venerdì 8 luglio 2016

Ora è ufficiale...


ora è ufficiale... hai voglia a dire che sei stato in buonafede, non è così.
E lo hanno detto proprio i suoi connazionali!
Ha partecipato ad un aggressione a un paese sovrano che non aveva nessun reale coinvolgimento nei fatti delle twin towers: quindi, ancora una volta, i complottissti avevnao ragione nel denunciarne la violazione del diritto internazionale e quel che si voleva era solo appropriarsi del petrolio iracheno e creare un enorme base americana nel cuore del medio oriente.... gettando le basi per futuri terroristi.
Una domanda: e se avevano ragione su quest'aspetto non è che avevano ragione anche sul resto, ivi compreso lo stesso attacco ai due grattacieli? E che dire dell'edificio n°7 che era a 200 metri di distanza anch'esso crollato e non si capisce come?
si dovrebeb o no istituire un tribunale internazionale per crimini contro l'umanità per questi figuri tristi?
... naturalmente, buon weekend

giovedì 7 luglio 2016

Il vero problema della Brexit


detto tutto; anche perchè pare, a leggere alcuni media (soprattutto anglosassoni), Soros sia piuttosto inkazzato.......

martedì 5 luglio 2016

Comunicazione politica, il cambiamento radicale imposto dal M5S

di | 4 luglio 2016 dal Fatto Quotidiano
Con la vittoria del M5S, queste elezioni amministrative stanno imponendo un cambiamento radicale nella comunicazione politica italiana. Prima i partiti osservavano lo stile 5 Stelle come una diversa tecnica, un’alternativa più o meno valida. Oggi è un salto di paradigma, come quello fra la candela e la lampadina, al quale tutti devono adattarsi. Riusciranno a farlo? Ed eventualmente, in che modo possono riuscirci?
Scrivo queste parole da Bari (Polignano a Mare per la precisione) dove ho passato tre giorni con una delle principali agenzie di comunicazione politica italiane, posizionate dal lato opposto a quello del M5S: l’agenzia Proforma. Celebre per alcune campagne come quella del Pd alle europee, le primarie vinte di Renzi, le campagne vinte di Emiliano e Vendola e, per ultima, la campagna romana di Giachetti, invece persa (anche se il ballottaggio, vista la situazione, è già un obiettivo per cui fare, a mio avviso, i complimenti a Proforma).
Tre giornate di confronto fra esperti, professori e studenti sulle tendenze della comunicazione politica, in occasione della prima edizione della scuola di Proforma: “La Prof“. Un evento estremamente interessante e ben organizzato da persone che, nonostante le più di 100 campagne elettorali alle spalle, mantengono grande umiltà ed empatia.
Gli spunti sono stati molti e le analisi, specialmente dal lato Pd, approfondite. Unendole alla mia conoscenza dettagliata dello stile comunicativo dell’altra parte, quella che queste elezioni le ha vinte, il M5S, vorrei dipingere un quadro completo di quello che sarà il futuro della comunicazione politica in Italia. Guardiamolo.
Sono due gli elementi di cambiamento imposti dal M5S con questa vittoria. E ovviamente costituiscono altrettante differenze con la comunicazione dei partiti tradizionali.
1. L’uso della Rete. Questa a prima vista non sembra una novità, se non fosse che per la prima volta, la rete tanto amata dal cofondatore del M5S Casaleggio ha superato i quotidiani (26% contro 15) in termini di influenza nelle intenzioni di voto.
Il M5S è il più attivo su internet, i suoi candidati usano i social in modo coerente e generano coinvolgimento quasi sempre più degli altri e soprattutto in toni positivi.
2. La piazza. Ormai a riempire le piazze sono solo i 5 Stelle. E anche a poter fare i banchetti senza ricevere insulti dai passanti.
I dati ci dicono che il consiglio di un amico dal vivo influenza molto più di un giornale o una tv. Una ricerca Nielsen ci dice che il 74% dei consumatori italiani considera credibili i consigli di conoscenti diretti (il celeberrimo “passaparola”) e il 64% i commenti postati sui social network. Al terzo posto si posizionano i contenuti editoriali di quotidiani e periodici, mentre la credibilità della televisione è al 45%.
Il M5S non sottostà alle logiche televisive, usa la tv anziché farsi usare: sceglie i programmi in cui andare e quelli da evitare; sceglie il contesto, senza farsi scegliere come in un casting per crearne uno più congeniale alle logiche dell’informazione – spettacolo (infotainment).
