venerdì 12 giugno 2015

G7, il Ttip e la fase suprema della globalizzazione

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 12/06/2015 a firma di
Il dato più preoccupante del recente incontro del G7 è la promessa di realizzare in tempi brevi il Ttip, come ha rassicurato la cancelliera Merkel, ormai unica voce in rappresentanza dei Paesi europei, che non a caso per fare un piacere a Obama non ha dimenticato di minacciare un inasprimento delle sanzioni alla Russia, colpevole di aver violato la sovranità dell’ Ucraina quando tutti ormai sanno il gioco sporco che Usa e Ue hanno fatto e stanno facendo in quella regione. Se non fosse per l’irrilevanza di queste riunioni annuali, che non fanno altro che ribadire progetti e decisioni prese in altri contesti molto meno pubblicizzati, si potrebbe relegare il tutto all’ennesimo carrozzone messo in piedi dai Paesi più industrializzati, su impulso e direzione degli Stati Uniti che escludono i Brics dalle loro riunioni, non abbastanza ligi alla visione del mondo che hanno a Washington, e ora anche la Russia.
La cancelliera Merkel ha promesso a Obama di concludere le trattative sul Ttip entro la fine di quest’anno. Il Transatlantic Trade and Investment Partnership, o preferibilmente Trattato transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, è un trattato di libero scambio che serve a modellare l’economia e il commercio europeo a immagine e somiglianza di quello statunitense. Ad una prima lettura superficiale può apparire sorprendente che la Germania, il Paese che di fatto guida l’Unione Europea imponendole l’austerity e il modello economico tedesco, possa aderire ad un Trattato che distruggerebbe il vantaggio competitivo che ha accumulato in questi anni a discapito dei Paesi dell’Europa del Sud. Non lo è poi tanto, se si considera che la Germania stessa commette un suicidio per la sua politica commerciale, quando continua ad applicare sanzioni economiche nei confronti della Russia, uno dei suoi partner commerciali più importanti. La dichiarazione della Merkel è dunque la conferma che l’Unione Europea non è che una periferia nella quale gli Usa possono far valere i propri interessi politici e commerciali. Il Ttip è l’ultimo passo per l’abdicazione della sovranità degli Stati europei e la nascita di un’unica area commerciale dominata dall’egemonia di Washington. I cittadini europei e italiani, ne sanno ancora ben poco perché su questo trattato e i suoi contenuti è stato mantenuto il più stretto riserbo. I documenti sulle trattative sono trapelati solo grazie al contributo di Wikileaks. Se avessimo atteso che le autorità europee e americane rendessero possibile l’accesso ai documenti avremmo dovuto attendere 30 anni, un tempo giudicato sufficientemente lungo dal capo delle negoziazioni dell’Ue Ignacio Garcia Bercero, che ha ribadito il suo impegno alla controparte americana a non diffondere in alcun modo il contenuto delle trattative.
Perché imporre la segretezza su un accordo che cambierà completamente l’assetto del commercio europeo e la sua economia? Chi è il vero beneficiario di questo trattato? I documenti descrivono un mercato senza più barriere e controlli, quella liberalizzazione totale che darebbe alle corporation americane l’opportunità di esportare le loro merci nei mercati europei, senza tutte quelle regolamentazioni che oggi ostacolano il commercio Europa-Usa. Il vantaggio dunque è solo americano. Quale sarebbe però l’impatto per le nostre economie? Forse è questa segretezza che ha spinto il Presidente dell’Europarlamento Martin Schulz a sancire che non deve esserci né voto né dibattito sul Ttip, suscitando forti tensioni nell’aula plenaria che ancora una volta dimostra un grave deficit democratico delle istituzioni europee.
Aumento della disoccupazione
La storia recente insegna che gli accordi di libero commercio sono svantaggiosi per i Paesi che hanno più protezioni a livello salariale o diritti più solidi in materia di legislazione del lavoro, e vantaggiosi per chi ha deregolamentato il mercato del lavoro. Una volta che il Trattato entrerà in vigore, le imprese potranno aprire sedi in tutte le aree interessate dall’accordo ed essere trattate allo stesso modo delle imprese locali. Lo Stato in questo modo perde il potere di porre delle condizioni di entrata al suo mercato e non può regolamentare l’apertura di imprese straniere, che avranno lo stesso trattamento di quelle locali. Il mercato europeo e quello statunitense hanno ancora profonde differenze; il primo ha costi del lavoro più alti e sindacati più forti; il secondo ha costi del lavoro più bassi e una protezione sindacale molto più debole. E’ quindi facile immaginare che la creazione di un’unica area di libero scambio, incentivi la migrazione di imprese europee sul suolo americano, attratte da costi più bassi. Sarebbe una riedizione del fenomeno della delocalizzazione di imprese europee verso l’Europa dell’Est e l’Asia, con gli Stati Uniti come nuovo mercato di riferimento e un conseguente aumento della disoccupazione interna per i Paesi che subiscono la chiusura delle imprese locali.
di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti
Continua…
p.s.
nulla da aggiungere, sottoscrivo TUTTO.

