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Di Guido Brunetti
Nell’era dell’informazione, il compito della cultura e della scienza è
anche quello di “produrre” nuovi paradigmi che possano promuovere
personalità mature ed autonome, cioè capaci di pensare per sé.
La ricerca nel campo delle neuroscienze sta operando una “rivoluzione” destinata a modificare non soltanto i metodi diagnostici e terapeutici in medicina e psichiatria, ma anche le nostre concezioni millenarie, a partire dai sistemi filosofici.
La ricerca nel campo delle neuroscienze sta operando una “rivoluzione” destinata a modificare non soltanto i metodi diagnostici e terapeutici in medicina e psichiatria, ma anche le nostre concezioni millenarie, a partire dai sistemi filosofici.
Sono
state proposte affascinanti teorie in molteplici campi, che hanno dato
origine a numerose discipline, come neuroestetica, neuroetica,
neuroteologia, neuro giurisprudenza, neuroeconomia, neuro politica. Che è
l’argomento del presente lavoro.
Il termine neuropolitica indica
un campo d’indagine che ha lo scopo di studiare le funzioni del
cervello di un individuo impegnato in attività che prevedono la
presenza di altri individui.
Durante
le elezioni presidenziali americane del 2007, sette neuro scienziati
dell’Università della California pubblicarono i risultati di un test
sull’orientamento di voto somministrato a un gruppo di persone incerte
nella decisione di voto. Dalla ricerca risultò come la citazione delle
parole “democratico” e “repubblicano” suscitò alti livelli di attività
nell’amigdala. L’amigdala è
una struttura anatomica a forma di mandorla che fa parte dell’area
primitiva del cervello e che è coinvolta nell’attivazione delle
emozioni, come la paura, della memoria e nella reazione “attacca o
scappa”.
Secondo
gli studiosi, questo comportamento significa una “crescita” dell’ansia
dal momento che i leader sono considerati portatori sia di promesse
che di insidie. Un sintomo dell’interesse che questo genere di studi ha
suscitato nelle sfide del XXI secolo è la decisione del primo ministro
britannico di assumere tra i suoi consiglieri esperti di neuroscienze
ed esperti del comportamento umano.
La
partecipazione pro o contro la vittoria di qualcuno genera
l’attivazione di meccanismi neurali coinvolti negli stati d’ansia. Una
ricerca realizzata da un’équipe di ricercatori tedeschi e spagnoli ha
scoperto l’effetto del “tifo” sul cervello. Lo studio mostra che anche
soltanto il fatto di guardare senza coinvolgimenti una gara, questa
evoca una risposta neurologica nell’osservatore. Il comportamento del
cosiddetto “progressista” e il comportamento del “conservatore” hanno
una base neurologica. Si nasce allora di destra o di sinistra? La
risposta è: si nasce e si diventa di destra o di sinistra.
Nell’analisi
politica, le nuove ricerche sul cervello e sul comportamento hanno il
fine di analizzare e comprendere cosa spinge un individuo a votare in
un senso o nell’altro. Importante al riguardo il ruolo che assume il
modello definito dallo studioso Taylor come “Homo oeconomicus”:
“Offri alla gente una scelta e la gente agirà nel proprio interesse”.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:neuroscienze
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un
ramo della conoscenza che finchè rimane 'neutro' è interessantissimo e
apre nuovi orizzonti della conoscenza sulle funzioni del più importante
organo dell'essere umano con tutte le sue implicazioni.. ma se fosse
usato male? Scenari da incubo (del genere orwelliano) perchè si va dal
controllo della masse attraverso i mezzi di comunicazione che le
influenzano, sfruttando le implicazioni del messaggio comunicativo che
influenza non solo il singolo individuo ma anche interi gruppi sociali,
indirizzandoli a seconda delle necessità del potere.
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