mercoledì 30 aprile 2014

la Cina è sempre ... più vicina

Ne parlano da anni (e non sempre in termini entusiastici): la Cina diventerà già quest'anno la prima potenza economica mondiale...... non nel 2019 ma proprio all fine di quest'anono. Cosa cambierà nel quotidiano e per noi comuni mortali? Molto e poco  nell'immediato; ma andiamo con ordine...
secondo uno studio dell’International Comparison Program della Banca Mondiale, riportato oggi dal Financial Times, da quest'anno in poi ci dovrebbe essere lo storico sorpasso (gli usa da oltre un secolo sono la guida del pianeta a livello economico) e l'oriente diventerà il faro del pianeta. Il punto è: da anni si parla del possibile sorpasso ma ora che avviene come reagiranno gli usa? Si faranno da parte o... inizieranno una guerra commerciale? E l'economia finanziaria come reagirà (dato che è tutta basata sulla compressione dei salari e del potere d'acquisto di lavoratori e delle famiglie dell'ex ceto medio e sulle bellezze del mercato non regolamentato) a questo sorpasso? Una cosa è far produrre in cina e in india un altra è vedersi sfilare da sotto gli occhi la leadership: non può passare senza colpo ferire dato che gli enormi interessi in gioco verrebbero ad essere compromessi dal crescente malumore del nazionalismo americano che potrebbe mettere in discussione la stessa base del modello americano, peraltro fallimentare com'è sotto gli occhi di tutti, e porre le condizioni per un cambiamento radicale: in peggio o in meglio lo si potrà capire solo da chi ne uscirà vincente ma una cosa è certa ossia gli usa sono in decadenza cronica e, nonostante la fiorente finanza, sono fuori dal gioco di quelli che contano davvero....... Cina, USA, India, Russia, Brasile, Indonesia, Messico più indietro Giappone e Gran Bretagna ecc. e l'europa? La Germania è decima e l'italia dodicesima ma in discesa; il resto vivacchia. Inutile fare supposizioni in merito: l'asse dell'economia s'è spostato ad est e poco ci si può fare se non, se fossimo sovrani e con moneta propria, costruire un piano economico e industriale che miri da un lato a mantenere qui la produzione e l'assemblaggio (incentivi a chi investe nel paese e disincentivi veri a chi se ne va) e dall'altro pongano su piani diversi le esportazioni e le importazioni: insomma ci vorrebbe una seria politica industriale che può anche prevedere sacrifici e rallentamenti nella crescita dei salari ma richiederebbero anche un ceto industriale che non sia propenso solo a fare profitto per il profitto ma propenso a investire in proprio senza svendere le produzioni al primo che arriva.... un vero libro dei sogni perchè:
  1. il ceto politico è quello che è.. inutile dirlo;
  2. il ceto industriale pensa solo a portarsi all'estro i profitti investendoli in fondi esteri, spesso dietro schermi dei paradisi fiscali, propri anzichè sviluppare quella sinergia con il pubblico che permette, attraverso la ricerca e lo sviluppo, a una economia die ssere realmente competitiva;
  3. il burocretinismo italico che è il vero freno e che impedisce non solo il ricambio ma lo combatte strenuamente per mantenere la propria posizione di privilegio;
  4. compito primo del governo dovrebbe essere sia il sostegno della domanda interna sia l'incentivazione a investire per chi vuol rischiare
non acccadrà mai.. quindi rassegnamoci a diventare un popolo di .... avvitatori di mobili fatti chissà dove.
Buon Primo maggio

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