sabato 11 marzo 2017

Volkswagen Italia regala le auto...e gli italiani ci cascano! Gli analfabeti funzionali e.....

dal blog di alessio


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Decine di migliaia di persone hanno condiviso un post chiaramente fasullo dove si diceva che sarebbero state regalate 800 mila auto Volkswagen per San Valentino semplicemente condividendo il post e scrivendo il colore dell'auto. Il post si concludeva con tanto di firma finale della persona che solitamente fa queste bufale, Ermes Maiolica.

Il post è stato condiviso circa 100 mila volte, arrivando nelle bacheche di mezza Italia!

Questa vicenda dimostra chiaramente come siamo uno dei paesi con più analfabeti funzionali del pianeta e come mai al potere in questi anni ci sono finiti sempre delle persone che pensavano ai loro interessi e non al popolo portando il paese sull'orlo del fallimento.

Ecco la drammatica situazione:ne:



... il resto sul blog di alessio al link suindicato.
 

giovedì 9 marzo 2017

Greenpeace: L’ombra del conflitto di interessi sulla valutazione di sicurezza del glifosato

Chi controlla i controllori del controverso pesticida?
Lo abbiamo denunciato in una lettera aperta: la valutazione che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) dovrà rilasciare sul glifosato, erbicida classificato come “probabilmente cancerogeno” dalla IARC, potrebbe essere tutto fuorché obiettiva. Su questa gravano infatti potenziali conflitti di interesse e dubbi sulla trasparenza, dal momento che tre membri del comitato per la valutazione dei rischi (RAC) dell’ECHA potrebbero violare le regole della stessa agenzia europea sul conflitto di interesse. Il presidente del Comitato dell’ECHA, Tim Bowmer, ha lavorato per due società di consulenza nel settore chimico per 20 anni: il suo contratt per consulenze alle industrie chimiche si è concluso il giorno prima che assumesse la carica di presidente del comitato di valutazione dei rischi dell’ECHA.


Eppure la valutazione sul rischio cancerogeno del glifosato avrà impatto sulla salute di milioni di persone in tutta Europa! Pretendiamo garanzie di assoluta indipendenza per gli esperti che esaminano questo dossier.
Il comitato per la valutazione dei rischi dell’ECHA si riunirà domani e il prossimo 15 marzo per valutare gli impatti per salute e ambiente derivanti dall’uso del glifosato.
Non è la prima volta che l’ombra dei colossi dell’agrochimica si estende sulle decisioni circa l’uso di sostanze pericolose: nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, ma l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha valutato che non vi sono sufficienti prove scientifiche che attestino un legame col cancro. L’EFSA ha basato la propria valutazione anche su “studi non pubblicati” prodotti dalle stesse aziende che ne chiedono la commercializzazione, non disponibili agli esperti della IARC. Secondo la stessa EFSA, tali dati hanno costituito il “nucleo base” della propria valutazione.
Non vi sembra che per una elementare norma di trasparenza debba cessare da subito la pratica di usare studi finanziati da aziende private e mai pubblicati?
Dopo le numerose polemiche sulla sicurezza del glifosato, l’Unione europea ha rinviato il rinnovo dell’autorizzazione Ue del diserbante fino a quando l’ECHA non concluderà la propria valutazione, da fornire entro novembre 2017.
Il mese scorso numerose organizzazioni della società civile ha lanciato un’iniziativa dei cittadini europei (ICE) che chiede alla Commissione europea di vietare il glifosato, riformare il processo di approvazione dei pesticidi a livello Ue, e impostare obiettivi vincolanti per ridurre l’uso dei pesticidi in Europa. Oltre 430 mila persone hanno già firmato la petizione, fallo anche tu!
Da greenpeace.org

mercoledì 8 marzo 2017

Vault 7, uno sguardo nel cyber-arsenale della CIA

Da Punto informatico

Milano - È un leak atipico quello rilasciato da Wikileaks nelle scorse ore, ma è senz'altro destinato a far discutere a lungo: quello che Assange e soci hanno distribuito al pubblico è il primo estratto di un vasto archivio di documenti, strumenti e procedure CIA che copre almeno tre anni di attività dell'intelligence statunitense tra il 2013 e il 2016. Al suo interno ci sono molti segreti delle spie a stelle e strisce: come le chiavi di accesso a molti sistemi informatici, protocolli ritenuti sicuri ed exploit capaci di piegare anche gli antivirus presenti sui PC delle vittime.