Al contrario di presidiare stampa e tv quindi, il M5S presidia le piazze. Lo fa in tutti e cinque gli anni all’opposizione di comuni, regioni e Paese con banchetti ogni settimana nelle strade. E’ grazie a questa coerenza che non riceve le contestazioni che invece si becca chi appare solo a ridosso del voto.
Questi due elementi sono quelli alla base del cambiamento nelle campagne elettorali italiane, ai quali i partiti devono adattarsi se vogliono stare al passo.
Il problema è che entrambi questi elementi hanno una componente che è una vera e propria condizione affinché funzionino: una base larga e motivata. Sono proprio gli attivisti o militanti che dir si voglia, la benzina di queste strategie.
Vediamo il primo punto. Se vuoi essere coinvolgente su internet hai bisogno di una community spontanea, naturalmente entusiasta, che risponda con facilità agli stimoli della community organizzata dal partito, o agli stimoli dei candidati (o eletti) stessi.
Se sotto al post del tuo candidato la maggior parte dei (pochi) commenti sono insulti, significa che l’obiettivo è ancora lontano.
Secondo punto, piazze e banchetti. Se il tuo partito causa perlopiù rabbia e non si fa vedere da anni nelle piazze, la gente non verrà al comizio elettorale e ti accoglierà coi fischi nelle periferie.
Per risolvere entrambi i problemi, i partiti hanno come unica soluzione quella di ristabilire un rapporto con la cittadinanza. Il salto di paradigma in tutto ciò è questo: come una candela si accende col fuoco, mentre una lampadina con la corrente elettrica; il rapporto con la piazza (reale o virtuale che sia, sempre persone sono) lo si riaccende non con grandi budget ma con grande lavoro. Ovvero, non più comprando spazi tv o tv intere, o acquistando spazi sui giornali o giornali interi, oppure centinaia di cartelloni stradali, ma col lavoro quotidiano fra la gente, ascoltandola pazientemente e rispondendo a tutti.
Queste cose si facevano già una volta. Il futuro è dunque un ritorno al passato? Certo.
Non a caso Rousseau, il filosofo che ha ispirato l’ideologia di Gianroberto Casaleggio (e da cui deriva il nome dell’associazione e della piattaforma che ha lasciato in eredità al Movimento che ha creato) individuava la realizzazione della “vera dimensione dell’essere umano e della società” nel ritorno a uno stile di vita precedente, passato. Uno “stato di natura” per raggiungere la felicità umana. Da Rousseau deriva infatti la corrente culturale del primitivismo, che comprende fra le altre cose l’abolizione di gerarchie, di ruoli sociali rigidi e la diffusione di un lavoro non alienante ma che, al contrario, lasci tempo libero.
di | 4 luglio 2016
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il vero punto di quest'articolo, fra l'altro scritto da una persona che lo fa anche di mestiere, e del M5S del Veneto, sono proprio le ultime righe: il richiamo a Rousseau, ossia (ma sono d'accordo solo in parte perchè quest'Autore è anche altro (il suo modello era la Ginevra calvinista, niente a che fare con il cattolicesimo e non è poco, quindi con una corrente di pensiero politico-filosofica-religiosa del tutto diversa dall'attuale situaizone del mondo occidentale..... e non sto a farvi la spiegazione perchè credo, o per mio tornaconto voglio credere, che tutti sappiamo di cosa stia parlando.... una cosa la voglio dire però: siamo già primitivisti per il semplice fatto che la società liquida non ha pilastri reali e tutto vien basato sulla capacità degli umani di aggregarsi per interessi particolari e disaggregarsi per motivi diametralmente opposti. Se fossimo evoluti al punto da saper evitare alcune pulsioni egoistiche e/o individualistiche e capire cosa si voglia senza danneggiare il proprio vicino... a quel punto avremmo realizzato non una società primitiva ma anarchica, nel senso nobile del termine (un pò come fu creata in Spagna durante la guerra civile e distrutta dalla strana alleanza falangista/comunista.. forse perchè, come sostiene Canfora nel 'La storia falsa' - edizioni Rizzoli -, funzionava sul serio essendo basata su una cooperazione di tipo federalista?)... utopia.