giovedì 11 giugno 2015

TISA, le rilevazioni di Wikileaks

visto, tra gli altri, su popoff
[ QUESTO è IL MIO COMMENTO...... già: NON NE PARLA NESSUNO!!!! A partire dai media, anche cosiddetti alternativi, radical-chic; dai vari cespugli della morta sinistra; e nemmeno sui canali web, niente... ma continuo a credere che a "Wikileaks" dovremo, se mai sarà vinta questa guerra (di questo si tratta di una guerra fra una netta minoranza (circa l'1% della popolazione mondiale), e noi la MAGGIORANZA, ERIGERGLI UN MONUMENTO per il grandissimo lavoro d'informazione che sta facendo nonostante tutto: nonostante la censura; nonostante i servizi segreti occidentali sguinzagliati per fermarli .. mica a fermare il terrorismo; nonostante i media tutti che tacciono sapendo di DOVER tacere, ecc.
Sapete cos'è il T.I.S.A.? Finora si parla del TTIP ma questo, se possibile, è anche peggio perchè:
  1. perchè se il TTIP è un accordo "generale" il TISA è l'accordo sulla PRIVATIZZAZIONE di tutti i servizi pubblici, e dico TUTTI;
  2. perchè il TISA, come anche il TTIP E' SEGRETO, chissà perchè......]
bè leggete voi stessi e fate girare.....
Un trattato segreto ancora più antidemocratico del TTIP. È il Trade in Services Agreement, TISA, non riguarda le merci ma la deregolamentazione dei servizi pubblici. Le rivelazioni di Wikileaks
di Marina Zenobio


