lunedì 19 maggio 2008

Il paese e le emergenze: ossia trattato su come gestire e dirigere le pecore

Si vive sull'onda delle emergenze: l'intero paese ormai è oltre l'orlo della crisi di nervi, gestito da due oligarchie (oops si parla di poliarchia che sarebbe il termine corretto ma non sono convinto che tutti lo capirebbero) che si scontrano ma che si sorreggono a vicenda nella bisogna, e per farlo devono eliminare le altre voci: sia quelle che sono, o dovrebbero essere, in Parlamento sia quelle che vengono dalla società (che già poca ne avevano in tempi non sospetti). E allora, secondo una tecnica collaudata nel corso di anni e anni di prove e di aggiustamenti in corso d'opera e che si è raffinata moltissimo, si usa la paura e lo choc: si prende un caso e lo si fa diventare "nazionale" (le motivazioni possono essere tante, dalle elezioni alle necessità del momento politico) e i media poi ci ricamano sopra; e di conseguenza quella che dovrebbe essere una discussione di un problema diventa un dramma e poi una emergenza: si prenda il caso dei sondaggi che fino a qualche mese vedevano al top dela classifica i "cattivissimi extracomunitari" di religione islamica pi si è passati ai "cattivissimi comunitari" romeni e rom (albanesi, bulgari, kosovari, ecc. non è ancora il momento e quindi si mettano in fila grazie, poi toccherà anche a loro) che vengono esposti alla pubblica pubblica manifestazione di odio (nel puro stile del mondo, da incubo, disegnato magistralmente da Orwell in 1984) e quello che era un caso da codice penale diventa una valvola di sfogo che gli viene indirizzata contro per spostare l'attenzione da chi davvero dovrebbe esserne l'oggetto di attenzione ossia la casta dirigente italiana. La gestione della paura è questa la vera linea politica della casta. Con essa intere nazioni vengono governate, sia che siano considerate demcratiche che siano monocrazie (per chi non dovesse conoscere il termine significa dittatura); sia che siano società avanzate, sia che siano paesi arretrati. Non c'è un disegno dietro, nè un complotto sono solo, si fa per dire, metodi di gestione del potere o meglio scorciatoie per non dover fare scelte difficili, impopolari, per non dire mettere in atto quell'antica arte che si chiama Politica e Gestione dello Stato: meglio vivacchiare sull'onda dell'emozione tanto siamo così preda dell'emozionalità che addirittura i media se ne fanno spesso artefici e/o propagandisti naturalmente pro domo sua. Siamo nella società dell'informazione globalizzata: siamo lettralemte bombardati da essa e spesso si perde il faro della ragione e si segue la sirena di turno: uscirne? Difficile. Soprattutto se non si creano, e qui tornaimo alla classe dirigente, gli strumenti che mediano fra l'urlo della notizia e la realtà dei fatti. Non contano di per sè i fatti ma il mostro che richiamano: quel mostro però è presente in ognuno di noi ed è ancestrale e oggi hanno trovato un modo per farlo risvegliare anzi per fargli vivere una vita non sua: la nostra.

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