Vault 7, così si chiama la prima porzione dell'archivio rilasciata, contiene oltre 7.800 pagine e 943 allegati che coprono materiali realitivi al 2016: i documenti sono stati redatti, un approccio quasi inedito per Wikileaks, così da preservare eventuali dati come indirizzi IP e altre informazioni che potrebbero inguaiare i contractor e gli hacker che hanno collaborato e magari collaborano ancora con la CIA. Wikileaks si è anche impegnata a cercare di eliminare eventuale codice potenzialmente pericoloso presente negli archivi: codice che magari richiamato potrebbe fornire porte di accesso alla CIA, o attirare la sua attenzione su macchine che ne risulterebbero infettate.Pur essendo solo l'inizio di un leak che comprenderà ancora migliaia di altri documenti (in totale sono oltre 8.700), quanto si apprende da Vault 7 è già molto interessante: la CIA possiede strumenti per violare smartphone Android e iOS, riesce a violare la cifratura delle conversazioni protette dai protocolli di tutti i messenger più diffusi (Signal, Telegram, Whatsapp, Wiebo e molti altri: nessuno praticamente sfugge all'occhio indiscreto delle spie USA), la CIA è in grado di ascoltare le conversazioni che vengono svolte davanti a una smart TV con un microfono montato. Agli hacker al soldo dello zio Sam non sono mancate risorse e tempo, e volontà, per scovare zero-day che gli permettono di penetrare praticamente ogni software in circolazione: gli viene anche impartito un addestramento specifico per imparare a non lasciare tracce e firme riconoscibili nel codice che possano ricondurre alla CIA stessa.

Non pare soprendente che l'agenzia non si sia risparmiata nella ricerca di armi da impiegare in una eventuale cyber-guerra: nel suo arsenale ci sono vettori d'attacco per tutti i sistemi operativi per PC, Windows, MacOS e Linux, ma non mancano materiali per accedere ai router e altri device che fanno parte ormai stabile di ogni abitazione e ufficio. La CIA è potenzialmente in grado di attaccare e prendere il controllo di miliardi di dispositivi in circolazione, sia prodotti consumer che fanno parte del bagaglio del cittadino comune come smartphone e tablet, sia parti dell'infrastruttura stessa della Rete: quanto non era già stato scoperto dai suo tecnici è stato rastrellato in giro per il pianeta, acquisendolo in ogni modo possibile. Naturalmente nessuna informazione viene fornita alle potenziali vittime: la CIA non condivide queste vulnerabilità ed exploit con le aziende che producono i device in questione.
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il resto al link suindicato

martedì 7 marzo 2017

L’età del mondo (MICHELE BOCCI)

I dati Istat resi noti ieri confermano che il nostro è un Paese di anziani Germania e Giappone ci superano in fatto di ultrasessantacinquenni E all’Africa va il record della giovinezza: il 60% degli abitanti è under 24.
Nascite in calo, Italia sempre più vecchia ma il Pianeta, in media, ha appena 30 anni.
FIRENZE – Non è ancora trentenne ma crescerà e, molto lentamente, diventerà adulto. Il mondo ha smesso da poco di essere un ragazzo e malgrado guerre, miseria, malattie, tende a invecchiare. Oggi i suoi abitanti hanno in media 29,6 anni, nel 2025 ne avranno 32,1, nel 2100 saranno arrivati a 41,7.

I dati dell’Onu raccontano di una progressione alla quale in Europa e in generale in buona parte dell’Occidente si è già assistito. In molti Paesi ricchi l’invecchiamento degli abitanti ha smesso da tempo di essere un segnale di benessere, cioè di sopravvivenza che cresce, per trasformarsi in allarme: culle vuote e welfare vicino al collasso.
L’Europa è in tutto e per tutto il “vecchio continente”, con un’età media dei suoi abitanti di 41,7 anni. Gli under 24 sono poco più di un quarto del totale. Sono poco sotto ai quarant’anni l’Oceania e l’America del Nord. In Africa invece la media non raggiunge i vent’anni (19,4) e i giovani sono il 60%. L’Asia sta a metà strada, con trent’anni di media come America Latina e Caraibi.
L’Italia si conferma molto vecchia tra i vecchi. Secondo le Nazioni Unite i suoi abitanti hanno in media 45,9 anni. Il numero è un po’ più alto di quello di Istat perché basato su un sistema di calcolo diverso, nato per confrontare Paesi che raccolgono i dati, e li trasmettono, in modi e tempi diversi. L’Istituto di statistica italiano ieri ha reso noto che l’andamento demografico non si è invertito. Il Paese invecchia, la popolazione diminuisce. Le nascite nel 2016 sono scese ancora, dalle 486mila del 2015 al nuovo record negativo di 474mila l’anno scorso.
Articolo intero su La Repubblica del 07/03/2017.

lunedì 6 marzo 2017

Chi comanda davvero a Washington? (Furio Colombo)

