sabato 25 gennaio 2014

L'economia circolare.. l'ultima idea da Davos

Come tutti sappiamo  si sta svolgendo il W.E.F. a Davos. Una allegra combriccola che è, dietro la patina satinata, "il" posto dove chi conta fa vetrina: esserci significa contare o almeno dar l'idea di contare qualcosa su questo pianeta.
Secondo le teorie complottiste, e non solo, il vero ponte di comando è il gruppo bilderberg e.. pesonalmente sono d'accordo ma a Davos allora cosa si tiene? La vetrina o la passerella dove alcuni amiconi decidono quale sarà il futuro della terra? Può darsi: la cosa più probabile è che forse le due realtà sono intrecciate: da un lato c'è il potere vero, quello dei soldi, dall'altro quello ufficiale che esegue: laddove i due poteri non coincidono. Definiti i parametri ora passiamo a vedere alcuni aspetti peculiari di questo felice consesso:
  1. ci si va su invito e si fa vetrina perchè si conta qualcosa; il nostro paese, ex quinta potenza mondiale (emerita posizione del bel tempo che fu), ora veleggia felicemente al 49° posto e la mia impressione che ci siamo più per glorie pasate che per meriti attuali;
  2. il trend lo fanno quei paesi cha fanno da guida e fotografano l'economia mondiale con la propria vitalità... noi non siamo fra questi  ma c'è sicuramente la cina e gli BRICS;
  3. c'è un report di apertura sui quali si aprono incontri,  focus group e discussioni
  4. le tematiche affrontate sono varie (vanno dal clima all'economia .... tutto quanto fa profitto) e per ognuna si tiene un report con economisti, politici, tecnici, ecc. dopo si tirano le conclusioni... qualcuno fallisce quanlcun'altro si arricchisce ma è il mercato bellezza;
  5. fanno beneficenza; è capitalismo compassionevole.... fanno la cartà e si lavano la coscienza.
Su una cosa però vorrei che soffermaste l'attenzione: la frontiera sembra essere la cosiddetta economia circolare. Questo è un articolo preso dal blog dell'autore che troverete qui
Articolo del dott. Gugliemo Mazzarelli (Esperto di Politiche ambientali e cultore della materia “Politica economica europea” presso la LUISS Guido Carli)

E’ possibile un’economia diversa da quella cosiddetta “lineare”, che costituisce ancora il paradigma consolidato per la produzione e il consumo di beni e servizi nell’epoca della globalizzazione?

L’economia lineare si basa sul presupposto per il quale i beni dei quali usufruiamo debbano seguire un ciclo di vita che si apre con l’estrazione delle materie prime, prosegue con la loro trasformazione in semilavorati e prodotti finiti che vengono utilizzati dai consumatori (intermedi e finali), per concludersi con lo smaltimento e l’eliminazione degli “scarti” e dei prodotti stessi (ormai diventati “rifiuti”) dal processo economico.

