su un’elezione avvincente come un battipanni al tramonto.
Centrodestra. Regna, signoreggia e soverchia. Vittoria scontata, anche se più sofferta del previsto. E’ un successo che rischia di dare il colpo di grazia a una regione che ben altro meriterebbe, ma del resto questo vuole la maggioranza dei siciliani votanti: mal voluto non è mai troppo (cit). Anche cinque anni fa, se Musumeci e Micciché
non si fossero divisi, avrebbero trionfato senza grandi patemi. Il
centrodestra vincerà anche le Politiche del 2018, per poi raccattare da
Renzi e suppellettili varie quel che manca per inciuciare con agio in Parlamento. Non avvertite anche voi un desiderio insopprimibile di asteroidi misericordiosi?
5 Stelle. Non sembra, ma sono quelli che hanno più motivi di festeggiare. Hanno perso di neanche tanto: la delusione e il dolore ci stanno. Per loro sarebbe stata una grande vittoria e fino a un mese fa ci speravano sul serio (nelle ultime settimane molto meno). Cinicamente è però il risultato perfetto per i 5 Stelle:
hanno ottenuto un risultato notevole, non hanno rimpianti, sono la
prima forza politica nell’isola e non avranno l’onere di governare
un’isola bellissima, ma anche complicatissima e prossima al default.
Se avessero vinto sarebbe andata a finire come con Roma, con tutti
pronti a evidenziare gli errori (reali e presunti). Se poi Musumeci
cercherà – come probabile – la sponda con Micari, i 5 Stelle avranno gioco facile nel dire agli italiani quel che li attende. Ovvero il renzusconismo.
(E gli italiani, come sempre, se ne fregheranno)
Pd. Ancora una Waterloo fragorosa per il Diversamente Statista Renzi, che dal 2014 non ne indovina una e se giocasse a ramino da solo perderebbe pure lì. D’Alema e Veltroni si dimisero per molto meno. Patetico il suo non averci voluto mettere la faccia.
Micari, nonostante i discorsi dal pulpito, è riuscito a farsi votare
meno del Poro Asciugamano. Come sempre ridicoli gli scaricabarile
post-voto. Cerasa, non per nulla stimatissimo da Renzi, ha dato la colpa a Crocetta e Faraone a Grasso: una prece. Nel frattempo, il Pd muore per sua stessa mano. Ma vedrete che da domani torneranno a dirvi che “Renzi è un vincente”.
(Se Renzi è vincente, Zorzi è un Umpa Lumpa)
Fava. Risultato
discreto per un uomo, e una lista, che forse più di così non potevano
fare. Faccio notare che, se anche Fava e i suoi avessero voluto –
scelleratamente – correre con Micari, il centrosinistra avrebbe perso comunque. Faccio altresì notare che, se Fava avesse corso con Cancelleri (e viceversa), le “forze alternative” avrebbero vinto.
E per il futuro della vilipesa Sicilia (credo) sarebbe stato molto
meglio. Solo che per Fava i 5 Stelle avevano un po’ di scabbia nelle
liste e per i 5 Stelle la sinistra è tutta uguale (e dunque tutta
nefasta). E così, mentre loro litigano, a vincere son sempre gli stessi.
Vamos.
La Rosa. Francamente non so chi sia. Ricordo però molto bene Marina La Rosa: sexy come poche. Piedi perfetti. Ah, gran donna.
Tivù. Se fossi renziano, direi che Di Maio è scappato. Se fossi grillino, direi che Di Maio è stato scaltro. Se fossi Scanzi, che è poi quel che sono, direi che non me ne frega una sega. (Ops).
Lunedì. Lo spoglio di lunedì, con una notte di pausa, era una roba ritenuta già anacronistica ai tempi del Beccaria.
Astenuti. Sempre più maggioranza del paese. E sempre più lo saranno.
Ventitré. Dopo 23 anni, questo paese vota ancora Berlusconi e derivati. C’è bisogno di aggiungere altro? C’mon meteorite.
Siciliani. Si dice che gli elettori abbiano sempre ragione.
Ne prendo nuovamente atto. Anche se, più che un voto, quello di ieri mi
è parso da parte loro un desiderio – più o meno consapevole – di
eutanasia.
Riflessioni mediamente amene
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