domenica 13 gennaio 2008

Thyssen: azioni disciplinari per gli operai superstiti

Chi ricorda la tragedia della Thyssen? Molti media già non ne parlano più però le cose vanno avanti e non sempre nella maniera migliore. Infatti un quotidiano ha pubblicato oggi la notizia che l’Azienda, a proposito degli operai superstiti e delle loro apparizioni mediatiche, parla dell’impossibilità di procedere contro di loro con provvedimenti disciplinari per aver, con le loro interviste e apparizioni mediatiche, sovresposto l’immagine l’azienda alla pubblica attenzione. Che dire? Al danno anche la beffa. Non solo questi ragazzi per scarsi 1300 € al mese si sono trovati esposti ad un gravissimo incidente sul lavoro, che ha visto i loro compagni morti, e ne stanno ancora subendo le conseguenze psicologiche e, in certi casi, fisiche ma ora si trovano nella condizione di coloro che, una volta spentisi definitivamente i riflettori dei media, rischiano dei provvedimenti disciplinari anche gravi come il licenziamento: il tutto solo per raccontare l’accaduto. L’arroganza di una tale posizione, sempre se confermata, è gravissima ma anche significativa poiché gli stessi operai dovranno essere chiamati da parte del giudice per esporre i fatti, quindi come non pensare che una notizia del genere possa essere una sorta d’intimidazione nei loro confronti? Oggi più che mai la classe operaia in particolare ma i lavoratori dipendenti in generale sono, come si dice con termine brutto, sempre più “invisibili”: non c’è più nessuno che li difende né che si fa portatore delle loro istanze. Se a ciò aggiungiamo che le multinazionali, a causa delle nostre carenze legislative e politiche, sanno di poter fare il bello e il cattivo tempo da noi trattandoci come colonia da spremere e usare come mercato e shopping, allora il quadro è chiaro: non c’è più una democrazia italiana di stampo europea ma solo un’appendice di un qualunque paese del II° mondo (fra un po’ del III°) da considerare come terreno di conquista per raiders più o meno speculativi. Nessun esponente di rilievo ha commentato tale atto, sia pur riservato e se confermato naturalmente, né si sono visti lanci di notizie di Governi indignati ma la contrario si fa sentire solo il SILENZIO assordante che è calato attorno alla vicenda. Sia chiaro ogni giorno ci dicono pregi e virtù del mercato libero ma ci nascondono accuratamente l’aspetto oscuro: che un mercato non regolamentato è preda d’aziende che non hanno altro interesse che quello del profitto. Si dirà che nessuno ha costretto la Thyssen a comprare né il precedente padrone a vendere: verissimo. Questa vicenda, però, è solo la punta dell’iceberg di una situazione che si incancrenita da decenni dove a fronte di una carenza grave nell’applicazione delle leggi si è creata anche un’altra situazione di sfruttamento accentuato e stipendi bassissimi (ed anche quando si parla di detassazione lo si fa per ottenere un passo avanti nello sfruttamento intensivo degli stessi lavoratori) indegni della (ex) quinta potenza economica mondiale. Non siamo più una Repubblica fondata sul lavoro ma sul consumo e di conseguenza non è più necessario difendere i diritti e la sicurezza dei lavoratori e dei valori di cui, oramai nemmeno più simbolicamente, sono espressione: basta fare il tronista o la velina………………………..

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