriera a fine anni ottanta e poi è salita agli onori della cronaca per la sua cronica dipendenza dall’alcool, per le molestie al regista Julian Schnabel durante il Directors Guild of America awards nel 2008 o quando ha tentato di entrare senza invito ad una festa durante la Notte degli Oscar 2012 finendo arrestata dalla polizia.
C’è infine il nucleo centrale del discorso sequel. Un sensibilissimo piano inclinato in cui decine di produzioni hanno scivolato finendo nel ridicolo o nel patetico (vedi ad esempio Blues Brothers 2000). L’originalità di Blade Runner, le stigmate del cult universale, derivano proprio da un set e dall’ideazione di un mondo altro che rivoluzionò l’immaginario fantascientifico, a sua volta modificato senza appello da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick nel 1968. Se l’allora direttore della fotografia e scenografo del film, Jordan Cronenweth, è scomparso, Douglas Trumbull che di Kubrick fu collaboratore proprio per 2001 e di Scott curatore degli effetti speciali è ancora in attività. Il set di Blade Runner è diventato in breve tempo una sorta di spazio archetipico, marchio e pietra di paragone per ogni film a venire. Sarà davvero dura raccogliere l’origami a forma di unicorno e continuare a raccontare di replicanti e di futuri distopici.
p.s.
insomma: come ti rovino un cult della mia gioventù perchè qualcuno a Hollywood è a corto di idee...... mi chiedo: ma il moloch mercato esiste o no? Perchè poi si, a parte i soliti idioti che se lo vedranno, lamenteranno che nessuno ci va a vederlo e i cinema resteranno vuoti!

lunedì 2 marzo 2015

Gas e elettricità nel ddl Concorrenza: chi tutela i consumatori?

