venerdì 27 maggio 2016

Robert Bauval

Chi sia lo scoprite qui su Wikipedia: Robert Bauval

una cosa che trovo, ultimamente, di grande inteersse: le nostre origini... al di là delle storie ufficiali, ufficiose, e...... religiose.
Esiste una storia prima della preistoria?
Se è esatta la teoria dello slittamento della crosta terrestre, non del graduale spostamento ma proprio slittamento rapido (Einstein la trovò credibile.. non credo che fosse un visionario o un folle), non potrebbe essere che tutta la serie di fattori endo-terrestri possano aver provocato la distruzione di una civiltà progredita di cui non abbiamo che un vago ricordo nei miti e nelle leggende di tutte le civiltà conosciute?
Se quelli che chiamiamo Déi altro non sono che profughi, superstiti di questa proto-civiltà perchè ci si ostina a negarla?
Robert Bauval ci offre degli spunti di riflessione: come sempre a voi la scelta..
sempre ricordando che siamo italiani e non francesi... quindi mal volentieri tiriamo fuori il naso dalle nostre miserrime certezze per affrontare l'ignoto: figurarsi nel misurarci con una cosa antica anzi antichissima di cui sappiamo poco o nulla
Buon week end

giovedì 26 maggio 2016

Parigi brucia?


Eh si, c'è proprio da chiederselo.... la reazione dei francesi alle leggi di 'riforma ' del mercato del lavoro (o forse bisognerebbe dire imposte dai mercati che tengono sotto ricatto i governi) non è stata certo quella che NON c'è stata in italia: stanno combattendo e duramente: da oltre una settimana l'intero paese è praticamente fermo!!! Non solo lavoratori ma giovani, donne, ecc. sono in piazza  e non sempre pacificamente...... di tutto ciò in italia se ne sa ben poco: i media si limitano a darne notizia e basta e nessuno nel mondo politico osa dire qualcosa, e li capisco: la paura che gli italiani si possano, ma la vedo dura che si sveglino quando non solo la stalla è stata aperta e che i buoi son scappati ma anche galline, vacche ecc. ecc....., risvegliare è lontanissima dalal realtà: forse qualche mossa la farebbero se bloccassero il campionato, ma pure lì non sarebbe gran cosa.
Una nota a margine; se andate in giro per la rete a cercare cosa ne pensano i francesi sarete stupiti nel constatare che la prima cosa che vi dicono è: NOI NON SIAMO COME GLI ITALIANI come dargli torto? Io non posso che essere solidale con i francesi e gli rendo omaggio dicendo
W LA FRANCE
P.S.
a riprova di quanto sopra è di oggi la news riguardante i dati ista sui redditi: ebbene MAI COSI' BASSI DAL 1982!!! Che significa? Significa semplicemente che i nostri redditi sono fermi a quell'anno come valore reale.. vedete per caso gente per strada? In Francia ogni volta che c'hanno provato invece se la son vista brutta...

mercoledì 25 maggio 2016

Berlinguer: l'eredità dell'ultimo comunista

Oggi avrebbe compiuto 94 anni.... Enrico Berlinguer. Politico a tutto tondo la cui figura ancora oggi è punto di riferimento per i tanti che sperano di poter risollevare questo paese dal pantano in cui i nani arrivati dopo l'hanno cacciato; ma qual'è davvero la sua eredità? L'attivissimo Segretario del PCI cosa direbbe oggi dei suoi emuli di convenienza che sul giornale, dice che sia ancora quello fondato da Antonio Gramsci (studiatissimo fuori dall'Italia come filosofo politico.. avete capito bene FUORI DALL'ITALIA), hanno avviato una discussione a più voci sulla sua figura di politico, salvo naturalmente sottoporre a procedimento disciplinare l'unico giornalista uscito furoi dal coro.... oggi va così. In primis metterebbe sulla sua personale agenda la 'questione morale' e qui nulla cambiò in questo paese anzi semmai le cose sono peggiorate perchè mentre allora si rubava dietro le quinte, salvo essere beccati dalla Magistratura, oggi lo si fa alla luce del sole e con il consenso, informato, di una parte degli italioti che invidiano chi lo fa perchè non ci hanno pensato loro...; 'democrazia e partecipazione': una cosa di cui oggi si sente il bisogno in tempi di democrazia autoritaria dove, a colpi di 'riforme' imposte dai mercati e dai loro sodali (presenti a tutti i livelli sia nazionali che sovranazionali), si accentrano gran parte dei poteri nelle mani del governo mentre è il Parlamento a fare da notaio nel registrarne le decisioni. Naturalmente, come sosteneva anche Sartori (non certo un comunista), queste due parole dovrebebro riprendere l'originario significato e non essere due vuoti contenitori nei quali ognuno ci mette quel che vuole... e non è un caso che ai tempi di Enrico Berlinguer la partecipazione alle elezioni, di qualunque livello, era 'bulgara' mentre oggi si suda e si festeggia se si supera il 50%: un segnale preoccupante perchè se dovesse arrivare qualcuno che ne sa intercettare le pulsioni si ritroverebbe in un colpo solo al potere con un consenso che altri si sognano di notte...perchè questa democrazia del XXI secolo soffre di 'lotta di minoranze' che alternativamente prevalgono fra loro ma manca completamente di consenso popolare!!! Un altro punto che sicuramente gli starebbe a cuore è il lavoro, anzi IL lavoro: quello che da dignità all'essere umano permettendogli di guadagnarsi il posto nella società senza aspettare i capricci di un mercato del tutto ipotetico moso più da egoismi personali che da compulsiva volontà di creare le condizioni perfette dove offerta e domanda s'incontrano e si abbracciano... il lavoro dei giovani, quello dei lavoratori ma soprattutto la loro rappresentanza perchè oggi non ne hanno nessuna: in Parlamento mica sono rappresentati? Quindi il tema dei diritti che ne è la conseguenza logica: quei diritti che sono tali non quando vegnono concessi ma quando vengono tutelati al di là se vi sia o meno una legge..... infine le Istituzioni. Chiariamo subito un punto: il PCI era per un Parlamento monocamerale, senza se e senza ma; detta così però non rende onore all'idea che vi stava dietro ossia  quella di un paese che prevedesse un solo organo elettivo centrale si ma con una serie di organi intemedi quali erano quelli locali coordinatisi nella conferenza Stato-Regioni. C'è una certa differenza fra questa visione e la semplificazione del monocameralismo tout-court come viene venduta oggi.
Il tutto condito da un distacco netto dal sovietismo, pur presente nel suo partito, guardando più che a est a nord a quelle democrazia socialdemocratiche che così tanto lustro hanno dato a questa parola.....
E si potrebbe continuare .. ma la figura dell'uomo politico rimane come rimane la sua visione di un italia che sarebbe potuta essere ma che non sarà mai per i tanti farisei oggi presenti nel paese!!!!

