Si sono, grazie all'italia e al nostro provincialismo (nonchè alla
regalia degli 80 euro che dovremo, credo, presto restituire con tanto di
scuse visto che, oltre a non esserci le coperture per il 2015, sono
stati per giunta bocciati dalla Commissione con la frase "mancano
all'appello 9 mld" da recuperare già quest'anno anche "con imposte sui
consumi" ... mi chiedo come avremo crescita senza consumi), appena
salvati le chiappe alle europee che già rialzano la testa: sono arrivate
le "raccomandazioni"
della Commissione uscente; si arrampicano un pò sugli specchi, sono
uscenti appunto, nei termini ufficiali ma la sostanza non cambia di una
virgola ossia siamo lontani anni luce dagli obiettivi che ci hanno
imposto e che abbiamo sottoscritto, detto senza se e senza ma. Anzichè
essere grati agli italioti ci sputano addosso: tipico di chi sa solo
guardare modelli e conti, entrambi del tutto astratti, e non è capace di
superare il proprio naso.
Non ci siamo: anche se ha evitato lo schiaffo, e la scarsa riconoscenza dgli eurocrati, del vedersi scritto nero su bianco che bocciava la richiesta italiana di uno slittamento di un anno – dal 2015 al 2016 – del pareggio strutturale di bilancio. E la cui immediata conseguenza sarebbe stata la necessità di una manovra di rientro.
Tutto
quel che rimane, anche al netto della “sbianchettatura” finale, è
tutt’altro che una bella pagella. Il giudizio sulle diverse parti del Documento di economia e finanza (Def)
inviato alle istituzioni Ue a fine aprile non è per nulla tenero e
anche se la parola manovra non c’è, il concetto è piuttosto chiaro: “Servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità e crescita”. E la ”deviazione
dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine”, su
cui per ora la Ue ha deciso di chiudere un occhio, “se si
ripetesse l’anno successivo potrebbe essere valutata come
significativa”. Per di più lo scenario macroeconomico su cui il governo
si è basato per disegnare le proprie proiezioni di bilancio è “leggermente ottimistico” e il raggiungimento degli obiettivi “non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate“. Tradotto: sei
riuscito a infinocchiare gli italiani alle elezioni con fulminanti
promesse e giochini contabili, ora si torna alla realtà e ti rimetti in
riga.
il resto lo prendo dall'articolo di Redazione Il Fatto Quotidiano | 2 giugno 2014
Oltre
a prescrivere il rafforzamento delle misure di bilancio, il documento
invita Palazzo Chigi a muoversi rapidamente sul fronte dell’efficienza
della pubblica amministrazione e della buona gestione dei fondi europei, a rafforzare il settore bancario e a usare in modo diverso gli ammortizzatori sociali
puntando all’effettivo reinserimento dei lavoratori. Non solo: nel
mirino di Bruxelles finiscono anche la qualità del sistema scolastico
con le sue ricadute sul capitale umano, la corruzione, la giustizia civile, la ripartizione della spesa sociale, gli ostacoli alla concorrenza che ancora ingessano molti settori e l’efficienza degli appalti pubblici.
PERICOLO SCAMPATO. SOLO FORMALMENTE - “L’esenzione richiesta dall’Italia di deviare dal percorso verso gli obiettivi di medio termine non può essere concessa a
causa del rischio di non conformarsi con gli obiettivi di riduzione
del debito”. Suonava così, stando a una bozza, la frase incriminata che
avrebbe inchiodato il governo agli impegni presi con Bruxelles sul
fronte del pareggio strutturale di bilancio. Pareggio che Renzi e il
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno deciso di rinviare al 2016, scrivendo nel Def che si tratta di una “deviazione temporanea” e invocando le “circostanze eccezionali” previste dai regolamenti europei.
Quel paragrafo, nel corso della notte tra domenica e lunedì o forse
addirittura durante l’ultima riunione di lunedì mattina, è stato espunto
dal testo finale. Pericolo scampato. Anche se la realtà dei fatti
resta quella: “Le previsioni di primavera 2014 della
Commissione”, scrive il Consiglio al punto 9 delle sue considerazioni
preliminari, “indicano una non conformità con il parametro di riferimento della riduzione del debito nel 2014 poiché l’aggiustamento strutturale prospettato (soltanto 0,1 punti percentuali del Pil) è inferiore all’aggiustamento strutturale richiesto di 0,7 punti percentuali”. Il quotidiano La Stampa ha fatto i conti stimando in 9 miliardi
lo sforzo aggiuntivo che sarebbe stato richiesto per correggere la
deviazione dall’obiettivo. Al governo, però, non viene imposto di
rientrare subito.
