mercoledì 29 aprile 2015

l'ennesimo morto afroamericano innesca l'enensima esplosione ... il male oscuro della democrazia

Questa foto riguarda Baltimora, l'ultima, in ordine di tempo, esplosione di rabbia degli afroamericani contro le violenze della polizia. Guardatela bene perchè di questo passo l'intero occidente potrebbe essere testimone di quanto ora sta accadendo negli usa. Si può morire solo “aver guardato male un agente”? Perchè questo raccontano i testimoni.. non era il solito folle o il solito alcolizzato ma ha solo guardato storto qualcuno... e non mi pare a oggi essere un reato per cui si vien fermati e, soprattutto, si viene uccisi!
Secondo le statistiche, infatti, il quartiere dove è stato arrestato Freddie Gray, in cui la popolazione afroamericana è superiore del 90% rispetto alla media USA, risulta uno dei più poveri della città: oltre il 33% delle abitazioni sono sfitte o abbandonate e quasi il 60% dei residenti risulta disoccupato: questo desolante quadro disegna bene lo scenario perchè potrebbe essere comune in futuro anche altrove.. anche qui. Gli Stati hanno abdicato alla loro funzione primaria e si sono eretti a difensori dell'ordine pre-costituito; un ordine che prevede il mantenimento dello statu quo con tutto quello che ciò significa: visto che alla miseria si risponde con l'abuso di potere e l'omicidio come potrà mai rispondere alle vere sfide che società impoverite, dalle continue rapine legalizzate della finanza a danno dei ceti poveri e poverissimi, pongono al potere? Gli USA sono o no, ancora, una democrazia liberale? E se, per la pistola facile di qualche sceriffo, ci sono esplosioni di violenza la risposta coke mai è sempre la stessa ossia la repressione? A Ferguson il poliziotto non è stato incriminato; a Detroit, altra zona impoverita, alla morte di un altro afroamericano, ci sono stati riots e a New York un altro poliziotto è stato scarcerato.. sempre dopo aver ucciso un afroamericano; un bollettino di guerra e non più episodi isolati come qui nel vecchio mondo voerrebbero farci credere. Baltimora è solo l'ultimo in ordine di tempo e temo che ne saranno altri; con due caratteristiche: da un lato il potere si autoassolve e reprime dall'altro il tributo di sangue lo pagano i poveri e i poverissimi (afroamericani negli usa sono la parte povera del paese insieme ai poverissimi latinos).
quanto potrà mai durare un Stato che reagisce così? Sono davvero fenomeni così isolati o sono solo la scintilla di un fuoco che cova sotto la cenere e che potrebbe esplodere ovunque, quindi non solo negli USA?
Vi siete chiesti come mai quasi nessun media europeo, per tacere di quelli italiani, se ne occupa attivamente? Ho fatto una velcoe ricerca in rete e gli unici articoli li ho trovati sul: Fatto Quotidiano; e il Tempo ... poi si va ai siti alternativi come infoaut.. il resto stop o meglio solo la news ma nessun approfondimento e ciò vale molto di più di fiumi di parole spesso spese per portare più confuzione che chiarezza e la dice lunga sulla paura, si paura, che anche nel vecchio mondo serpeggia fra le élite: non solo per l'effetto imitativo, già preventivato, che potrebbe avere sui diseredati nostrani ma soprattutto sulla, non lontana e vaga,presa di coscienza della nostra realtà, pur sempre migliore degli usa, "europea" dove la forbice fra ricchi e poveri si sta velocemente allargando nella guerra dichiarata dei primi contro i secondi.....
Fonte: real time
DI BILL QUIGLEY counterpunch.org - Sei scioccato dai disordini di Baltimora? Quello che è invece più scioccante è la vita quotidiana a Baltimora, una città di 622.000 abitanti, di cui il 63 per cento è afro-americano. Ecco alcuni fatti che raccontano un po di storia.

1: Se sei un nero Baltimora hai 5/6 volte più probabilità di essere arrestato per possesso di marijuana rispetto a un bianco, anche se il consumo di marijuana tra le razze è simile. Infatti, la contea di Baltimora ha il quinto tasso di arresto più alto per possesso di marijuana in tutti gli Stati Uniti.


