venerdì 26 luglio 2013

.. se lo dice bertinotti

Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri , previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere variabili dipendenti, non indipendenti. Lei non può, perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Sia che si sostenga che viviamo in regimi pienamente democratici, sia che si sostenga, come fa ormai tanta parte della letteratura politica, che siamo entrati in Europa, in un tempo post-democratico, quello della rivincita delle élites, Lei non può. Nel primo caso, perché l'impedimento sarebbe lesivo di uno dei cardini della democrazia rappresentativa cioè della possibilità, in ogni momento, di dare vita ad un'alternativa di governo, in caso di crisi, anche con il ricorso al voto popolare. Nel secondo caso, che a me pare quello dell'attuale realtà europea, perché rappresenterebbe un potente consolidamento del regime a-democratico in corso di costruzione. C'è nella realtà politico istituzionale del paese una schizofrenia pericolosa: da un lato si cantano le lodi della Costituzione Repubblicana, dall'altro, essa viene divorata ogni giorno dalla costituzione materiale. La prima, come lei mi insegna, innalza il Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra democrazia rappresentativa, la seconda assolutizza la governabilità fino  a renderlo da essa dipendente. Quando gli chiede di sostenere il governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella contribuisce della costruzione dell'edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale. Nel regime democratico ogni previsione politica è opinabile perché parte essa stessa di un progetto e di un programma che sono necessariamente di parte; lo stesso presunto interesse generale non si sottrae dalla diversità delle sue possibili interpretazioni. Ma, se mi permette, Signor Presidente c'è una ragione assai più grande per cui Lei non può.
La nostra costituzione è, come sappiamo, una costituzione programmatica. Norberto Bobbio diceva che in essa la democrazia è inseparabile dall'eguaglianza come testionia il suo articolo 3. Ma essa, rifiutando un'opzione finalistica nella definizione della società futura, risulta aperta a modelli economico sociali diversi e a quelli dove sarà condotta da quella che Dossetti chiamava la democrazia integrale e Togliatti la democrazia progressiva.
Quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e sociali imperanti nell'Europa leali, le politiche di austerità. Ha poca importanza, nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale avversione a queste politiche che considero concausa del massacro sociale in atto.
Quel che vorrei proporLe è che  nella politica e in democrazia si possa manifestare un'altra e diversa idea di società rispetto a quella in atto e che la Costituzione Repubblicana garantisce che essa possa essere praticata e perseguita. Il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo. O le rivoluzioni democratiche possono essere possibili solo altrove? No, la carta fondamentale garantisce che, nel rispetto della democrazie e nel rifiuto della violenza, possa essere intrapresa anche da noi. C'è già un vincolo esterno, quello dell'Europa leale, che limita la nostra sovranità, non può esserci anche un vincolo esterno anche alla politica costituita dall'autorità del Presidente della Repubblica. Lei non può, signor Presidente. Mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera aperta perché so che la lunga consuetudine e l'affettuoso rispetto che ho sempre nutrito per la Sua persona mi mettono al riparo da qualsiasi malevola intepretazione e la mia attuale lontananza dai luoghi della decisione politica non consentono di pensare ad una qualche strumentalità. È, la mia, soltanto, l'invocazione di un cittadino, anche se ho ragione di ritenere che essa non sia unica.
Mi creda, con tutta cordialità.
Fausto Bertinotti.
la risposta del Capo dello Stato
Gentile Direttore, la "lunga consuetudine" e il reciproco rispetto consentono anche a me un discorso schietto e amichevole in risposta alle domande rivoltemi, attraverso il Corriere, da Fausto Bertinotti. O meglio alla domanda essenziale e più attuale, non potendo raccogliere il basto arco di valutazioni e questioni, storiche e ideologiche, toccate, in ambiziosa sintesi, nella "lettera aperta". La domanda, posta in termini stringenti, riguarda quel che il presidente della Repubblica "non può". Ed è in effetti molto quel che egli non può, sulla base del ruolo e dei poteri attribuitigli dalla Costituzione repubblicana
Ne sono ben consapevole, essendomi attenuto rigorosamente a quel modello, negli ultimi mesi come sempre nel settennato trascorso: a partire da quegli anni 2006-2007 quando con l'allora presidente della Camera collaborammo strettamente e in piena sintonia istituzionale.
Non posso certo "congelare" né "blindare" (termini, entrambi, di fantasia o di polemica a effetto) un governo ancor fresco di nomina — nemmeno tre mesi— che è, scrive Bertinotti, solo "una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese".