Le motivazioni per tentare di superare il paradigma lineare sono molteplici, in un sistema che, proprio perché ispirato alla linearità di produzione, consumo e smaltimento, per essere sostenibile dovrebbe disporre di risorse illimitate. Come sappiamo bene, le risorse sono, invece, scarse per definizione, mentre le attività antropiche, soprattutto quelle connesse con la produzione, provocano o stanno accelerando processi talvolta irreversibili di inquinamento, perdita di biodiversità e di interi ecosistemi.
Secondo le proiezioni disponibili, la domanda globale di risorse aumenterà notevolmente nei prossimi 15-20 anni, quando sul Pianeta saranno presenti circa 8 miliardi di individui e 1,8 miliardi di consumatori in più rispetto ad oggi. Mentre la domanda umana sta crescendo a ritmo sostenuto e, a quanto sembra, inarrestabile, la bio-capacità (ossia, la capacità della Natura di rinnovare le proprie risorse) non riesce a tenere lo stesso passo: secondo un recente rapporto di Green Peace, per far fronte alla domanda umana e rinnovare le risorse consumate in un anno, al nostro Pianeta occorrono attualmente diciotto mesi (un anno e mezzo). Questo ci dice che non stiamo parlando di un problema di là da venire, perché già oggi viviamo oltre le capacità “biologiche”: un solo pianeta non riesce più a sostenere la domanda umana sulla Natura. Pensiamo, allora, a cosa succederà nel 2030 e, ancor più, nel 2050 (tra meno di quarant’anni), quando a vivere sulla Terra saranno oltre 9,3 miliardi di persone, in gran parte concentrate nelle megalopoli e nelle città medie e grandi: considerando l’attuale bio-capacità, se tutte quelle persone avranno lo stesso tenore di vita che ha oggi un cittadino medio degli Stati Uniti, non basterà l’equivalente di quel che potrebbero offrire sei pianeti come il nostro per soddisfare la loro domanda.
Pur non volendo spingerci troppo in là nel tempo, se fissiamo il 2030 quale anno di riferimento, l’insostenibilità del paradigma lineare emerge guardando alle stime elaborate dai migliori istituti di ricerca: nei prossimi diciassette anni, la domanda di energia aumenterà del 50%, nella stessa misura della domanda di cibo, mentre occorrerà il 30-40% in più di acqua per sostenere i nuovi livelli di produzione e consumo. Credo sia abbastanza per indurci a riconsiderare l’attuale modello di sviluppo e, con esso, l’insieme delle teorie economiche, formulate negli anni ’60 e seguite fino ai giorni nostri, quasi tutte ispirate dal presupposto dell’illimitatezza delle risorse o, almeno, della loro illimitata rigenerazione o riproducibilità.

Proviamo, allora, a riformulare il quesito di partenza: è possibile un’alternativa all’economia lineare, che possa conciliare le esigenze di una popolazione mondiale in crescita con la necessaria conservazione o rinnovabilità delle risorse? La risposta della cosiddetta “economia circolare” è che non soltanto ciò è possibile e necessario, ma che il nuovo paradigma economico è anche comparativamente più vantaggioso per le imprese e per i consumatori, oltre che per l’ambiente.
Perché? Tra i dati che si possono prendere in considerazione, si può utilmente partire dal seguente: la nostra economia globale – come ci ricorda un autorevole studio di Hunter Lovins, fondatore di “Natural Capitalism Solutions” – è così inefficiente che meno dell’ 1% di tutte le risorse estratte sono realmente impiegate nella realizzazione dei prodotti e continuano ad essere incorporate in essi sei mesi dopo la vendita”. Non vi fossero motivi sufficienti, la riduzione di questo elevatissimo grado di inefficienza potrebbe di per sé bastare a convincere le imprese del fatto che ben presto si troveranno costrette a fare i conti con un aumento non correttamente previsto dei costi, provocato dallo spreco di risorse e materiali.

Il passaggio ad un’economia circolare, per la quale ogni cosa è pensata ed ingegnerizzata per essere ripetutamente riciclata e riutilizzata (“from cradle to cradle”, ossia dalla nascita di un prodotto alla nascita di altri prodotti, tramite l’utilizzo e il riutilizzo dei materiali) consentirebbe all’Europa di risparmiare 630 miliardi di euro all’anno (vale a dire il 3,5% del PIL europeo), secondo il recente rapporto intitolato “Towards the circular economy”, pubblicato dalla fondazione Ellen Mac Arthur. Una valanga di soldi, dunque, che potrebbero trovare impieghi utilissimi soprattutto in quest’epoca di crisi profonda e apparentemente insuperabile.
Del resto, non si tratta soltanto di formulazioni teoriche, visto che non mancano né l’interesse da parte delle aziende, grandi e medie, ma anche piccole, a “circolarizzare” le proprie produzioni, né le applicazioni pratiche. Cento grandi imprese (tra le quali la Coca-Cola e l’IKEA) sono già riunite in una sorta di Club, facente capo alla Fondazione MacArthur, e si dicono pronte a gettarsi alle spalle la vecchia economia lineare. Sono spinte a farlo non solo e non tanto dall’amore che nutrono verso il pianeta Terra, ma perché hanno capito quali vantaggi l’economia circolare può offrire in termini di innovazione, miglioramento del prodotto e riduzione dei costi. L’hanno appreso nel corso degli ultimi vent’anni, guardando agli esempi della Ford e di decine di altre aziende che, grazie alle brillanti idee e all’assistenza di esperti quali Michael Braungart (autore del libro “Cradle to Cradle”, ossia “Dalla culla alla culla”), hanno progettato e realizzato aziende, prodotti e processi interamente eco-compatibili, spesso ispirati dalla Biomimetica (una disciplina così interessante e promettente da meritare un approfondimento a parte in un prossimo post o in un articolo). Nel caso della Ford, la sola realizzazione dei “tetti verdi”, una delle misure implementate seguendo i consigli e i progetti di Michael Braungart e dell’architetto William McDonough, nel principale stabilimento di produzione negli Stati Uniti ha consentito risparmi annuali pari a decine di milioni di dollari (consiglio, al riguardo, il lungo reportage “Waste = Food”, che contiene anche un’intervista all’amministratore delegato della Ford. Il documentario è visualizzabile al seguente link: http://vimeo.com/3237777).