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 2/3/2015 a firma di
Venerdì 20 febbraio il governo ha approvato al Capo IV del “Ddl concorrenza”, quello passato alla cronaca per la rivolta di taxisti, notai e farmacisti, un testo che conferma l’eliminazione della “maggior tutela” per gli utenti di gas e elettricità. Un provvedimento che interessa milioni di cittadini e che è passato, come solo questo governo riesce a fare, completamente sotto silenzio, stampa economica e tweet compresi. Per “maggior tutela” normalmente si intende il regime a cui hanno diritto i clienti domestici e le imprese sotto i 50 dipendenti che non vogliono passare al mercato libero.
La tutela esistente è costituita dalle condizioni economiche definite dall’Autorità (Aeegsi), che tutti i venditori hanno l’obbligo di offrire a coloro che non scelgono il mercato libero e, mantenendo i contratti in essere, hanno, tanto per portare un esempio, beneficiato della discesa dei prezzi del petrolio nel periodo aprile-dicembre 2013.
A partire dal 1 gennaio 2018 non ci saranno più i prezzi di riferimento per gas ed elettricità attualmente stabiliti. Per dare una dimensione del provvedimento adottato in quattro articoli piuttosto oscuri per i non addetti ai lavori, sono quasi 29 milioni i punti serviti dal mercato elettrico e solo il 25% di questi ha finora optato per il mercato libero (pari al 29% dell’elettricità totale). Per il gas, il numero di punti serviti dal mercato libero è solo il 22% (23% del gas totale).
La forzatura corrisponde all’ideologia vincente, che consegna al mercato la soluzione di problemi di enorme rilevanza per la società e che in questi stessi giorni sta portando colpi durissimi al patrimonio pubblico delle reti (non solo Tv e telefonia, che attualmente sollevano le maggiori preoccupazioni e proteste). L'Autorità ha appena dimostrato – con i dati che si riferiscono agli anni 2012/2013 – che nel settore elettrico passare dalla maggior tutela al mercato libero può arrivare a costare fino al 20% in più (per il gas fino al 10%). A milioni di cittadini converrebbe quindi restare sotto il mercato di “tutela”. E l’aveva detto chiaramente una persona sopra le parti come Bortoni, presidente dell’Aeegsi, chiedendo di “evitare che la transizione al mercato libero dei clienti di massa sia caratterizzata da massicci trasferimenti di ricchezza dai clienti finali ai venditori del mercato libero”.
Vale la pena allora chiedersi: quali benefici avranno gli utenti, dopo che si è dimostrato che la concorrenza sul mercato finisce nelle mani di cartelli che li penalizzano e dopo che si è attestato che la componente delle imposte e dei servizi di rete pesa sulla bolletta assai di più della parte riservata ai “servizi di vendita” (46%) cui sarebbe riservata la liberalizzazione? Non si tratta invece di un favore fatto a coloro che acquistano energia e la rivendono alle società di vendita (quelle che ci mandano le bollette a casa), monitorati dall’Autorità che oggi rende pubbliche le sue valutazioni e che domani non avrebbe più alcun titolo nel merito, perché l’andamento delle tariffe verrà totalmente consegnato ai meccanismi del mercato? Si capisce come mai l’Aiget (Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader) abbia plaudito alla decisione governativa e abbia volutamente ignorato che gran parte dei contratti venduti sul mercato libero – magari a prezzo fisso per uno/due anni e poi lievitanti con clausole che i clienti neppure riescono a valutare per mancanza di informazioni – sono più onerosi per gli utenti malcapitati!
Se l’obiettivo fosse quello di abbassare i prezzi, si dovrebbe lavorare sul 54% del costo in bolletta che non è costo dell’energia, ma pane per la politica, nel senso che è costo di sistema, oneri e tasse, quindi materia normativa. E anche il contenimento della parte della bolletta (46%) che riflette i costi di generazione, non andrebbe lasciata al mercato – moderno moloch da venerare – ma dovrebbe essere il frutto di una politica energetica che abbassa i costi perché pone l’attenzione su come oggi si produce elettricità e da dove ci si rifornisce di gas.
I decreti legge non finiscono con un tweet: su questioni di questa portata vanno informate e coinvolte le associazioni dei consumatori, le organizzazioni sindacali, i movimenti che si espongono in difesa del clima e del lavoro, le istituzioni locali che si avvalgono delle municipalizzate per fornire servizi ai loro cittadini. Penso che solo attraverso una mobilitazione che ponga in risalto gli svantaggi di un trasferimento al mercato di un problema di rilevanza politica e sociale, il Parlamento, quando sarà chiamato a discutere della traduzione in legge di decreti ispirati da lobby o da una ideologia che demonizza il controllo sociale, potrà sentire su di sé la responsabilità della difesa concreta dei consumatori e dell’impegno per un sistema energetico il più efficiente e pulito possibile.
p.s.
l'ennesima fregatura di questo governo e di quelli che l'hanno preceduto. Eppure tutto tace mentre invece dovrebbe valere il motto "nessun dorma"!

domenica 1 marzo 2015

Net neutrality USA, le nuove regole

Fonte: Punto Informatico del 27/02/2015
Roma - Alla fine la Federal Communications Commission (FCC) ha votato la proposta del presidente Tom Wheeler di riclassificare i provider Internet come carrier telefonici tradizionali, i membri della commissione si sono comportati come era previsto e la riclassificazione è stata approvata a maggioranza con tre voti di democratici a favore e i due repubblicani contrari.

La dichiarazione ufficiale della FCC parla ora della fine dell'incertezza per il futuro della "Open Internet", un futuro che verrà ora salvaguardato da una serie di regole chiare pensate per difendere il diritto alla libertà di espressione, gli interessi dei consumatori e quello dell'evoluzione tecnologica del mezzo di comunicazione telematico.

