lunedì 20 gennaio 2020

Gap reddito: Il 20% più ricco degli italiani detiene quasi il 70% della ricchezza nazionale

Fonte: W.S.I. 20 Gennaio 2020, di Mariangela Tessa
Cresce la forbice che separa i più ricchi dai più poveri. La conferma arriva dall’Oxfam, confederazione di ‘no profit’ mondiali dedicate alla riduzione della povertà globale, secondo cui i 2.153 Paperoni più ricchi del mondo controllano complessivamente un patrimonio combinata pari a quella di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale, e in cui “la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità, circa 3,8 miliardi di persone, non sfiora nemmeno l’1%”.
Il rapporto ‘Time to Care” pubblicato alla vigilia del World Economic Forum a Davos torna dunque a sottolineare la crescente forbice che separa i super-ricchi dal resto della popolazione mondiale.
Al top della piramide dei super-ricchi troviamo il fondatore di Amazon, Jeff Bezos,  attualmente la persona più ricca del mondo, secondo Forbes, con un patrimonio netto di circa $ 116,4 miliardi, seguito da Bernard Arnault, il miliardario francese che possiede il gruppo di beni di lusso LVMH (116 miliardi di dollari).
Italia, “un paese bloccato”La situazione cambiano da Paese a Paese, ma in generale la redistribuzione appare ben lontana da un livello equo. Non fa eccezione l’Italia dove a  metà 2019 la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco superava la quota di ricchezza complessiva detenuta dal 70% degli italiani più poveri sotto il profilo patrimoniale.
Complessivamente, la ricchezza italiana netta ammontava a 9.297 miliardi di euro, in calo dell’1% rispetto al giugno 2018. Il 20% più ricco degli italiani deteneva quasi il 70% della ricchezza nazionale, il successivo 20% era titolare del 16,9% del patrimonio nazionale, mentre il 60% più povero possedeva appena il 13,3% della ricchezza del paese. Il 10% più ricco della popolazione italiana (in termini patrimoniali) possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.
In Italia il 30% dei giovani occupati guadagna meno di 800 euro al mese e il 13% degli under 29 è in “povertà lavorativa”. Fermo l’ascensore sociale, la differenza di genere pesa sulle donne: le “working mom” al 57%, le lavoratrici senza figli salgono al 72,1%. E la ricchezza dell’1% degli italiani supera quella del 70% più povero.
Un “Paese bloccato”, come lo disegna l’organizzazione non governativa, dove l’ascensore sociale è fermo: “ci vorrebbero – scrive Oxfam – cinque generazioni per i discendenti del 10% più povero per arrivare a percepire il reddito medio nazionale”. E’ così che “le diseguaglianze si perpetuano” da una generazione all’altra. E’ in questo scenario che Oxfam rinnova il suo appello: “solo politiche veramente mirate a combattere le disuguaglianze potranno correggere il divario enorme che c’è fra ricchi e poveri. Tuttavia, solo pochissimi governi sembrano avere l’intenzione di affrontare il tema”, dice Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia.
Gap in aumento nell’ultimo ventennioNell’ultimo ventennio, la distanza che separa il top della piramide dalla base è aumentata: la ricchezza dei più facoltosi è salita del 7,6%, quella del 50% dei più poveri si è ridotta del 36,6%. D’altra parte le retribuzioni in media son tutt’altro che salite (anche se non tutte). Tant’è che nel 2018 l’indice di Gini, che misura le diseguaglianze, collocava l’Italia al 23esimo posto nella Ue a 28.
Globalmente, il fenomeno è esacerbato dal gender gap: gli uomini, nel 2018, possedevano “il 50% di ricchezza in più rispetto a quella posseduta dalle donne”, spesso ancora relegate all’accudimento di figli o familiari. In Italia, ancora nel 2018 la quota delle donne che non avevano mai lavorato, per prendersi cura dei figli, era pari all’11,1% (3,7% la media europea).
E pesa l’abbandono scolastico, dove Oxfam lancia un ulteriore allarme: “nel confronto europeo, nel 2018, l’Italia si trovava in quart’ultima posizione” ponendosi accanto a Spagna, Malta e Romania per l’incidenza degli abbandoni scolastici che condizionano le opportunità di benessere.

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