Gli esempi sono tanti e i vantaggi economici e produttivi sembrano essere sempre ragguardevoli. Così, le aziende che producono magliette o scarpe possono scegliere di realizzare prodotti con materiali completamente naturali e interamente compostabili. Ecco, allora, che nell’economia circolare, i nostri vestiti si trasformano in fertilizzante e, quindi, in cibo (waste = food), in un ciclo che, copiando dalla stessa Natura, è potenzialmente orientato a non esaurirsi mai.

Ma siamo pronti per sterzare verso questo tipo di economia, per la quale la “sostenibilità”, intesa quale aspirazione a non compromettere la possibilità di soddisfare i fabbisogni dei posteri, rischia di apparire ormai soltanto come il “minimo fattibile”? Il momento sembra essere arrivato, dicono in molti, tra i quali anche la Fondazione Mac Arthur. Esistono le tecnologie e le metodologie necessarie, ad esempio per tracciare la vita dei materiali lungo la catena del valore. Le risorse scarse o addirittura in via di esaurimento e il prezzo elevato delle commodities possono fungere da pungolo. Inoltre, i consumatori, anche nei Paesi emergenti (giova ricordare che oltre il 60% della bio-capacità attuale è concentrato in soli 10 Paesi, dei quali 5 sono BRIICS), sembrano richiedere un nuovo approccio all’economia e alla produzione: per loro, ad esempio, il servizio può essere anche più interessante del semplice possesso di un prodotto. E poi, rimanendo soltanto ai beni di largo consumo, riprogettare i prodotti per minimizzare le risorse utilizzate, migliorarne il packaging, riutilizzare tutto ciò che può essere recuperato costituisce pur sempre soltanto una delle facce della medaglia: l’altra consiste, infatti, nella realizzazione di beni che durino più a lungo nel tempo, ai quali collegare l’erogazione di nuovi servizi, che possono anche essere più profittevoli rispetto all’infinita riproduzione degli attuali beni ad “obsolescenza programmata”.
La scintilla dell’economia circolare è ormai accesa. E tutto lascia pensare che a far da guida saranno proprio le industrie, che stanno accorgendosi di come gli “eco-costi” (la cui misurazione è un altro tema che meriterebbe un più ampio spazio rispetto a quello di un post o di un articolo) sono destinati necessariamente a crescere e a riflettersi sulla loro capacità di affrontare il mercato: non soltanto per effetto di possibili tasse ambientali, ma soprattutto per l’indiscriminato “spreco” dei materiali. Il consumo di materiali preziosi, produzione e consumo di energia, acqua e cibo sono le sfide che siamo tenuti ad affrontare, e la crisi attuale non fa altro che renderlo ancor più evidente. I costi, infatti, continuano a crescere e la pressione economica a cui le aziende saranno sottoposte crescerà fino a far scomparire interi settori economici. Per queste ragioni, il problema ambientale è già un problema economico. Si tratta solo di riconoscerlo e di cominciare ad elaborare le soluzioni.

