Fonte: Il Fatto Quotidiano Tecnologia - 18 Luglio 2019 Patrizia Gentilini
Contestualmente al dilagare della tecnologia del 5G
– l’“intelligenza delle cose” che ci farà “dialogare” anche con i
nostri elettrodomestici e ci permetterà di essere sempre connessi e in
modo sempre più veloce – sta dilagando anche la richiesta di
informazioni sui potenziali rischi a ciò connessi, specie per quanto riguarda la salute umana. Al tema 5G l’Associazione dei medici per l’ambiente da tempo dedica grande attenzione ed è stata aperta una specifica pagina sul nostro sito per raccogliere le tante iniziative in corso nel paese.
Poter
disporre di informazioni adeguate è ovviamente il primo passo per
scelte consapevoli, ma purtroppo in questo – come in altri casi – le
decisioni sono state già prese e ancora una volta,
purtroppo, sulla testa delle comunità e di amministratori spesso non
adeguatamente informati, ignorando gli avvertimenti alla prudenza che derivano da scienziati internazionali esperti del settore.
Qualche inversione di tendenza tuttavia si registra e un plauso particolare va ai colleghi della Sardegna che hanno imposto una “frenata” alla sperimentazione nell’isola e hanno dedicato un’intera sessione al tema 5G nel recente convegno di Bosa, in memoria dell’indimenticabile amico e collega Vincenzo Migaleddu.
Questa tecnologia è stata lanciata con una vera e propria “sperimentazione” su larga scala gestita in maniera unica dal Mise,
effettuata senza il coinvolgimento degli enti istituzionalmente
preposti alla tutela ambientale e sanitaria (ad es. ministeri
dell’Ambiente e della Salute, Ispra) e senza alcuna valutazione
preventiva sui rischi per la salute umana e gli ecosistemi viventi. Mai
come in questo caso appaiono profetiche le parole di Lorenzo Tomatis: “Adottare il principio di precauzione
e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di
informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi,
evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico”.
Credo
che innanzitutto si dovrebbe riflettere se, a fronte degli immani
problemi che ci troviamo a fronteggiare – dalle crescenti disparità
economiche e sociali all’inquinamento degli ecosistemi, al riscaldamento globale
con tutte le sue conseguenze – davvero il 5G è il “progresso” che farà
bene alle persone e al pianeta, facendoci uscire dal tunnel.
Abbiamo davvero bisogno di sviluppare l’”intelligenza delle cose” quando l’allarme per la perdita di intelligenza
nelle persone e soprattutto nei bambini (aumento di danni cognitivi,
perdita di punti di Qi, disturbi del comportamento, ritardi nel
linguaggio etc.) non è più appannaggio della sola comunità scientifica,
ma è ormai sotto gli occhi di tutti?
Le accuse di essere “contro il progresso”, dispensatori di fake news o
di ingiustificati allarmismi non ci toccano: i dati scientifici
autorevoli e le informazioni che cerchiamo di rendere accessibili a
tutti confermano tutte le nostre preoccupazioni. E in questo i medici
non sono soli: timori sono infatti anche stati espressi da esperti in
altri settori.
Per i meteorologi, ad esempio, la
rete 5G potrebbe compromettere gli attuali sistemi di previsione e per
gli esperti di sicurezza nazionale e informatica ci sarebbe, oltre che
una forte limitazione della privacy, addirittura una potenziale
minaccia alla sicurezza nazionale a causa dei possibili
usi fraudolenti di questa nuova e difficilmente controllabile
infrastruttura di comunicazioni. Ci sarebbero addirittura timori (si
legga questo puntuale e documentato intervento basato su documenti ufficiali del governo inglese) per inadeguati e massivi tagli di alberi
che potrebbero ostacolare la propagazione delle onde millimetriche. Ma
in questi tempi di cambiamenti climatici, di eventi estremi, di temperature
fuori controllo, di città sempre meno vivibili, non sarebbe molto più
sensato preservare e piantare nuovi alberi, piuttosto che piantare
antenne?
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