Il fondale di questo strano evento tutto da spiegare sono due Americhe diverse che non coincidono. Nell’America lasciata dagli otto anni della presidenza Obama, tutti lavorano (disoccupazione ridotta al 4,5 per cento), molti hanno ottenuto cure mediche prima inesistenti (20 milioni di cittadini), milioni di illegali hanno ricevuto i desiderati permessi (anche perché indispensabili all’economia), milioni sono in attesa, (e al lavoro) per essere gradatamente immessi in una vita a cui già appartengono, con figli e futuro americani.
Il Pil saltellava continuamente in avanti. L’America dei nuovi venuti è una distesa di fabbriche abbandonate, di macchine arrugginite, di città disastrate, di delinquenza rampante, di messicani e di neri pericolosi che infestano le notti degli americani bianchi. Essi non solo non lavorano, ma sono esclusi e respinti dalle élite e dall’establishment che, dai loro salotti, in parte accademici e in parte mondano-bancari (e con troppi neri, tra cui il presidente) non ne vogliono sapere dei lamenti degli uomini bianchi.
E allora scatta la grande vendetta: l’uomo bianco muove e vince. Ma questa volta è deciso: adesso governiamo noi. In questo mondo nuovo in cui si va in ufficio a cavallo, governare non è mettersi a capo delle istituzioni con cauta osservanza delle istruzioni per l’uso. Governare è far fronte “a quel caos la fuori che ci hanno lasciato” (parole di Trump), dunque un impegno straordinario da affrontare con mezzi straordinari. Per esempio, un esercito immenso, con il più potente armamento atomico del mondo, per fronteggiare alla radice un reticolato di guerriglie, di terroristi manovrati a distanza e dislocati già adesso nei pressi delle potenti armi atomiche, di deboli Stati amici, volonterosi ma disorientati dall’enorme confusione del trasloco Trump, e incapaci di assegnarsi un ruolo. E deboli Stati nemici di cui si può distruggere tutto tranne il formicaio della vasta attività terroristica, che potrà sempre ricominciare, anche dopo una guerra atomica.
La politica manca del tutto nel favoloso mondo di Trump, di pensatori sommersi che disegnano il nostro destino senza raccontarlo a nessuno, del club dei miliardari, in attesa del premio, della squadra di generali che si aspettano, alla fine, le dovute medaglie. Ma neanche loro sanno alla fine di che cosa. Infatti – se c’è un progetto – i pensatori sommersi non lo hanno confidato a nessuno. Ci sarebbe il Partito Repubblicano, il partito che, in apparenza, ha vinto.
Ai loro deputati, ai loro senatori, che dovrebbero sostenere il peso della nuova vita, il presidente della nuova aggregazione di gente sconosciuta insediata alla Casa Bianca, non ha detto niente, nel vago discorso alle Camere riunite. Ma il progetto non è politico. È come un poderoso spostamento di mobili dentro lo spazio, d’ora in poi ben chiuso, della repubblica americana. Il primo spostamento è la polizia che diventa sovrana, il secondo spostamento sono le Forze armate che diventano immense, spossessando quasi del tutto le risorse sociali, il terzo spostamento è la deportazione di massa, non importa con quanti danni all’economia, purché il Paese sia puro. Il quarto spostamento è un flusso continuo di storie false di cui il gruppo di pensatori sommersi sono bravi e prolifici autori. Dicono apertamente di ispirarsi a Julius Evola e preferiscono essere visti non come “staff” del presidente, ma come un gruppo rivoluzionario che non accetta nulla delle cose così come sono, e lavora al cambiamento totale. Occorre chiarire la frase: “Storia falsa” non vuol dire inganno, ma strumento essenziale e ben calcolato di strategia.
Establishment ed élite devono apparire insulti. Infatti sono il potere di prima, inaccettabile perché fondato su una razionalità e una graduatoria di valore accademico e professionale adesso respinta. I rivoluzionari creano se stessi e definiscono da soli il proprio valore. L’America al momento è in mano a un movimento rivoluzionario che si batte per un cambiamento profondo e non annunciato. Restano molte domande. Eccone alcune: “Illegale” sta per nero? Nero sta per tutti i non americani (ricordare il certificato di nascita che Obama, già presidente, ha dovuto esibire)?
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 05/03/2017.
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.... rimango dell'idea: sono sempre meglio dei falsi dem e dei falsi GOP!!!

domenica 5 marzo 2017

Sanità pubblica addio. Perché sostituirla se è la migliore (e più conveniente) per tutti?

