mercoledì 5 gennaio 2011

l'insostenibile leggerezza della politica

Dicono del mondo blogger che si guarda l'ombellico e non partecipa realmente all'informazione perché rilancia notizie messe in circolo da altri; può essere vero se parliamo di blog generalisti e non é così se si rivolge lo sguardo a quella frazione della blogosfera che getta lo sguardo sulla società nelle sue varie espressioni: dalla politica all'economia passando per i sistemi sociali e le loro evoluzioni. Ma come si fa a osservare il vuoto? Nel sistema politico italiano non abbiamo ideologie dominanti; né abbiamo uno scontro fra visioni diverse del sistema; non esistono alternative. Con il passaggio dalla partitocrazia pentapartitica al falso dualismo attuale il personale politico, nonostante le rasi roboanti sulle riforme e sul riformismo, é rimasto praticamente lo stesso e si vede perché il paese é fermo: se ci fossero spinte riformiste la società si muoverebbe invece non é così: in una tale situazione hanno gioco facile i predatori delle casse pubbliche e le corporazioni mentre i cittadini ne rimangono fuori facendo semplicemente da spettatori che sono chimati in causa solo per giudicare con il voto; in realtà se la caratteristica del sistema italiano é sempre stata questa (i cittadini sullo sfondo della politica) con partiti alternativi fra loro c'era la possibilità di avere spazi di partecipazione democratica non foss'altro perché le proposte di riferimento erano, tericamente, alternative fra loro. Oggi invece abbiamo un pensiero unico che nasconde, al nocciolo, il raggiungimento del soddisfacimento di esigenze proprie (economiche, giudiziarie, politiche, sociali, ecc.) al di là e al di sopra di quelle collettive: anzi si nega la collettività se non quando ci si riconosce nei leader di movimenti e partiti ma anche in questo caso c'é più la "tasca" che la testanell'adesione e infatti i "cambi" di casacca, così come le "compravendite" di paralmentari, sono molto più frequenti ora che prima: uscirne? E perché mai? In fondo, anche chi ci perde, ci stiamo bene dato che, pur cadendo nel baratro "argentino", rimane sempre qualcosa in mano che ci fa desiderare non di perdere quel poco che resta facendoci perdere di vista quello che finora ci hanno tolto in nome di crisi e debiti da eliminare che in realtà fanno parte integrante del sistema liberista mercataro quando si tratta di profitti e statalista quando si tratta di pagare il conto: un sistema che ha sempre la risposta pronta ma i nervi molto poco saldi quando si tratta di crisi e decisioni collettive. La sua caratteristica primaria é la precarietà: quella profonda é la ricerca dell'arricchimento personale a qualunque costo; ciò é possibile soprattutto quando abbiamo un personale politico che si ritiene padrone all'interno delle istituzioni e le usa non per scopi pubblici ma privati e si ritiene investito del potere al di sopra di tutto, legge compresa. Superare una tale empasse é possibile se c'é una volontà comune attiva di rivendicare il proprio ruolo; diventa impossibile quando la spinta sociale manca o é ristretta a frazioni e segmenti che sono colpiti dai tagli effettuati (studenti, precari, invalidi, operai ecc.) mentre la totalità vivacchia e invecchia nel frattempo augurandosi di non entrare nel girone infernale diventando target delle attenzioni delle caste al potere.... si dice che la Befana porti dolci e carbone a me pare che nel nostro caso se solo portasse saggezza non staremmo così ma la vecchina é una leggenda e quindi....

1 commento:

michele renzulli ha detto...

Non si puo essere d'accordo con l'articolista. Il problema è che fare?. Migliaia gli studenti in lotta, gli operai in lotta, che condividono i commenti, ma vi sono anche migliaia di operai chini, remissivi, migliai di cittadini resi loro malgrado, complici del degrado. A chi rivolgersi, le istituzioni, la politica, la chiesa finanche, complice e condiscendente se non addirittura correa.Molti cittadini e il commento dell'articolista ne fa fede, pensa,ragiona, ma (lasciamelo dire)molti ragionano davanti al grande fratello.
michele

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