Fonte: Megachip Redazione 14 marzo 2018 megachip.info di Piotr
1. Donald Trump ha cacciato Rex Tillerson dal Dipartimento di Stato per mettere al suo posto Mike Pompeo, un superfalco neo-liberal-cons
(ovverosia fa parte del gruppo della Clinton, di McCain, di Petraeus e
guerrafondai vari). Fino a ieri è stato direttore della CIA, messo lì
proprio perché i neo-liberl-cons non avrebbero fatto passare
altri nomi. Da tempo si stava lavorando Trump con briefing giornalieri,
cosa inusitata per un direttore della CIA.
Adesso
l'Agenzia sarà guidata da Gina Haspel. Per la serie politicamente
corretta “le donne al potere sono meglio degli uomini”, la signora
Haspel è una specialista in torture. Ha infatti diretto la prigione
segreta della CIA in Thailandia e ha supervisionato in epoca Bush jr
l'applicazione sperimentale delle nuove torture a Guantanamo.
Che ci sia una svolta verso una politica estera e interna ancora più dura e con pochi spazi per la diplomazia è evidentissimo. La domanda è: perché questa svolta e perché adesso?
È, a mio avviso, una risposta al discorso di Putin del 1° marzo.
2.
Mi sa che molti non sanno nemmeno tanto bene cosa è successo il 1°
marzo. Quel giorno Putin parlando al Parlamento russo ha rivelato che
la Russia possiede nuove armi praticamente non intercettabili, che
rendono impossibile agli USA il lancio del famoso first strike, a meno che mettano in conto la distruzione immediata di gran parte degli Stati Uniti.
Ora, lo si voglia ammettere o non lo si voglia ammettere, il first strike è ormai l'unico modo che gli Stati Uniti hanno per rovesciare il corso di una profondissima crisi storica (nel senso che preannuncia una svolta epocale nel mondo).
E siccome a Washington la crisi ha fatto diventare tutti psicopatici (non l'ho detto io, ma un ex ministro di Reagan) il rischio di first strike è serissimo e infatti l'attacco nucleare preventivo
- persino contro potenze non nucleari - è stato appositamente inserito
nella nuova dottrina militare statunitense varata da Bush jr e
mantenuta, come Guantanamo e il Patriot Act, da Santo Obama.
Al contrario, Putin ha giurato che non lancerà mai un primo attacco nucleare
perché è consapevole che sarebbe la distruzione di tutti, Russia
compresa. Ma lasciata nelle mani degli psicopatici di Washington questa
mossa diventa praticabile, nelle due varianti: quella immediata e
quella progressiva.
Per
quanto riguarda la variante immediata, a freddo, le nuove armi russe
consentono che una ritorsione nucleare possa, ad esempio, partire dal
Polo Sud passando sopra il Sudamerica a velocità ipersonica e con rotta
ridefinibile dinamicamente, cosa per la quale gli USA non sono
assolutamente preparati.
Ma il lato veramente importante della nuova forza difensiva russa è che essa ostacola la strategia americana della “guerra mondiale a pezzetti”,
per usare la centratissima definizione di papa Francesco. Una
strategia che in men che non si dica può trasformarsi in una guerra a
tutto campo.
3. Il problema della geo-strategia statunitense è che alla potenza delle armi non corrisponde più la potenza di quel richiamo economico e ideologico
che aveva permesso il consolidarsi di un enorme impero informale che
aveva preso il posto e surclassato quello formale britannico
precedentemente egemone. Si può ammazzare Gheddafi assieme a migliaia di
libici, ma la Libia rimane in larga parte gheddaffiana. Si può cercare
di installare al potere al Cairo l'amico fratello musulmano Morsi, ma
il popolo e i militari egiziani lo rovesciano in pochi mesi (i nostri
media, in odio ad al-Sisi, si sono dimenticati dei milioni di Egiziani
che manifestavano contro Morsi). Si può distruggere l'Iraq laico al
costo di un milione e mezzo di morti, ma la conseguenza è il suo
avvicinamento sempre più spedito all'Iran e alla Russia. Si può invadere
l'Afghanistan e rimanerne impantanati per 16 anni. Si può finanziare e
armare di tutto punto un esercito di terroristi tagliagole “per far
grondare la Siria di sangue” (come promise la Clinton) ma i Siriani
hanno, con stupore idiota del Pentagono e della Cia, fatto quadrato
attorno al loro esercito e al loro presidente (paradossalmente il
governante più occidentalizzato del Medio Oriente) resistendo con
immensi sacrifici fin quando la Russia non è stata in grado di
intervenire.