2: Oltre 5,7 milioni dollari sono stati spesi a Baltimora a partire dal 2011 in oltre 100 azioni legali per brutalità da parte della polizia. Le vittime di queste gravi brutalità da parte della polizia erano per lo più persone di colore e comprendono una donna incinta, una di 65 anni,i bambini, e una vecchia nonna 87 anni.

3: I bambini bianchi nati a Baltimora hanno sei anni in più di aspettativa di vita rispetto ai bambini afro-americani della città.

4: Gli afro-americani a Baltimora hanno otto volte più probabilità di morire per le complicazioni di HIV/AIDS rispetto ai bianchi e due probabilità in più sempre rispetto ai bianchi di morire di diabete.

5: La disoccupazione è all’8,4 per cento in città. La maggior parte delle stime collocano il tasso di disoccupazione nella comunità afro-americana come doppia rispetto alla comunità bianca. Il tasso nazionale di disoccupazione, per i bianchi è del 4,7 per cento, per i neri è 10.1.

6: I bambini afro-americani a Baltimora hanno nove volte più probabilità di morire prima di aver raggiunto l’anno di età rispetto ai loro coetanei bianchi.

7: C’è una differenza di 20 anni nell’aspettativa di vita tra coloro che vivono nel quartiere più benestante di Baltimora rispetto a coloro che vivono a solo sei miglia di distanza ma nella zona più povera.

8: 148.000 persone, ovvero il 23,8 per cento delle persone a Baltimora, vive al di sotto del livello ufficiale di povertà.

9: IL 56,4 per cento degli studenti di Baltimora possiede il diploma di scuola superiore. Il tasso nazionale è di circa l’80 per cento.

10: IL 92 per cento degli arresti per possesso di marijuana a Baltimora sono afro-americani, una delle più alte disparità razziali in tutti gli Stati Uniti.

Bill Quigley

p.s.
sia chiaro: non inneggio alla violenza (in realtà è sempre controproducente perchè comporta sempre, e dico sempre, una controreazione di effetto pari di violenza e repressione e contrario di segno) ma mi rendo sempre più  conto che senza le rivoluzioni francese, americana e russa non ci sarebbe stata nemmeno l'abbozzo di una società democratica; non ci sarebbe stato il secolo dei lumi e nemmeno il welfare  che la destra, spaventata dal marxismo, si diede da fare per inventarlo: fu bismarck che per primo introdusse alcune "riforme" che oggi chiamaremmo "welfare"... riforme cui oggi stiamo rinunciando belluinamente in nome di promesse di un mondo migliore che ben sappiamo non potranno mai essere mantenute le prime e mai raggiunto il secondo.....
si deve per forza arrivare a quel punto o ci si può fermare un attimo prima?
E' proprio necessario il morto perchè ci sia un sussulto delle nostre coscienze sopite?
meditate gente meditate.

martedì 28 aprile 2015

Unipol Banca, “piano sanitario gratis con conto online”. Ma attenzione alle clausole