DEBITO SOTTO OSSERVAZIONE - In compenso vanno
rispettati – e su questo non ci sarà flessibilità – altri paletti per
nulla trascurabili: oltre a provvedere per il 2015, l‘Italia già quest’anno deve adottare provvedimenti per “rafforzare le misure di bilancio alla
luce dell’emergere di uno scarto rispetto ai requisiti del patto di
stabilità e crescita, in particolare alla regola della riduzione del
debito”. Debito che in aprile ha toccato il 135,2% del Pil, già due
punti sopra quello che in base al Def dovrebbe essere il livello medio
per quest’anno.
SPENDING REVIEW, MA CON CRITERIO - Per Bruxelles, l’Italia nell’immediato dovrà “portare a compimento l’ambizioso piano di privatizzazioni” e “attuare un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita”, cioè basato non su nuove tasse ma sulla riduzione delle uscite
grazie a “un miglioramento duraturo dell’efficienza e della qualità
della spesa pubblica a tutti i livelli di governo”. Preservando però la
spesa “atta a promuovere la crescita”, ossia quella “in ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e progetti di infrastrutture essenziali“. Sempre in vista del rispetto dei parametri di bilancio, vanno garantite “l’indipendenza e la piena operabilità dell’Ufficio parlamentare di bilancio“, l’organismo
indipendente incaricato di vigilare sul pareggio di bilancio
introdotto in Costituzione che le Camere sono riuscite a eleggere solo a
maggio dopo quattro mesi di tira e molla. Adesso basta ritardi,
chiede in pratica il Consiglio Ue: l’ufficio deve essere operativo “il
prima possibile” e comunque “entro settembre 2014, in tempo per la valutazione del documento programmatico di bilancio 2015″.
TASSARE DI PIU’ I CONSUMI E MENO IL LAVORO - Il giudizio sul bonus fiscale di 80 euro
è di parziale sufficienza. Il fatto è che va garantito anche per il
2015 e da comunque da solo non basta: occorre “trasferire ulteriormente
il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio” e “valutare l’efficacia della recente riduzione del cuneo fiscale assicurandone il finanziamento per il 2015″. Seguono altre prescrizioni: la delega fiscale va attuata “entro il marzo 2015″, approvando anche i decreti che riformano il sistema catastale per garantire l’equità e “l’efficacia della riforma sulla tassazione dei beni immobili“,
“sviluppare ulteriormente il rispetto degli obblighi tributari,
rafforzando la prevedibilità del fisco, semplificando le procedure,
migliorando il recupero dei debiti fiscali e modernizzando
l’amministrazione fiscale”, “perseverare nella lotta all’evasione
fiscale e adottare misure aggiuntive per contrastare l’economia sommersa
e il lavoro irregolare”. Più nel dettaglio servono poi misure sulle agevolazioni fiscali dirette
(la cui portata deve essere “riesaminata”), sulla base imponibile (che
va appunto “allargata”, soprattutto sui consumi) e sulle accise sui
carburanti, in particolare l’”adeguamento delle accise sul diesel a quelle sulla benzina” e l’eliminazione delle “sovvenzioni dannose per l’ambiente“.
CORRUZIONE, PRESCRIZIONE E L’EFFICIENZA DELLA GIUSTIZIA CIVILE - La terza raccomandazione riguarda l’efficienza della pubblica amministrazione: al governo viene chiesto innanzitutto di “precisare le competenze a tutti i livelli di governo” e “garantire una migliore gestione dei fondi dell’Ue con un’azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno”. Ma il prerequisito è ridurre la corruzione
che “continua a incidere pesantemente sul sistema produttivo
dell’Italia e sulla fiducia nella politica e nelle istituzioni”. Per
questo occorre anche “potenziare ulteriormente l’efficacia delle misure anticorruzione, in particolare rivedendo l’istituto della prescrizione entro la fine del 2014 e rafforzando i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione”. Ogni riferimento al caso Expo è puramente casuale e arriva proprio mentre si attende il decreto ad hoc, mirato soprattutto a dare all’authority e al suo presidente Raffaele Cantone pieni poteri per vigilare sugli appalti dell’Esposizione Universale di Milano. Bisogna poi “monitorare tempestivamente gli effetti delle riforme adottate per aumentare l’efficienza della giustizia civile, con l’obiettivo di garantirne l’efficacia, e attuare interventi complementari, ove necessari”.
