di Critica liberale | 23 maggio 2017 Il Fatto Quotidiano
di Enzo Marzo
“Un lungo governo degli asini temperato dalla corruzione”
Benedetto Croce
Benedetto Croce
Non siamo appassionati del genere, ma dobbiamo riconoscere che il buon Stephen King non aveva torto quando raccolse una serie di racconti horror in un volume dal titolo A volte ritornano. L’esergo di Croce che abbiamo messo in apertura si riferiva ai governi fascisti e stabiliva una tipologia del potere: l’onagrocrazia, ovvero il dominio degli asini selvatici.
Ci siamo scivolati dentro lentamente, ma inesorabilmente. Adesso, le
nuove generazioni non sanno che una volta Berlusconi chiese di poter
incontrare e parlare con papà Cervi, una figura mitica della Resistenza, purtroppo morto 28 anni prima. Oppure che Bertinotti sosteneva in tv che Berlusconi era un liberale,
dimostrando di non sapere assolutamente nulla né di liberali né di
liberalismo. Altro che congiuntivi a casaccio. Ma gli esempi sono
milioni.
Come se ci fossimo svegliati da un lungo
sonno, ora ci rendiamo conto che tutta l’Italia, le sue classi
dirigenti in ogni campo sono precipitati in un abisso di ignoranza e d’incapacità senza fine. Per un attimo la fanfara della retorica soft
di Monti accompagnò le scelte nelle migliori università dei suoi
“tecnici” più preparati. Fu quella la cartina di tornasole che anche i famosi “professori” erano impreparati, pasticcioni, conniventi persino con la criminalità in doppiopetto. Una vera truffa. Nel frattempo, i banchieri, i manager, gli alti burocrati si impegnavano e continuano a perseguire la bancarotta del paese.
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