lunedì 23 aprile 2012

ci voleva report per aprire gli occhi?

Credo che ieri siano stati in tanti gli italiani che hanno visto il servizio di Report, stamane ad esempio sia in treno (dove gente che di solito parla di calcio e poc'altro) e in ufficio gli accenni e parte dei discorsi erano proprio ad essa dedicati, e qualche idea se la son fatta, spero. Eppure le cose che vi erano dette non erano affatto nuove, anzi verrebbe da dire "le solite cose" e buonanotte... ebbeno no, a mio parere, perché quelli che sono sul ponte di comando della finanza internazionale (a Report parlano della Trilaterale, ma in realtà quest'organismo é una "branch" di quel molto più importante organo del tutto privato che si chiama club "bilderberg" che il vero cervello di tutto... pensate che alcuni decenni fa in quel club si parlò di unificazione delle due sponde atlantiche dal punto di vista economico et voilà oggi dove siamo?) non sono cose nuove, qualche dato?




le ricette sono le stesse che dal 1950 a oggi il FMI e la Banca Mondiale "prescrivono" ai paesi in via di sviluppo;

l'idea di base é che, come dice in Report, la democrazia é un problema, qui da noi, per loro perché la gente si esprime con il voto e potrebbe rompere le uova nel paniere (leggi Argentina, Equador, Islanda per fare alcuni nomi) a chi già pregustava di rubare soldi pubblici per coprire le proprie perdite .... mentre diventa una bandiera verso quei paesi che non fanno entrare i capitali di rapina che sono autoritari e hanno il brutto vizio di avere alcune risorse fondamentali per l'economia di rapina .. leggi Libia, ad esempio, dove in poco tempo noi occidentali siamo "accorsi" in difesa dei ribelli ... ribelli si fa per dire dato che almeno la metà dei loro capi sono ex del regime caduto, altri combattenti per la libertà?

questa crisi non "é" la crisi del debito pubblico ma del capitale privato finanziarizzato che, come già accaduto altrove e in altri anni, prima specula poi preso con le mani nella marmellata e, temendo di perderla, strepita affinché la connivente classe poltica dei vari paesi ne protegga l'agire .... magari scaricando sui popoli i costi, come difatti sta già accadendo (e come già accaduto); il processo é definito dai critici privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite ma comunemente lo chiamiamo "liberismo".

un altra idea forte é quella del "servizio" privato a posto di quello pubblico, inutile spiegare, vero? Ma quanti sanno che tutto fu scritto con la nascita del WTO e dei successivi Doha round? Lo Stato che rinuncia al sociale e il privato che se ne fa carico... e chi non é d'accordo viene emarginato, deriso, ecc. perché "conservatore".....

così come le banche e le altre istituzioni finanziarie hanno dovuto mutare target quando, grazie a Basilea 1 e 2, si è deciso che non dovessero più raccogliere e distribuire ma essere attori del mercato finanziario.

..... potrei continuare ancora a lungo perché la lista della "spesa" é lunghissima, almeno quanto la storia degli ultimi 60 anni!!!!!! C'é anche un altro aspetto: fior di storici, economisti, giornalisti ne hanno parlato eppure allora tutti ci siamo lanciati sul "TAV" appena partito del turbocapitalismo.. per andare a sbattere contro il muro, oggi: felici e gaudenti sia coloro che realmente ci hanno guadagnato sia coloro che si sono accontentati delle briciole e quest'ultimi sono la stragrande maggioranza; tutti inebriati dal vento della libertà sulla base dell'idea, del tutto falsa, che "mercato=democrazia" cui tutti abbiamo voluto credere, e quando dico tutti intendo proprio tutti: ivi compresi quelli che cirticavano il tumore sociale che ha provocato; quindi pure la sinistra, o considerata tale, che in moltissimi casi ne é diventata addirittura l'alfiere con suo grande orgoglio. Il "piano" ormai é diventato realtà però qualcosa non va: la teoria su cui si basa ha alcuni presupposti che sono si dei punti di forza ma presentano limiti enormi in caso di problemi, che guarda caso puntualmente si verificano. Questi punti di debolezza si basano tutti sul presupposto, puramente ideologico, che debba essere lo Stato a intevenire quando i nodi vengono al pettine e la crisi, inevitabile peraltro perché é il sistema stesso messo su dal liberismo che é intrinsecamente instabile, esplode. Naturalmente chi vi ha interesse fa gioco di squadra: media, politica, industria, banche, agenzie di rating tutti fanno la loro parte e tutti collaborano a fare la propria parte. La gente può essere indirizzata, dopata, condizionata .. tutto quello che si vuole ma alla fine si sveglia e lì comunque sorgono i problemi perché tutti ne pagano le conseguenze; più duro sarà l'atterraggio più dira sarà la reazione .. in realtà tutto ciò si poteva evitare se.... ma questa é un altra storia e sul latte versato non si piange.



per chi volesse documentarsi:



film doc. The Corporation; Inside job; food inc.; le tre release di zeitgeist; Sick'O; capitalism a love story; e tanti altri.....

saggi. Rifkin, la fine del lavoro; l'era dell'accesso; ecocidio; il sogno europeo; la terza rivuluzione industriale. Stiglitz, bancarotta; la golbalizzazione e i suoi oppositori. Klein nologo; shock economy. Latouche, l'invenzione dell'economia; Luttwak il libro delle libertà; Fukuyama america al bivio; Krugman, la coscienza di un liberal. Barber, consumati. Chomsky, lezioni di potere; Fini M. il vizio oscuro dell'occidente, la guerra democratica, Sudditi. Choussodovsky, guerra e globalizzazione. Hobsbawn, come cambiare il mondo. Edelman, costruire lo spettacolo della politica. Stiglitz-Sen-Fitoussi, la misura sbagliata delle nostre vite. Hessel, indignatevi. Loretta Napoleoni, contagio. Estulin, il club Bilderberg. A. Smith, la ricchezza delle nazioni.

... questi sono solo alcuni (cito solo quelli che ho) degli autori che, su opposti fronti, ne hanno parlato. Questa società ormai é finita; se vogliamo costruirne un altra non dobbiamo guardare certo alla Germania... e ai suoi moralismi di maniera che sanno di lana caprina e di pecunia non olet ... se é il soldo tedesco (ma lo stesso potremmo dire della comunità finanziaria inglese, dove sono stati "inventati" i subprime, e a maggior ragione degli squali americani); ma piuttosto a quei paesi (e li cito più su) dove la gente ha aperto gli occhi e ha deciso di cambiare strada: sempre da report, ad esempio, ricorderete quelle fabbriche in Argentina, vero? Bé nel film-doc "the corporation" li vediamo in piena lotta per ottenere quanto chiedevano e di anni ne son passati: quindi non illudiamoci che con il voto subito si cambia, anzi credo che ci vorranno anni prima che se ne esca ma almeno avremo aiutato le prossime generazioni.



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