Alleati
di ferro come la Turchia fanno le bizze. Paesi dell'Est europeo come
la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l'Ungheria, in varie modalità e per
varie ragioni si stanno pentendo della scelta occidentale. E nessuno
punta più ad entrare nell'Eurozona. Se ne stanno alla larga.
Ovviamente, sconfitto il socialismo, la disillusione prende anche forme
poco belle.
C'è
stato bisogno di provocare la Russia con un golpe nazista a Kiev per
suscitare a freddo una crisi internazionale Est-Ovest e costringere
l'Europa a rompere con Mosca: “Fuck the EU!”, come disse
Victoria Nuland, plenipotenziaria obamiana per l'Europa. E Joe Biden sa
la fatica che ha fatto per “convincere” gli alleati europei, sempre più
recalcitranti e da rimettere in riga magari con qualche attentato
jihadista (quando si ha in mano una buona arma si usa per tutto)!
Il
grosso problema degli USA è che il richiamo economico non è più
praticabile (e infatti Trump è passato alle minacce e ai ricatti
commerciali anche nei confronti dell'Europa) e quello ideologico
sperimenta le stesse difficoltà nonostante l'invasione letterale di
prodotti ideologici americani, dalla musica ai film, dai telefilm ai
media, per finire con la lingua, che da noi in Italia è ormai una sorta
di Broccolino di Stato (“Jobs act” , “Spending review”, “Don't touch my Breil”).
4. Il rischio più grosso è allora quello di un'escalation della guerra mondiale a pezzetti, un'escalation che ha come immediato teatro l'Europa centrale e il Medioriente allargato.
Così, ciò che ha gettato veramente nel panico l'élite americana (e in special modo chi ci capisce) è la rivelazione da parte di Putin dell'esistenza di un'arma non nucleare, il missile Kinzhal,
che fa voltare pagina al concetto di “proiezione di potenza” e di
“difesa” (da questa proiezione). Infatti questo missile (che utilizza
una tecnologia che alcuni osservatori militari considerano almeno 10
anni più avanti di quella disponibile negli USA) rende virtualmente tutta la flotta statunitense, i suoi incrociatori e le sue portaerei, una massa di ferraglia inutile
dato che può essere colata a picco nel giro di minuti senza che ci
possa fare niente. E questo, ripeto, senza bisogno di testate nucleari.
Non solo, ma essendo a questo punto inutilizzabili anche le navi
appoggio, anche i sottomarini statunitensi diventerebbero facili
bersagli.
Di fatto con il Kinzhal la Russia può imporre nel Mediterraneo, nel Mar Nero, nel Pacifico, nel Mare Artico, delle “no-go-zone”
di migliaia di chilometri e può sigillare in pochi minuti il Golfo
Persico mettendo in ginocchio l'Europa nello spazio di una settimana.
Le
mega portaerei sono il simbolo massimo e spettacolare della capacità
statunitense di proiettare potenza a migliaia di chilometri di distanza
da casa. Infatti l'Unione Sovietica che aveva una dottrina militare
essenzialmente difensiva (come d'altronde la Russia moderna) non
costruì mai portaerei, ma solo un ibrido, l'Admiral Kuznetsov, e dopo
discussioni infinite.
Ora
l'enorme flotta statunitense è a questo punto usabile solo per fare la
guerra a nazioni praticamente indifese. Dato che essa è costata
centinaia di miliardi di dollari, il risultato è quello che da qualcuno è
stato definito “una catastrofe dottrinale e fiscale”.
5. Perché Putin ha fatto queste rivelazioni il 1° marzo? È semplice: i Russi oramai hanno veramente paura di un first strike.