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 28/4/2015
UnipolSai, seconda in Italia dopo le assicurazioni Generali per ricavi ottenuti dalle polizze malattia, ora fa scendere in campo anche la banca del gruppo per allargare la platea dei clienti. Unipol Banca, che stando all’ultimo bilancio nel 2014 ha visto ridursi fortemente l’ammontare dei depositi, ha infatti comunicato che da ora in poi offrirà a chi apre un conto corrente on line “un piano sanitario gratuito e dedicato”. A garantire le prestazioni sarà ovviamente Unisalute, la compagnia del gruppo delle coop specializzata nel settore e in prima linea nel promuovere i fondi integrativi gestiti con la partecipazione degli enti locali.
Ma attenzione: leggendo bene le clausole si scopre che per avere diritto al pacchetto completo, comprensivo della possibilità di ottenere “il rimborso dei ticket per le prestazioni di alta specializzazione“, “usufruire di tariffe agevolate per risparmiare sul costo delle prestazioni” e accedere a “servizi di prevenzione, assistenza e consulenza medica”, non basta attivare il conto MyUnipol. Bisogna anche rispettare alcuni “requisiti“. Cioè farsi versare su quel conto lo stipendio o la pensione, aprire un deposito titoli con saldo attivo oppure aprire un conto deposito con versamento mensile minimo di 20 euro.
Importante anche notare che MyUnipol Salute non sono coperte cure e protesi dentarie. Il pagamento dei ticket è invece garantito per angiografie, artrografie, broncografie, cistografie, cistouretrografie, clismi opachi, colangiografie, colecistografie, fluorangiografie, mielografie, retinografie, ex esofago, stomaco e intestino, urografie, videoangiografie. Tra gli accertamenti coperti ci sono poi l’ecocardiografia, l’elettroencefalogramma, l’elettromiografia, la mammografia, la pet, la risonanza magnetica, la scintigrafia e la tac. Sono rimborsate anche chemioterapia, cobaltoterapia, dialisi, laserterapia a scopo fisioterapico e radioterapia. Il tutto fino a un massimale annuo di 5mila euro a persona. Le prestazioni a tariffe agevolate sono erogate nelle cliniche convenzionate con Unisalute.
Il piano prevede poi un programma per la prevenzione della sindrome metabolica, una condizione clinica associata a peso eccessivo, vita sedentaria e colesterolo alto, che può portare all’insorgenza di patologie cardiovascolari. Se l’assicurato, in base agli accertamenti fatti priva dell’attivazione del piano sanitario, non risulterà avere una sindrome metabolica conclamata, avrà diritto a tariffe agevolate per esami del sangue semestrali per il controllo di colesterolo, glicemia e trigliceridi.
A dire il vero, poi, l’offerta del piano sanitario abbinato al c/c non è nuovissima: era prevista anche per un gruppo di “vecchi” correntisti della banca, quelli che hanno attivato i costosi conti Valore Plus o Valore Extra. Per i quali però si pagano rispettivamente 5 e 10 euro al mese. Più, nel caso di Valore Plus, le spese per i prelievi bancomat oltre il tetto di 36 all’anno.
p.s.
dai dai e dai alla fine ci asiamo arrivati: il piano sanitario "assicurativo" privato! Dopo anni e anni di depredazione di quella pubblica e di suo svilimento, quando c'è di mezzo la politica (con la "p" minuscola sia chiaro) va sempre così, a semplice parcheggio di politucoli, primari del "partito" e amministratori delegati rigorosamente divisi per aree, correnti ecc. alla fine l'edificio crollato non lascia spazio ad altro che all'entrata alla grande della assicurazione privata sanitaria: e da quello che si legge possiamo dire che è come negli usa; anzi è peggio...... perchè qui sono banche assicurative che ve lo proprongono con le clausole in "pccolo" naturalmente. A prima vista sembra tutto bene (PER CHI PUO' PERMETTERSELO, naturalmente) ma in realtà: se apri conti deposito o simili allora l'hai gratuita altrimenti .. la paghi! Questi contratti qui presuppongono un legame stretto fra la parte finanziaria, i conti da aprire, e quella assicurativa sanitaria; sono "scommesse" ossia l'assicuratore scommette su due cose: la prima è quella che tu gli molli i tuoi soldi, e tutti; la seconda è che te non tiammali o se lo fai non lo fai negli anni di ammortamento della polizza e che, in ogni, caso NE USUFRUISCI per cose minime e di breve durata...... se invece ciò non dovesse accadere allora sta tranquillo che, finito l'ammortamento, o ti aumentano il premio o ti arriva la letterina che ti dice "ci dispiace ma siamo costretti a rescinderla.." questa è una polizza di prima generazione: serve per attirare clienti e far fare bella figura al loro Ministro referente (ben sappiamo chiè, no?); vedrete che quando sarà aperto il "mercato (brutta parola ma è così che loro lo considerano)" allora arriveranno quelle vere: come negli usa saranno assicurati SOLO per certe cose e non per altre e anche quando si rimane all'interno della polizza la prima cosa sarà sempre quella che "loro" devono risparmiare costi quel che costi perchè la parola d'ordine è " evitare l'anti-economicità" del costo.. come per le auto e forse anche peggio. Micheal Moore (per parlare di un personaggio, noto ai più, che da anni denuncia i guasti della società americana e che con Sich'O mise alla berlina la sanità americana)  l'aveva prospettato come chi o perde il lavoro o non se la può proprio permettere perde il diritto all'assicurazione sanitaria e si dovrà rivolgere a quella pubblica che è letteralmente fatiscente.... come oggi quella italiana: un incubo vero e proprio. Anche questo lo sapevamo già: con l'entrata in vigore del WTO c'era scritto chiaro: sanità, istruzione, cultura ... o, facciamo meglio a dire quelle che rimangono pubbliche, tranne INTERNI, GIUSTIZIA E DIFESA tutto il restodev'essere MESSO SUL MERCATO con pochissimi presidi pubblici per chi proprio non ce la fa. Sapete qual'è la vera ironia? E' che a farlo è una ..... coop rossa (rossa si fa per dire)!!
Grazie miei cari compatrioti
grazie per aver votato per quelli che ci hanno portato a questo!

