venerdì 28 marzo 2008

Elezioni e marketing: fantasie e realtà

Avendo perso i partiti il manto delle ideologie e dovendo, e volendo, rimanere sempre sull'onda come fare per agguantare e/o voti e potere? Semplice direi: il marketing elettorale. Stesso tecniche di quello commerciale riviste e corrette pro domo sua della casta. Potrebbe non bastare lo sappiamo tutti allora ecco che corre in soccorso la psicologia sociale e delle relazioni che fornisce ulteriori strumenti affinchè il cittadino non abbia scampo e segue la sirena elettorale. Facile a dirsi e spiegarsi ma nessuno ammetterebbe di essere semplice strumento di vere e proprie vessazioni della propria libertà di scelta. I modi sono tanti: il messaggio di trenta secondi che parla alla pancia più che alla testa (meno tasse per tutti ne è un classico esempio); l'allarme continuo (temi preferiti sono immigrazione, terrorismo, lavoro precario, crisi economica tutti problemi reali che però vengono ingigantiti a dismisura per ottenere l'effetto stupor); il nemico (il classico drappo rosso che funziona sempre soprattutto con chi non è addentro ai fatti politici tipico è il richiamo a mitici comunisti); il sondaggio a getto continuo che da l'effetto che una volta dava il comizio ossia quello dell'essere dalla parte giusta e del Got mit uns, e altre ancora che hanno un solo scopo: quello di "assalire la ragione" annichilirla e annullarla per avere il completo controllo del proprio parco buoi mentre nel campo avverso si lanciano lupi che portano il panico e la paura. Oggi queste cose non sono appannaggio di pochi ma le usano tutti anche in maniera sottile. Il sistema elettorale attuale è espressione specifica di questa situazione: niente preferenze e candidati scelti e calati dall'alto con un conteggio abnorme che differenzia le camere di poco fra loro e allontana eletti ed elettori rendendo i primi "irrespnsabili" verso i secondi: sele cose vanno male e le promesse non sono mantenute c'è semrpe il capro espiatorio bell'è pronto da usare, no problem. Naturalmente tutti abbiamo l'impressione che la scelta è nostra: ci mancherebbe altro. In realtà noi siamo "indotti" a votare ma anche a "non" votare se non riconosciamo la nostra casella dentro lo schema (tipica espressione in questo caso è "fanno tutti schifo" ossia la completa negazione). Scienze come la comunicazione politica, l'analisi del linguaggio, la psicologia hanno fatto la loro fortuna elaborando studi e tecniche di controllo della società e dal punto di vista scientifico nulla di male ma come al solito è "l'uso" che ne facciamo che è come dire perverso. C'è un'esempio classico: la corteccia sovraeccitata da queste tecniche dell'individuo che lo pone in una situazione di estatica frenesia impedendogli di fare scelte oggettive e invece spingendolo ad agire solo sulla base istintuale: esempio tipico sono i richiami "etnici" e coroporativi che nella nostra liberalissima società sono presenti a iosa e colpiscono l'immaginario molto di più dell'idea che a parte la pelle e il suo colore da noi quello che conta e "come e quanta libertà comprare e possedere" con i propri soldi e quanta se ne può togliere agli altri se non hanno gli stessi mezzi. La base di quanto sopra non è di ora ma va ricercata nei metodi propagandistici dei regimi totalitari del novecento che le inventarono e le provarono all'interno degli stati che gestivano; con la democrazia l'unica cosa che è cambiata davvero è che lo sappiamo e ne siamo coscienti anche se poi al momento buono ci cadiamo perchè o la logica del branco o il proprio piccolo particulare ce lo fanno dimenticare

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