P.S.
Spero che non sia troppo pesante ma questi una ne pensano e cento ne fanno: l'idea dello sviluppo sostenibile è una riedizione dell'altra detta dell'astronave che propugnava la teoria che questo pianeta fosse come un astronave quindi con spazio e risorse limitate.... dimostratasi fallimentare e pericolosamente di stampo eugenetico vero i ceti e i popoli meno abbienti.
Buon week end

giovedì 23 gennaio 2014

85 superricchi vs 3,5 mld di persone....

Qualche decennio fa in un film un personaggio chiedeva ad un altro: ma quanti sono i veri VIP da salvare in caso di catastrofe? Allora si diede un numero ma la verità è un altra: quel numero risale a 85 (leggasi ottantacinque) su oltre 6 mld di persone che esistono su questo pianeta..... una superclasse; una cosa che se il pianeta andasse sul serio in rovina sarebebro capaci di costruirsi una propria arca per salvarsi tanti sono i soldi che hanno. Tra essi ci sono ben tre italiani (sull'huffington post fanno i nomi) e non è un caso che siamo così ben rappresentati..... si pensi a cosa fanno, se leggete i nomi capirete, per il nostro paese e chi appoggiano.. una cosa che fa pensare perchè il partito che attualmente dicesi di sinistra in qualche modo ne è espressione e mi fermo qui perchè basta andare in una qualunque delle collaterali fondazioni di questo partito per vedere le sponsorizzazioni, ed è tutto detto..... quello su cui voglio che riflettiate non è tanto il fatto che ci siano questi qui ma che la cosiddetta sinistra liberal non trova nulla di male che laddove governa non imponga super tasse a questi personaggi perchè lo trova poco carino e perchè porta come giustificazione l'idea forza " ..... che aumentando la ricchezza contemporaneamente diminuisce la ricchezza....." una cosa obbriobriosa e falsa dato che:
  1. una tale proposizione presuppone che la parte non utilizzata per proprio profitto dalla super classe possa essere messa a disposizione della massa morta di fame.... con il lavoro e con il famoso ascensore sociale che, guarda caso, non funziona nella realtà correttamente in quanto "porta passeggeri solo quando scende e MAI quando risale;
  2. l'idea alla base del tutto o meglio l'ideologia alla bvase presuppone che questi son qui perchè "hanno lavorato e apportato ricchezza"... non è vero: questi son lì perchè sono stati favoriti non solo dall'assenza di un meccanismo riequilibratore ma soiprattutto perchè la politica li ha favoriti con tassazione di favore, sconti fiscali, e tutto quello che poteva mettere in campo per mantenere lo status quo senza impedire il crescente arricchimento anzi favorendo anche la delocalizzazione delle loro aziende, se imprenditori, o studi, se altro, altrove ossia dove c'erano altri poltiici conniventi che si accontentavano delle briciole o laddove c'erano paesi totalitari che non riconoscevano alcun diritto ai cittadini; in occidente invece lo spostamento delle sedi legali dava il là agli stessi politici per farei conti con i diritti dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani in pratica eliminado il welfare in toto convinti come sono che solo il mercato può riequilibrare quello che loro avevano sbilanciato.. in realtà le cose vanno diversamente perchè i mercati non sono "democratici" e la parte debole degli stessi, noi, non siamo in grado di porre condizioni e pesare realmente perchè anche quando lo siamo..... arriva subito lo Stato, o chi lo gestisce, che ti dice "non tirare troppo la corda perchè la domanda di lavoro si può spostare altrove ossia dove trova una minore pressione sugli stipendi", chiaro?
  3. Essendo passato il disegno di ridurre un intero sistema socio-politico in un modello economico (peraltro fallimentare e, la cosa è ampiamente dimostrata, eugeneticamente razzista tanto da far dire ai più avveduti che siamo di fronte a una vera lotta di classe dei super ricchi contro i poveri) dove terra, lavoro, ecc. tutto è ridotto a merce di scambio anzi nell'ultima evoluzione (quella finanziarizzata) il denaro stesso è merce e va dove costa meno e profitta di più.... questo modelo economico è oggi vincente solo perchè è riuscito ad impossessarsi del potere, a infiltrarlo e a renderlo a sua immagine e somiglianza abbarbicandosi a esso e facendo in modo che chiunque lo detenesse temesse il ricambio e a sua volta impedendo la nascita di nuovi soggetti sociali e politici che pur ci sono un pò ovunque...
.. insomma suona una presa in giro il prossimo incontro dei, cosiddetti, potenti a DAVOS dove ci saranno grandi proclami contro la lotta alla fame e alla povertà..... molto più pregnante mi pare invece il tema proposto da oxfam "lavorare per pochi": almeno fotografa la realtà delle cose e la loro, per ora si spera, ineluttabilità...... perchè c'è poco da fare: questi controllano praticamente tutto con i loro soldi e trovano validi alleati non solo nei politici nazionali ma sopratuttto nei ceti poveri spaventati più dal perdere quei pochi cent che gli vengono concessi che di fare di tutto affinchè i primi paghino veramente il credito che devono alle nazioni che gli hanno permesso di diventare la classe degli ..... 85