lunedì 27 aprile 2015

27/04/2015 di triskel182

NEW YORK . «Il problema dell’Italia? Avete disinvestito dal capitale sociale, quel capitale che è fatto di fiducia reciproca, di relazioni solidali. Per questo siete solo al 50esimo posto nell’indice globale della felicità». Parla Jeffrey Sachs, l’economista americano che è tra gli artefici del World Happiness Report. Lo incontro alla New York Society for Ethical Culture, alla presentazione di questo nuovo Rapporto sulla Felicità, con i coautori John Helliwell della University of British Columbia e Lord Richard Layard della London School of Economics. L’Italia è molto in fondo alla classifica, distanziata dalla Germania (26esima), dalla Francia (29esima), dalla Spagna (36esima). Peggio di noi, tra i paesi europei, sta la Grecia (102esima).

Ma colpisce il fatto che la classifica è dominata proprio da paesi europei. Non si vive affatto male, nel Vecchio continente. Campioni di felicità sono scandinavi e nordici: occupano cinque delle prime dieci posizioni. S’infila nel plotone di testa anche la Svizzera. Tra le “super-felici”, due nazioni che fino a qualche tempo fa erano assimilate alla Grecia in quanto a disastri finanziari: Islanda e Irlanda, seconda e 18esima, tra le più serene d’Europa.
Sachs riprende un tema caro a Helliwell e Layard: «Le catastrofi non ci rendono necessariamente infelici. Anzi. Guardiamo Fukushima, l’incidente alla centrale atomica giapponese seguito dallo tsunami. Superata l’emergenza, la gente della zona era più felice di prima. Nella tragedia c’era stata una solidarietà collettiva, i legami sociali si erano rafforzati, la fiducia nei propri vicini era aumentata. Qualcosa di simile è accaduto in Islanda e in Irlanda, nelle modalità con cui hanno reagito alla grande recessione post-2008. Invece non si è verificato in Italia né in Grecia». Di cosa parliamo, quando parliamo di felicità? In sostanza la risposta la diamo noi. Un contributo fondamentale al World Happiness Report lo dà un sondaggio mondiale Gallup che interroga i popoli sulla propria felicità. Il metodo è squisitamente democratico e meno arbitrario di altri che attribuiscono una “saggezza superiore” agli esperti. Chi meglio di noi, sa se siamo felici? Il World Happiness Report si è conquistato rispetto tra studiosi e organizzazioni internazionali. «Si fonda su lavori pionieristici dell’Ocse – ricorda Sachs – e siamo ormai alla terza edizione. Ci lavorano studiosi di tutte le scienze (compresi gli italiani Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Stefano Zamagni), dall’economia alla psicologia, dalla sanità all’ambiente – e le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione per incoraggiare i governi a farne uso». Sachs dirige lo Earth Institute della Columbia, è consigliere Onu per la sostenibilità. E spiega come l’indice della felicità dia una misurazione precisa del nostro benessere. «I tre quarti delle differenze tra le 125 nazioni classificate – dice – si giocano su sei variabili. Reddito pro capite, speranza di vita, sostegno sociale, fiducia, libertà nel prendere decisioni, generosità. Ma tra queste sono tre le componenti più importanti: sostegno sociale, reddito, speranza di vita». Una crisi economica come quella che ha colpito l’eurozona, incide: «Grecia e Italia hanno subito i cali più pesanti nelle valutazioni che le persone fanno sulla propria vita; i cali di questi paesi sono dello stesso ordine di grandezza di quelli subiti dall’Egitto».
La stessa crisi economia tuttavia non ha peggiorato la felicità di altri paesi come Islanda e Irlanda. «La divergenza nelle esperienze nazionali – spiega Sachs – si spiega con la qualità della governance, della fiducia, e del sostegno sociale. I paesi che hanno un capitale sociale di alta qualità, cioè fiducia nel prossimo e nelle istituzioni, reggono meglio i disastri naturali o gli shock economici. Gli shock diventano l’occasione per riscoprire e migliorare i legami comunitari». Al contrario, in altri paesi una prolungata crisi economica peggiora la sfiducia. Sachs elenca i fattori che entrano in gioco quando tutto va storto, e lo shock genera infelicità: «L’aumento delle diseguaglianze è micidiale. A sua volta peggiora la fiducia negli altri. I paesi più infelici sono quelli dove si deteriora la credibilità dei governanti, e dei dirigenti aziendali. Dove gli abusi sono aumentati a cominciare dall’alto, dalle classi dirigenti. Dove le élite hanno dei comportamenti anti-sociali, contrari all’interesse generale».
Da La Repubblica del 27/04/2015.

