mercoledì 4 giugno 2008

Vince Obama, ma Billary non molla: sembra l'Italia.....


Sembra di stare qui da noi anzichè di essere negli USA: parti rovesciate nel folle mondo che stiamo vivendo. Pur non essendoci grandi differenze fra loro due (nel senso che secondo me seguono entrambi idee che in Europa sarebbero classificate di Destra, di una destra seria non arlecchinata, ma di destra) la battaglia è stata durissima senza esclusione di colpi, bassi, e accuse reciproche arrivando al punto di spaccare quella SpA che è il PD americano (di cui il nostro è solo una pallida imitazione ma ci stanno lavorando) pur di ottenere la possibilità di sfidare Mccain il repubblicano. Ma come tutti gli show anche questo è finito anche se Billary non sembra essersene accorta, al contrario si comporta come fosse stata lei a vincere. In tanti si sono chiesti perchè: una risposta che do io e che la "signora", assetata di potere, non riesca a capire che, forse, non a tutti piace il suo modo di fare "bizantino" e che Obama piaccia proprio perchè da l'idsea, ma giusto quella sia chiaro, di essere fresco e con un linguaggio giovane e dinamico che, magari non andrà bene per i pirati che governano il mondo, può aprire una nuova stagione di speranze per la massa impoverita da anni di speculazioni e rapine dei predecessori e quindi scalda i cuori e gli animi. E mentre Billary si propone come Vice (un'altra polpetta avvelenata dato che nel momento in cui Obama dovesse accettare in un colpo solo perderebbe buona parte dell'elettorato che l'ha sostenuto non distinguendosi più da lei/lui), lui la incensa e la santifica, con la segreta speranza che si levi dalle balle definitivamente. E' una fatica di Sisifo quella che l'aspetta: il primo afroamericano che si candida alla Presidenza. Non sarà facile dato che gli attacchi non mancheranno ma aveva avuto una buona idea quando nelle primarie parlava ai democratici ma si riferiva a quei repubblicani moderati che potrebbero fare la differenza e gli indecisi: ecco perchè se fossi un suo consulente gli suggerirei di non imbarcare la "palla al piede" Billary (che gli rema, e remerà, contro) e continuare così come aveva incominciato riprendendo lo slancio iniziale e parlando all'America senza voce e senza rappresentanza. Non sono un'estimatore degli USA (ne critico il sistema elettorale che se è possibile è anche peggiore del nostro per farraginosità) ma credo che almeno una possibilità con questo candidato la possa avere per uscire dall'angolo in cui l'avventuriero Bush l'ha cacciata in questo decennio: un'enorme deficit per finanziare l'aggressione irakena; programmi sociali al minimo storico (fu Bush che ha posto il veto per impedire che almeno i bimbi poveri potessero avere la sanità gratuita); credibilità internazionale pari a zero; istigazione all'odio contro l'Occidente con la sua condotta; conflittualità latente sia con la Cina che con la Russia; e chi più ne ha più ne metta. Con Obama invece sembra che gli americani vogliano sul serio cambiare pagina e l'auspicio di chi vuole una diversa gestione delle materie all'ordine del giorno internazionale è proprio quello che in quel folle paese venga eletto qualcuno che almeno sappia, non solo spiaccicare due parole da solo senza suggerimenti, essere autorevole e non autoritario: di dittature ce ne sono fin troppe oggi.

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