giovedì 26 febbraio 2015

Fonte del post: Zeusnews
Da tempo circola in Rete un'immagine, quella mostrata qui accanto, che viene presentata (per esempio da Mattino.it) come la dimostrazione dell'"invenzione del primo telefono cellulare nel 1922".
Secondo il testo che solitamente accompagna l'immagine, si tratta di un fotogramma tratto da un cortometraggio muto della casa di produzione cinematografica britannica British Pathé datato 1922 e intitolato "Eve's Wireless".
In effetti nel filmato si vedono le due signore che passeggiano per strada, collegano a un idrante, tramite un filo, una scatola piuttosto ingombrante e portano all'orecchio un auricolare.
Si vede poi che all'altro capo del collegamento c'è una donna che parla, seguita da una canzone riprodotta su un giradischi. Come se non bastasse, la didascalia dice molto chiaramente che si tratta di un wireless 'phone: un telefono senza fili, insomma.
Ecco il filmato:


Ma allora come mai i libri di storia della tecnologia dicono che i primi telefoni cellulari risalgono a parecchi decenni più tardi? C'è una parte della nostra storia recente che è stata insabbiata?
No: si tratta di una bufala partorita dal Daily Mail, che a settembre del 2012 ha frainteso il significato che aveva all'epoca l'espressione wireless telephone: negli anni Venti la si usava per indicare le radio portatili, come spiega la British Pathé stessa.
Anche Smithsonian.com mostra molti esempi d'epoca dell'uso di wireless telephone per indicare la radio negli anni Venti.
I cellulari, insomma, non c'entrano nulla, come del resto si può intuire notando che le donne per strada non parlano nell'apparecchio ma si limitano ad ascoltare.
L'equivoco nasce dal fatto che spesso non si considera che le parole cambiano di significato nel corso dei decenni.
Paolo Attivissimo


  
 
Paolo Attivissimo
(C) by Paolo Attivissimo - www.attivissimo.net.
Distribuzione libera, purché sia inclusa la presente dicitura.

p.s.
visto com'è facile ingannare? Ora cambiate completamente argomento, termini della questione, nazione, data e vi troverete nel paese dove un bullo può diventare di tutto.. anche presidente di qualcosa con il plauso di tutti promettendo la luna

mercoledì 25 febbraio 2015

Un po'

Fonte: il contropelo di radio capital (alias massimo rocca)
Qualche giorno fa sul New York Times è stato lanciato un allarme. La democrazia dal 2006 sta arretrando. La democrazia cui ci si riferisce è la versione ufficiale e corrente, quella della fine della storia di Francis Fukuyama. Un mix perfetto di liberismo e liberalesimo, oltre il quale non vi sarebbero evoluzioni possibili. Come parametro bisogna pensare alla Russia che sarebbe stata più democratica ai tempi di Eltsin che in quelli di Putin. E proprio la Russia, e la Turchia con il ritorno fondamentalista di Erdogan sarebbero tra i casi che hanno provocato questa inversione di tendenza. Noi occidentali ovviamente la Storia l’abbiamo finita e quindi quello che stiamo facendo alla Grecia sicuramente non starà peggiorando le classifiche . Ma pensate un po’ alle ciniche parole di Antonio Polito sul Corriere. Dopo essersi compiaciuto dei fallimenti degli scioperi indetti dalla Fiom ammette che il governo italiano ha uno stile democraticamente sbrigativo ma chiude con nonchalance “di questi tempi perfino i suoi elettori sembrano disposti a scambiare un po’ di benessere in più con un po’ di democrazia parlamentare in meno.” Ah, ecco.
Fonte: Facebook dimissioni e tutti a casa


p.s.
conoscete la legge di murphy? Bene...... mi pare renda benissimo il quadro della situazione dove ogni tizio che si avventura che era nelle stanzze dei bottoni non intende minimamente salvare la barca ma solo evitare, quando s'incaglierà, che quando fa l'inchino i propri sostenitori non si bagnino..