Wikileaks ha fatto filtrare il contenuto di negoziati clandestini tra cinquanta governi per un accordo segreto sul commercio internazionale dei servizi, nell’acronimo inglese TISA (Trade in Services Agreement). Se possibile, il TISA sarà ancora più antidemocratico e neoliberista del poco più noto TTIP. Il suo obiettivo è la deregolamentazione dei servizi pubblici (sanità e istruzione per citare i più importanti), di Internet, delle telecomunicazioni, dei trasporti, dei servizi finanziari e assicurativi, delle norme sociali e ambientali. Un accordo commerciale mondiale che sarà al di sopra di tutti i regolamenti e le normative statali e governative, a beneficio delle imprese.
Sempre secondo l’organizzazione di Julian Assange, il livello di riservatezza sugli articoli e gli allegati che conformano il TISA è superiore anche al TPPA (Trans-Pacific Partnership Agreement) tra Washington e i suoi alleati asiatici, accordo che prevede persino un periodo di quattro anni di vigenza in clandestinità.
Capifila Usa e Ue
Capifila del TISA sono i governi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, gli stessi che imposero quel fallito modello finanziario (s)regolato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Lo stesso modello che ha provocato la crisi finanziaria globale del 2007-2008 (il crash delle borse simboleggiato dal collasso di Lehman Brothers). La stessa crisi finanziaria che ha fatto tabula rasa delle economie occidentali e per la quale, dopo quasi un decennio, la gente comune sta ancora pagando il conto fatto di austerità, tagli sociali e “salvataggi” delle istituzioni bancarie.
Ciò che esattamente cerca di imporre questo nuovo patto neoliberista mondiale non è altro che la continuità e l’intensificazione di quello stesso sistema, a beneficio senza limiti delle grandi transazionali. Un fine che ovviamente potranno raggiungere solo legando le mani dei governi e delle istituzioni pubbliche.
Violazione della Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati
Gli obiettivi nefasti del TISA, secondo Wikileaks, si evincono dalle intenzioni di mantenere il trattato segreto e in sfacciata violazione della Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati secondo cui qualsiasi trattato necessita di lavori preparatori e dibattiti preliminari tra esperti e accademici, organismi non governativi, partiti politici e altri attori della società. Qualcosa di impossibile quando l’elaborazione di un accordo avviene in segreto e nascosto all’opinione pubblica.
I testi dei negoziati segreti del TISA svelati da Wikileaks, mostrano che il fine principe è di eliminare qualsiasi controllo e ostacolo alla liberalizzazione globale dei servizi finanziari, rimuovendo ogni limite alle loro istituzioni e ogni restrizione ai loro prodotti innovativi, nonostante che siano state proprio delle invenzioni finanziarie come i derivati o i CDS (Credit Default Swap), autentiche scommesse su possibili fallimenti, a generare generarono la bolla del mercato azionario globale e il crollo del 2007-2008.
Già un anno fa Wikileaks era riuscita a mettere le mani su una piccolissima parte del negoziato del TISA, l’allegato sui Servizi Finanziari datato 19 giugno 2014. Oggi invece siamo in grado di saperne di più su Finanze (concordato datato 23 febbraio 2015), Telecomunicazioni, Commercio elettronico, Trasporto aereo e marittimo, Distribuzione e Spedizioni, Servizi professionali, Regolamenti nazionali interni, Servizi postali globali.
Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70 per cento del prodotto interno lordo globale. Solo negli Stati Uniti rappresenta il 75 per cento dell’economia e genera l’80 per cento dei posti di lavoro del settore privato. L’ultimo trattato analogo è stato il Gats del 1995.
Le nazioni che si stanno accordando
Ad oggi, le nazioni implicate nel negoziato segreto del TISA sono: Australia, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Stati Uniti, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Svizzera, Taiwan, Turchia e la Commissione Europea in rappresentanza dei 28 paesi membri dell’Unione, nonostante quest’ultima sia un organismo non eletto a suffragio universale.
La lista delle nazioni latinoamericane che partecipano al TISA è significativa: sono tutte fedeli alleate degli Stati Uniti, come Colombia, Messico e Panama (paradiso fiscale molto attivo nel negoziato). Mancano invece i cosiddetti paesi dell’area bolivariana, come il Venezuela, il Brasile ed altre paesi della regione di cui Washington non si fida. In realtà tutte le potenze emergenti del cosiddetto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono tenute a margine del trattato segreto, perché sanno che avrebbero molto da perdere nell’applicazione delle condizioni pattuite.
La segretezza è il modus operandi imposto anche ai governi
La parte sarcastica del trattato venuta alla luce dalle rivelazioni dell’organizzazione di Assange è “l’esigenza di trasparenza totale nei confronti delle autorità nazionali”, le uniche che dovranno annunciare e aprire la discussione preliminare su tutte le regole e normative che conformano il trattato. Ma non c’è certo buona fede in quanto è ritenuta una misura che assicurerà alle grandi corporazioni e alle lobby commerciali internazionali il tempo e le risorse per contrarrestare, modificare e persino impedire scelte sovrane in favore dei propri interessi.
Una imposizione agli enti pubblici che sono vincolati al patto di segretezza tipico del modus operandi con cui si sta portando avanti il trattato, negando così alle organizzazioni sociali la conoscenza delle regole che i governi andranno ad applicare in ogni nazione rispetto alle proprie relazioni internazionali.
Le corporazioni partoriranno un mostro
E ancora, il TISA prenderà in considerazione tutte e ognuna delle richieste dell’industria finanziaria, da Wall Street alla City londinese, così come gli interessi delle grandi corporazioni multinazionali per le quali, il trattato, non è affatto segreto anzi, è il mostro che esse stesse stanno partorendo.
Cosa preveda il TISA nei dettagli non sarà possibile, almeno fino a quando l’intera bozza non sarà disponibile, ma il documento preliminare sui servizi finanziari reso noto da Wikileaks rivela una chiarissima tendenza. Per fare un esempio, tra le lobby finanziarie più aggressive, protagoniste del TISA, c’è l’americana Coalition of Services Industries, che sta portando un’agenda di privatizzazione dei servizi dove Stati e governi sono visti esclusivamente come un intralcio al business. Scrive la Coalition of Services Industries nei suoi raramente disponibili comunicati a favore del TISA: “Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi”.
Dall’altra parte però, Jane Kelsey, docente di diritto presso l’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, qualche giorno fa ha messo in guardia: “Il maggior pericolo del TISA sta nel fatto che impedirà ai governi di rafforzare le regole dei propri settori finanziari”.
Progettato in stretta collaborazione con il settore finanziario globale, il TISA obbligherà i governi firmatari a rafforzare e ampliare la deregolamentazione e la liberalizzazione del mercato, perderanno il diritto di mantenere e controllare i dati finanziari dei propri paesi, saranno costretti ad accettare derivati creditizi tossici e sarà impedito loro di adottare misure per impedire o rispondere ad una nuova recessione indotta dal neoliberismo selvaggio.
Se i movimenti, le realtà sociali e popolari non daranno battaglia contro questo colpo di stato economico globale, le cui armi si chiamano TISA, TTIP, CETA, TTPA (per citare i trattati economico-commerciali principali), sarà sempre più difficile immaginare un altro mondo possibile.