Ma c'è bisogno di ricordare l'insuccesso del tentativo dell’on. Bersani, che ebbe da me, dopo le elezioni di febbraio, l’incarico, senza alcun vincolo o limite, di esplorare la possibilità di una maggioranza parlamentare diversa da quella che è stata poi posta a base del governo dell'on. Letta? E i successivi e più recenti sviluppi politici hanno forse fatto delineare quella possibilità di cui l'on. Bersani dovette registrare l'insussistenza? Comunque, nessun "congelamento" ovvero "impedimento" — parole grosse — "alla libera dialettica democratica". Il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta. Ma il presidente ha il dovere di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e contraccolpi assai gravi, in primo luogo sotto il profilo economico e sociale, che un'ulteriore destabilizzazione e incertezza del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l'Italia.
So bene che "in caso di crisi", resta "il ricorso al voto popolare" e che da qualche parte si confida nella possibilità "di dare vita" così "a un'alternativa di governo". Ma di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti già troppi. Dovetti io stesso sciogliere le Camere nel febbraio 2008, prendendo atto dello sfaldamento di una maggioranza che si presumeva "omogenea" e dell’inesistenza, allo stato, di una diversa maggioranza di governo. E dovetti penare per evitare lo scioglimento delle Camere nel novembre 2011 e — all'indomani dell'insediamento del nuovo Parlamento — nella primavera del 2013. Si comprenderà che da presidente —guardando anche a decenni di vita repubblicana — io consideri il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane.
...
quindi?
  1. Forse che non c'è nulla di ideologico dietro i teoremi (dimostratisi errati addirittura nei presupposti econometrici come anche qui riferito in seguito sia alla pubblicazione di un report interno dello stesso FMI che di uno studente americano - uno studente pensate un pò - incaricato da un professore di valutare se dal punto di vista puramente econometrico, il teorema di base di due emeriti economisti fosse esatto.. inutile dire che ne ha dimostrato l'errore addirittura nei presupposti delle serie storiche......) che presupponevano, sbagliando vistosamente, virtuosi quei paesi che abbracciavano l'austerity, le proposte (tagli, ritagli e frattaglie varie), le ricette (basate su una voluta sottovalutazione del peso dell'austerità sull'economia.. in particolare su una economia che sta smobilitando il manifatturiero per terziarizzarsi) e infine i costi .. no diciamolo per quello che è davvero ossia la MACELLERIA SOCIALE che comporta e ha comportato non solo per noi, italioti, ma per greci, spagnoli, portoghesi, irlandesi, inglesi?
  2. Forse che non c'è nulla di supponente dietro l'idea stessa che dovessero essere gli stati - peraltro già ampiamente indebitati, perchè costretti, dai vari trattati internazionali, ad approvvigionarsi sui mercati come un qualunque investitore anzichè basarsi non solo sul proprio patrimonio ma, soprattutto, sulle proprie riserve auree - a pagare per i debiti contratti dalle banche ..... debiti per usare un eufemismo perchè la parola esatta è speculazione finanziaria?
  3. e, forse, non c'è nulla di più arrogante che credere e far credere che l'unica via sia questa intrapresa escludendone altre ben sapendo che è vero il contrario?
e se uno come Bertinotti che, certo da bravo socialista qual'è, non è inviso nè è un bieco comunista grillino lo sostenga significa proprio che il rischio che stiamo correndo come cittadini è mortale:
  • stanno mutando 4/5 della costituzione a velocità luce e senza nemmeno consultarci, chissà perché;
  • stanno preparando un altra manovra di tagli, ritagli e frattaglie entro novembre;
  • sanno che, come ha sostenuto l'economista Napoleoni, e altri, si stanno profilando grosse nubi all'orizzonte.. un altra tempesta è in arrivo e saremo noi allo scoperto eppure non rinunciano a fare spese folli come F35, elicotteri, sommergibili e non rinunciano al finanziamento pubblico dei partiti;
  • non stanno mutando nulla di quanto ci si aspetterebbe in tempi di crisi ma permangono sulla strada della sobrietà per noi e della impunità di fatto per loro... anzi temo che se finiranno il lavoro saranno loro a diventare intoccabili e noi coloro ched non avranno più modo di mandarli a casa...... in pratica ci si addormenterà una sera in una repubblica democratica e parlamentare e ci risvglieremo in una repubblica presidenziale senza nessun contrappeso valido;
  • stanno creando sottoraccia una dittatura democratica dove, come nello statuto albertino, i diritti formalmente sono garantiti mentre nella pratica saranno a disposizione solo per chi avrà soldi e avvocati per farli valere;
  • hanno preso l'amato capo che, dopo le ultime elezioni, era finito fra sentenze e voti mancati, nel pantano e l'hanno fatto diventare il perno di tutto ben sapendo che se tira troppo la corda si troverà nelle peste...... ma sanno anche che dovranno salvarlo se vogliono salvare il loro governo quindi nel gioco di ricatti e controricatti vanno avanti sul classico doppio binario, il tutto a nostre spese.......
p.s.
come sempre vi lascio queste riflessioni attualissime e vi auguro una buona domenica