martedì 24 febbraio 2015

L'Italia, non, è una repubblica ma una .... corporation

Vi propongo un interessante, ma tutta da valutare ed esaminare in profondità, punto di vista; un angolazione che non avevo mai trattato, leggetelo e vediamo cosa se ne tira fuori. Eccolo.
p.s.
.. questi complottisti!!!
Fonte: Informare per resistere
L’Italia non è una repubblica, ma una corporation privata dal 1933. Illegali le tasse e l’ordinamento giuridico in vigore.
Di Alessandro De Angelis -
Molti cittadini italiani pensano di far parte di una repubblica denominata Repubblica Italiana. In realtà, dal 1933, il nostro stato è diventato una corporation privata iscritta al S.E.C.:
As filed with the Securities and Exchange Commission on April 9, 2013 Registration Statement No. 333-152589
SECURITIES AND EXCHANGE COMMISSION
WASHINGTON, D.C. 20549
POST-EFFECTIVE AMENDMENT NO. 2 TO REGISTRATION STATEMENT
UNDER SCHEDULE B OF THE SECURITIES ACT OF 1933
Republic of Italy (Name of Registrant)
THE HONORABLE CLAUDIO BISOGNIERO
Italian Ambassador to the United States
3000 Whitehaven Street, N.W.
Washington, D.C. 20008
(Name and address of Authorized Agent of the Registrant in the United States)
It is requested that copies of notices and communications from the Securities and
Exchange Commission be sent to:
MICHAEL IMMORDINO
White & Case LLP
5 Old Broad Street
London EC2N 1DW
United Kingdom
Approximate date of commencement of proposed sale to the public: From time to time after this Registration Statement becomes effective.
The Debt Securities covered by this Registration Statement are to be offered on a delayed or continuous basis pursuant to Release Nos. 33-6240 and 33-6424 under the Securities Act of 1933.
Difatti il Dun & Bradstreet che è una Società Americana Leader nelle Informazioni dei Movimenti Creditizi Relativi a 220.000.000 di Aziende nel Mondo e Destinate al Marketing (B2B) Business-to-Business, dimostra che TUTTO l’Apparato Istituzionale Italiano è PRIVATO e quindi il Governo della Repubblica Italiana, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica Italiana, Regioni anche Autonome, Tribunali, Procure e tutti gli apparati destinati alla tassazione del popolo sono da dichiararsi illegittimi ed anticostituzionali.
Sono altresì da ritenersi invalidate tutte le passate elezioni e quelle future, in quanto esse rappresentano la delega alle politiche sociali dei cittadini ad una corporation privata e non a parlamentari della Repubblica Italiana.
Ad ulteriore conferma di queste asserzioni è il fatto che l’U.E. non è stata eletta dal popolo, ma, nonostante questo, decide le politiche sociali degli stati europei, mentre il parlamento europeo non ha nessuna facoltà decisionale. Inoltre la B.C.E. che stampa l’euro addebitandolo al popolo invece di accreditarlo è una S.P.A. privata che decide come, dove e quando mettere in ginocchio le nazioni, essendosi appropriata della sovranità monetaria.
Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il controvalore in oro. Così, quando la Francia ed altri stati restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore. Il valore della moneta divenne cosi indotto dalla nostra volontà ad accettarlo come strumento di scambio per i beni e i servizi che le persone producono. Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. Nel 1981 il debito pubblico passò a 142 miliardi, ma lo stato aveva sempre un debito con se stesso e quindi poteva stampare moneta e ripagarlo in ogni momento, ed a maggio il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero l’obbligo alla banca d’Italia di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati.
A questo punto avviene un altro tradimento verso il popolo e, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!).
Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private che le avevano acquistate dai principali gruppi bancari, quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma, che ne garantivano la maggioranza pubblica. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha toccato i 2100 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che iniziarono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe essere in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo. Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata.
Ora dal 2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse.
Ora l’Unione Europea sforna l’ERF, European Redemption Fund, o per meglio dire il Fondo Europeo di Redenzione (o Riscatto). Il 13 giugno 2013 il Parlamento europeo ha approvato, con il voto su due risoluzioni, il regolamento per il rafforzamento della governance dell’U.E.
L’European redemption fund (Erf) farebbe confluire l’importo dei vari debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL in un apposito fondo; l’Erf verrebbe garantito dagli Stati nazionali membri attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale. Tale fondo, poi, emetterebbe bonds europei caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20, massimo 25 anni. In questo lasso di tempo, tutti gli Stati aderenti avrebbero, inoltre, l’obbligo di assettare il proprio rapporto debito/PIL al 60%, altrimenti avranno la facoltà di acquisire per vendere tutti i nostri beni demaniali Colosseo compreso. Oltre a questo possiamo aspettarci licenziamenti, abbassamento degli stipendi e delle tredicesime e smantellamento dello stato sociale.
Quindi l’Italia non  è una Repubblica Libera e Pubblica, ma una Private Company e lo Stato possiede il diritto di proprietà delle persone, nate sul suo Territorio. La Costituzione Italiana dice: “Art. 10 – L’ordinamento Giuridico Italiano si Conforma alle Norme del Diritto Internazionale Generalmente Riconosciute.”
Quello che è stato sottaciuto invece è che One People’s Public Trust, ha legalmente delegittimato tutte le Corporation, Banche e Stati e pignorato tutti i loro beni e valori. Dal 23 Gennaio 2013, i documenti legali dell’O.P.P.T sono legge con validità internazionale, perché incontestate secondo la regola del silenzio assenso di 28 giorni.
Tutte le Corporation Mondiali, Banche e Stati, sono ora fuorilegge e ogni azione illegittima, da loro compiuta, contro di noi, sono da considerarsi un abuso di potere di una società privata. Siamo legalmente liberi e tutti i rapporti contrattuali anche precedenti, sono nulli e riconsiderati di tipo privato e personale. La legge universale – Universal Law – è stata ripristinata. I politici sono stati dipendenti e dirigenti di corporation, ci hanno mentito e usato come schiavi e sfruttati da secoli, come bestiame. Votare significa continuare ad avvallare una corporation delegittimata che continua a muoversi come dittatura occultata senza che il popolo lo sappia. Per questo motivo mi asterrò da qualsiasi tipo di votazione finché non verrà ripristinata la Repubblica Italiana.
Tutti gli argomenti qui trattati sono approfonditi nel libro Gesù il Che Guevara dell’anno zero vol. II

