21 novembre 2017, di Alberto Battaglia
Fonte: WSI
L’inchiesta
di un giornalista italiano indipendente, andata in onda su Matrix
(Canale 5) alcuni giorni fa, asserisce di aver raccolto alcune
testimonianze in grado di riscrivere la verità ufficiale su quanto
avvenuto in Ucraina nel febbraio 2014, nel massacro di piazza Maidan che
precedette di poche ore la fuga del presidente filorusso Viktor
Janukovyč. Il reporter di guerra, Gian Micalessin, dopo “un anno” di ricerche ha rintracciato tre soggetti che affermano di esser stati parte del corpo a cui fu comandato di sparare, dai tetti, sulla folla di manifestanti pro-europei che cercava di esercitare pressioni su Janukovyč.
Chi
avrebbe organizzato quest’operazione? Secondo questa ricostruzione,
non i russi, ma alcuni loro noti oppositori. I soggetti in questione
(tre georgiani, di cui due residenti in Macedonia, a Skopje, l’altro in
un Paese dell’Est tenuto riservato) affermano di essere stati
assoldati da uomini vicini alla rivolta contro Janukovyč, in
particolare da uomini vicini all’ex presidente georgiano Saakashvili. Quest’ultimo, noto oppositore della Russia di Putin, sarebbe poi diventato fra il 2015 e il 2016, governatore della regione ucraina russofona dell ‘Oblast’ di Odessa (prima di perdere la cittadinanza ucraina). Le tre fonti parlano rendendo noto il loro nome e a volto scoperto,
affermando di essersi recati in ucraina tramite passaporti falsi. La
tesi sostenuta da Micalessin, come scritto in un post sul suo profilo
Facebook è che “dietro la strage di dimostranti non c’erano gli uomini
del presidente filo russo Janukovyč, ma i capi dell’opposizione
appoggiata dall’Unione Europea”. Se la notizia fosse ulteriormente
confermata, capovolgerebbe la tesi secondo la quale sono stati la
polizia e i cecchini di Janukovyč ad aprire il fuoco contro
l’opposizione, macchiandosi un delitto talmente grave da segnare per
sempre la fine politica del leader filorusso. Uno dei tre intervistati,
Alexander Revazishvilli, è un ex tiratore scelto dell’esercito
georgiano protagonista della sparatoria di Maidan. Lui come gli altri
due sarebbe stato reclutato da un uomo di fiducia dell’ex presidente
georgiano, Mamuka Mamulashvili, un consigliere
militare di Saakashvili che poi combatterà contro i filorussi nel
Donbass, in seguito alla rivolta di Maidan. “Siamo partiti il 15
gennaio e sull’aereo ho ricevuto il mio passaporto e un altro con la
mia foto, ma con nome e cognomi differenti. Poi ci hanno dato mille
dollari a testa promettendo di darcene altri cinquemila più in là. (…) “Il nostro compito”, spiega Alexandeer, “era organizzare delle provocazioni per spingere la polizia a caricare la folla.
Fino alla metà di febbraio però non c’erano molte armi in giro. Si
utilizzavano al massimo le molotov, gli scudi e i bastoni”. Soltanto più
tardi la squadra reclutata da Mamulashvili sarebbe stata dotata di
armi, usate per sparare alla cieca sulla folla sottostante, dall’alto di
alcuni edifici intorno alla piazza.
Rimandimo al video
dell’inchiesta per ulteriori dettagli di una vicenda che, comunque,
appare ancora da chiarire a fondo (è difficile verificare autonomamente
le affermazioni fornite dai tre), resta che il presunto artefice della
destabilizzazione del presidente Janukovyč, Saakashvili, si è recentemente lanciato in una campagna che dovrebbe sfidare la leadership ucraina, di cui un tempo era stato alleato. Cosi l’Associated Press, il 20 novembre:
“In
una nuova sfida alla leadership ucraina, il leader dell’opposizione
Mikhail Saakashvili, ex presidente della Georgia, ha detto lunedì che
l’Ucraina ha bisogno di un nuovo governo ed è pronto a guidarlo.
L’affermazione di Saakashvili, ex alleato del presidente ucraino Petro
Poroshenko che ha messo in scena una serie di proteste contro di lui,
arriva quando la nazione è alle prese con enormi problemi (…)
Saakashvili, che si è dimesso nel 2016 un anno dopo che Poroshenko lo
aveva nominato governatore della regione ucraina di Odessa, ha condotto
proteste contro Poroshenko, accusandolo di stallo nelle riforme e
della copertura della corruzione. Poroshenko ha revocato a Saakashvili
la cittadinanza ucraina quest’anno, ma Saakashvili si è fatto strada
attraverso il confine con la Polonia a settembre”.
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in
realtà questa notizia era già passata ma non sui media ufficiali
tranne, se ricordo ben, il Fatto Quotidiano che pubblicò non solo
documenti e foto ma pure una telefonata fra esponenti del governo
lituano e alcuni rappresentanti UE nel quale si evidenziava chiaramente
che tutti ne erano a conoscenza. L'obiettivo quindi era eliminare
l'influenza russa e il, ritenuto, filo-russo Presidente regolarmente
eletto!!! Dovremmo sempre fare attenzione a quanto ci viene raccontato,
sempre.. perchè sempre più spesso quel che, ingenuamente, crediamo i
buoni troppo spesso si rivelano i peggiori dei peggiori!!!
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