mercoledì 24 luglio 2013

Il quadro generale: ecco cosa ci manca per capire...

Esatto: per capire come funziona bisogna sempre aver presente il quadro generale; senza è fatica persa e ci si confonde e, magari, .... si vota PD.
I° domanda:
Come e perchè è nato questo governo?
La risposta è facile, l'ha detta il Capo dello Stato: "Il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta. Ma il presidente (della Repubblica, ndr) ha il dovere di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e ai contraccolpi assai gravi, in primo luogo sotto il profilo economico e sociale, che una una ulteriore destabilizzazione del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l'Italia"; tradotto significa che se questo governo è nato per garantire la stabilità del sistema creato dalla caduta del muro di berlino in poi ne è anche l'ultima spiaggia quindi se lo sfiduciate avete tutto da perdere e con voi ci perdono anche i vostri sodali, i finanziatori, le vostre fondazioni, ecc. ecc. insomma crolla tutto e il dopo, almeno per quanto vi riguarda, è incerto.... come incerte saranno le vostre sorti quando il "popolo" si sveglierà dal torpore e scopre cosa gli state preparando; il tutto per tacere dei mitici, quanto fasulli, impegni internazionali che abbiamo preso (di cui i nostri partner manco se ne sono accorti tanto siamo importanti) cadranno in terra insieme alla importanza di chi li ha presi.
II° domanda:
Perchè dura?
Era nato per essere un governo a termine: doveva fare quattro cose e levarsi di torno; e invece...... dura oddio l'idea che da è più un tira e molla a quattro: da un lato i partiti duri a morire e dall'altro le caste e il Capo dello Stato; in mezzo noi che sempre di più non sappiamo che pesci pigliare e a quale "santo" votarci per uscire dal pantano nel quale ci siamo ficcati (coadiuvati proprio dai giocatori di cui prima).
III° domanda:
Il perchè delle riforme
Credo che il vero intento che nasconde l'attività governativa non sia tanto l'aiutare il paese a uscire dalla crisi quanto il"fare le riforme": il problema è quali riforme? Una è sotto gli occhi di tutti ossia la nascita di una repubblica semi-presidenziale che molto ricorda, magari non volontariamente, da vicino quanto proponeva .... la P2; non certo quindi in stile democratico come molti pensano e i cui prodromi si vedono già oggi nel decisionismo a senso unico ma che non prevede alternative: una situazione come quella della famossa conventio ad excludendum degli anni della guerra fredda e che portò l'intero sistema politico a una cancrena di cui oggi vediamo gli esiti finali....
Qui vi propongo cosa ne pensano alcuni critici di questa riforme che hanno lanciato un appello affinchè venga fermata la procedura o almeno sia sentito il popolo in merito attraverso un referendum confermativo, peraltro previsto dalla stessa procedura solo come "eventuale", purtroppo.
Da quest'ottica e prospettiva si comprendono tante cose: a partire dal completo esautoramento della funzione legislativa del Parlamento (oddio visto il livello dei politici ivi presenti potrei anche capirlo) alla continua ricerca del controllo, diretto o meno, degli altri poteri dello Stato ... a partire dalla Magistratura che ora viene attaccata ora infiltrata ora demonizzata ecc. ecc. sintomo di come il potere per il potere non ammette equilibrismi nè bilanciamenti.
Il disegno di legge costituzionale 813 prevede nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all'art.138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo di fatto il parlamento sotto ricatto e la Costituzione sotto scacco. All’art. 2 si parla di modifica della forma di Stato e di Governo: per affermare il mito del presidenzialismo e concentrare ulteriormente il potere, invece di diffonderlo. Si affidano compiti non chiari a Commissioni/Comitati senza che la pubblica opinione venga messa in condizioni di conoscere e discutere le proposte. Si blandisce l'opinione pubblica con la proposta di una consultazione telematica: è un’altra forzatura! La Costituzione non si cambia con la logica del sondaggio di gradimento. Ciò che emerge con chiarezza sono la fretta e l’improvvisazione, ma le modifiche costituzionali non possono essere piegate alle necessità politiche contingenti di uno spurio Governo di larghe intese. Non viene affrontato il tema cruciale di una nuova legge elettorale, l'unica riforma davvero urgente e necessaria, che sia rispettosa della dignità dei cittadini elettori, privati da troppi anni della possibilità di veder rappresentate le proprie posizioni e soprattutto di intervenire nella scelta dei propri rappresentanti.
ecco il significato dell'appello che stasera vi propongo:

Perchè firmare:
In questo mese di luglio si susseguono atti per cui la gravità di ciascun atto rischia di essere sottaciuta dalla gravità del successivo.  Nel silenzio dell'opinione pubblica il governo di Larghe Intese sta apprestandosi alla modifica della Costituzione. Il primo atto è il disegno di legge 813 che prevede nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all'art.138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo di fatto il parlamento sotto ricatto e la Costituzione sotto scacco.
Il Senato lo ha già approvato e ora, forse in agosto, verrà portato alla Camera.
Chiediamo  di SOTTOSCRIVERE con noi questo appello per far sentire a governo, al  Parlamento e al Presidente della Repubblica  che non possono agire fuori dai confini della costituzione e che sapremo reagire per difendere la democrazia
primi firmatari: Gaetano Azzariti, Francesco Baicchi (Rete per la Costituzione), Giuliana Beltrame e Emmanuele Curti (ALBA), don Marcello Cozzi (Libera), Emmanuele Curti, Paolo Flores D'Arcais (Micromega) , Alessandro Gilioli, Roberto Lamacchia (Giuristi Democratici), Maurizio Landini, Massimo Malerba, Tomaso Montanari, Maso Notarianni, Edda Pando (Arci Todo Cambia) , Livio Pepino, Marco Revelli, Salvatore Settis, Cecilia Strada ( Emergency).

 
per firmare:
 
 
FIRMIAMOLO.

martedì 23 luglio 2013

“Giuste le manganellate, molestia inventata”: e questo è un senatore del PD, o di "sinistra" che dir si voglia....