PIU’ VIGILANZA SU BANCHE POPOLARI E FONDAZIONI -
Ce n’è anche per le banche, e in questa fase non poteva essere
altrimenti. Sotto osservazione i prestiti dalla riscossione incerta e,
più in generale, il governo societario, sia degli istituti sia delle
fondazioni che ne detengono quote. Va garantita “la capacità di gestire e
liquidare le attività deteriorate per rinvigorire l’erogazione di prestiti all’economia reale“.
Ma “gli interventi attuati finora in materia di accesso ai
finanziamenti sono stati principalmente imperniati su misure di
agevolazione dell’accesso delle imprese al credito”. Mentre ora va
promosso anche “l’accesso delle imprese, soprattutto di quelle di
piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari“.
Poi un nuovo ammonimento sull’attuazione effettiva delle
regole: ”Benché siano lodevoli le iniziative relative al settore del
governo societario delle banche, tra cui i nuovi principi recentemente
stabiliti dalla Banca d’Italia, l’impatto di questi
ultimi dipenderà dalle banche che dovranno applicarli correttamente e
dal fatto che vengano effettivamente fatti rispettare”. Occorre
“continuare a promuovere e monitorare pratiche efficienti di governo
societario in tutto il settore bancario, con particolare attenzione alle
grandi banche cooperative (banche popolari) e alle fondazioni, al fine di migliorare l’efficacia dell’intermediazione finanziaria”.
LIMITARE LA CASSA INTEGRAZIONE -
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, Bruxelles invita il governo
a “valutare gli effetti delle riforme” su salari, creazione di posti,
procedure di licenziamento e dicotomia tra garantiti e precari. E a
considerare, se sarà il caso, l’opportunità di varare “ulteriori
interventi”. Gran parte del paragrafo, però, si concentra su chi il
lavoro l’ha perso o non lo trova. Sul primo fronte le parole d’ordine
sono “piena tutela sociale dei disoccupati”. Per garantirla occorre limitare l’uso della cassa integrazione guadagni “per facilitare la riallocazione della manodopera”, “rafforzare il legame tra le politiche del mercato del lavoro attive e passive, a partire dalla presentazione di una tabella di marcia dettagliata degli interventi entro settembre 2014″ e “potenziare il coordinamento e l’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego“.
Quanto a chi sul mercato del lavoro deve entrarci, bisogna “intervenire concretamente per aumentare il tasso di occupazione femminile,
adottando entro marzo 2015 misure che riducano i disincentivi fiscali
al lavoro delle persone che costituiscono la seconda fonte di reddito
familiare, e fornire adeguati servizi di assistenza e custodia”,
“fornire in tutto il Paese servizi idonei ai giovani
non iscritti alle liste dei servizi pubblici per l’impiego ed esigere un
impegno più forte da parte del settore privato a offrire apprendistati e tirocini di qualità entro la fine del 2014, in conformità agli obiettivi della Garanzia per i giovani”.
TROPPA SPESA SOCIALE PER GLI ANZIANI - Dagli esami della Commissione è emerso che tra pensioni, sanità e assistenza la spesa sociale in Italia è “tuttora destinata in gran parte agli anziani“.
E non riesce a “contenere i rischi di esclusione sociale e di
povertà”. Per rimediare è necessario estendere gradualmente “il regime
pilota di assistenza sociale, assicurando
un’assegnazione mirata, una condizionalità rigorosa e un’applicazione
uniforme su tutto il territorio”. Oltre a rafforzarne la “correlazione
con le misure di attivazione”. Infine vanno migliorate l’efficacia dei
regimi di sostegno alla famiglia e la qualità dei servizi per i nuclei
familiari a basso reddito con figli.
LA SCUOLA, PIU’ ATTENZIONE AL CAPITALE UMANO - La qualità dell’insegnamento
e la dotazione di capitale umano vanno migliorate “a tutti i livelli di
istruzione”. Per questo tra le raccomandazioni compare anche la
richiesta di ”rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione
degli istituti scolastici per migliorare i risultati della scuola e, di
conseguenza, ridurre i tassi di abbandono scolastico;
accrescere l’apprendimento basato sul lavoro negli istituti per
l’istruzione e la formazione professionale del ciclo secondario
superiore e rafforzare l’orientamento professione nel ciclo terziario”. Dulcis in fundo, e i ricercatori festeggeranno, bisogna “assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca” e assegnare quelli destinati alle università “in funzione dei risultati conseguiti nella ricerca e nell’insegnamento”.