mercoledì 10 giugno 2015

Grecia, Ue boccia le ultime proposte. Non confermato vertice Tsipras-Merkel

dal Fatto Quotidiano del 10 / 6/ 2015
Dopo le indiscrezioni di martedì ora è ufficiale: l’Unione europea ha bocciato le ultime proposte del governo greco presentate per ottenere entro fine giugno lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti finanziari da 7,2 miliardi. A farlo sapere è stato il portavoce della Commissione, che ha riferito come il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, abbia “informato il governo greco che le ultime proposte non riflettono i progressi fatti nei colloqui fra il presidente Juncker e il premier Tsipras”. “La palla è ora chiaramente nel campo del governo greco, che deve dare seguito a quanto emerso nelle discussioni”, ha detto il portavoce Margaritis Schinas in merito al documento di tre pagine sui target fiscali inviato da Atene a Bruxelles. L’esecutivo di Alexis Tsipras non ha commentato, anzi fonti dell’esecutivo ellenico, secondo il quotidiano Kathimerini, hanno sostenuto di non aver mai ricevuto risposta da Moscovici.

Nel frattempo non è nemmeno confermato il faccia a faccia tra Tsipras, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, che stando a quanto annunciato dallo stesso esecutivo greco avrebbe dovuto svolgersi mercoledì a margine del vertice tra Ue e comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac). Sia lo Spiegel on line sia l’agenzia Reuters riportano anzi che il meeting non è in programma, anche se la portavoce della cancelliera ha detto che se il leader di Syriza “lo desidera” un incontro è possibile. E, secondo Bloomberg, Merkel sarebbe pronta a un accordo se il governo greco si impegnasse a portare avanti “almeno una” delle principali riforme economiche chieste dai creditori.
Mentre il negoziato con l’Europa rimane in stallo, Atene torna giocoforza a rivolgere lo sguardo verso la Russia. Il ministro per la Produzione e l’energia Panayiotis Lafazanis, secondo quanto riporta il quotidiano Kathimerini, ha infatti anticipato che in occasione nell’incontro fra Tsipras e il presidente russo Vladimir Putin in agenda per il 18 e il 20 giugno il Paese potrebbe firmare l’atteso protocollo d’intesa per il passaggio sul suo suolo del gasdotto Turkish stream. Un progetto che potrebbe fruttare, in termini di anticipi sugli utili, dai 3 ai 5 miliardi di euro. Ossigeno a questo punto indispensabile per le casse vuote di Atene, che a fine mese deve versare 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale e tra luglio e agosto fronteggiare scadenze per 6,7 miliardi nei confronti della Banca centrale europea. Se non sarà in grado di saldare, il governo non potrà fare altro che ammettere il default.
Intanto il Paese fa i conti con le conseguenze concrete e dolorose della mancanza di risorse. I vigili del fuoco, per esempio, non hanno i soldi per spegnere un incendio in corso da sabato subito fuori dalla capitale. Mercoledì poi in tutta la Grecia c’è stato uno sciopero delle farmacie contro il piano di liberalizzazioni del governo, che porterebbe sugli scaffali dei supermercati le medicine da banco. Il progetto è stato inserito nel documento di tre pagine inviato al Bruxelles group nella speranza di arrivare a un’intesa.
p.s. (mio)
questo è il ringraziamento per aver aperto la porta agli squali ..... della tecnocrazia europea e finanziaria. Altro ci voleva: una Grexit seria e addio all'euro. Brics tanto per cominciare... a quel punto gli americani stessi, che stanno puntado a creare un "cordone sanitario" di missili, atomici e non, attorno al blocco Russia-Cina avrebbero fatto pressioneper smettere di affamare la Grecia vista la sua centralità in uno dei grandi scacchieri di crisi del vecchio.. a meno di un colpo di stato, cosa di cui sono capacissimi, se in Grecia ci fosse un governo almeno decente, avrebbero capito da un pezzo che stavano dando all'orso russo la possibilità di mettere un bel presidio al centro dello scacchiere e invece..... stanno lì a cincischiare e a farsi rosolare a fuoco lentissimo.
A proposito: mi sapete dire una differenza che sia UNA fra la "democrazia" russa e quella costruenda europea?
  1. Entrambe sono elettive ma i rispettivi cittadini non contano un bel nulla;
  2. entrambe hanno autocrati al potere, la Russia in maniera visibile la UE, no .. ci sono fantaccini i cui fili vengono tirati dai burocrati e dai lobbysti che girano per le istituzioni: se notate i curriculum dei vari papaveri non ce n'è uno che non abbia agganci nel mondo della finanza;
  3. entrambe hanno alleanze sfere d'influenza in giro per il pianeta.
Mentra ce lo aspettiamo dall'autocrazia russa, dall'Europa, vista la demagogia che gira attorno a essa, ve lo sareste aspettati?