E' un Senatore; è del PD; è un difensore, ormai pochi ma ci sono ancora, del TAV a priori .. anche se ne ammette l'inutilità (lo disse lui stesso); è un difensore della legge (quando torna comodo allo scopo dato che fa parte di una maggioranza con un altro partito che ha fatto dell'abbattimento della legalità costituzionale un punto di programma e spinge per attuare alcuni, se non tutti, i punti del famoso piano di rinascita democratica della P2); esprime (e questa è l'unica cosa con cui concordo) solidarietà alle forze dell'ordine.... non è nuovo a posizioni estreme sul tav (infatti basta vedere l'immagine sopra per capire di cosa si parla.... giustificare le manganellate non credo che sia di sinistra, o sbaglio?): ha scritto, anche, uno dei pochissimi libri sul tav (in pratica fotocopie del solito trito e ritrito mantra che tutti conosciamo e che neppure in Francia sono d'accordo a finanziare ancora al punto che siamo gli ultimi in europa a cacciare o meglio buttar via soldi in un buco nero che se avrà una sua reddività lo si potrà sapere fra 30 anni almeno.... se non ci mangiano su ulteriormente) facendosi bandiera del progresso: quale progresso poi non si sa perchè i cinque consorzi tav (in essi c'è il meglio del meglio del salotto buono che pompa soldi dallo Stato) non mantengono i propri impegni ... forse perchè con il "project financing", all'italiana, sanno benissimo che anche se dovessero sforare .... c'è sempre lo Stato che interviene e si accolla il debito e i futuri costi (ad esempio il tratto ad alta capacità in trentino è in perdita grave perchè il traffico è scemato.. indovinate un pò chi ci mette la differenza? Lo Statto, ossia noi..).. a priori. Ideale perchè, al contrario di quanto si possa pensare nel nostro paese chi "sfora" non viene penalizzqato ma coperto dai soldi pubblici.... l'economia deve girare, giusto?
Insomma il nostro Senatore, già fan del tav, ora si spinge oltre..... come non ricordare il giustificazionismo post G8 di Genova? E non solo sui media e nella politica..ma anche qui in rete: salvo poi ricredersi quando è emersa una diversa verità giudiziaria, come ben tutti sappiamo, spero......
possiamo dire un altro vivido e fulgido esempio del tipo italico detto "politico" che oltre a saper far danni, impunemente, non aiuta certo il dialogo fra i valsusini, e i loro alleati, e lo Stato italiano che ha espropriato una intera zona del paese che:
  1. non serve a nulla;
  2. è un buco nero mangiasoldi;
  3. per stessa ammissione dei sostenitori non ha più uno scopo "commerciale";
  4. non ha motivo economico visto che il traffico commerciale è in calo costante, anzi è fermo;
  5. ha danneggiato una delle poche zone turistiche ancora intonse delle alpi.
Perchè continuare, allora? Qui prodest? la risposta è ovvia: l'interesse industriale non tanto all'opera quanto ai soldi pubblici che copiosi arrivavano..... arrivavano perchè anche per questa opera i soldi son proprio finiti, quindi i lavori son fermi ma il tassametro corre comunque dato che le banche calcolano gli interessi negativi per lo Stato e, statene pur certi, i loro soldi li avranno: come li ha avuti MPS sull'orlo del fallimento..... ricordate i 4 mld dell'imu? Secondo voi dove son andati a finire? Ecco stessa storia sarà per il tav fermo: i debiti vanno pagati, certo ma c'è un altro debito che non è onorato.. quello con i servizi pubblici, ad esempio, che ormai è morto e sepolto e per il quale, chissà perchè, non ci sono mai soldi: ma quest'aspetto lo conosciamo bene dato che i trasporti son in ottima compagnia con scuola pubblica, università, sanità, pensioni, tutte cose dalle quali lobby e politica non pensano di guadagnarci, anzi sono un problema perchè si tatta di interventi diretti che "incidono direttamente nel debito pubblico e quindi fanno inkazzare le varie troike da cui siamo controllati"... anzi la seconda usa, le società pubbliche, per parcheggiarvi trombati, non eletti, e quant'altro non riesce ad abbeverarsi direttamente dei soldi: non è un caso che proprio oggi in un emendamento al, cosiddetto, decreto del fare abbia aggiunto la non applicazione della spending review ad esse.. tipico!!!! Insomma: a pagare è sempre pantalone..

lunedì 22 luglio 2013

Brutta aria che tira qui....

Se l'importante è salvare il governo, e se necessario anche l'amato capo cui è legato la vita del suindicato, a tutti i costi (al punto che, a differenza della Spagna dove uno scandalo di proporzioni "italiane" sta facendo tremare i pilastri del governo mettendolo in crisi, "sgombrare il terreno da sovrapposizioni improprie tra vicende giudiziarie e prospettive di vita del governo" - lo sostiene il nostro Capo dello Stato - e un partito, il PD-L, invoca di "separare i processi dalla politica" ... insomma tutto pur di salvare il sistema incancrenito) è chiaro che qualunque mezzo venga usato è buono per mettere puntelli per fermare il crollo, ormai imminente: perchè di crollo si tratta, non ci sono terze vie...... il problema è che se lo dice Casaleggio non viene preso nemmeno in considerazione; così come se lo dice (ne parlai qualche post fa...) l'economista Loretta Napoleoni passa come l'acqua, anzi cala il silenzio. Ma se dovesse dirlo, magari per farci ingoiare (come sarà dopo l'estate l'aumento, per fare un esempio, dell'irpef locale e regionale per una spesa annua di circa 520 euro oppure la nuova tassa che assorbe imu, tares, patrimoniale sugli immobili, spazzatura ecc. che ha come primo obiettivo quello di non fare aver minori entrate rispetto le attuali che si pagheranno tutti dai proprietari agli affittuari, oppure ancora la manovra correttiva da fare che, già si sa, prevede tagli ad assistenza sociale, sanità, servizi pubblici, e .... pensioni, scuola ecc. come sempre) l'ennesima ondata di "interventi correttivi" che deprimeranno ancora di più l'economia, che vorrebbero rilanciare (a parole), e la (mitica) crescita che nessuno sa (o vuole sapere) come innescare, perchè? Perchè, in realtà, dobbiamo fa rientrare le banche, la finanza, e le agenzie di rating dei soldi investiti, quindi del debito, dice, contratto con i mercati perchè tutto è fatto a questi fini: hai voglia a dimostrare, anche da parte di economisti dello stesso FMI (che ne ha ammesso l'errore), che la "ricetta è sbagliata" è come parlare a un muro, anzi forse il muro, secondo la teoria quantistica, ha una qualche propbabilità di risponderti... i nostri politici, no.
Siamo nella stessa situazione del "pre-caduta del Muro di Berlino" ossia del mondo immerso nella guerra fredda: una classe politica che, per definizione, non ha alternative non può che degenerare in malcostume e clientelismo.... ma sentiamo come lo spiega Ilvo Diamanti sul La Repubblica di oggi (io l'ho trovato sul blog di triskel 182):
"TANTO rumore per nulla. I diplomatici kazaki vanno e vengono dai nostri ministeri. E, complici i nostri servizi e le nostre forze dell’ordine, prelevano la moglie e la figlia di un dissidente. Le deportano nel loro Paese. E se ne vanno.