lunedì 23 febbraio 2015

Grecia, Tsipras perde pezzi. Il partigiano Glezos: ‘Mi scuso coi greci per illusione’

Fonte: il Fatto Quotidiano del 22 02 2015 a firma di
“Mi scuso con i greci per questa illusione”. Trema la terra sotto Syriza. Tutti i quotidiani greci danno conto della dura presa di posizione dell’eurodeputato Manolis Glezos, eroe nazionale che nel ’43 salì sull’Acropoli e ammainò la bandiera nazista e grande sostenitore di Tsipras.  L’eroe, questa la notizia, si dissocia dalle scelte economiche del neo premier. In un appassionato editoriale verga che “rinominare Troika Istituzioni e il Memorandum come misure non cambia la situazione”. Il motivo sta nel fatto che durante la campagna elettorale Syriza aveva promesso di abolire in toto il regime di austerità contenuto nel memorandum, mentre il sì greco all’Eurogruppo di venerdì scorso vuol dire accettare ancora quel vademecum, in cambio di credito per altri quattro mesi.
“E’ un mese che aspettiamo la messa in pratica delle promesse del nostro programma – scrive Glezos – è un vero peccato. Da parte mia mi scuso con il popolo greco perché ho partecipato a questa illusione”. Il deputato, tra l’altro, è stato proprio l’estensore del report sui danni di guerra che la Germania dovrebbe restituire alla Grecia, circa 153 miliardi. Vista la situazione, ora passa all’attacco. Glezos propone, prima che sia “troppo tardi”, che tutte le assise del partito si riuniscano e decidano se accettare questa direzione di marcia o meno, anche perché, osserva “tra oppressori e oppressi non può esserci alcun compromesso, come tra lo schiavo e l’occupante, dove l’unica soluzione è la libertà”. E conclude: “Ma anche se accettiamo questa assurdità, le concessioni già fatte dai precedenti governi del memorandum non ci permetteranno di combattere la disoccupazione, la povertà, i suicidi da crisi”.
Una critica aspra e inattesa al sesto piano del quartier generale di Koumoundourou, che si somma ai dubbi che iniziano ad albergare all’interno del Syriza nonostante non sia passato un mese dalla straordinaria vittoria elettorale del gennaio scorso. Secondo alcune fonti interne, molti sono i dirigenti e i ministri che, dopo l’Eurogruppo, faticano a spiegare al proprio elettorato l’accordo raggiunto con i creditori internazionali, che sarà sancito dall’accettazione da parte di Fmi, Ue e Bce della lettera di intenti che lunedì sera il ministro delle finanze Yanis Varoufaklis dovrà recapitare a Bruxelles. Al suo interno l’elenco preciso delle promesse elleniche su bilancio, controllo dei conti pubblici, riforme e lotta alla corruzione. Addirittura il vice ministro del welfare Dimitris Stratouli avrebbe bollato le scelte di Tsipras come “un passo indietro rispetto alle promesse elettorali”.
Una frizione, tra la base del partito e il giovane premier, che aveva avuto un prologo non solo in occasione dell’alleanza di governo decisa a sorpresa con gli Indipendenti di destra (Anel), ma anche per l’elezione del Capo dello Stato. Infatti a poche ore dall’annuncio di Syriza di voler candidare il conservatore Procopios Pavlopoulos, eletto poi al primo colpo, era stato il ministro dell’energia, il matematico Panaghiotis Lafazanis, anima del pensatoio Iskra, a chiedere che fosse ascoltata “una voce diversa”, esprimendo così una critica indiretta per la gestione Tsipras. E il numero di dirigenti di primissimo piano (si fanno i nomi di Leoutsakos, Primikyris, Ntavanelos, Mitropoulos) contrari alle prime rilevanti decisioni del premier, espresse in recenti riunioni della segreteria politica, sembra ora destinato ad aumentare.
twitter@FDepalo
p.s.
quel "mi scuso con i greci per questa illusione" dice tutto!!!! Non voglio infierire..... dico solo che ormai le braghe di fronte alle "Istituzioni (leggi Troika) se le son calate e prima o poi anche loro saranno mandati nel cestino della crisi: è chiaro che per non perdere completamente la faccia devono caxxeggiare un pò ma la strada è segnata, ormai.... e ora tocca ad Alba Dorata!

