mercoledì 19 dicembre 2012

FRANCESCO GUCCINI
IL TESTAMENTO DI UN PAGLIACCIO
DALL' OPERA, QUESTO E', "L'ULTIMA THULE"
Cari amici ascoltatelo un momento
sta per morire e cosi' l'ha finita
la pagliacciata che chiamava vita:
sta per morire, e ha fatto testamento.

Cristalli di pensiero, ali di vento
ululeranno cupi questa sera
salmodieranno monaci in preghiera
perche' si in pace lui muore contento.

Di cosa muore? muore intossicato
da sogni vani di democrazia,
rifiuta i compromessi alla bugia.
Muor contento? no, da disperato.
Ma cosa importa, è giunto fino in fondo
alla sua saga triste e divertente
a una vita ridicola e insipiente;
lui muore, infine, e noi restiamo al mondo.

Vi vuole tutti, amici, al funerale
con gli abiti migliori come a festa;
sarà civile, ma ci vuole in testa
sei politici servi e un cardinale.
Vaniloqui ed incenso siano attorno
promesse non risolte, altri rumori,
non risparmiate amici peccatori
qualche laica bestemmia per contorno.
Poi ci vorrebbe qua, mi consenta,
uno stilista mago del sublime,
un vip con la troietta di regime,
e chi si svende per denari trenta;
un onesto mafioso riciclato,
un duro, puro e cuore di nostalgico,
travestito da quasi democratico
e che si sente padrone dello Stato.

E per chiusura del mesto corteo
noi tutti fingeremo un'orazione
ricordando quel povero coglione
cantando in gregoriano "marameo".

Poi morto, sia sepolto, e con le mani
si sparga attentamente sul defunto
quello che l'ha ridotto, qua a questo punto
le utopie, i sogni, i desideri vani.
Risate di disprezzo, tutti i pianti,
momenti di dolore, gioia, d'ira,
accatastati, sia fatta una pira
e si appiccichi il fuoco a tutti quanti.

Chiudete allora i cancelli e le porte
che sgorgano un fumo tossico e letale,
che ad ogni ingenuo, come lui, fa male;
come per lui, puo' condurre alla morte.
A noi non restera' che andare via,
e sciogliendoci da quel mortale abbraccio
ricorderemo forse quel pagliaccio
e la sua lotta ingenua e cosi' sia.
stasera anziché annoiare con il solito discorso sulla ignavia italica e sui predatori che ci stanno mangiando il futuro, voglio fare una cosa non diversa.. ma, spero, alternativa..
E' singolare che un menestrello e poeta, pur carico di ironia (e che tanto ha significato per le generazioni dal 1960 in poi), crei un opera del genere e pubblichi un brano come questo sopra..... é amaro, pieno di sogni e idee infranti: la presa d'atto di un uomo, che ha cercato di dare il proprio contributo con quello che sa fare meglio, nel suo caso raccontare storie, della inevitabilità del mondo intorno, un mondo che non piace e della gente che lo abita che passivamente, nella sua maggioranza, lo accetta e/o vi si rassegna. Trovo questo Guccini il più alto e il più disilluso, un vero e proprio testamento: ma non dell'autore, ma di intere generazioni se non di un paese o quella parte di esso che, ancora, sperava di cambiare foss'anche un virgola ...... cosa che non é accaduta né, fa capire (e sono d'accordo), si potrà cambiare a meno che non ricorrano due condizioni: la prima é l'abiura della passività la seconda la ricerca del proprio passato e il susseguente risveglio delle coscienze e, par di capire, l'Autore non sembra crederci più .... personalmente non riesco a dargli torto.
Buon ascolto
A domani
p.s.
a proposito di storia della rapina del futuro .....
uno dei saggi che predicevano il futuro prossimo venturo, il nostro presente, stasera ve lo ripropongo


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