di Umberto Mazzantini Green Report
Entro
la fine di questo secolo, i disastri legati alle condizioni
atmosferiche potrebbero interessare ogni anno circa i due terzi della
popolazione europea e, se non vengono adottate subito misure adeguate,
questo potrebbe portare ad un aumento di 50 volte dei casi di decessi
rispetto a oggi: potrebbero salire dai 3.000 all’anno tra il 1981 e il
2010 a 152.000 tra il 2071 e il 2100. Questa preoccupante previsione
emerge dallo studio “Increasing risk over time of weather-related hazards to the European population: a data-driven prognostic study” pubblicato su The Lancet Planetary Health da Giovanni Forzieri del Joint Research Centre (Jrc), Filipe Batista e Silva, Directorate for growth and innovation Jrc, e Luc Feyen Directorate for Space, security and migration
dell’Jrc, il servizio scientifico e conoscitivo della Commissione
europea. Lo studio mette insieme informazioni sulle calamità naturali
documentate e proiezioni dei rischi e demografiche fino al 2100 nei 28
paesi dell’Ue, in Svizzera, Norvegia e Islanda.
Al Jrc spiegano
che «le calamità legate alle condizioni atmosferiche sono considerate
quelle con gli impatti maggiori: ondate di caldo e di freddo, incendi,
siccità, inondazioni fluviali e costiere e tempeste di vento. Se non
contenute, le temperature crescenti e il cambiamento climatico
potrebbero esporre ogni anno 350 milioni di europei agli estremi
climatici. Questo sostanziale aumento del rischio di pericoli legati al
clima è dovuto principalmente ad un aumento della frequenza delle
ondate di caldo. Altri fattori dietro l’aumento previsto dei rischi
legati al clima sono la crescita della popolazione e l’urbanizzazione».
A causare il 99% di tutte le morti sarebbero le ondate di caldo. Le
inondazioni fluviali e costiere, che causavano 6 vittime l’anno
all’inizio del secolo, potrebbero salire a 233 all’anno entro la fine.
Secondo
lo studio ad essere più colpita sarà l’Europa meridionale, con
l’Italia che risulta tra i Paesi più a rischio, in particolare quella
centrale e settentrionale, con un alto numero di persone esposte in
Veneto ed Emilia Romagna. Al Jrc sottolineano che «gli estremi
climatici potrebbero diventare il maggior rischio ambientale per le
persone della regione, causando più morti precoci da inquinamento
atmosferico».
I ricercatori portano a esempio delle potenziali
condizioni meteorologiche future le recenti ondate di caldo, con
temperature record, in Spagna, «dato che entro la fine del secolo
eventi di questa intensità potrebbero verificarsi ogni anno».
Lo
studio Jrc ha valutato le variazioni durante il tempo, di luogo,
intensità e frequenza di questi rischi legati al riscaldamento globale
all’interno di uno scenario business-as-usual delle emissioni
di gas serra, utilizzando modelli climatici e biofisici. Le dinamiche
demografiche a lungo termine sono state modellate utilizzando una
piattaforma di modellazione territoriale per rappresentare l’evoluzione
dell’esposizione della popolazione umana. La vulnerabilità delle
popolazioni agli estremi meteo è stata analizzata sulla base di più di
2.300 dati raccolti dal database delle catastrofi naturali avvenute tra
il 1981 e il 2010 che è stato ipotizzato come statico (all’interno di
uno scenario di non adattamento).
I ricercatori concludono:
«Questo studio contribuisce al dibattito in corso sul bisogno di
fermare i cambiamenti climatici e di adattarsi alle sue inevitabili
conseguenze, come sottolineato dall’accordo di Parigi approvato dall’United Nations framework convention on climate change. I risultati evidenziano il costo previsto del cambiamento climatico sulle società in diverse regioni d’Europa».
Gli
esperti hanno detto che i risultati sono stati preoccupanti, ma
secondo alcuni le proiezioni potrebbero essere sovrastimate. Infatti, lo
scenario di ricercatori Jrc prevede un livello di emissioni di gas
serra che entro la fine del secolo porterebbero il riscaldamento globale
a 3 gradi centigradi in più rispetto ai livelli del 1990, una
previsione pessimistica ben al di sopra degli obiettivi fissati
dall’accordo di Parigi.
Ma Forzieri, intervistato da BBC News,
ribatte: «Il cambiamento climatico è una delle più grandi minacce
globali per la salute umana del XXI secolo, e il suo pericolo per la
società sarà sempre più collegato ai rischi legati alle intemperie. A
meno che il riscaldamento globale non venga urgentemente contenuto e
che siano adottate misure adeguate, entro la fine del secolo circa 350
milioni di europei potrebbero essere esposti annualmente ad stremi
climatici dannosi».
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