lunedì 24 maggio 2010

no critiche, no censure, no martini no......

In un paese dove l'evasione fiscale incide per 8 punti di pil (dico 8) e dove ognuno che può non paga le tasse, o almeno ci prova, e dove la crisi sta mordendo duramente e in nome del potere finanziario si eliminano (non solo in Italia ma ovunque in occidente ma qui non c'è opposizione e quindi fanno quello che vogliono) tutti i residui del welfare, la cosa che sembra più importante è il divieto di critica dei professori rispetto alle "iniziative" e alle "riforme" messe in atto da questo Governo (per tacere dei tagli alla scuola pubblica girati in parte alle scuole private, segnatamente cattoliche); infatti con una circolare un dirigente regionale dell'Istruzione ha ricordato ai "dipendenti" il codice di comportamento dei dipendenti pubblici e, soprattutto, a non fare critiche in pubblico sui proveddimenti del Governo in materia. Ora che i dipendenti abbiano un codice di comportamento è noto, e anche acclarato, e vi si debbono attenere e sarebbe anche cosa buona e giusta che anche la casta vi si attenesse quando esortano la gente a non pagare il canone RAI o a non pagare tasse quando, secondo un criterio personalistico, le dovessero ritenere troppo esose; ma questa è un altra storia perchè è noto che questo Governo non "tifa" per il pubblico e sta facendo di tutto affinché entri nella testa della gente che "privato è bello, meglio, e soprattutto efficiente (criterio discutibile visto che non esiste privato che realmente investa a perdere)" tenendo anche presente che chi non ha mezzi deve, solo, barcamenarsi con quello che c'è a disposizione nella scuola pubblica che è ormai ben poca cosa, anzi l'ultima trovata è quella di far iniziare, per favorire il turismo , l'apertura delle scuole al 30 settembre (perfino la Lega vi si è opposta) senza tener conto del piccolo particolare che le circolari UE vanno tutte nel senso dell'aumento dei giorni scuola per contribuire al futuro dei giovani: minimo devono essere 200 giorni di scuola. Perchè, mi chiedo, è errato che i genitori sappiano che i loro figli vanno in scuole che non sono, per massima parte, non agibili? Mi chiedo, ancora, se i genitori abbiano o meno il diritto di sapere se i loro figli vanno a non imparare a scuola ma semplicemente a parcheggiarsi, insieme ai prof, in attesa di un pezzo di carta che non ha nessun valore effettivo per il grado di preparazione ricevuto rispetto alle sfide che li attendono? E come mai se si parla di queste cose si fa "politica" mentre se si dice che va tutto bene e che siamo nel migliore dei mondi possibili non è "politica"? Se adirittura, non quei comunisti di annozero, una giornalista fra le più moderate del tg1 molla per non dover continuare a partecipare alla farsa è "politica" mentre non lo è se si sorbiamo conduttori che ci parlano di cose che sono del mondo dei sogni o giù di lì? E questa prossima manovra che dice non toglierà soldi dalle tasche è o non è politica? E da dove li prenderanno i soldi per calmare le sanguisughe dei mercati che chiedono a gran voce tagli e ritagli (oltre alle misure di facciata e retoriche si andrà a fondo nello spremere i soliti noti fannulloni e qualche taglietto a stipendi da favola)? Perchè non si può dire il precariato nella scuola è una risorsa e non un costo da eliminare? Sarebbe meglio che anziché fare "circolari" a tutela della Casta non sarebbe meglio spremere dai bilanci esigui i pochi spiccioli che ci sono e condividere le giuste aspirazioni dei giovani e delle loro famiglie per avere una scuola che non sia un parcheggio ma un luogo dove si cresce come cittadini di questo paese?

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