mercoledì 22 gennaio 2014

habemus italicus.... oops italicum

Nonostante la corte costituzionale e la sua sentenza, e sotto pena di una nuova sentenza di nullità (o forse è proprio questo che vogliono sia per riformare anche la corte costituzionale, in modo da addomesticarla, sia per poter andare alle elezioni con l'attuale sistema perchè la corte non vuole), il renzusconi va avanti e ..... mette in capo le riforme: questa è la prima; le altre (riforma o cancellazione del senato e riforma del titolo V° della costituzione) son di là da venire ossia.. non si fanno sono solo specchietti per le allodole.
Il post lo lascio fare al Fatto con questo articolo della Redazione Il Fatto Quotidiano 22 gennaio 2014 che meglio non potrebbe spiegare l'inciucio, l'ennesimo, che questi "politici" sono stati capaci di creare a loro immagine e somiglianza...... e non poteva essere altrimenti dato che se loro fallissero il sistema o crolla o ... bè meglio non pensarci perchè non è detto che l'uscita dal tunnel sia poi così facile ..... e prima che riusciamo a liberarcene ....forse i militari?
eccolo
Legge elettorale, firmano Pd, Forza Italia e Ncd. “Stop a candidature multiple”Il relatore Francesco Paolo Sisto ha depositato in commissione Affari Costituzionali alla Camera il testo dell’Italicum. Il documento (qui la proposta integrale) è stato sottoscritto da Pd, Fi e anche dal Nuovo Centrodestra: l’ok è arrivato dopo la cancellazione dall’Italicum della norma cosiddetta “Salva Lega”. Tra gli aspetti presenti nel testo lo stop alle candidature multiple (stile Berlusconi capolista in tutta Italia): “Nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in più di un collegio plurinominale” prevede il testo depositato. E’ previsto poi l’obbligo di presentare nelle liste il 50% di candidate donne: “A pena di inammissibilità nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento con arrotondamento all’unità inferiore e nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere”.
Non c’è la norma “Salva Lega”, ma viene salvaguardata – come dice la Costituzione – la tutela delle liste delle minoranze linguistiche che abbiano “conseguito almeno il 20 per cento dei voti validi espressi nel complesso delle circoscrizioni della regione” il cui statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche.
Di preferenze neanche l’ombra. In ogni collegio plurinominale, si legge, “è assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a sei” e ciascuna lista non può essere formata da un numero di candidati superiore ai seggi assegnati. E prevede che sulla scheda ci siano il simbolo di lista, insieme a nome e cognome dei candidati. Al limite massimo di sei seggi assegnati in ciascun collegio saranno possibili eccezioni. Il testo base della legge elettorale prevede infatti che in ciascun collegio plurinominale “è assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a sei, fatti salvi gli eventuali aggiustamenti in base ad esigenze derivanti dal rispetto di criteri demografici e di continuità territoriale”. Si dispone inoltre che “ogni lista all’atto della presentazione è composta da un elenco di candidati presentati in ordine numerico. La lista è formata complessivamente da un numero di candidati pari almeno alla metà del numero di seggi assegnati al collegio plurinominale e non superiore al numero di seggi assegnati al collegio plurinominale”. “L’assegnazione del numero dei seggi alle singole circoscrizioni è effettuata sulla base dei risultati dell’ultimo censimento generale della popolazione”. 
Invariata invece, rispetto all’accordo Renzi-Berlusconi, la soglia del premio di maggioranza che resta al 35%: chi supera questa quota ha diritto a un premio del 18% e arriva in questo modo a 340 seggi alla Camera. Se nessun partito o coalizione arriva al 35% è previsto un secondo turno di ballottaggio. Confermato anche che in caso di ballottaggio, fra il primo turno di votazione e il ballottaggio, non sono consentiti apparentamenti fra liste o coalizioni. In caso di vittoria al ballottaggio si conquistano 327 seggi. I restanti 290 vengono ripartiti proporzionalmente “tra le altre coalizioni di liste e singole liste”. 
Non cambia niente – rispetto al progetto iniziale – per le soglie di sbarramento: le coalizioni dovranno superare la soglia del 12 per cento, i partiti coalizzati il 5, i partiti non coalizzati l’8%. Tra le coalizioni di liste e le liste che hanno superato le soglie necessarie, si procede “al riparto dei seggi in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna di esse”.
p.s.
ah dimenticavo... buongiorno, notte