Più precisamente hanno veramente paura di una nuova escalation da
parte di Washington nei conflitti mondiali che potrebbe portare l'élite
statunitense, sempre più disperata sul piano geopolitico, su quello
finanziario e su quello economico, a decidere un first strike contro la Russia. Solo così si spiega il discorso, totalmente irrituale, di Putin, cioè di una persona che soppesa le parole col bilancino per almeno tre volte prima di pronunciarle.
Il
sabotaggio degli accordi di Minsk e la preparazione di una nuova
offensiva contro il Donbass per controbilanciare la perdita di terreno
in Medioriente sono sotto gli occhi di tutti (per lo meno di tutti
quelli che vogliono vedere). L'irritazione per la probabile perdita
della Goutha, l'area vicina a Damasco finora tenuta da terroristi
tagliagole (che lì gettavano gli omosessuali dalle torri ma sono
considerati “moderati”) con l'aiuto di consiglieri Nato, di armi
americane e di finanziamenti sauditi, si somma alla preoccupazione per
il disastro nel Nord dove i Curdi sotto attacco della Turchia ad Afrin
hanno permesso in alcune aree il ritorno dell'Esercito Arabo Siriano e
dei suoi alleati, accolti in festa dalla popolazione.
È
quindi ricominciato con la Ghouta tutto il cinema già visto ad Aleppo,
con i “tagliagole buoni” che si difendono dai siriani e dai russi
cattivi, con gli usuali interventi public relation dei soliti
Elmetti Bianchi, di Amnesty, di Medici Senza Frontiere (sospettata da
alcuni di essere proprio nella Goutha il paravento degli agenti Nato) e
di cheerleader italiche come Assopace. Ovviamente, sia detto
incidentalmente, le continue testimonianze dei religiosi che abitano
nella zona non sono nemmeno prese in considerazione dai media mainstream. E, sia ancora detto incidentalmente, c'è veramente del perverso e dell'idiota a continuare a utilizzare fandonie (le armi chimiche) già utilizzate proprio per la Ghouta nel 2013 e sputtanate persino dal MIT di Boston.
La reazione statunitense a questa situazione è che il “deep state”, i neo-liberal-cons con in testa il Whashington Post
puntano a una guerra aperta contro la Russia. Infatti ormai si dichiara
che la famosa (e mitologica) “intrusione” russa nelle elezioni
presidenziali è “un atto di guerra pari a Pearl Harbor (sic!) e al 9/11 (sic!)” e che quindi “bisogna rispondere come dopo Pearl Harbor (sic!) e come dopo il 9/11 (sic!)”.
Ovverosia, se la Storia e maestra, bisogna rispondere con armi
nucleari e con invasioni. Sfido chiunque a fornire un'interpretazione
diversa.
Prima di andare avanti vi chiedo: ma questa vi sembra gente sensata o in preda a smanie insane?
Non contenti, esortano a proclamare nuove “linee rosse” in Siria da cui non recedere assolutamente e si parla con insistenza di bombardare Damasco. Cosa che farebbe quasi sicuramente scoppiare una guerra con la Russia. La famosa escalation della guerra mondiale a pezzetti di cui si parlava prima.
Putin e la Russia hanno paura di un'escalation simile. Contrariamente all'attitudine dei governanti statunitensi, Putin ha detto senza mezzi termini che lui e la Russia sono spaventati dall'idea di una guerra.
Capibile i differenti punti di vista dato che l'URSS nella II Guerra
Mondiale hanno avuto quasi 25 milioni di morti e gli Stati Uniti
400.000, visto che i primi sono stati invasi e i secondi no. La Storia
ha insegnato due lezioni differenti alle due potenze.
I
Russi non vogliono assolutamente una guerra. D'altra parte vedono che
gli USA non sentono ragioni se non quelle delle armi da ben 17 anni, da
quando Bush jr ha stracciato unilateralmente nel 2001 i trattati ABM
sui missili balistici, da quando lui e i suoi successori hanno smentito
la promessa di Reagan a Gorbachev di non incorporare nella Nato nessun
ex membro del Patto di Varsavia, mentre oggi i missili e i carri armati
Nato sono a 100 km da San Pietroburgo.
6. L'irrituale discorso di Putin è quindi un messaggio chiaro e urgente agli USA: non scalate i conflitti e ritorniamo al negoziato sul disarmo nucleare che voi avete interrotto da 17 anni e che sono 17 anni che vi chiediamo di riprendere, ma inutilmente. Anzi.