Ciao Enrico

martedì 24 maggio 2016

Referendum, pericoloso scambiare le pecche della politica con quelle dell’ordinamento costituzionale

di | 24 maggio 2016 dal Fatto Quotidiano

Innegabilmente, la regola del “mercato” è l’unica alla quale sono oggi prioritariamente subordinati gli stati, le istituzioni e, soprattutto, le organizzazioni economiche e le cosiddette autorità amministrative indipendenti, così all’interno degli stessi stati del mondo occidentale come a livello internazionale e sovranazionale. Non è meno vero, però, che proprio l’assoggettamento a questa regola obnubila la realtà di un mondo di produzione capitalistico che con le due decisive innovazioni, quali il tanto decantato processo di finanziarizzazione e la sempre più pervasiva rivoluzione tecnico-scientifica, rischia di marginalizzare e rendere sempre più dipendente il ruolo della forza-lavoro, oltre che meno garantiti i diritti sociali e i servizi pubblici.
L’insistenza, sia dei teorici sia di responsabili politici e tecnici delle strategie neoliberiste, nel legittimare il primato incondizionato di un mercato globale, come pure le accuse degli economisti ai costituzionalisti e più in generale a coloro che si propongono di difendere la Costituzione e, segnatamente, i principi e le norme che tutelano e promuovono l’occupazione, i diritti e la salute dei lavoratori e dei cittadini, i diritti sociali della vecchia e nuova generazione, non sono certo la base più favorevole per un dialogo costruttivo.
Non vorrei, perciò, che qualcuno s’offendesse se dichiaro, sine spe nec metu, il mio “patriottismo costituzionale”, cioè di essere fedele, per dirla con J. Habermas, al principio politico post-nazionale in grado di favorire il riconoscersi non solo dei cittadini, ma di tutti coloro che vivono ed operano in un determinato paese, in principi e prassi politiche di solidarietà, partecipazione politica ed autodeterminazione, considerato in Italia, ma per vero anche in Germania, una forma di patetico ancoraggio a un passato anacronistico e irripetibile, fatto di inefficienze politiche e amministrative, che implicherebbero sprechi economici incompatibili con il rigore del patto di stabilità, il principio cardinale dell’eurozona.
Lungi da me, infatti, la volontà di demonizzare i fautori della riforma costituzionale radicale sottoposta a referendum confermativo: se, come stigmatizzò Tito Castricio, il cui pensiero ci fu tramandato da Aulo Gellio (Noctes Acticae, 1, 5-6), “al retore è permesso usare argomenti falsi, audaci, inventati, subdoli, capziosi, purché verosimili e idonei, con una qualche astuzia, a influenzare gli animi degli uomini da commuovere” e se, “per un retore, è turpe lasciare qualcosa trascurata ed indifesa in una cattiva causa”, non altrettanto, ritengo, sia consentito al giurista, ancor che cittadino (molecola di quel “popolo” al quale, nel nostro ordinamento “appartiene” la sovranità), tenuto piuttosto, per essere credibile, a parlare con sobrietà e pacatezza, ma soprattutto obiettività, dicendo ciò che sembra vero a sé e a tutti, specie se la riflessione investe la Costituzione, tanto quella vigente quanto quella a venire, sempre naturalmente che la riforma superi il vaglio referendario a cui è sottoposta.
Com’è ovvio, un simile discorso, per non risolversi in una lutulenta e stucchevole serie di enunciati propagandistici, non può esaurirsi nell’esile spazio di un post, dovendosi toccare diversi punti, primo fra tutti quello del contesto che ha indotto i cittadini a disertare in modo sempre più massiccio le urne. Fenomeno, questo, che dovrebbe far riflettere sia gli addetti ai lavori sia i non pochi costituzionalisti di nuova generazione, assetati di novità. In ogni caso, ripromettendomi di tornare con ulteriori e più articolati interventi sulla questione costituzionale, vorrei preliminarmente ricordare a coloro che hanno inteso riscrivere principi e norme le quali pur regolando la forma di stato e di governo rischiano, comunque, di accentuare personalizzazione e populismo latenti nel nostro Paese, che non è nuova l’idea di attribuire a una costituzione, garante dei diritti politici, economici e sociali dei cittadini e lavoratori, la responsabilità prevalente o, addirittura, esclusiva di gravi crisi politico-istituzionali ed economico-sociali.
L’esperienza costituzionale tedesca, come ebbe a sottolineare Costantino Mortati (Introduzione alla Costituzione di Weimar, Testi e documenti costituzionale, Collana promossa dal Ministero per la Costituente, Firenze, 1946, vol. XIV, p. 343), “offre grande interesse, non esclusivamente teorico ma anche pratico perché essa è influenzata non solo da fattori specifici bensì da cause che rivestono una portata generale essendo espressione di quella fase di transizione fra forme di civilizzazione diverse nelle quali si svolge il travaglio costituzionale della nostra epoca”. Fu, tuttavia, l’idea che la responsabilità di una situazione politica concreta di grave crisi di una repubblica senza repubblicani, potesse essere attribuita all’ordinamento giuridico, scambiando le pecche della politica con quelle dell’ordinamento costituzionale, a produrre, nella Repubblica di Weimar, conseguenze catastrofiche per la democrazia e per la pace tra popoli e nazioni.
di | 24 maggio 2016