Senza che nulla accada, sul piano politico interno. In fondo nessuno sapeva. E tutto, comunque, è avvenuto all’insaputa del governo. In fondo era già capitato anni fa che i servizi americani, a Milano, prelevassero l’imam Abu Omar, sospettato di terrorismo. Per trasferirlo in Egitto e interrogarlo con metodi convincenti. Poi, i responsabili sono stati condannati. Ma erano già lontani. E quando un agente della Cia, condannato in Italia per quei fatti, è stato fermato a Panama, nei giorni scorsi, è stato immediatamente fatto rientrare negli Usa. Prima ancora che l’Italia perfezionasse la richiesta di estradizione. Ora, come allora, nessun responsabile – istituzionale e politico – ha pagato. Si è dimesso. D’altronde, l’operato del governo, nel “caso kazako”, non si presta a critiche. Non l’ha detto solamente il capo del governo, com’è ovvio. Ma anche il presidente della Repubblica. Tutto normale, insomma. A conferma di quella “normalità deviata” che, come ha osservato Stefano Rodotà nei giorni scorsi, su “Repubblica”, regola il nostro sistema politico. D’altra parte, ormai, quasi più nessuno reagisce, salvo una ristretta élite di indignati, tanto definita da non sollevare più sorpresa. Mentre nella società – più o meno civile – non si colgono segnali di rivoluzione. Grillo e Casaleggio, d’altronde, hanno preconizzato rivolte popo-lari, nei prossimi mesi. Ma non per una reazione morale. Semmai, per l’impatto della crisi economica. Si tratta di ragioni analoghe a quelle addotte da Enrico Letta per spiegare le sue (non) scelte, compreso il sostegno ad Alfano. L’assenza di alternative a questo governo e a questa maggioranza. La necessità di rispondere agli accordi internazionali, agli imperativi dei mercati. Insomma, all’emergenza esterna. Così, la “normalità deviata” che ha contaminato le nostre istituzioni e la nostra classe politica tende a degenerare. Diventa “normalità” etica e civile. Stato d’animo generale e generalizzato. Opinione Pubblica, sancita dai sondaggi che ancora vengono condotti, nel torrido clima
estivo. (D’altronde, quest’anno la crisi ha ridotto notevolmente la quota di popolazione che va in ferie.) Secondo Ipsos, infatti, la maggioranza degli elettori (oltre il 50%) esprime ancora fiducia nei confronti del governo. Mentre più del 60% approva l’operato di Enrico Letta.
Certo, gran parte dei cittadini – secondo il sondaggio – avrebbe voluto le dimissioni di Alfano e, ancor più, di Calderoli. Autore “irresponsabile” di insulti razzisti contro la ministra Kyenge. Ma non la crisi di governo. Perché, nonostante tutto: meglio la stabilità. Considerata un “valore in sé”. Che va oltre i comportamenti “deviati” dei leader politici e istituzionali. D’altronde, vent’anni di berlusconismo hanno mitridatizzato l’etica pubblica dei cittadini. Ormai poco sensibili – e quasi indifferenti – a scandali e processi. Compresi quelli ancora pendenti e imminenti.
È questo il rischio maggiore che vedo, nell’Italia dei nostri tempi. L’assuefazione all’anormalità politica e istituzionale. Che ha come principale – e quasi unica – soluzione la sfiducia politica e istituzionale. Quel clima d’opinione che si traduce nel “non voto”. Oppure viene intercettato, in alcuni momenti, da attori politici, oppure anti-politici, come il M5S. Usati, a loro volta, dagli elettori come veicoli della sfiducia, piuttosto che come garanti delle regole. L’assuefazione all’anormalità politica e istituzionale, d’altronde, alimenta il disincanto se non l’indifferenza verso la democrazia. In particolare, rafforza l’abitudine a fare a meno dei