Gli ISP USA verranno quindi trattati come carrier da "Titolo II", vale a dire come utility pubbliche e provider telefonici tradizionali, e dovranno dire addio ad alcune delle pratiche che più hanno fatto discutere in questi anni: la riclassificazione di FCC mette al bando il blocco clandestino dell'accesso a contenuti legali, il throttling della banda delle connessioni per l'accesso ai suddetti contenuti e le forniture a pagamento ai servizi di rete consumer di corsie di accesso preferenziali a risorse di connettività più ampie.Prevedibilmente la mossa di FCC avrà effetti significativi su Internet, i servizi telematici e tutte le aziende che operano in questo mercato, garantendo ad esempio agli utenti la possibilità di denunciare gli ISP nel caso in cui venisse loro fornito un accesso alla rete "ingiusto" e al di sotto degli standard minimi stabiliti dalla stessa commissione di Capitol Hill, oppure permettendo alle aziende più interessate all'innovazione tecnologica come Google di estendere la fornitura di nuovi servizi di connettività come la banda ultra-larga in fibra ottica.

La riclassificazione degli ISP viene oggi salutata in Rete come una vittoria su tutta la linea, una vittoria che tra l'altro non elimina tutti i pericoli che ancora minacciano la Open Internet e che non chiude, anzi, alimenta la discussione sui nuovi modelli di business telematici e il ruolo che le autorità federali americane dovrebbero avere a tale riguardo.

La vittoria conclamata della net neutrality ha potuto contare su un attivismo basato su Internet senza precedenti e in questo caso, diversamente dall'Obamacare, l'intervento diretto del presidente USA Barack Obama ha giovato all'esposizione pubblica della causa. Non a caso Obama festeggia la riclassificazione ringraziando i 4 milioni di persone che hanno scritto alla FCC facendo conoscere il loro parere in merito.

Diametralmente opposte, come prevedibile, le reazioni dei due grandi partiti politici americani: i democratici parlano di "enorme vittoria" e del risultato di un lavoro di anni, mentre i repubblicani con John McCain dicono che Internet dovrebbe essere gratuita e libera ma "non regolata dai burocrati federali". E preparano la rivincita al Congresso, dove hanno la maggioranza in entrambe le camere.

Le organizzazioni che si battono a favore dei diritti digitali come EFF, Public Knowledge e ACLU hanno accolto con favore, o persino entusiasmo la decisione di FCC, le aziende e le rispettive organizzazioni nate grazie alla Open Internet come Mozilla e The Internet Association sono altrettanto soddisfatte e Netflix parla esplicitamente di una vittoria per i consumatori e una sconfitta per gli Internet provider. Le major hollywoodiane (MPAA), per il momento, non si pronunciano e attendono di vedere gli effetti concreti della riclassificazione sui contenuti.

La decisione di FCC è andata ovviamente di traverso ai suddetti provider: CTIA (The Wireless Association) parla di una decisione "deludente e non necessaria" nel mettere sullo stesso piano connessioni mobile e fisse; Consumer Electronics Association (CEA) descrive l'intervento federale come una direzione sbagliata; l'organizzazione delle aziende del cavo (NCTA) definisce l'operazione "uno degli interventi più regolatori della storia" della FCC.

Di delusione per l'enforcement di regole che risalgono al 1934 parla Comcast, di interventi governativi che fanno male alla democrazia ciancia AT&T e nell'arte del trolling si esercita Verizon: il carrier ha rilasciato il proprio comunicato in codice Morse per sottolineare quanto antiquate siano, a detta della corporation, le regole che FCC ha voluto imporre su un mercato ultra-moderno come quello della connettività telematica.

Alfonso Maruccia
p.s.
.... mentre piangono le società del settore che già pensavano, ci si chiede: e in Italia e nella UE? Bè come sempre ci sono delle differenze fra la parte civile (Finlandia e Islanda in testa) e quella no: ad esempio nel nostro paese il governo sta facendo passi da gigante nell'abbandono proprio della net neutrality di comune accordo con altri paesi...... d'altronde gli usa ci sono arrivati ora ma ci sono arrivati.

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