Fonte: Il Fatto Quotidiano del 14 02 2015 di Andrea Bertaglio
È tempo di aprire agli Ogm: ce lo chiede l’Europa. Anzi, ce lo impone. La Corte di Giustizia ha infatti condannato l’Italia per avere vietato la coltivazione di mais Mon810 alla multinazionale statunitense Pioneer Hi Bred.
Che, nel 2008, aveva fatto causa al Ministero delle Politiche agricole
alimentari e forestali per non avere permesso alla sua filiale
italiana di coltivare il cereale sviluppato da Monsanto.
Secondo la Corte, se la coltivazione di una pianta geneticamente
modificata è già stata autorizzata dall’Unione, non c’è sovranità
nazionale che tenga, e ogni Stato membro si deve adeguare. Cosa che
l’Italia, in effetti, non ha mai fatto, preferendo prendere tempo ed
evitando di agire. La vittoria dei produttori di Ogm, dunque, può
essere vista come una conseguenza delle lacune normative italiane, e
dell’assenza di leggi regionali che regolino la coesistenza di varietà
tradizionali e geneticamente modificate. Ma c’è chi scommette che la
partita non è chiusa.
I giudici europei non hanno dubbi: “La
messa in coltura di organismi geneticamente modificati quali le varietà
del mais Mon810 non può essere assoggettata a una procedura nazionale
di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione di tali
varietà sono autorizzati […] e le medesime varietà sono state iscritte
nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole”. Non
solo, la Corte ricorda che le direttive europee non consentono “ad uno
Stato membro di opporsi in via generale alla messa in coltura
sul suo territorio di tali organismi”. Tradotto: l’Italia non si può
opporre alla presenza di Ogm già approvati dall’Ue, neppure entro i
suoi confini. A maggior ragione se la legislazione non è chiara su cosa
e dove può essere coltivato.
Per l’Ue, quindi, il Belpaese non
può più mantenere questo atteggiamento ambiguo ed avverso ai cibi
transgenici, che pur rispecchiando il pensiero del 61% dei cittadini
europei contrari agli organismi geneticamente modificati (dati
Eurobarometro), tende a limitarne l’espansione nel vecchio continente
in modo che alcuni considerano addirittura beffardo. Come il governo
spagnolo, il più pro-Ogm d’Europa, che inserito nella
sentenza “in qualità di agente” contesta l’atteggiamento di Roma: se
tutti facessero come l’Italia, lamenta Madrid, “un divieto di
coltivazione di Ogm potrebbe protrarsi per un periodo di tempo
illimitato e costituire un mezzo per aggirare le procedure previste”.
Ma è davvero così? Secondo la Task Force per un’Italia Libera da Ogm,
che raggruppa decine di associazioni fra cui Coldiretti, Codacons,
Slow Food e Wwf, la sentenza della Corte di Giustizia in realtà non
cambia nulla. “In Italia – spiega il coordinatore Stefano Masini
– lo stop agli Ogm nei campi è stato deciso non in via generale, ma in
forza di un provvedimento interministeriale che è intervenuto su un
caso concreto” e “proprio sulla base della disciplina europea che
assegna allo Stato l’accertamento circa la pericolosità della
coltivazione Ogm nei confronti delle altre colture tradizionali
confinanti”.
“Sebbene la sentenza lasci intendere che allo Stato sia precluso il divieto
di introdurre misure volte a prevenire l’impatto della commistione di
Ogm con le colture derivate da prodotti tradizionali – aggiunge Masini –
essa in realtà non tiene conto dell’evoluzione normativa e
giurisprudenziale che ha portato l’Italia a ottemperare alla facoltà di
utilizzare Ogm sulla base delle regole di coesistenza”.
Si
preannunciano insomma nuove battaglie legali. Che, in mancanza di
risultati scientifici definitivi che stabiliscano con certezza se gli
Ogm sono dannosi o meno per la salute e l’ambiente, lasceranno la
questione aperta ancora per molto tempo. Anche questa sentenza, infatti,
per quanto possa sembrare una vittoria definitiva delle multinazionali
del biotech, “non cambia la scelta dell’Italia di mantenere il proprio
territorio libero dalle contaminazioni di organismi geneticamente
modificati”, conclude Masini. “Come chiede il 71% degli italiani”, che
secondo un’indagine Coldiretti/Swg di cibo transgenico non ne vuole proprio sapere.
p.s.
insomma
da bravi componenti del parco buoi, com'è noto ne siamo parte anche in
altri e, altrettanto importanti, campi (economia, politica, ecc.),
dobbiamo ingoiare, oltre che i diktat di Merkel e co. anche gli ogm: se
fossimo una società matura boicotteremmo tutti i prodotti della Monsanto
ma.... non lo siamo!
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