domenica 22 febbraio 2015

Equation Group, l'anticristo della sicurezza informatica

Fonte: Punto Informatico del 17 02 2015
Roma - Il Global Research and Analysis Team (GReAT) di Kaspersky Lab ha identificato una minaccia informatica senza precedenti, un "mostro" classificato come Equation Group in grado di fare praticamente tutto, online e offline. Equation Group potrebbe essere una creatura dell'intelligence americana, ma in epoca post-Datagate la cosa non stupisce neanche un po'.

I cracker "onnipotenti" di Equation Group sono attivi da almeno 14 anni, sostengono gli analisti di Kaspersky, un periodo di tempo che fa dell'attacco il vero "padre" di tutti i super-malware identificati negli anni passati come Stuxnet, Flame e Duqu.

La security enterprise moscovita ha identificato almeno 500 infezioni certe di Equation Group in almeno 42 nazioni, tutti paesi presenti nella lista nera dei "cyber-avversari" degli USA come Iran, Russia, Pakistan, Siria e altri. In detti paesi, gli attaccanti hanno infettato e compromesso istituzioni governative e diplomatiche, società di telefonia, utility energetiche, industrie aerospaziali, aziende di nanotecnologia, organizzazioni militari e via elencando.Particolarmente complessa e innovativa la lista delle capacità di Equation Group, un "arsenale" che secondo Kaspersky include l'uso di un file system virtuale (sin qui visto solo nel supermalware Regin), l'uso del Registro di Windows per salvare i file malevoli, compromissione di sistemi Microsoft e Apple (Mac OS X, iOS), l'uso di più di 300 nomi di dominio e 100 server per il centro di comando e controllo, stick USB (altro che BadUSB) per compromettere i sistemi non connessi ad alcuna rete telematica, la capacità "inusuale" di bypassare le restrizioni alla firma digitale dei componenti eseguibili sulle moderne versioni di Windows.

Kaspersky sottolinea in particolare la pericolosità di una tecnica specifica di Equation Group, vale a dire la sua capacità di infettare, riscrivendo, il firmware interno degli hard disk prodotti dai tutti i nomi noti del settore come Western Digital, Seagate, Maxtor, Toshiba, Hitachi e altri. L'infezione del firmware di un HDD, sin qui materia di presentazioni a effetto e rischi solo teorici, rende di fatto i malware di Equation Group "invisibili" a qualsiasi tecnologia di protezione, di sicurezza o antivirale. I componenti malevoli della minaccia sono inoltre dotati di meccanismi di autodistruzione, e hanno in tal modo agito indisturbati per tutti questi anni senza allarmare nessuno.

Chi ha scritto il complesso e sofisticato "toolkit" malevolo di Equation Group? Kaspersky non chiama mai direttamente in causa la NSA, ma fornisce tutte le prove necessarie a collegare la minaccia informatica alla famigerata intelligence del Datagate e dello spionaggio mondiale: Equation Group ha fatto uso di vulnerabilità ed exploit ignoti, anni e anni prima di rivedere quelle stesse vulnerabilità sfruttate da altri malware famosi come Stuxnet, e si è servito di tecniche di infezione da spy-story (come quella della riscrittura del firmware degli HDD) già note per essere state citate come parte integrante dell'arsenale della NSA nelle rivelazioni di Edward Snowden. Tutto torna, e NSA si è guardata bene dal commentare le rivelazioni di Kaspersky.

Alfonso Maruccia
p.s.
cosa sia la NSA spero tutti lo sappiate....... ma che faccia cose del genere mettendosi al servizio di interessi privati e nascondendosi dietro esigenze generali è una pessima cosa perchè nessuno è al sicuro e nessuno può dirsi realmente libero. Non è bastato wikileaks, nè i vari Snowden a metterci sull'avviso che qui i veri nemici non sono i cattivi ma chi dovrebbe assicurare la nostra libertà e la democrazia con cui tanto i politici, di là e di qua dell'atlantico, si sciacquano la bocca!!!

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