lunedì 4 luglio 2016

Previsioni, promesse e memoria corta

Oggi parliamo di previsioni, promesse e memoria corta.
Il centro studi di confindustria ci fa sapere che se non passa la riforma costituzionale al referendum di ottobre il PIL crollerà del -1,9%, gli occupati caleranno di 258mila unità.
E’ la stessa confindustria che nel 2011, in piena crisi (la guerra dello spread) sulsuo giornale titolava “fate presto” e invitava gli italiani a prenderci Monti per fare le riforme (tipo quelle della lettera della BCE).
Poi, anche con Monti, il PIL è crollato del 4,4% tra il 2011 e il 2013.
Ecco, Monti, l’uomo del loden e dell’agenda panacea di tutti i mali.
Sotto il suo governo fu messo in Costituzione il “pareggio di bilancio” e approvate le norme del fiscal compact, mettendo allo stesso livello dei principi come istruzione e cure sanitarie i bilanci e i vincoli imposti dall’Europa.
Ma votati quasi all’unanimità da parte del Parlamento.
In seguito forse Monti si è pentito della scelta e ha scaricato la colpa su Draghi:“Il fiscal compact non è stata una buona idea, anche se necessaria. Allora, Mario Draghi doveva accreditarsi agli occhi dei tedeschi”.
Nell’intervista ad Omnibus continuava: “se l’Italia fosse stata la sola a dire no, , sui mercati sarebbe stata una catastrofe”.
Poi abbiamo visto come le cose non sono andate benissimo.
Memoria corta quella del politico italiano: come quelli che nel 2011 quasi ringraziavano la lettera della BCE scritta da Trinchet e Draghi, come l’allora sindaco Renzi 
“Mi ritrovo nella lettera della Bce. E non condivido l’atteggiamento prevalente del Pd che invoca l’Europa quando conviene e ne prende le distanze se propone riforme scomode.”
Lo stesso Renzi che nel 2015 dice che “la politica economica la decidiamo noi non qualche eurobucrocrate”.
In realtà le politiche continuano a basarsi su quella lettera, a cominciare dalla riforma del lavoro e con la contrazione dei salari, per rendere l’Italia attrattiva (e povera).
Non basta attaccare l’Europa e ricordare alla Germania che anche lei ha sforato i vincoli di bilancio quando ne aveva bisogno per farsi bello agli italiani: il bail in è stato approvato in Europa anche da noi italiani. Avranno letto quello che votavano?
Infine, l’ultima previsione dogmatica: il TAV in  Val di Susa.
Dopo anni in cui a prevalere era il dogma dell’opera utile e da fare perché lo diciamo noi, ora siamo passati al TAV in versione light.
Opera comunque inutile poiché l’attuale linea per le merci è sfruttata per un sesto e perché le previsioni (forse più reali) del traffico merci parlano di un flusso con la Francia in calo.
Quei miliardi si possono spendere in modo più proficuo per il paese.
C’era un tale che sosteneva che senza TAV l’Italia sarebbe stata tagliata fuori dall’Europa, era L’ex sindaco di Torino.
Per non parlare delle promesse in termini di occupazione e PIL (le stesse già sentite per Expo, per le olimpiadi ..).
Tutte cifre gonfiate.
Ora siamo al TAV in versione light. E ci aspettiamo che qualcuno chiesa scusa agli italiani.
Che, purtroppo, anche loro hanno una memoria un po’ corta.
Da unoenessuno.blogspot.it
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... e continuano pure a votarli...

domenica 3 luglio 2016

test velocità

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