POSTE, ASSICURAZIONI, BENZINAI E SERVIZI PUBBLICI SENZA CONCORRENZA -
Occorre poi schiacciare l’acceleratore sulle semplificazioni normative
e “colmare le lacune attuative delle leggi in vigore”, promuovere
“l’apertura del mercato” e rimuovere “gli ostacoli rimanenti e le
restrizioni alla concorrenza nei settori dei servizi professionali e dei
servizi pubblici locali, delle assicurazioni, della distribuzione dei carburanti, del commercio al dettaglio e dei servizi postali“. Le prescrizioni sul fronte degli appalti pubblici
– tema quanto mai sensibile in tempi di nuove “cupole” e giri di
tangenti – si appuntano sull’efficienza da “potenziare” e sulle
procedure da “semplificare” sfruttando le procedure informatiche,
razionalizzando le centrali d’acquisto e dando “garanzia della corretta applicazione delle regole relative alle fasi precedenti e successive all’aggiudicazione”. In materia di servizi pubblici locali,
infine, va “applicata con rigore la normativa che impone di
rettificare entro il 31 dicembre 2014 i contratti che non ottemperano
alle disposizioni sugli affidamenti in house”.
BOCCIATE LE INFRASTRUTTURE, LA RETE E IL RUOLO SCOMODO DELLE FERROVIE - Nel capitolo infrastrutture c’è un evidente richiamo al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi: “Garantire
la pronta e piena operatività dell’Autorità di regolazione dei
trasporti entro settembre 2014″, prescrive il Consiglio. A dire il vero
quella Authority, nata sulla carta nel lontano 2011 ma varata di fatto
nel luglio 2013 (Lupi era allora ministro del governo Letta), è attiva
da gennaio. Ma per ora ha solo lanciato “consultazioni” e avviato un
giro di audizioni con aziende e associazioni dei consumatori. Per di
più, si legge nel “documento di lavoro” della Commissione, “gran parte dello staff previsto deve ancora essere reclutato”. Da qui l’invito a renderla davvero “operativa”, anche perché “è importante che dia rapidamente la sua opinione sulla separazione
tra gestione dell’infrastruttura e operazioni di trasporto nel settore
ferroviario (il riferimento è al ruolo di Ferrovie che sono al contempo
gestore e fruitore della rete del Paese, ndr) che avrebbe dovuto consegnare già a giugno 2013″.
Sempre a proposito di treni e ferrovie, all’interno del documento si ricorda che “il settore presenta ancora importanti debolezze. La lunghezza della rete rapportata al numero di abitanti è tra le più basse dell’Unione mentre il tasso di utilizzo è tra i più alti. A dispetto di un tasso di investimento infrastrutturale sopra la media Ue, in alcune regioni – in particolare al Sud – rimangono colli di bottiglia. E la soddisfazione dei consumatori è tra le più basse dell’Unione”. Al punto 16 delle considerazioni preliminari c’è spazio anche per i porti,
che “meritano particolare attenzione e interventi per ovviare alla
mancanza di infrastrutture intermodali e alla carenza di sinergie e
collegamenti con l’entroterra”. Infine la banda larga: “In termini di copertura in Italia ci sono zone non urbane prive di sufficiente copertura”. Le “strozzature infrastrutturali”, poi, ostacolano anche “il corretto funzionamento del mercato dell’energia“.
La Ue sente infine il bisogno di chiedere a Palazzo Chigi la piena attuazione delle misure adottate: l’Italia è sempre stata lenta e inadempiente non tanto nell’annunciare e magari varare nuove norme, quanto nello scrivere i decreti attuativi
necessari per trasformarle in interventi concreti. ”Resta cruciale per
l’Italia l’attuazione rapida e completa delle misure adottate, sia al
fine di colmare le carenze esistenti che al fine di evitare l’accumulo
di ulteriori ritardi”.
p.s.
Bene, cari concittadini.. ve lo siete votato ora godetevelo tutto.
Se a questo ci aggiungiamo l'ennesima bocciatura di S. & P.,
una delle dirette responsabili dello tsunami finanziario, il quadro del
pacco che ci ha rifilato alle elezioni è chiaro come il sole; ben
sapendo, perchè lo sappiamo, è grazie a lei e alla sue sorelle immense
fortune son passate da mani pubbliche a poche mani private che si sono
immensamente arricchite.
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