martedì 21 gennaio 2014

Il FMI ordina..... Letta dispone

E' di stamattina l'ordine del FMI a tagliare le detrazioni fiscali italiane perchè ritenute "eccessive (l'importo è di circa 160 mld)" quindi non sostenibili secondo i ragionieri diplomati ai corsi serali che fanno parte di questa istituzione...... ma vi rendete conto? La diretta emanazione della finanza speculativa mondiale, nonchè diretta emanazione del Dipartimento del Tesoro americano (a seconda dei ministri di quel paese le due cose coincidono), un paese straniero (paese che non si fa scrupolo di spiare amici e nemici... soprattutto amici), che s'ingerisce negli atti e nella vita del nostro paese: nessuno ha da dire nulla? Chiedetevi, perchè?
Ecco la risposta del nostro MEF: "Riteniamo che la sede più opportuna per esercitare l’intervento di razionalizzazione delle detrazioni sia la delega fiscale attualmente in approvazione in Parlamento. A tal fine, anche con l’obiettivo di evitare qualsiasi ulteriore aggravio fiscale, il governo provvederà, con apposito provvedimento, ad abrogare il comma 576 della legge di Stabilità 2014 e di conseguenza non vi sarà alcuna riduzione delle detrazioni attualmente in vigore. Infine, la copertura “sarà assicurata incrementando gli obiettivi di risparmio previsti dalla revisione della spesa aggiungendovi, pertanto, le cifre stabilite nel comma 575 della stessa legge”, ovvero 488 milioni di euro nel 2014, 773 milioni nel 2015 e mezzo miliardo dal 2016"...... in pratica sdraiati per terra e con il timor cieco di guardare in faccia i padroni del vapore: medio evo o giù di lì quando l'imperatore starnutiva a vienna e a perugia qualcuno se la faceva addosso perchè c'era il rischio che arrivassero i lanzichenecchi.
Il punto vero, qual'è? Che il nostro paese non solo è commissariato dalla troika ma soprattutto non ha alcuna sovranità propria: chiunque conti più di zero può alzarsi in piedi e dire la propria, venendo ascoltato per giunta. Rileggendo all'indietro la storia a aprtire dal 1948 a oggi molte cose, oggi, si spiegano:
  1. Non potevamo essere autonomi perchè tornavamo utili, come portaerei naturale, agli americani nel mediterraneo;
  2. non potevamo avere una autonoma linea d'azione perchè nella grande spartizione del mondo di allora, e di oggi, noi eravamo predestinati a essere colonia e chiunque aveva solo l'idea di cambiare una singola virgola si ritrovava a dover avere a che fare.. con le bombe, allora, e con gli attacchi speculativi.. oggi.
  3. Non possiamo superare i limiti, qui riassunti molto brutalmente perchè si presuppone che siano noti ai più, sub 1 e 2 anche perchè il massimo che qui siamo in grado di esprimere sono Renzusconi e Grillo, troppo poco per poter aspirare a essere, realmente, la V° potenza mondiale ..... ammesso che lo siamo mai stati.
Quello che ci si chiede è:
  • dobbiamo fare i compiti a casa;
  • aprire al mercato (chi è stato in africa sa di cosa parlo) anche i servizi essenziali che altrove si tengono stretti;
  • spogliarci di tutto e una volta senza niente cavare anche il sangue dalle rape.... fossero anche geneticamente modificate, quindi importate dalle multinazionali del settore, in massima parte americane;
  • obbedire (agli ordini altrui ... perchè siamo atlantici ed europei), credere (anche agli asini, e ce ne sono) e combattere (in afghanistan direttamente altrove come consiglieri ... in ogni caso noi siamo coloro che fanno i lavori sporchi doipo che gli americani son passati distruggendo tutto).
Buongiorno, notte......