Gruppo Bilderberg 2015, 5 italiani invitati. Torna Monti, Gruber confermata

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 8/6/2015
Cinque italiani. Tre conferme e due ritorni. Alla conferenza 2015 del gruppo Bilderberg, che si terrà a Telfs-Buchen, in Austria dall’11 al 14 giugno prossimi, ci saranno il presidente di Fiat Chrysler Automobiles John Elkann (che era stata la new entry del 2014), la giornalista Lilli Gruber (che era già stata invitata nel 2013) e il re dell’acciaio italo-argentino Gianfelice Rocca, già incluso nel gruppo due anni fa. Oltre alle conferme, ci saranno anche due ritorni: Mario Monti e l’ex presidente di Telecom, Franco Bernabé, che siedono nel comitato direttivo dell’associazione considerata fra la più influenti ma anche segrete del mondo.
Per il resto, la lista dei partecipanti alle discussioni – su cui vige il più assoluto riserbo – vede il tradizionale elenco di potenti in carica (il primo ministro olandese Mark Rutte e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il presidente austriaco Heinz Fischer o il premier finlandese Alexander Stubb) o ex (da José Manuel Barroso a Henry Kissinger), i proprietari o i manager di grandi aziende o banche multinazionali – da Michael O’Leary (Ryanair) ad Ana Botin (Santander) – e per finire anche una testa coronata, come l’ex regina Beatrice d’Olanda. Ma lei ‘gioca in casa’ visto che fra i promotori del Bilderberg Group c’era suo padre, il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld. Quest’anno sarà assente il fondatore David Rockfeller, banchiere statunitense, che durante la conferenza del 2015 compirà 100 anni.
Cos’è il Gruppo Bilderberg
La conferenza del gruppo Bilderberg è un incontro annuale al quale partecipano circa 130 persone, tramite invito, la maggior parte delle quali sono personalità influenti nel campo economico, politico e bancario. Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, solitamente in Europa, ma una volta ogni quattro anni organizza l’incontro negli Stati Uniti o in Canada. L’Italia ha ospitato tre vertici (Cernobbio nel 1965 e nel 1987 e Stresa nel 2004) mentre tra gli invitati ci sono stati Mario DraghiIgnazio Visco, Romano ProdiEnrico Letta, Carlo De Benedetti e Gianni Agnelli.
I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa, ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media. Proprio perché le discussioni non sono mai registrate o riportate all’esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto, come ad esempio quella sostenuta da Daniel Estulin, scrittore russo, nel libro Il Club Bilderberg. Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l’esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media.
La prima conferenza è nata per iniziativa di David Rockefeller. Si tenne il 29 maggio 1954 nell’hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi. Tra gli organizzatori c’era anche il politico polacco Józef Retinger. Il suo obiettivo era favorire la cooperazione tra Europa e Stati Uniti in campo politico ed economico.
Per la prima conferenza furono contattati il principe olandese Bernhard van Lippe-Biesterfeld, il primo ministro belga Paul Van Zeeland e l’allora capo della multinazionale Unilever, l’olandese Paul Rijkens. Il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld a sua volta coinvolse Walter Bedell Smith, capo della Cia. La lista degli ospiti fu redatta invitando due partecipanti per ogni nazione, uno per la parte liberale e l’altro per l’opposta parte conservatrice. In tutto furono 61 le persone invitate: cinquanta da undici paesi europei e undici dagli Stati Uniti.
Il successo di questo primo incontro spinse gli organizzatori a pianificare delle conferenze annuali e fu istituita una commissione permanente. I presidenti sono stati Bernhard van Lippe-Biesterfeld (1954–1975), Walter Scheel (1975–1977), Alec Douglas-Home (1977–1980), Eric Roll (1986–1989), Peter Carington (1990–1998) ed Étienne Davignon (1998-2001). Il gruppo è guidato dal 2001 da Henri de Castries, imprenditore francese, ex amministratore delegato di Axa.
p.s.
un immagine grafica del potere di questa superlobby è la seguente:

tutto chiaro? Questi sono quelli che decretano nascita crescita e morte di paesi, economie ecc.

lunedì 8 giugno 2015

questo è un trailer di appena tre minuti scarsi ma dicono tutto... qualunque sia il nome citato nella clip cambiatelo e il risultato non cambia: ci sono aziende cosiddette multinazionali che con il loro bilancio doppiano quello degli USA e della Cina messi insieme. Riflettete quando comprate qualcosa, qualunque cosa: c'è sempre lo zampino di qualcuno di questi mostri del profitto che hanno un solo obiettivo IL PROFITTO ATTRAVERSO LA CREAZIONE, QUASI SEMPRE INDOTTA, DEL BISOGNO E DI CONSEGUENZA DELLA DOMANDA. Se c'è il bisogno c'è domanda: un teorema semplice quanto micidialmente criminale perchè IL BISOGNO si crea SEMPRE E SOLO con la scarsità del bene o del prodotto o del servizio che vien fornito, un esempio? Internet. Per farla accettare, commercialmente parlando, per anni hanno tollerato tutto: dagli hacker (tollerati) alla new frontier dell'informazione "libera": una volta creato il mercato si sono cominciati a stringere i cappi attorno al collo..... e si è passati dalla fornitura della rete a pagamento alla stessa vendita di beni, prodotti e servizi fino a qualche anno prima tutti gratis. Parlo di internet ma potrei parlare della luce, dell'acqua, della sanità, delle pensioni, del lavoro, ecc. qualsiasi cosa, se vi fermate per un attimo a pensarci su (ricordate il post sul tempo "rallentato"?) vi accorgerete che tutto è andato, tassellino dopo tassellino, nel verso della strada indicata dai vari trattati (tutti stesi, scritti e firmati con la "benevola" consulenza dei lobbysti delle succitate aziande) del GATT/WTO/TTIP sono andati in questo senso: restringere gli spazi autonomi e spingere la gente a pagare, caro, quel che prima vevano a poco se non gratis..... altro esempio? L'acqua: i vari trattati successivi al WTO (in gergo li chiamano DOHA round) hanno vieppiù affermato con sempre maggior forza che la'cqua non era più un servizio essenziale, perchè senz'acqua la gente muore, ma un bisogno e in quanto tale andava sotto la voce "business", quindi si paga, e se poi essa dovesse "scarseggiare (nozione vera ma non imminentemente attuale se si pensa che sotto il sahara c'è abbastanza acqua da riempire 10 VOLTE TUTTI GLI OCEANI ATTUALI MESSI INSIEME)" è chiaro che se si vuol bere si DEVE pagare di più per averne la stessa quantità..... tutto chiaro?
Bene, detto quanto sopra ora fatevi questa domanda: posso farne a meno di tutto ciò senza per questo perdere qualcosa della mia individualità, i miei diritti, la mia qualifica di "cittadino" consapevole di questo pianeta o sono un "tag" da colpire (magari con tecniche di comunicazione che "sovratrimolano fin da bambini la mia corteccia cerebrale" a fine di rendermi schiavo del bisogno indottomi per permettere alla tal'azienda, multinazionale o meno non conta, per sentirmi pressato e ansioso dia ver quel tale oggetto di consumo fino ad essere capace di rubarlo?

domenica 7 giugno 2015

Fracking: lo stato dell'arte..