da Il Fatto Quotidiano a firma di | 5 marzo 2017

Sanità pubblica addio. Con la legge di stabilità 2016 il governo Renzi ha definito norme che detassano le spese dell’azienda che assicura ai suoi dipendenti, previa contrattazione, l’assistenza mutualistica integrativa. Il costo per quello che viene definito “welfare aziendale” sarà quindi a carico dello Stato.
Prima domanda: come mai il governo anziché finanziare la sanità pubblica ridotta ormai al lumicino finanzia le mutue di categoria cioè i soggetti più forti della società? Cioè come mai con i soldi della collettività si finanziano politiche contro la collettività?
Per rispondere bisogna ricordare che il governo Renzi sulla sanità sino a ora è stato mosso sostanzialmente da una idea fissa: ridurre quanto più è possibile la spesa sanitaria pubblica (una delle più basse d’Europa) in tutti i modi possibili (de-finanziamento, terzo settore, contenimento dei consumi ecc) per liberare risorse e spenderle per altre operazioni (tasse, investimenti, perequazioni, riduzione del debito pubblico, ecc).
Sostituire l’assistenza pubblica con le mutue o con i fondi sanitari integrativi è un taglio drastico alla spesa sanitaria. Questa volta si taglia sul sistema non sulle prestazioni. Ora possiamo rispondere: a Renzi dei soggetti deboli (precari, disoccupati, pensionati, ammalati cronici, etc) non gliene frega niente. Lui è convinto che la sanità pubblica sia insostenibile, le mutue gli servono per tenere buoni i soggetti forti della società e per fare in modo che il sistema sanitario pubblico copra solo coloro che non possono curarsi nel privato e coloro che non possono farsi una mutua, cioè la parte debole della società.
Ma se non ricordo male questo è un film già visto, è così? Se è così Renzi non fa altro che dare attuazione al libro bianco di Sacconi (governo Berlusconi 2009) il cui scopo, sulla base del preconcetto che non si può dare tutto a tutti, era per l’appunto sostituire la sanità uguale per tutti con un sistema multi-pilastro (assicurazioni, mutue e ciò che resta della sanità pubblica).
Ma fare tante specie di sistemi sanitari non rischia di creare delle diseguaglianze e di contraddire il valore egualitario dell’art 32 della costituzione? Non si tratta di un rischio ma di una certezza. Con il sistema multi-pilastro chi comanda e decide tutto non è il diritto ma il reddito, per cui le persone saranno curate in base al livello di contribuzione stabilito per il fondo mutualistico dal quale dipenderanno i nomenclatori di prestazioni.
Ma i neo-mutualisti sostengono che grazie al welfare aziendale si risolve una volta per tutte la questione della sostenibilità sanitaria, è vero o non è vero? Una balla colossale niente di più. Ricordo che il nostro sistema sanitario nazionale è stato istituito nel ’78 per sopperire al default del sistema mutualistico cioè come una risposta alla insostenibilità del sistema.
Le mutue sono sistemi intrinsecamente insostenibili che tendono ad andare in disavanzo perché la loro spesa, essendo solo curativa, ha una natura incrementale. Per farla crescere basta una nuova tecnologia, un farmaco di nuova generazione, un nuovo trattamento, una domanda di cura più complessa. Il rischio di insostenibilità per le mutue cresce nel tempo perché nel tempo cresce la domanda obbligando l’offerta a inseguirla.
Per non andare in disavanzo le mutue o dovrebbero continuamente incrementare il livello della contribuzione (ma al cittadino conviene di più un sistema solidale su base solidaristica), o chiedere ai governi di turno di aumentare progressivamente la detassazione dei costi (molto poco realistico), o congelare i propri nomenclatori o andare in disavanzo e ogni tanto farsi ripianare i debiti dal governo di turno, o creare degli sbarramenti all’accesso delle prestazioni.
Ma allora? Allora la sanità pubblica resta il sistema più conveniente da ogni punto di vista, costa di meno dà di più ed è la più giusta. Facciamola funzionare meglio, cambiamo le sue prassi, i suoi modelli culturali e organizzativi, ripuliamola dalle diseconomie, cambiamo la gestione, ripensiamo il modello di finanziamento, ma per favore lasciamola pubblica, solidale, universale.
di | 5 marzo 2017

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Ricordate i racconti di fine '800 che raccontavano della miseria che attanagliava la maggioranza della popolazione? Sembra un remake ma è tutto vero... non dimentichiamo che in base al Trattato istitutivo del WTO prerogativa dello Stato esclusiva saranno solo Interni, Difesa, Giustizia.. il resto per chi può permetterselo; legge, o rileggete, quanto sosteneva Jeremy Rifkin ne "l'era dell'accesso": tutto sarà chiaro.
La vera domanda da porsi è: perchè se adottando un sistema privatistico della sanità, sul modello americano, si sa che è costoso e inefficiente lo si adotta comunque? Non sarà mica per spillare soldi ai cittadini, mantenendo comunque alte le tasse, e rigirarli alle assicurazioni?

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