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la condivido in toto quest'analisi..... la trovo profetica

lunedì 23 maggio 2016

Arriva Banksy.....

Per me è il vero evento culturale dell'anno.... A Roma, a Palazzo Cipolla in via del Corso 320, si apre domani (durerà fino al 4/9) la mostra su... Banksy: per alcuni, anche in Italia, un graffitaro ricercato per altri un artista anzi un grande artista di strada; colui che con graffito fa più danni di tanti cortei, movimenti ecc.
La mostra s'intitola 'Guerra, Capitalismo e Libertà' e questa è la locandina

Chi è quest'artista a tutto tondo lo scoprite su Wikipedia (Banksy) che ben lo tratta (svelandone anche il nome nonostante non sia la cosa più importante del personaggio); cosa rappresenti è tutto un altro discorso perchè con le sue opere, di questo si tratta, fatte in giro per il pianeta ha espresso tutto il disagio e, perchè no, la protesta muta dei tanti esclusi e/sconfitti dai processi globalizzativi che interessano l'intero pianeta..... Dalla Cisgiordania all'Italia Banksy ha lasciato un segno indelebile di se e della sua sensibilità di artista e di agente politico impegnato nel denunciarne i guasti e le storture dei nostri tempi: ne esprime a moso suo lo zeitgeist.

Ecco cosa dice una parte della brochure della mostra:
Il 2015 ha visto l’apertura di DISMALAND: un grande parco a tema da lui rinominato ‘Bemusement Park’, il contrario del parco divertimenti, dove visitatori di ogni età e provenienza sono stati accolti da uno staff depresso e poco collaborativo. All’interno del parco una mostra, curate dallo stesso Banksy, ha riunito artisti di grande rilievo, tra cui Damien Hirst e Axel Void.
Nello scorso dicembre Banksy ha poi deciso di trasferire le strutture di Dismaland a Calais per ospitare i rifugiati. In questa occasione ha prodotto una serie di murales, tra cui ‘The Son of a Migrant from Syria’ (‘Il Figlio di un Emigrante dalla Siria’) che raffigura cinicamente Steve Jobs.

.. questo basti ai tanti perbenisti in giro per il pianeta che non ne sopportano i murales nè i significanti artistici e socio-politici
La mostra si terrà a cura della Fondazione Terzo Pilastro. Il biglietto è di 13,00 euro .... mai spesi così bene.

domenica 22 maggio 2016

Food inc...

per capire a cosa andiamo incontro........ con il TTIP.
E' datato ma sempre attuale credo visto che sono più gli americani ad aver bisogno del mercato europeo che il suo esatto contrario: e il bello è che se andiamo a valutare davvero la sua convenienza i negoziati non sarebbero nemmeno dovuti partire!!! Ricordo sempre cosa scrive J. Rifkin nel suo saggio ecocidio: con quel che si produce in tonnellate di cereali per, tacendo del consumo d'acqua, dar da mangiare a noi la carne si potrebbe assicurare per almeno un anno cibo per l'intera afrcia per un anno!!!!!

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