lunedì 20 gennaio 2014

un nuovo default... del tipo cinese

“Perché mai, noi cittadini che lottiamo per sopravvivere, dobbiamo essere condizionati da debiti creati da una élite al potere che li ha contratti a nostre spese?”
Murray Newton Rothbard, economista, storico, filosofo dell’anarcocapitalismo 
Bene, spero che sia chiaro. PErchè sta arrivando un altro tsunami, finanziario, stavolta dall'asia, in particolare dalla Cina. La potenza asiatica, la prima che ha introdotto il liberismo (o anarco capitalismo, fate voi) in una società comunista, nell'interpretazione maoista, sta dando i suoi frutti.
In quel paese si è sviluppata una finanza ombra (dark pool) che possiede titoli per ben 492 milioni di dollari, un sistema parallelo che ha fatto da base al boom economico cinese e che ora presenta il conto al potere con la pretesa di vedersi reintegrata non solo della liquidità immessa ma anche degli interessi correlati ..... una cosa che il governo, non democratico, cinese ha già messo in chiaro che NON restituirà perchè non è parte del circuito ufficiale economico e finanziario e perchè anche se non è intervenuto, gli conveniva non farlo, sapeva benissimo cosa accadeva e cosa avrebbe fatto: soprattutto cosa avrebbero dovuto fare i paesi di provenienza dei soldi per reintegrare le perdite dei cosiddetti investitori finanziari.... pompare liquidità nei mercati per salvare banche ecc. una cosa già vista dal 2000 in poi in occidente: solo che ora serviranno a salvare la cina o meglio il mercato parallelo cinese nel quale sono coinvolti i nomi più importanti della finanza e dell'industria del pianeta; in pratica: la cina rischia un dafault perchè ha detto che non vuole pagare i titoli del mercato parallelo ben sapendo che i soldi ivi presenti, pur essendo stati utili alla propria economia, non erano soldi propri ma di provenienza occidentale; che ci pensino loro a farlo...... l'hanno già fatto, no? Il problema è esattamente questo: per salvare le proprie economie e i propri interessi finanziari i paesi di provenienza (non creditori perchè questo è, come qui, debito privato e per giunta speculativo) dovranno sobbarcarsi quei 492 mln di dollari, come? Nel solito modo: tagli, ritagli e frattaglie a carico dei propri cittadini; svendite del proprio patrimonio; dissanguamento delle proprie casse; relativo aumento di tasse, imposte e tributi.... ripartenza della recessione con contemporanea svalutazione delle propri economie, ancora troppo deboli, mentre la cina rimane così com'è: un gigante economico con i piedi d'argilla ma importantissimo come luogo dove far fare la produzione manifatturiera ed esempio da sventolare davanti ai rispettivi popolio come esempio di competizione e rappresentazione del male contro il quale non si può far nulla se non cancellare, buona come scusa, quei diritti e quel welfare che ha fatto dell'occidente una culla a misura d'uomo negli anni che vanno dal '50 al 80.
Il gioco, e il giogo, cinese non muterà: rimarrà così com'è tutto e i soldi continueranno a girare lì e non qui non solo perchè fa ancora gola agli speculatori ma soprattutto perchè gli stessi sanno che le loro perdite saranno sempre coperte da tutto il resto del pianeta .. a spese di tutto il resto del pianeta!

domenica 19 gennaio 2014

ma il sindacato, che lo teniamo a fare?

