mercoledì 16 gennaio 2008

Divorzi: boom nel 2006

Il 2006 è stato l'anno boom dei divorzi in Italia: un'aumento vertiginoso. Nonostante la prosopopea sulla famiglia questa istituzione conferma la sua crisi di fondo e la società registra il fenomeno. Un freno? L'eccessivo costo e la lunghezza della procedura. Per il resto siamo allineati con il resto dell'Europa. Sia chiaro quando un rapporto finisce anzichè assistere alla lenta distruzione reciproca è meglio che le persone si separino, ed in fretta pure, e ognuno riprenda in mano le redini della propra vita; se a ciò aggiungiamo la lentezza della giustizia amministrativa (circa 3 anni per giungere ad una sentenza di divorzio) si comprende come il problema, già grave di per se, assuma connotati anche più estremi che fa uscire le persone che vi sono coinvolte praticamente distrutte. Separati e divorziati sono trasversali alla società (anche difensori della famiglia in senso cristiano sono separati...........) Che qualcosa si sia rotto nel tessuto sociale è ormai evidente, ma che ci sia, un nemmeno velato, tentativo di mettere in discussione anche questa conquista (dopo la 194) non è da escludere visto che ormai la politica laica è i disarmo e i cittadini sono sempre più stretti nella tenaglia delle loro private convinzioni religiose su cui si appuntano le pressioni sociali che portano alla crisi della istituzione (che oggi vede proprio al suo interno l'avvenire di reati violenti e odiosi) da un lato e le "sollecitazioni" continue che arrivano di segno opposto che mirano a sabotare anche questa conquista (da parte dei fondamentalisti soprattutto) per far fare un'ulteriore passo indietro sulla via della mancaza di reale libertà dell'individuo. Da un lato sempre di più si afferma il principio che la libertà si "compra" e non è appannaggio di tutti ma solo di chi si può permettere di usarla dall'altro a mio parere dovrebbe essere compito dello Stato moderno quello di riconoscere questi diritti lasciando agli individui la scelta se farne uso o meno in base alla propria coscienza e non in base alla volontà (in certi casi minoritaria) dei pochi che prevarica il resto della società: siamo in una società dove tutto si basa sulla scelta? Bene che essa sia data e non si cerchi di aggirarla imponendo ad una debole, e incapace di determinarsi, classe politica (troppo occupata ad autoreferenziarsi per badare alla sottostante società) che non sa opporre un valido baluardo contro gli estremismi religiosi e integralistici facendo fare al nostro paese un balzo indietro di anni se non di secoli.

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