Allora, spero, tutti sappiamo che ormai il fracking lo stanno applicando in larga scala un pò ovunque (e laddove non ci riescono usano "SRM/GRM" ossia le onde sismiche per verificare la presenza di bituminosi o piccoli giacimenti); vero?
Penso che sappiate anche come funziona: in un buco si pompa ad altissima pressione acqua che frantuma le rocce per poi estrarre .. petrolio; sappiamo anche che questo tipo di estrazione provoca enormi danni ambientali per il riciclo dei rifiuti prodotti: l'acqua che risale ha rocce frantumate bituminose ma ha anche altro: e quest'altro pone enormi problemi di inquinamento e i cowboy del fracking hanno trovato un modo efficace per mantenere bassi costi, ossia...... la ripompano in profondità. Ma, da bravi avventurieri quali sono, non hanno tenuto conto di un piccolo particolare: l'aumento esponenziale della sismicità locale. Per esempio gli Stati centrali americani sono geologicamente stabili (faglie antiche e meno antiche ferme) e non hanno esperienza di terremoti (infatti non esiste nella maggior aprte di essi una legislazione a difesa da eventi sismici): molto probabilmente lo potrebebro essere ancora se proprio in quelle zone non si fosse fatto "fracking" a gò gò.... e la risposta della natura non è mancata: un aumento esponenziale della sismicità con scosse fino al 7° della scala Richter (in oklahoma, per esempio) e mediamente del V°; non male per una zona completamente ferma dal punto di vista sismico anche se martellata dagli uragani perchè corrisponde più o meno al cosiddetto "corridoio degli uragani" con tutto quello che per le popolazioni locali può significare. Grandi discussioni; grandi studi ma alla fine la conclusione è arrivata: il fracking provoca terremoti e le aziende o i privati che vi si cimentano devono assumersi l'onere "sociale" dei danni.. vedremo.
Pochi sanno che per poter essere "economico" il prezzo del petriolio non scendere sotto i 70$ perchè a quel punto non conviene bucare la crosta terrestre... da qui la guerra economica fra USA e opec: gli usa, e i loro sodali, mirano alla "autonomia" energetica con questa, e altre, tecnica d'estrazione: non è un caso che sia fondi "adveture" che serissime società finanziarie finanziano quasi a fondo perduto le società di fracking; ma non è nemmeno un caso che l'opec non sta certo a guardare: infatti hanno LETTERALMENTE inondato il mercato di petrolio abbassandone il prezzo sotto il livello di "convenienza" estrattiva.... una guerra insomma non fatta con soldati ma fatta a colpi di bolle e controbolle senza esclusione di colpi. Qualche complottista, ma siamo ai "se" ed ai "ma", sostiene che tutto il macello scoppiato dal 2001 in poi sia proprio la necessità per gli speculatori di wall street di rientrare dai soldi investiti a spese elle comunità: speculano, investono, rientrano e i cocci sono degli altri.. tranne che per il fracking dove, anche su "suggerimento" del governo usa, invece le perdite si accumulano di anno in anno e qualcuno DEVE pagare il conto: allora si crea una bolla, si sposta qualche montagna di azioni da un punto all'altro; si acquistano titolo pubblici a rischio... tanto poi il conto lo pagano i comuni mortali: tutto per mantenere questa industria, il fracking, borderline.... sarà vero? Se si guardano gli eventi e la loro successione un sospetto sorge ma le prove bè: si dovrebbe poter accedere agli archivi privati delle società private e a quelli pubblici, e la vedo dura.... nè siamo wikileaks.
Ora, nessuno è così ingenuo nel credere all'anima ambientalista di Obama e dei suoi colleghi euro-americani, vero? Perchè mai si dovrebbe investire in ambiente, clima, ecc. quando ci sono, ancora, a disposizione mld e mld di barili di petrolio proprio sotto i propri piedi.. son lì perchè non estrarli e far finta di nulla per idanni arrecati a clima ambiente e .. ai propri cittadini?

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