Allora, la notizia del giorno è l'accordo-non accordo fra il berluschino di sinistra e il suo originale storico (è bene ricordare che il primo aveva dichiarato qualche mese fa che il secondo, una volta condannato, era da "game over" ossia era fuori dai giochi, finito... forse o ha cambiato ora idea o allora ha detto una balla per farsi pubblicità e dar da bere agli, illusi assetati di illusioni, imbelli italioti che li votano quel che disperatamente vogliono sentirsi dire. Bene quest'accordo c'è ma ... non si vede e nonostante questo artificio questo paese ancora una volta (dopo i vari governicchi di stampo presidenziale non eletti nè mai votati) una sorta di larghe intese sia prima che dopo l'approvazione della riforma elettorale: fra l'altro tutti i soggetti in azioni NON SONO ELETTI O SONO DECADUTI IN PARLAMENTO e la discussione si sta svoglendo TUTTA al di fuori delle aule... nel miglior stile occidentale post Bush ossia in barba ai principi base della tanto decantata, ma in reatà esorcizzata, democrazia con cui tutti ci si sciacquano la bocca.
In realtà, a mio parere, la notizia che caratterizza il periodo è un altra: la, tentata, marginalizzazione della Fiom all'interno di quel enorme grumo d'interessi che va sotto il nome di CGIL. Mentre la confederazione votava, e firmava, l'accordo sulla nuova rappresentanza sindacale la Fiom veniva messa in minoranza e non solo...  ma politicamente si svela il tentativo di marginalizzazione di questa scomoda parte che si è distinta, e a ragione, nel disvelamento del filone di balle marchionniano a proposito della fiat: e ora ne paga le conseguenze, per ora sindacali poi si vedrà.... la fiom è scomoda, molto scomoda: ha avuto ragione nella maggior parte dei casi dove si è battuta contro la molta demagogia messa in campo non tanto dalla fiat ma proprio da quella parte politica di cui in teoria fa parte... chiamparino e fassino ve li ricordate? E vi rocordate anche per chi hanno parteggiato? Bene..... ora dev'essere ridotta in peso e in influenza accettando un accordo che se formalmente amplia gli spazi democratici in realtà, e lo dico con cognizione di causa di esperienza diretta sindacale, li limita o meglio ne fa un affaire da "cosa loro" ossia introduce, spacciandolo per una forma di trasparenza e di democrazia, l'arbitrato interconfederale e le sanzioni per chi non si adegua..... capite qual'è il punto? Cao classico: la fiom fa una vertenza "scomoda", tipo fiat, che trova la controparte tosta anzichè andare davanti al giudice del lavoro.... intervengono le confederazioni e addio forza contrattuale: in due messo addio fiom e addio sindacato che fa opposizione o, almeno, fuori dal coro, chiaro? Cara Camusso, socialista, ma li prendi per il naso i lavoratori? Che razza di sincadato hai in mente? E' vero che guadagni con i caaf e che hai necessità di frenare la spinta del paese reale, chi lavora, che chiede non solo di non essere l'unico a metter mano alle tasche ma anche chi chi non ha mai pagato non sia ancora protetto e, soprattutto, si smetta con le politiche antisociali ma depotenziando la trattazione e la vertenza addio peso del sindacato e addio vertenza con cisl e uil che sembrano remare contro e fare i trattativisti a tutti i costi per poi calarsi le brache.... ricorderete certo tutti gli accordi firmati con i governi berlusconi che erano carta straccia? Ecco ora, con un governo PD, anche la CGIL si accoda... che ce ne facciamo di un sindacato siffatto? Cosa aspetta la fiom a dirle addio e fare finalmente da base per un sindacato realmente di sinistra?
 

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