Fonte: Il Fatto Quotidiano Paolo Ferrero Politica - 12 Giugno 2020
Nella crisi del coronavirus abbiamo assistito ad un paradosso: tutto quanto era stato glorificato negli ultimi vent’anni ha fallito e tutto ciò che era stato demonizzato ha retto la situazione. Hanno glorificato il libero mercato, le privatizzazioni
e la libertà di impresa. Grazie a queste politiche in Italia non
c’erano le mascherine, non ci sono i tamponi e la sanità privata non è
servita a nulla.
Dall’altra, la sanità pubblica –
o meglio ciò che ne rimane dopo le devastazioni prodotte dai continui
tagli – è stata decisiva per combattere l’epidemia e i tanto deprecati
dipendenti pubblici – medici ed infermieri – sono diventati degli eroi.
La stessa cosa nell’istruzione: la scuola pubblica ha retto l’impatto e
gli insegnanti hanno organizzato, prima ancora che venisse loro
prescritto, il lavoro di tenuta in rete degli studenti, sia sul piano
formativo che esistenziale.
La stessa cosa è avvenuta a livello mondiale: i nostri potenti alleati, a partire dagli Usa, si accaparravano le mascherine,
mentre i negletti della terra, i cubani rivoluzionari e socialisti, ci
hanno inviato equipe mediche di prim’ordine. In nome di parole
desuete, come la solidarietà e l’umanità. Parole che noi comunisti condividiamo con il Papa.
Ce la possiamo raccontare come vogliamo ma la pandemia
è stata combattuta dalle strutture pubbliche, dai tanto deprecati
dipendenti pubblici – vogliamo farlo il conto dei medici e degli
infermieri morti per aver lavorato in condizioni folli? – ed è stata
combattuta con le armi della solidarietà e dell’umanità, non della concorrenza e del profitto.
Di fronte a questa situazione il governo cosa fa? Stati generali
che saranno aperti dagli interventi della troika – verso cui la platea
si genufletterà – e che sono finalizzati ad un gigantesco trasferimento
di risorse dallo Stato alle imprese. Sì, perché l’unica cosa che
emerge dai progetti del governo è di fare quel che dice Vittorio Colao ma senza dirlo: soldi per le imprese senza alcun vincolo sociale né ambientale-
L’opposizione non si farà vedere perché sarebbe imbarazzante
verificare che sulle linee di fondo – la centralità dell’impresa
orientata alle esportazioni – la pensano in larga parte nello stesso
modo. Noi non siamo d’accordo e pensiamo sia necessario un piano completamente diverso.
In primo luogo occorre garantire a tutte e tutti coloro che non hanno più il lavoro un reddito dignitoso
che non duri tre mesi ma fino a quando non vi sia un lavoro pagato come
deve essere pagato. In secondo luogo occorre finanziare fortemente la sanità e l’istruzione pubblica:
sia sul piano strutturale, sia per fare le assunzioni stabili
necessarie, sia per adeguare gli stipendi dei dipendenti. Per non fare
che un esempio, a settembre non si può continuare a fare lezioni via web
e occorre assumere gli insegnanti necessari per far funzionare la
scuola così come recuperare i locali per sdoppiare le classi.
In terzo luogo occorre dar vita ad un piano generale per la riconversione ambientale delle produzioni
e dell’economia che veda un forte intervento pubblico e che fissi dei
vincoli molto chiari alle imprese beneficiarie dei fondi pubblici:
mantenimento dei livelli occupazionali e riconversione ambientale delle produzioni.
Si tratta cioè di uscire dalle follie del liberismo
e di usare i soldi pubblici per rafforzare la struttura sociale ed
economica del paese a partire da una gigantesca operazione di
riconversione ambientale. Perché il coronavirus segnala che l’umanità sta distruggendo il pianeta e che occorre cambiare strada.
Detta
in soldoni, la politica del governo non affronta i problemi del paese
che sono destinati ad aggravarsi e lascia una prateria alla demagogia
di Salvini che punta proprio allo sfascio per presentarsi – con un
mojito in mano – come salvatore della patria. Occorre cambiare strada
per quanto riguarda sia le spese che le risorse.
E’ infatti evidente che i soldi stanziati a livello europeo sono pochi e arriveranno tardi,
non prima dell’anno prossimo. Quest’anno, a fronte di un crollo di 200
miliardi di Pil, avremo solo la possibilità di impiccarci con i
prestiti del Mes-
Per questo è necessario fare subito una tassa sulle grandi ricchezze
– sopra il milione di euro – che entri a regime rapidamente e porti
soldi freschi e per questo è necessario – invece di genuflettersi
dinnanzi alla troika – chiedere a gran voce l’intervento della Bce per
finanziare direttamente la spesa per l’emergenza.
Occorre cambiare strada. Per questo sabato mattina saremo a manifestare contro il governo davanti a Villa Pamphili,
per questo domenica alle 18 daremo vita ad un controvertice per
raccogliere le proposte alternative e per questo vi invitiamo a firmare la petizione che chiede l’intervento della Bce.
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