p.s.

e mentre i risultati di questo "particolare" indice sono oltremodo chiari su quali siano i danni della moneta unica quando manca tutto il resto: non è un caso che ai vertici ci sono tutti paesi che SONO fuori dall'euro e nemmeno è un caso che questo indice mette in risalto quanto siano errate sia le premesse che i risultati finali della cosiddetta politica dell'austerità (una cosa che è stata ampiamente dimostrata da fior di economisti e ... uno studentello del MIT che aveva avuto un incarico dal proprio prof di studiarle e il risultato che ne venne fuori fu desolante: serie storiche errate; peso dell'economie di varie paesi che avevano diverse strade di sviluppo messe insieme; gli algoritmi che "presupponevano" un peso scarso dell'imposizione di tasse sull'economia cosa che invece si è dimostrata errata (i risultati si vedono); il tentativo di "unificare" sotto una unica economia di scala l'intero pianeta assegnando ad ognuno un proprio posto a priori (come se fossero adattabili alle teorie di base interi popoli mentre invece dovrebbe essere praticamente il contrario)...  a ciò tendono i vari trattati (TTIP ecc.) dove si maschera da mercato quello che altri non è che la nascita di un impero basato sulla finanza "libera e liberata" da regole, vincoli e ..... patrie; ecc. ecc. insomma il tentativo, che spero non si avveri, di fermare la storia: un sistema decadente e senza futuro che cerca di procrastinare la propria fine ingannando la storia e i popoli. Esisteva un saggio, nologo della naomi klein, ed esisteva un romanzo, su esso basato, chiamato logoland (cercatelo si trova ancora in vendita) che ne racconta gli sviluppi. Pensate a un pianeta dove gli esseri umani assumono come cognome quello dell'azienda dove lavorano e dove lo Stato ha un unica funzione: difendere lo status quo e impedire che qualsiasi disturbo ne turbi la struttura...... e anche quando indaga sul potere che lo sorregge non ha praticamente peso, nè politico nè, tantomeno, fiscale ed economico.
..... e ora pensate a Varoufakis che, oltre a gigioneggiare con i suoi omologhi nella trattativa dove si è già da tempo calato le braghe lui e il suo governo senza nè ottenere quanto si era prefissato nè mantenere le promesse, ora trova il tempo di ... pubblicare un libro dal titolo "è l'economia che cambia il mondo" dove, cosa ovvia, dice che questo è un mondo ingiusto: ci voleva lui per dircelo.. vero?

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