È
stato osservato che usare parole sensate e gentili è inutile con gli
USA che hanno nel DNA un solo tipo di risposta e di forma di dialogo:
picchiare duro, picchiare, picchiare e picchiare. “Quando l'unica cosa che si ha in mano è un martello, ogni problema sembra un chiodo”
disse nel 2001 un generale del Pentagono venuto a sapere della
decisione di mettere a ferro e a fuoco tutto il Medioriente, come poi è
stato. Lo disse un po' avvilito perché per fortuna negli USA non sono
tutti pazzi.
È un atteggiamento abbastanza intrinseco all'élite statunitense.
L'Impero
Britannico, al di là dei crimini commessi contro le popolazioni che
dominava, ha portato in Europa cento anni sostanzialmente di pace
(interrotti solo dalle nostre guerre d'indipendenza, dal breve
conflitto franco-prussiano, e dalla periferica guerra di Crimea). Una
cosa mai vista prima nel nostro continente, e nemmeno dopo.
L'Impero
Statunitense ha condotto invece una guerra dietro l'altra: Corea,
Vietnam, Cambogia, Laos, Panama, Golfo, Balcani, Afghanistan, Iraq,
Libia, Siria, Donbass. Guerre in tutto il mondo, e di nuovo dentro
l'Europa.
E, detto tra parentesi ma in tema, mentre l'Impero Britannico fondava il Museo di Baghdad, l'Impero Americano lo devastava da cima a fondo.
Quello americano è dunque un impero di tipo nuovo, tra quelli moderni: è un impero guidato da una élite di selvaggi (uso
una parola utilizzata da un accademico inglese, David Harvey, per
descrivere le reazioni statunitensi alle sfide). Selvaggi che purtroppo
sono convinti di avere dalla loro un compito divino, pensano di essere
investiti da un “destino manifesto” che rende gli USA l'unica “nazione
indispensabile” del nostro pianeta. Selvaggi e invasati. Invasati
convinti che pur essendo solo un ventesimo scarso della popolazione
mondiale hanno diritto di dominare su tutti. È letteralmente impossibile ragionare in modo più insano e pericoloso.
7.
La risposta di Washington al discorso di Putin è stata dunque: “No!
Noi continueremo a scalare i conflitti. O per lo meno minacciamo
seriamente di farlo. Non dovete credere di aver vinto o che avrete la
vita facile. Vedete? Ci sbarazziamo anche di Tillerson che era troppo
condiscendente sulla Siria, sull'Iran, sulla Corea e anche sulla
Russia”.
Trump
coi suoi dazi sta praticando una politica di falso isolazionismo ma in
realtà di aggressione commerciale all'esterno: lo ha ammesso
tranquillamente lui stesso che i dazi sono un ricatto all'Europa per
poterla sommergere coi prodotti statunitensi più orrendi. Io mi aspetto
ad esempio un pressing dei loro peggiori prodotti agricoli e di
speculazioni sulle parti più pregiate del territorio europeo. Non è un
caso che Mike Pompeo sia sfrenatamente a favore degli OGM e contrario a
ogni precauzione ecologica. Se cediamo al ricatto – e probabilmente
cederemo – vi voglio vedere con la bio-agricoltura, con il chilometro
zero, con la difesa del paesaggio, della cultura e dei posti di lavoro!
America first e fuck the EU!
Ieri Trump lo ha ribadito: “America first! Costi quel che costi!”.
Fino
a che punto tirerà la corda? Vuole andare a vedere se la Russia ha
veramente le armi che dice? Beh, l'altro giorno c'è stato un nuovo test
del missile Kinzhal, ed è stato un successo.
Fare
proposte sensate agli USA con parole gentili non serve. Ormai è
assodato. Farle con una grossa pistola attaccata al cinturone forse
sortisce l'effetto sperato.
Se questo è l'unico linguaggio che sentono …
P.S.
Ho amici di sinistra che sostengono che la Russia è un grande pericolo
(forse perché vuole il disarmo nucleare?) e che i Paesi dell'ex Patto
di Varsavia hanno fatto bene ad entrare nella Nato. No comment.
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