di Silvia Truzzi | 26 ottobre 2014
Mentre alla Leopolda
vanno in scena le celebrazioni in onore del Principe di Pontassieve
(anno I dell’era renziana) tra i fasti, i jingle e i proclami a reti
pressoché unificate, passa sotto silenzio una notizia che è una vergogna nazionale. E cioè che la manovra di Stabilità prevede un taglio di 100 milioni al fondo per i non autosufficienti, compresi i malati di Sla.
Giustamente Franco Bechis su Libero due giorni fa faceva notare che il
premier quest’estate aveva fatto tanto parlare di sé per il video in
cui si versava un secchio di acqua gelata in testa, aderendo alla
campagna “Ice bucket challenge”, la
maratona mondiale di raccolta fondi per la Sla. Molti allora avevano
sottolineato come Renzi fosse l’unico capo di governo a essersi fatto la
doccia. Noi lo aspettavamo al varco, visto che le sceneggiate sono una
cosa, le politiche sociali un’altra. Siccome poi lui
non fa l’attore in una soap opera ma il presidente del Consiglio, se
voleva davvero fare qualcosa poteva preoccuparsi di assicurare i
finanziamenti alle attività di assistenza e cura ai disabili, persone
che fanno un’enorme fatica a vivere, tutto il giorno e tutti i giorni.
Ebbene, abbiamo avuto una risposta.
Ecco cosa recita l’articolo 17 della legge di Stabilità: “Lo
stanziamento del Fondo per le non autosufficienze, ivi inclusi quelli a
sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica, è
incrementato di euro 250 milioni a decorrere dall’anno 2015”. Incrementato? Sì certo, perché ogni anno si riparte da zero. Peccato però che nel 2014 i milioni di euro stanziati fossero 350. E dunque il saldo è negativo e di ben 100 milioni. Ora, è poco interessante dire che un governo di sinistra
dovrebbe occuparsi prima di tutto di chi ha più bisogno, degli ultimi,
degli svantaggiati (e poi: si veda, al riguardo, la Costituzione, in
più punti). È più semplice così: in un Paese civile, cosa che l’Italia
ha naturalmente la presunzione di essere, chi è malato e in difficoltà
dovrebbe avere più diritti e servizi degli altri.
Invece succede il contrario. E a quasi due mesi dall’inizio delle scuole, tantissimi bimbi e ragazzi continuano a vedersi negato il diritto all’istruzione perché, a causa dei tagli,
gli enti locali non riescono in molti, troppi casi, a provvedere ai
servizi di trasporto, all’assistentato materiale e ad assicurare gli
insegnanti di sostegno per le ore in classe.
L’associazione Tutti a scuola (www. tuttiascuola. org), insieme a il Fatto Quotidiano, ha lanciato una campagna per raccogliere segnalazioni di scuola negata. Sui social – gentile premier tuìttatore – la campagna ha avuto una grandissima diffusione: oltre 12 mila condivisioni su Facebook e Twitter,
anche grazie all’aiuto di programmi che hanno dato spazio
all’argomento, sia in radio che in tv. In cinque settimane sono arrivate
centinaia di segnalazioni, e non solo dal Sud. Il 5 novembre davanti a
Montecitorio – dalle 11 alle 15 – si terrà una manifestazione
con un presidio e la consegna del dossier al governo. È sperabile che
di fronte ai ragazzini in carrozzella che chiedono SOLO di poter andare a
scuola, premier, ministri e parlamentari non si girino dall’altra
parte. Non fosse altro che per una questione di umanità e di
responsabilità, parola completamente scomparsa dal vocabolario della
politica. La qualità di una democrazia si giudica da queste scelte. E
l’’nica doccia gelata degna di nota è quella che hanno avuto le famiglie
dei disabili alla notizia dell’ennesimo taglio sulla loro pelle.
p.s.
è
una vergogna... questa legge di "stabilità" nasconde molte cose che
nessuno dice e che molti sentiranno sulla propria pelle; eppure tranne
che i diretti interessati sembrano disinteressarsene: in italia e negli
usa ciò accade, altrove no.
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