questo è un post datato ma attuale.. alla luce sia della news che ci
da dietro india e korea dal punto di vista dell'industria manifatturiera
sia delle pressioni di Obama affinchè noi aprissimo i nostri mercati a
oltreatlantico con il trattato di libero scambio: lo stesso trattato che
ha reso il canada e, soprattutto, il messico (NAFTA) province degli usa
o meglio dei colossi americani. Si proprio il "democrat" Obama, premio
nobel per la pace, che ha salvato la Chrysler, con i soldi dei sindacati
e quelli pubblici, ha promulgato l'obamacare che a sua volta ha
decuplicato la spesa sanitaria senza risolvere i problemi di fondo;
anzi, visto il trend, dovremo noi adeguarci a quegli standard visto che
la sanità, fra le altre cose, dovrà essere messa sul "mercato" proprio
un unico governo mondiale dell'economia, ricorda nulla?
buona lettura
di Loretta Napoleoni | 25 maggio 2014 sul Fatto Quotidiano
Il Financial Times accusa e dimostra che l’economista francese Piketty ha fondato la sua teoria riguardo alla correlazione tra capitale ed ineguaglianze su dati e calcoli sbagliati. L’anno scorso altri due economisti, Rogoff e Reinhart,
anche loro accademici, dopo essere stati lodati universalmente per
aver dimostrato che la crisi attuale è diversa da quelle passate, sono stati accusati di aver calcolato male i dati. Va da solo che le prove dei loro errori erano inconfutabili. Morale: entrambe le teorie non sono supportate dai dati.
Il mondo dell’economia e della politica ha un disperato bisogno di certezze,
ecco perché chiunque applica i principi dell’archeologia all’economia,
e cioè raccoglie statistiche millenarie e sulla base di queste
sviluppa una teoria, diventa istantaneamente un profeta. Il sogno di
qualsiasi politico, anche di quelli che si professano ‘rivoluzionari’ è
di trovare una formula fissa per fare il proprio mestiere. E questo
spiega perché Piketty è stato ricevuto alla Casa Bianca dove ha fatto lezione ai collaboratori di Obama e Rogoff e Reinhart hanno tenuto banco a Davos.
Se
fosse vero che l’economia è una scienza esatta, che insomma poggia sui
numeri e sulle formule matematiche, allora non avremmo crisi
economiche, non ci sarebbero state neppure tante guerre e la gente
vivrebbe felice e contenta.
Come la sociologia,
l’economia è una disciplina che poggia sui rapporti umani e quindi è
spesso imprevedibile, volerlo negare peggiora il funzionamento della
cosa pubblica e prova ne è la crisi attuale. Il fiasco dell’euro,
la crisi del debito sovrano, le difficoltà contingenti dei paesi della
periferia sono frutto di scelte sbagliate a livello politico,
giustificate da principi economici enunciati dalla classe politica come
fossero leggi fisiche.
In Italia, come in gran parte dell’Unione Europea, il dibattito sui vantaggi e svantaggi dell’euro
non c’è stato perché il fascino della ‘scienza economica’ ha fatto
presa su tutti. Così tutti, ma proprio tutti, sono stati a favore della
moneta unica. Fatta eccezione del Regno Unito, della Svezia e
Danimarca, nessuno ha apertamente sfidato il dogma di Bruxelles
riguardo alla moneta comune. L’euroscetticismo era una stravaganza ed apparteneva agli eccentrici britannici.
Identico discorso vale per la politica d’austerità e per le riforme,
dal fiscal compact fino al fondo salva stati, imposti per arginare la
crisi del debito sovrano. Il fronte scientifico, così secondo me va
descritto l’esercito di economisti e politici che pensano che l’economia
sia una scienza matematica, è ancora ben compatto in Italia, ma dopo
quasi un decennio di recessione qualcuno ha iniziato a romperne le file e
ad predicare l’uscita dall’euro. Il battibecco tra
pro e contro euro, però, verte tutto su dati, formule e statistiche.
Insieme al carattere vetriolico, ciò che accomuna i difensori e gli
accusatori dell’euro è la certezza di aver ragione sulla base di
principi economici infallibili. Dati, formule, statistiche che in fondo
servono a ben poco perché ciò che veramente conta è l’interazione tra gli europei.
Se gli abitanti della periferia avessero accettato la deflazione
interna ed avessero ridimensionato le loro aspettative l’austerità sulla
carta, si badi bene sulla carta, avrebbe funzionato. Ma quei numeri,
quelle statistiche sono uomini, donne, bambini, famiglie, villaggi,
città, è gente vera che non può essere riassunta con una serie di
numeri.
Nessuno vuole affamare l’Europa mediterranea, come nessuno
vuole derubare il ricco nord Europa ma la ‘scienza economica’ ha fatto
proprio questo.
Per voltare pagina bisogna avere il coraggio di
mettere da parte statistiche e numeri e scendere in strada per parlare
con la gente. La Nigeria è da poco diventata la
nazione più ricca d’Africa, ce lo dice il suo Pil, ma la sua
popolazione è tra le più povere di quel continente.
Osservare la realtà,
ecco cosa dobbiamo fare, come facevano gli economisti classici, Smith,
Ricardo e Marx. Quelli moderni, invece, cercano nella storia economica
leggi matematiche che i loro amici politici utilizzano per governarci.
p.s.
suona
strano vero che proprio chi ha trovato la "giustificazione" della
ricchezza viene tranciato dal massimo gironale mercataro e liberista,
vero?
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