venerdì 29 maggio 2015

PAUL KRUGMAN: “IL VERO RISCHIO PER BERLINO È CHE LA GRECIA DIMOSTRI CHE CI SIA VITA FUORI DALL’EURO”

Fonte: stopeuro.org del 26/5/2015
Paul Krugman sul New York Times, con ancora fresca la notizia della vittoria di Podemos nelle maggiori città spagnole, torna brevemente sul tema della Grecia e della sua possibile uscita dalla moneta unica. La grande paura dell’ormai screditato establishment europeo, ragiona il premio Nobel, non è che la Grecia fallisca, ma che possa riprendersi a seguito dell’uscita dall’euro, diventando così un esempio per tutti gli altri.

di Paul Krugman, 25 maggio 2015
C’è appena stato un altro terremoto elettorale nell’eurozona: i candidati spagnoli di Podemos hanno vinto le elezioni locali a Madrid e a Barcellona. Io spero che l’IFKAT — cioè l’insieme delle istituzioni finora chiamate “Troika” — facciano bene attenzione.
Il nocciolo della situazione greca è che gli attuali parametri per il raggiungimento di un accordo a breve termine sono chiari e ineludibili: la Grecia non può fare un grosso disavanzo primario, perché nessuno le presterebbe ulteriore denaro, e non farà nemmeno (perché essenzialmente non ne è in grado) un grosso avanzo primario, dato che non è possibile cavare sangue dalle pietre. Perciò non resta che aspettarsi un accordo per cui la Grecia farà un modesto avanzo primario nel corso dei prossimi anni, e questo si potrebbe facilmente raggiungere — ed è quello che succederà, perciò perché non renderlo ufficiale?
Ma ora il FMI sta facendo la parte del poliziotto cattivo, e dice che non concederà altri fondi fino a che Syriza non si metterà in riga sulle pensioni e le riforme del mercato del lavoro. Queste ultime sono abbastanza discutibili — le stesse ricerche del FMI non danno alcun motivo per essere entusiasti delle riforme strutturali, specialmente di quelle del mercato del lavoro. Il primo punto invece riflette probabilmente un problema reale — la Grecia probabilmente non è in grado di concere ai propri pensionati quanto gli ha promesso — tuttavia non è chiaro perché questo dovrebbe essere un punto da discutere nel particolare al di là della questione generale dell’avanzo primario.
Ciò su cui vorrei tutto ragionassero è chiedersi cosa accadrebbe se la Grecia fosse alla fine spinta fuori dall’euro. (Sì, parlo del “Grexit” — brutta parola, ma tutti la usano.)
Sarebbe certamente una brutta situazione per la Grecia, almeno all’inizio. Proprio ora i paesi “core” dell’eurozona pensano che il resto dell’area euro possa gestire il problema, e questo può essere vero. Tenete conto però che il presunto intervento promesso dalla BCE [il “whatever it takes”, NdT], non è ancora stato realmente sperimentato. Se i mercati perdono fiducia nello stesso momento in cui la BCE è costretta ad acquistare titoli spagnoli e italiani, cosa succederà?
Ma la questione ancora più importante è cosa succederà un anno o due dopo che la Grecia sarà uscita dall’euro, nel momento in cui il vero rischio per l’euro non sarà che la Grecia fallisca, ma che possa avere successo. Immaginate che una nuova dracma fortemente svalutata porti flotte di turisti britannici, gran bevitori di birra, sulle coste dello Ionio, e che la Grecia cominci a riprendersi. Questo darebbe grande incoraggiamento a tutti quelli che, in qualsiasi paese, si oppongono all’austerità e alla svalutazione interna.
Pensateci. Fino l’altro ieri gli “Europei Molto Seri” salutavano la Spagna come un caso esemplare di successo, la giustificazione di tutto il loro programma. Evidentemente i cittadini spagnoli non erano d’accordo. E così, se le forze anti-establishment avranno una Grecia in via di ripresa a cui fare riferimento, lo screditamento dell’establishment avrà un’accelerata.
Una possibile conclusione, immagino, è che la Germania provi a sabotare la Grecia dopo l’uscita. Ma spero che ciò venga considerato inaccettabile.
Perciò pensateci, cari IFKAT: siete proprio sicuri che volete andare avanti per la vostra strada?
p.s.
conoscete Krugman? Questa è la sua biografia su wikipedia.
 

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