Fonte: W.S.I. 9 Luglio 2019, di Alberto Battaglia
Il
partito Laburista britannico ha concordato con i sindacati una nuova
posizione più decisamente europeista: il leader del Labour, Jeremy Corbyn,
ha annunciato che il partito chiederà un referendum per sottoporre al
giudizio popolare qualsiasi accordo che il governo conservatore dovesse
raggiungere sulla Brexit; incluso lo scenario No Deal.
In tale consultazione i laburisti sosterrebbero la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, cambiando nettamente la linea mantenuta finora: rispettare l’esito del primo referendum sulla Brexit.
Le
ambiguità non sono del tutto sparite: infatti, nel caso dovessero aver
luogo nuove elezioni prima del recesso ufficiale dall’Ue, il partito laburista ha preso l’impegno di completare la Brexit cercando un accordo con Bruxelles.
In tal caso, si tratterebbe di garantire un’uscita sufficientemente
morbida, lasciando il Regno Unito all’interno dell’unione doganale (e
abbandonando così la possibilità di esercitare una politica commerciale
autonoma).
In altre parole, il Labour Party, ha spostato il suo
baricentro verso l’ala europeista del partito, impegnandosi a sostenere
un’eventuale campagna referendaria a sostegno del Remain. Non bisogna
dimenticare, infatti, che il Regno Unito ha il potere di ritirare
unilateralmente il processo di uscita dall’Unione Europea. Il problema
non è giuridico, ma politico: solo un mandato popolare potrebbe rendere
accettabile una retromarcia così clamorosa.
La
linea concordata con i sindacati, tuttavia, sembra intrinsecamente
contraddittoria. Come ha messo in evidenza il giornale progressista
britannico The Guardian, non si capisce perché il partito
dovrebbe rigettare un accordo sulla Brexit del governo conservatore in
sede referendaria sostenendo il Remain, e allo stesso tempo annunciare
che in caso di vittoria elettorale cercherebbe un accordo sulla Brexit.
In sintesi: “Una Brexit conservatrice: male. Una Brexit laburista:
bene, anche se fosse molto simile al Tory deal, come sembra probabile”,
ha commentato Gaby Hinsliff sul quotidiano britannico.
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