vincoli e delle garanzie che contrassegnano le democrazie rappresentative. A partire dai princìpi. Per primo, il rapporto diretto tra volontà degli elettori, espressa attraverso il voto, e composizione del governo. Tuttavia, da due anni, il Paese è governato da esecutivi sostenuti da maggioranze “non politiche”. Cioè, da larghe intese imposte – e, comunque, giustificate – dall’emergenza. Dove convergono e coabitano gli antagonisti di sempre. Dove si perdono le distinzioni antiche e recenti. Non solo fra pro e anti-berlusconiani, ma fra destra e sinistra. D’altronde, se da due anni il Pd sta in una maggioranza insieme al centrodestra
di Berlusconi, è difficile discutere di destra e sinistra. Non solo nei termini sintetizzati da Norberto Bobbio in un notissimo saggio del 1994. Anno della discesa in campo di Berlusconi. Ma anche in quelli proposti dalla discussione fra Eugenio Scalfari e Michele Serra, su
Repubblica,
nei giorni scorsi. Il problema è che l’assenza di competizione e di alternativa politica narcotizza il sentimento democratico. Ci abitua a governi “tautologici”: in nome della governabilità. Governi di tutti e dunque di nessuno. Indifferenti ai verdetti elettorali. Alle alternative – a cui gli italiani sono poco avvezzi. Visto che nella prima Repubblica, quindi per oltre 45 anni, non c’è stata alternanza. Stesse forze al governo – Dc e alleati – e all’opposizione – Pci e sinistra.
Così, poco a poco, ci si assuefà. A una democrazia-per-così-dire. Non si tratta neppure più della post-democrazia, ridotta al rito elettorale, cui fa riferimento Colin Crouch. Perché, nella post-Italia, descritta da Berselli giusto 10 anni fa, anche il rito elettorale è divenuto indifferente e irrilevante. La polemica politica e fra politici esiste solo nei talk televisivi. La partecipazione dei cittadini diventa poco influente e rilevante. Emerge ed è visibile solo attraverso alcune esplosioni di protesta “localizzate”, su problemi territorialmente definiti (come quella dei No Tav, in Val di Susa). È una democrazia “eccezionale”, dove l’eccezione è la regola. Dove, per l’Opinione Pubblica, l’anormalità diventa normale. Dove i casi di questi giorni, di queste settimane, di questi anni non suscitano scandalo e tanto meno indignazione. Abbassano appena gli indici del consenso al governo e al premier. Senza comprometterli. Si traducono, al massimo, in un’onda anomala del voto o del “non voto”. Mentre gli “anticorpi della democrazia”, come li ha definiti Giovanni Sartori, finiscono liquefatti nel “senso comune”. Assai più diffuso e influente, in Italia, del “senso civico”.
Per questo conviene preoccuparsi. Io, almeno, mi preoccupo. Sulla nostra democrazia rappresentativa: tira una brutta aria
."
p.s.
personalmente non avrei saputo spiegarlo meglio, e nemmeno ci provo, ma non possiamo permetterlo: lo dico agli elettori dei due partiti maggiori, e non solo..... non è più tempo di egoismi di parte nè tantomeno di fermarsi a credere ai vari Renzi o simil tali.. questo è tempo di incubazione di una protesta che prima o poi dovrà esplodere.. e prima o poi lo Stato dovrà rispondere: se lo fa con il manganello, come temo, non potrgà che attutirla ma non fermarla... serve altro e prima lo si capisce meglio sarà perchè in Cina hanno lasciato campo libero alle banche visto che la loro economia cresce meno del 7% (qui ci metteremmo la firma per molto meno); in Giappone stanno conoscendo un boom senza precedenti grazie alla abenomics (che non mi piace ma se funziona ben venga); e qui?

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